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A Gamba tesa: “Extraordinary facts relating to the vision of colors”

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A proposito di “l’oro della camorra” di Rosaria Capacchione
di
Francesco Forlani

“Il daltonismo consiste in una cecità ai colori, ovvero nell’inabilità a percepire i colori.(…)
Si definisce daltonica la persona che non riesce a distinguere colori di diversa lunghezza d’onda.
Se, ad esempio, si mostra ad un daltonico un disegno con un triangolo rosso su uno sfondo verde questi non riesce a distinguere la figura.
Benché venga generalmente considerata una disabilità, in alcune situazioni il daltonismo può rivelarsi vantaggioso; un cacciatore daltonico, ad esempio, può riuscire a distinguere meglio una preda mimetizzata su uno sfondo caotico; analogamente, un soldato daltonico può evitare di essere ingannato dai camuffamenti che, al contrario, traggono in inganno persone che hanno una normale visione del colore.”
voce wikipedia

Ho un ricordo preciso, nitido, della telefonata ricevuta da Rosaria la sera in cui aveva finito di scrivere il primo capitolo del libro e aveva voglia di condividere con me quel momento. Nessuna eccitazione, euforia, nella sua voce, e man mano che procedeva nella lettura, le parole, il ritmo delle frasi, del respiro, in quella naturale punteggiatura che viene dai lunghi o brevissimi silenzi, sembravano tessere di un mosaico, ovvero pièces di un quadro generale andato distrutto e destinato al non sense, se non “ricostruito” in una narrazione. Pièces appunto di un teatro dell’assurdo.

Mail Box : Pasquale Vitagliano

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Lettera segreta
di
Pasquale Vitagliano

Il 1804 fu un anno importante. A Milano tutti stanno aspettando l’arrivo del nuovo imperatore, di quel piccolo cesare che ha cambiato la vita dei milanesi. L’ ha proprio stravolta, ma in modo inimmaginabile. Ad attendere Napoleone, infatti, sono i signori di Milano, i nobili, i codini, le dame aristocratiche. Mentre i cittadini, gli eroi delle nuove libertà, gli avventori del Caffè illuminista che avevano tanto sperato nella Francia rivoluzionaria, delusi, anzi sconfitti, vorrebbero in quei giorni fuggire da Milano. Questi ultimi vivranno l’incoronazione di questo Carlomagno dell’età moderna, per giunta nella loro città, come un’umiliazione. Non gli resta che fuggire da Milano in quei giorni. Oppure mettersi a capo della storia e cercare di cambiarla.

Autismi 2 – Mio suocero (1a parte)

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 di Giacomo Sartori

Quando l’ho conosciuto mio suocero non mi ha fatto l’effetto di un terrorista. Aveva un completo blu scuro che gli stava molto bene, e un’elegante cravatta. Era molto tranquillo. Più che un terrorista, sembrava un signore molto distinto e sicuro della propria posizione sociale, un grosso dignitario di un paese socialista con gli zigomi alti e le guance sode. Facevo fatica a immaginarmi che avesse pianificato degli attentati, avesse trasportato degli esplosivi, avesse sparato a bruciapelo. Non sembrava il tipo che è stato condannato a morte. E invece era stato condannato a morte. Poi era riuscito a scamparla, ma la condanna era stata emessa.

Luglio, agosto, settembre, ott… (nero)

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Luglio, agosto, settembre (nero)/AreA *


Mio amato
Con la pace ho depositato i fiori dell’amore
davanti a te
Con la pace
con la pace ho cancellato i mari di sangue
per te
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
Vieni e viviamo o mio amato
e la nostra coperta sarà la pace
Voglio che canti o mio caro “ occhio mio “ [luce dei miei occhi]
E il tuo canto sarà per la pace
fai sentire al mondo,
o cuore mio e di’ (a questo mondo)
Lascia la rabbia
Lascia il dolore
Lascia le armi
Lascia le armi e vieni
a vivere con la pace.

(trad. dell’introduzione dall’arabo)

Italia De Profundis

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di Marco Rovelli
Il titolo del libro di Giuseppe Genna va preso alla lettera: Italia De Profundis (minimumfax, euro 15) è davvero un testo testamentario. La prima cosa che appare alla lettura è inevitabilmente il torrenziale processo di verbificazione del mondo, che si misura di continuo con il proprio annichilimento. In un fallimento disperato, il verbo cerca continuamente di indicare fuori di sé, volto al trascendimento. Trascendere il verbo, trascendere l’Io. Quell’ipertrofico Io che non cessa di confrontarsi con la propria fine. “Cade la parola, cadono le immagini. Escludi tutto” – è scritto nel libro. Che è una grande autopsia sul corpo dell’Italia che è il corpo stesso dell’autore, in un “indentramento” che coincide con un rovesciarsi fuori di fantasmi e traumi, squadernati, cartografati, “autoptizzati”. “Vedo l’Italia. Vedo me. Non sono io”.

Morfologia della fiaba degli dèi

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[Il filologo classico traccia una breve storia del sacro fra ambiguità di termini e di ideali. D. P.]

di Daniele Ventre

C’è stato un tempo, remoto, quasi coevo delle stagioni circolari del mito, in cui dietro la fiaba degli dèi, protagonisti delle enigmatiche e spesso disinterpretate leggende al centro delle diverse tradizioni fondative, si celavano in realtà forze naturali e sociali che esulavano dal controllo “tecnico” dell’uomo, dal campo del fungibile, e si imponevano agli occhi dell’uomo stesso come manifestazioni della potenza della natura e della storia (cratofanie, per usare un termine caro a Mircea Eliade), e perciò venivano percepite, sul piano culturale, come espressioni fenomeniche di una realtà retrostante e numinosa, sacra (ierofanie). Entità dal recondito potere, dotate di intenzionalità, dunque vive, dunque dèi, erano i pianeti, che segnavano il passo alle stagioni, agli anni, ai secoli, alle ere (De Santillana); il divino agiva in ogni angolo dell’universo, a sancire e legittimare rapporti sociali e politici, rapporti di forza strutturanti la concreta realtà socioeconomica (Sebag, sulla scorta dell’antropologia marxiana); il linguaggio del mito, proprio di una cultura orale-aurale, formalizzava leggi cosmiche (come la precessione degli equinozi, ipostatizzata nella fiaba della ciclica, cataclismica distruzione del mondo per diluvio o conflagrazione) e interazioni politiche di vario genere (i rapporti fra gli ordinamenti delle città-stato e degli imperi, e la loro fondazione eroica), nell’unica maniera che in una cultura orale-aurale è possibile recepire: quella del racconto.

L’ossessione dell’Eiger

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di Alberto Pezzini

John Harlin Jr., L’ossessione dell’Eiger, Cda & Vivalda Editori, 2008, pagg. 320, euro 25,00, trad. di Mirella Tenderini.

Viene da pensare a quello che Elio Vittorini disse a Cesare Pavese quando ricevette da questi Paesi Tuoi. Era il giugno del 1941 e Vittorini disse all’uomo officina della Einaudi che occorrevano tre o quattro libri così all’anno per sfatare tutti quei pregiudizi secolari posti alla base dei falsi libri.
Se c’è un libro di montagna bello ed assoluto, per l’anno 2008, è questo. La storia di John Harlin e della sua famiglia narrata in prima persona dal figlio Junior.

Dalla parte degli animali. Adozioni a distanza

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di Francesca Matteoni

L’immaginarsi di essere il primo ente della natura e che il mondo sia fatto per noi, è una conseguenza naturale dell’amor proprio necessariamente coesistente con noi, e necessariamente illimitato. Onde è naturale che ciascuna specie d’animali s’immagini, se non chiaramente, certo confusamente e fondamentalmente la stessa cosa. Questo accade nelle specie o generi rispetto agli altri generi o specie. Ma proporzionatamente lo vediamo accadere anche negl’individui, riguardo non solo alle altre specie o generi, ma agli altri individui della medesima specie.
GIACOMO LEOPARDI, Zibaldone [390]

Alcu e Bagira sono due leopardi delle nevi femmina, che vivono in un centro di riabilitazione in Kyrgyzstan. Nate nell’ottobre del 2001, a circa sei mesi di vita sono state catturate da alcuni bracconieri, per essere poi vendute per le loro pellicce. Incatenate e malnutrite, sono poi state salvate durante una missione di Care For the Wild, un’associazione animalista inglese attiva in varie parti del mondo. Purtroppo le ferite riportate dai due animali erano troppo gravi per permettere un reinserimento nel loro ambiente naturale: la trappole hanno infatti reciso una delle zampe anteriori di Alcu e due polpastrelli della zampa di Bagira.

Morti da lavoro: crimini e porcate

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di Stefano Palmisano

La notte scorsa il rosario di morte dei cosiddetti “infortuni” sul lavoro ha visto sgranare una nuova vittima sacrificale, Jan Zygmunt Paurowicz, 54 anni, polacco; stavolta, ancora, in quella specie di tempio satanico per gli esseri umani e per l’ambiente circostante che risponde al nome di stabilimento siderurgico Ilva di Taranto.

Ancora un dipendente dell’appalto, come gli ultimi due poveri sventurati che lo hanno preceduto quest’anno, vera e propria carne da macello immolata sull’altare di un’inarrestabile catena di montaggio a due linee parallele: profitti esorbitanti per l’azienda da una parte (878 milioni di utili nel solo 2007), morti e feriti per i lavoratori dall’altra (tre morti nel solo 2008, per l’appunto).

Trip Tryque Trac

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immagine: Botti di Fine anno

ovvero dei tre movimenti (e dei suoi autori)

Bacio Rosie sul collo, più d’una volta. Il suo odore pungente mi fa contento come un bambino.
Giuseppe Schillaci

Passante: – Mi scusi, Signore, ma che dice? Perché mai qualcuno dovrebbe voler comprare per l’anno nuovo un qualcosa di antico e usato? Ma poi, usato da chi?
Gianni Campi

Uno tenta sempre di fare il meglio e di essere al meglio – poi c’è tutto un mondo intorno e le cose migliori possono diventare impossibili
Guido Tedoldi

Morfologia dell’amore

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[Questo racconto è un’anticipazione dal prossimo numero di SUD, in uscita nella prima decade di gennaio.]

di Emmanuela Carbé

Un cavernicolo, un essere primitivo vestito sempre con magliette cavallo e cavaliere. Brutto, col broncio appeso in faccia e la capacità di socievolezza di un sasso. Se non fosse che ogni tanto muove gli arti superiori per accendersi una sigaretta lo crederei un uomo della pietra, vestito con pelli di animale, disegno preistorico a muro. L’ho soprannominato tirannosauro rex, e quelle rare volte che apre bocca davvero conferma la sua natura tirannosaurica e potente, con un vocione che fa eco a settanta milioni di anni di mancata evoluzione, e un naturale rapporto diretto con le scimmie o con gli anfibi. Mi sono innamorata di tirannosauro rex una sera a casa sua, quando parlava delle mille doti politiche dei federalisti, e io per non dargli addosso non ascoltavo, catalogando mentalmente i suoi scaffali pieni di libri. Mi sono innamorata perché è il mio contrario, perché è un esemplare maschio adulto che lotta ogni giorno con la clava per il pezzo di pane che la vita gli deve, mentre io invece le cose le ho sempre aspettate dal cielo.

Gli astrologi continuano a sbagliare

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– COMUNICATO STAMPA – : il CICAP controlla le previsioni per il 2008

Il governo Prodi durerà anni, Valentino Rossi diventerà campione in Formula Uno, l’Italia sarà in finale agli Europei di Calcio, Hillary Clinton sarà presidente degli Stati Uniti e gli alieni sbarcheranno sulla Terra il 14 ottobre. Cos’hanno in comune queste affermazioni? Sono tutte previsioni per l’anno appena trascorso fatte da astrologi, maghi e veggenti e, senza eccezione, sono tutte sbagliate. Com’è ormai tradizione, anche quest’anno il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale)* ha raccolto e verificato le previsioni relative all’anno appena trascorso, fatte dai più noti astrologi e veggenti italiani.

Gaza, rassegna stampa

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Tre articoli che mi hanno colpito, in particolare quello di Sherif (che egiziano è) sul ruolo importantissimo dell’Egitto:

  • Gaza, l’Egitto e Daniel Pipes: Temo i Greci e i doni che portano di Sherif El Sebaie (29/12)
  • La volontà scientifica di torturare un milione e mezzo di persone: Gaza, di Gennaro Carotenuto (27/12)
  • Come i nostri poliziotti di quartiere: Guernica, Gaza di Vittorio Arrigoni (28/12)

(commenti nei rispettivi siti originali)

L’ORDINE DEL CREATO

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Perché tengo tanto a coniugare la riflessione sull’omosessualità a quella sull’ateismo e sulla diffusione della cultura scientifica? Perché sono convinto che una vera e profonda accettazione dell’omosessualità nelle nostre società non possa che conseguire all’affrancamento dal retaggio abramitico. Quel retaggio in virtù del quale si ritiene che un “creatore” abbia voluto generi e specie così come sono, immutabilmente: l’ordine del “creato”.

Da tale retaggio viene l’ottuso trincerarsi di molti dietro al cosiddetto “diritto naturale”. Da qui i feroci attacchi da parte dei vari fondamentalismi abramitici – in primis quello vaticano – contro il movimento Lgbt.

Costoro non hanno digerito Darwin. Costoro – se messi alle strette – giungono a inventarsi la teoria dell’Intelligent Design. Per costoro le rivendicazioni femministe e gay (vedi gli attacchi che riservano alla Ru486 e alla teoria gender) vanno contro l’ordine naturale e dunque contro la creazione. (Lo dicevano anche delle suffragette un secolo fa).

Con costoro non si può discutere: costoro devono solo essere sconfitti politicamente. Come è avvenuto in Spagna. Come purtroppo non sta avvenendo in Italia.

Franco Buffoni

Corde del sogno #2#

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di Franz Krauspenhaar

Qui la prima puntata

VIOLONCELLO

(Sono un inventore ben più meritevole di tutti coloro che mi hanno preceduto; anzi un musicista, che ha scoperto qualcosa come la chiave dell’amore.)
Arthur Rimbaud- Illuminazioni.

Il merlo maschio. Un timballo produttivo del cinema italiano, di quel genere commedia sexy che non c’è più da decenni. Lo vedo al cinema seduto accanto a un uomo dell’apparente età della mia, dunque non più giovane, non ancora vecchio, quasi adolescente, e quasi morto e ben più che vivo. È, questa, una sala parrocchiale, vicino casa, che frequentavo da giovane; ha delle finestre di formato normale che si aprono sull’esterno. Fuori, bambini con le gote rosse, svizzeri, le bocche disegnate da sbuffi espressionisti di cioccolato appena addentato, stanno coi nasi schiacciati contro queste finestre, come se guardassero avidamente, dentro una pasticceria, dolci viennesi.

El boligrafo boliviano 20

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di Silvio Mignano

Trovate il perimetro dell’allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità…
Quest’altro poi
è un po’ troppo difficile per noi:
Quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?

Gianni Rodari, problemi di stagione

11 giugno 2008

Il taglio della mano precipita, coltello opaco che fende il fluido, generando un’esplosione silenziosa di sfere tralucenti che mi vengono incontro, catturando e sparandomi in faccia la luce obliqua dell’ultima parte del giorno. Quattro, la destra, la sinistra, cinque, la destra, la sinistra, sei, torsione dello sternocleidomastoideo, la bocca si apre a cercare l’aria, l’arco della bracciata segue il disegno del compasso e affonda davanti ai miei occhi, subito raggiunto – o meglio, sostituito – dall’altro avambraccio.

Paolo Giordano, la solitudine della letteratura maggiore

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di Mauro Baldrati

“Ed è vero che sul piano dell’espressione la testa bassa si collega alla foto” scrivevano nel 1975 Deleuze e Guattari nel prodigioso Che cos’è una letteratura minore? In effetti i personaggi – i due personaggi – del romanzo di Paolo Giordano hanno la testa bassa, sono personaggi laterali, solitari, piegati dalla vita e dai propri destini.

Photoshoperò- video journal turineis

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Questo lo dedico a voi indiani, amici, innanzitutto, poi compagni.
E a coloro che quel giorno manifestavano davanti alla Rai di Torino per ottenere un servizio più che dovuto. Appello alla Rai, allora. Visto che ormai nessuno ha più i titoli, sti cazzi di sottotitoli li vogliamo mettere?
effeffe

Il Tipo Peggiore In Assoluto

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di Giuseppe Zucco

Potrei dirti che Il Tipo Peggiore In Assoluto lo trovi in libreria. Potrei anche sostenere che Il Tipo Peggiore In Assoluto ce l’hai di fronte, dentro l’involucro liscio, muscoloso, ben rasato del Qui Presente. Potrei anche avanzare, senza lasciarmi prendere da alcuno scrupolo, di essere io Il Tipo Peggiore In Assoluto che potresti trovare acquattato, pronto a qualsiasi cosa, dietro le gigantesche pile promozionali dei libri appena pubblicati. Ma questo non cambierebbe le cose.

Scrivo questo romanzo perché ho bisogno di soldi

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[Il brano che segue è stato pubblicato su Vibrisse il 24.12]

di Giulio Mozzi

[In relazione all’articolo di Demetrio Paolin Che cosa fa di uno scrittore uno scrittore, a sua volta riferito all’articolo di Franz Krauspenhaar in Nazione indiana Siamo i Fangio della cultura che non paga, che a sua volta si riferiva a un articolo sulla proposta di Sciopero dell’autore – pubblico questo testo che è, al momento, più o meno il primo capitolo del romanzo al quale sto lavorando da anni. Il titolo del romanzo è: Discorso attorno a un sentimento nascente. Il capitolo non ha titolo. Ovviamente il testo va letto per quello che è: un brano di romanzo, nel quale parla un personaggio la cui biografia e le cui opinioni sono frutto di pura invenzione. gm]

Scrivo questo romanzo perché ho bisogno di soldi. Ne ho un bisogno disperato. Io non sono mai stato attaccato ai soldi. È per questo, forse, che non ne ho. Non sono mai stato capace di mettere i soldi in cima ai miei pensieri. Non credo di avere mai buttati via i miei soldi. Ho sempre pensato che se avessi sempre lavorato, avrei avuti sempre i soldi. Ho sempre risparmiato. Sono stato educato al rigore. Ho accettata l’educazione al rigore che mi è stata impartita. Ho sempre pagate le tasse. Ho sempre pagati i contributi volontari. Mi sono fatto un’assicurazione sulla vita. Ho regolarmente comperati i Buoni di Risparmio Postale. Non sono mai vissuto alla giornata. Mi sono sempre sentito tranquillo. Lavoravo, guadagnavo, pagavo le tasse i contributi l’assicurazione, comperavo i Buoni di Risparmio Postale. A volte andava meglio, a volte andava peggio.