[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli, Gherardo Bortolotti, Dario Voltolini, Tommaso Pincio, Alberto Abruzzese, Nicola Lagioia, Christian Raimo, Gianni Celati, Marcello Fois, Laura Pugno, ecco le risposte di Biagio Cepollaro.]
1) Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?
Cosa vuol dire ‘vitalità’ del romanzo o della poesia? Dovrei dire che la tv conosce da anni in Italia grande vitalità? O che l’utilizzo del telefono è molto vitale in Italia? Vitalissimo in tal senso dovrei dire è Face Book…Tanta gente telefona, sta attaccata alla tv, tanta gente scrive e chatta e scrive, scrive poesie e romanzi, scrive di tutto…Ciò che è mortale per me per un altro è vitale. No, non credo sia un periodo vitale, qualunque cosa voglia dire quest’espressione, non per colpa degli scrittori e di ciò che si produce ma dell’orizzonte d’attesa che circonda (o non circonda) le opere.

















