di Sara Palombieri
Avevo vent’anni. Ero al secondo anno di medicina, bruciavo dall’impazienza di scoprire quale sarebbe stata la mia strada, quale microcosmo specialistico m’avrebbe rapito l’interesse. Per questo vagabondavo per i reparti, alla scoperta di un mondo.
La terapia Intensiva Neurologica mi metteva addosso la più insana curiosità perchè è un luogo tanto affascinante quanto proibito anche al più stretto dei parenti che deve accontentarsi di contemplare il proprio caro da un televisorino, posto in una specie di sala di regia.Ma io sono entrata lo stesso.Una volta dentro mi ha colpito subito l’odore intenso di disinfettante e il silenzio quasi religioso. All’improvviso, però, la mia attenzione è stata attratta da un rumore particolare, lo stesso che si sente quando la cannuccia succhia dal bicchiere le ultime gocce di bibita, ma molto più cupo, più profondo, più umido. Dirigendomi verso la stanza di provenienza di quella colonna sonora, vi ho scoperto una persona. Era sveglia e stava sdraiata sul letto, ma con lo schienale alzato. Non aveva capelli, al loro posto solo una fitta peluria grigiognola. Era nuda nel letto, come vuole la prassi della terapia intensiva.


di Un funzionario
di Giacomo Sartori




