di Franz Krauspenhaar
pensieri notturni di marlene, ormai ritirata a parigi
isolamento per quella stanchezza
da luci della ribalta
annotando, negli anni del ritiro, nelle lunghe notti
quando la vita appare – più netta e formata
proprio da quelle ombre che disegnano
quella chiarezza in paradosso che
il prosaico giorno no, non riesce a dare.
Poecensione – Pensieri notturni, di Marlene Dietrich
Una storia credibile of course
di Alessandra Galetta
Poi mi chiudo in macchina e ammazzo la mia ex moglie, sempre con una tecnica diversa of course.
Of course è la parola che lessi sul primo manifesto con cui oscurai il parabrezza. Ed è la parola che fisso ogni sera quando uccido la mia ex.
La uso anche per darmi un tono, quando giro per le case a riparare le linee adsl e mi chiedono: hai individuato il problema? E io rispondo: of course anche se non ho capito un accidente e loro scappano a preparare il caffè.
Poi m’è capitato un cliente che dalla faccia avevo incasellato come un potenziale piantagrane, uno che ci lavorava con il computer aveva sottolineato con una vocetta acuta quando ancora non m’ero tolto il giubbotto.
Mi disse che era uno scrittore.
I sogni della guerra
di Vincenzo Della Mea
I
Sapevamo che stavano arrivando
ma non il come:
solo riassunti di puntate precedenti.
La paura era di sabbia
di vischio nel letto, la notte
attendendo il segnale dell’uomo di guardia.
E l’inaspettato sono stati i missili
da guerra chirurgica, i fischi
i traccianti lisergici per la ricerca;
la fuga in piazza sdraiati per terra
ridotta l’altezza alla dimensione
che l’ordigno intelligente disdegna.
Solo che uno è in piedi
e il radar lo vede e a nulla vale l’avviso e
La consulenza filosofica: esercizi per i nuovi socratici
di Paolo Pecere
La “consulenza filosofica”, piuttosto che come una teoria, si presenta come una prestazione: un consultante si recherebbe da un filosofo, per ottenere una chiarificazione e uno svolgimento dei propri più diversi nodi esistenziali, mediante un dialogo e anche (ma non primariamente) con l’ausilio di riferimenti a testi filosofici. Questa «pratica filosofica» (con questo titolo essa nasce in Germania negli anni ’80), è oggi ben poco praticata in Italia, ma esistono diversi istituti di formazione (il maggiore è la società Phronesis, presente a livello nazionale) e master che rilasciano il titolo di consulente filosofico. Per ora, dunque, si tratta soprattutto di una disciplina impegnata in una riflessione sul proprio statuto metodologico e addirittura sulle proprie finalità, mentre formatori e consulenti provano a innestarla nell’intervallo che separa le tante terapie più o meno psicologiche e la variopinta offerta di saggezza spirituale.
Le domande di Pasolini
di Barbara Meazzi
[Barbara Meazzi, italianista, è maître de conférences all’Université de Savoie, Chambéry. Con lei ho da tempo un bello scambio epistolare. Ho chiesto ed ottenuto da Barbara di rendere pubblica una sua lunga considerazione giuntami in email. Eccola. G.B.]
Sono andata a rileggermi un po’ di interventi di Pasolini, a partire appunto dall’articolo del Corriere della Sera di quel lontano 14 novembre 1974; saltando di palo in frasca, sono capitata volontariamente su due articoli, uno intitolato “Dove va la poesia?”, del 1959 e uno coevo intitolato “9 domande sul romanzo”. L’unica domanda a cui Pasolini non risponde è l’ultima, quella sugli scrittori preferiti; alle altre, Pasolini reagisce nei confronti della contemporaneità con il solito acume. Cercando di raccapezzarmi nell’universo della letteratura italiana contemporanea – ovvio, non sto cercando di mettermi sullo stesso piano di Pasolini -, osservo invece con sconcerto l’inadeguatezza dei mezzi a mia disposizione, intellettuali – ecco, appunto – e critici.
Da “Caper”
Paul Vangelisti
Traduzione di Gianluca Rizzo
Anche tenendo conto dell’impulso
al naufragio per definizione
un miglio resta un miglio, un pesce un pesce.
Ad eccezione di quei pomeriggi in cui la luce
del canyon si riflette nell’occhio della trota.
Occhi. Il vento brilla durante i colpi di sonno
l’oceano batte più nero vicino alla foce del fiume
e ai sospiri dei bambini che non vanno mai a dormire
senza una storia di cappa e spada o a quelle bambine
e bambini che ci hanno rinunciato per sempre.
Un angelo sul Ponte Vecchio
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di Stefania Bufano
– Stanca? – chiese un uomo d’aspetto nordico con i capelli bianchi, avvicinandosi alla giovane ferma davanti al muricciolo del ponte che guardava in basso, verso l’acqua. Lei si voltò a guardare chi fosse, tirò una boccata alla sigaretta e quando buttò fuori il fumo stava già riguardando l’acqua.
Rassegna dell’ultima narrativa italiana (seconda parte)
di Piero Sorrentino
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C’è come una resistenza all’ingresso che Claudio Piersanti oppone al lettore del suo ultimo romanzo. Per raggiungere la realtà di un’opera come Il ritorno a casa di Enrico Metz (Feltrinelli), per penetrarne le sottili fibre costitutive della scrittura, bisogna infatti attrezzarsi preliminarmente aggrappandosi a un pensiero di Proust, quando sosteneva che la lettura è un paradossale esercizio di “comunicazione in seno alla solitudine: quando si legge, siamo in presenza del pensiero di un altro, e tuttavia siamo soli”. Enrico Metz – che per quasi tutto il corso della narrazione viene chiamato semplicemente Metz, quasi come un vecchio amico della scuola media di cui si chiedono notizie ai conoscenti comuni – fa esattamente questo: comunica, ma immerso in una immedicabile solitudine, apre lo spazio del pensiero a un uditorio che si rivela sordo e cieco, traduce incubi, presentimenti, turbamenti lasciando affiorare una coscienza atterrita di sé e del mondo senza che nessuno possa, e soprattutto voglia, ascoltarlo.
Piccolo glossario polista
di Cristiano de Majo e Christian Raimo
Comunismo
Via Cavour a un certo punto è un chilometro di bandiere nere, e può capitare in un momento di foga che qualcuno stenda il braccio destro, e la ragazza accanto lo rimbrotti con un buffetto: “Ma dai…”. Come dire lascia stare, non serve. Un gruppo della Fiamma inventa l’estremismo della litote, inneggia in coro: “Per me l’antifascismo non è un valore”. Fascismo, nazionalismo, liberalismo non hanno molto collante come riferimenti ideali. E l’unica vera tradizione di riferimento sembra essere una tradizione “inventata con successo”: l’anticomunismo.
La piazza si ritrova immediatamente in due elementi base: quando canta l’inno d’Italia, o meglio, l’inno che si canta ai Mondiali di calcio, con tanto di po-po-po; e quando si salta al grido di “Chi non salta comunista è”. Verrebbe da chiedere: dove sono queste masse di comunisti al potere? Siamo in Ungheria nel ’56?
La costruzione di questo pseudo-concetto di grande impatto andrebbe indagato anche psicanaliticamente, come fecero Adorno e Horkheimer nella “Dialettica dell’illuminismo” con l’antisemitismo. L’ideologia nazista lo costruì per contrasto. E così anche ora: i comunisti immaginari nei manifesti sembrano un po’ gli ebrei nel ‘38. Sono viscidi, sono brutti quanto la fame, sono ridicoli, laidi e immorali, hanno il moccio al naso, possiedono tutto lo schifo che in noi, evidentemente, non riusciamo a vedere.
Vita da prete. 2# – la forma perfetta
di Fabrizio Centofanti
Celebrare. L’idea sarebbe quella del silenzio. Ossia: tu parli – l’omelia – e gli altri ascoltano, seduti. Ma la messa è un mondo capovolto. Famiglie intere, bambini. Lasciate che i bambini. Una volta uno di loro salì su quello che si chiama presbiterio. Va bene, succede tante volte. No: questo cominciò a danzare, una danza lenta, tendeva le mani verso l’alto, con movimenti calcolati. Un ballerino d’altri tempi. L’omelia prosegue, in questi casi. Ma tu stai guardando quel bambino. Ormai siamo in un’altra dimensione. Un flash back. O, forse, un flash forward.
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Expasse, e altre quattro
di Marco Saya
SCORE
accado nel magma del passaggio.
siccome disturbo nel desueto divorio
punta i gomiti quello che non ha il limite,
così per caso, un bar vale l’altro,
il dispetto sta nella resistenza,
il cablaggio ci fortifica
sino a esaurimento scorie.
Il silenzioso muscolo sabotatore
di Giorgio Vasta
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Per scrivere e per leggere descrizioni occorre amore. Intendo dire, provocatoriamente (ma neanche poi tanto), che avere la forza e l’ostinazione di continuare a mettere una parola dietro l’altra, accanto all’altra, una oltre l’altra, non cercando abbreviazioni o scorciatoie o riduzioni, insistendo a fissare l’immagine di una cosa, di un gesto, di una parete o di una strada, di un telefono a gettoni o di un geranio, di un’acconciatura o di una scatola trasparente di mentine (sulla quale sembrerebbe, essendo trasparente e magari vuota, non esserci niente da dire, ma questo soltanto perché sottovalutiamo la descrivibilità della trasparenza), e continuando a “dirla” senza diminuire la capacità del proprio sguardo, senza attenuarne la potenza per stanchezza o per pigrizia, senza opacizzare in modo complice la propria scrittura per smaltirla, estinguerla, congedarla – tutto ciò, secondo me, ha direttamente a che fare con l’amore.
Vite minori
di Marco Rovelli
Quando sale in macchina, al posto di guida, Thomas entra rinculando, appoggia il sedere sul sedile e tira dentro le gambe. Allora te ne accorgi. Te ne accorgi anche quando deve superare un dislivello, come quando ha sceso il gradino per entrare nel basso dove mi ha portato a mangiare, una stanza arredata solo di tavoli e sedie di plastica dove una coppia di ghanesi ha messo in piedi una specie di “trattoria”, chiamiamola così, dove il piatto unico è riso con carne, e dove incontri quei ragazzi che lavorano nelle fabbriche, che perdono il lavoro e diventano clandestini, che offrono le braccia per la raccolta delle patate (magari, pensi, per una strana costellazione proprio quella patata che stai mangiando con il riso mentre lui ti racconta il suo “viaggio in Italia”).
All inclusive
di Elisabetta Bocchino
Io aspetto solo le vacanze per fare la signora.
E certo: una settimana all’anno vado in albergo di lusso e mi tolgo tutti gli sfizi che nella vita di tutti i giorni non mi posso togliere.
L’industria dello sterminio: l’incubo secondo Schmidt
di Daniele Ventre
Arno Schmidt, coscienza della letteratura tedesca del secondo dopoguerra; scrittore troppo poco noto da noi, se si pensa che Schmidt è in Germania quello che per noi sono un Gadda o un Fenoglio. La sua sorvegliata opera “Dalla vita di un fauno” (1953) appare ora, su iniziativa di Lavieri editore, tradotto per la prima volta in italiano, con piena aderenza al testo, da Domenico Pinto, che ne ha reso, senza sbavature o compromessi, il complesso impasto stilistico.
Petrus Romanus
di Riccardo Ferrazzi
Quest’anno avrebbe dovuto esserci il censimento, ma non si farà. Non lo fanno più neanche in Francia, in Austria, in Spagna.
In Germania la Bild Zeitung ha scoperto che l’Istituto di Statistica aveva truccato le cifre e lo scandalo ha travolto maggioranza e opposizione. Girano voci incontrollabili: pare che i luterani siano scesi al 9% e che i cattolici siano in caduta verticale. La percentuale dei musulmani è top secret. Neanche la Bild è riuscita a saperla.
Una riflessione su “Baldus” (la rivista)
di Biagio Cepollaro
L’inizio di una riflessione sulla rivista Baldus (1990-1997)
Sta per uscire, ma darò notizie più precise, la digitalizzazione di tutti i numeri della rivista Baldus (1990-1997) a cura di Massimo Rizzante.
Per me è occasione di una riflessione che vuole superare le difficoltà incontrate fin qui a ripensare a quel periodo, in serenità, al di là di automanieriste e autocelebrative identificazioni ma anche al di là di una poco generosa severità rispetto a fasi precedenti del proprio lavoro. Quando si storicizza un’esperienza, si vede farlo ad altri, occorre equilibrio di giudizio. E vorrei provarci. Le seguenti riflessioni chiedono approfondimenti che spero di fare successivamente.
Formazione formatori

di Paolo Cacciolati
Ha detto di essere un consulente aziendale di successo, abbiamo chiacchierato, io parlo bene con i distintissimi, li accolgo in ambiente confortevole, li ascolto con massima riservatezza.
Sembrava giù di corda, era ormai passata l’era della felicità imprenditoriale, quando organizzava corsi per manger (così chiamava i suoi clienti), che tipo di corsi?, prendi l’enpowerment, mai sentito?, un successo garantito, serve a potenziare il sé dei manger, già solo il nome sa di potenza in atto, en-power-ment, suona bene no? Comunque si va per step, prima creare un sistema di valori, poi condividere una vision e infine indicare una strategia. Con l’enpowerment si risollevano battaglioni di dirigenti depressi. Ri-costruire i loro skills, ri-lanciare le performances, ri-motivarli sulla mission, ri-elaborare il self-assessment, ri-organizzare la position in organigramma, re-indirizzarli verso i target, re-investire i loro output in leadership.
Caro Scalfari
Pubblico con colpevole ritardo questa lettera aperta di Lucio Del Corso a Eugenio Scalfari in seguito al suo articolo del 19 novembre su “Repubblica”. Mi sembrava tuttora più che attuale.
Caro Scalfari,
quando ho letto il suo articolo di domenica, non ho potuto fare a meno di provare un certo stupore: non tanto per il tentativo di giustificare, con una serie di sapienti giri di parola dal sapore vagamente filosofico, un attacco a leader sindacali (lei citava Guglielmo Epifani, ma in piazza il 17 novembre c’erano anche rappresentanti di altre organizzazioni, oltre alla CGIL), al presidente della CRUI, ai direttori dei più importanti istituti di ricerca italiani, a un paio di Nobel che si sono schierati con loro, a centinaia di presidi di facoltà e di direttori di dipartimenti inviperiti, e a migliaia di ricercatori strutturati e a tempo, per tacer delle centinaia di migliaia di precari sempre più spremuti e in bolletta, che erano scesi in piazza prima di loro: tutti accomunati, nel suo sermone, dalla spiacevole tendenza a valutare il proprio particulare più della casa comune democratica in cui pure tutti viviamo.
Mare Padanum
Venerdì 1° Dicembre 2006 alle ore 17.30
Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, via S.Eufemia, 12 – Piacenza
presentazione di Mare Padanum (Lavieri Editore) nuovo libro di racconti di Maurizio Rossi
Antropodicea
di Christian Raimo
Com’è fatto l’inverno? In che modo le foglie alla fine cadono?
Da che parte scorre il sangue? Quand’è che hai sbagliato a cadere?
Dovevi dormire a lungo e non l’hai fatto?
