di Gianluca Garrapa
Radicale solitudine
Avevo disorganizzato la vita per la radicale solitudine acquisita. Gualtieri non era sparito. Se ne era voluto andare, sparire come Majorana. Per non far pesare la sua scelta, per non farmi sentire in colpa. Per non farmi sentire inadeguato, anche lui. Leo era deluso. Preso in un gioco. Preso nel giro di vite dell’insignificanza. Non riusciva a scordare che quel passato c’era. Restava. Rimaneva conficcato come una fastidiosa scheggia di legno nell’epidermide. Come una segreta predestinazione. Occhi in fuga verso orizzonti simili a pareti di una grotta, i suoi occhi-pipistrelli. Quella violenza non voluta, subita, si era trasformata in autodistruzione. E il sogno, disegnato sull’ombra di una tenda leggermente mossa dal fresco delle sera d’estate, devastava gli angoli della sua coscienza tesa a non rischiare un’altra caduta.



di Luca Ricci



di Alberto Pezzini



