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Paesaggio italiano

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di Anna Setari

Come stracci, non come “coriandoli”,
stiamo già (basta leggere il giornale)
svolazzando, eminente cardinale,
noi di questo paese che soltanto
se umiliato e a pezzi, sfilacciato,
vi conforta al sorriso.

Chinatown, Londra: tra mito e realtà

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di Nicola Montagna

(Questo articolo e il successivo che verrà pubblicato settimana prossima rientrano in un sottoinsieme del più ampio Dossier “Razzismi quotidiani”. Il sottoinsieme che chiamerò “Migrazioni possibili” raccoglie esperienze e ricerche in corso sul tema delle migrazioni. Vi troverete descritti i processi in atto sia dal lato dei partenti sia dal lato degli accoglienti inserendo il processo migratorio in un’analisi dei fenomeni sociali di contesto.
In particolare sarà dato spazio alle politiche di risposta alle migrazioni e alle analisi di supporto alle politiche di accoglienza. Vogliamo dar voce alle risposte strutturate alle migrazioni che vadano oltre le misure d’emergenza,  focalizzare i grandi errori o la gestione dei conflitti degli interessi economico sociali che si creano tra migranti e comunità locali.
Quindi “Migrazioni possibili” presenta casi, notizie su come si muovono le istituzioni di fronte alla questione sociale, che ingloba la migrazione, ma non si esaurisce in questa. MLV)

Più che come una metropoli Londra si presenta come una cosmopolis. Luogo di transito o di permanenza per immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, minoranze etniche, migranti temporanei tra cui studenti, turisti, giovani avventurieri, professionisti e lavoratori altamente qualificati, nuovi e vecchi ricchi che la eleggono a loro domicilio fiscale, Londra è una città visceralmente cosmopolita. Nemmeno la segregazione spaziale, l’esistenza di comunità perimetrate, o la presenza di conflitti, discriminazioni di genere e di etnia impediscono alla capitale inglese di essere una città dove il cosmopolitanismo ha assunto uno stato di relativa normalizzazione.
Chinatown è un elemento potente nella rappresentazione di Londra come città cosmopolita.

Il premio Baghetta

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[ricevo e volentieri pubblico questa segnalazione. G.B.]

“Baghetta” o “bagolina” è il bastone da passeggio usato per sorreggersi. Questi bastoni erano fatti con il legno del “bagolaro” (come del resto manici delle fruste, ruote per i carri, dacch’è un buon legno da tornio). Il nome deriva dal latino “bacula” (= piccola bacca), che é il frutto nerastro dell’albero dal quale si ricava una tintura e delle quali le lucertole sono ghiotte.
Ma negli anni abbiamo sentito proprio di tutto, e sull’origine del nome “baghetta” sono nate tantissime leggende. Alcune interpretazioni piú o meno fantasiose sostengono che il nome derivi da “Baga” (ciancia, chiacchiera), “bagolo” (licenza, spasso, svago), “bagolar” (spassarsela, godere, oziare, frullare).

L’umano e l’animale in “Il pianeta irritabile” di Paolo Volponi

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di Andrea Inglese

Comincerò il mio intervento con una citazione di un brano di Italo Calvino. Quanto dice Calvino, non riguarda direttamente Volponi, ma sintetizza una condizione generale, in cui sono venuti a trovarsi certi scrittori e intellettuali italiani all’altezza degli anni Settanta. Scrive Calvino:

Gli anni Settanta ci hanno abituato a una visione della società come fallimento d’ogni progetto politico, caduta di ogni maschera di rispettabilità, improvvisazione economica, sgretolamento sociale, violenza sub-ideologizzata, riserve di vitalità elementare e spinte suicide. A questa assuefazione all’ambiente, la risposta d’una letteratura che non sia mimetica, a rimorchio dell’esistere, non si vede ancora quale potrà essere. Tutto avviene per i giornali e sui giornali: nasce in Italia un nuovo giornalismo degli scrittori e anche il nostro Autore vi partecipa (negli anni tra il 1975 e il 1978 anche in prima pagina, sul “Corriere della Sera”) senza alcuna soddisfazione particolare, perché il linguaggio della volontà di morte invade tutto e assorbe anche il linguaggio di ciò che resta della volontà di ragione, ormai costretto a ripetere le recriminazioni e le prediche di ogni fattaccio. (…) Vedere la società umana in una prospettiva antropologica che situa la cronaca che ci tocca vivere in scala con le grandi fasi plurimillenarie del passato e del futuro; vedere la letteratura nei suoi nessi con le funzioni elementari della strumentazione simbolica delle culture umane, questo è il quadro in cui sono si sono andate situando negli anni Settanta le riflessioni dell’autore.(1)

 

I cattivi maestri: Toni Negri per Luciano Ferrari Bravo

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Apologia del cattivo maestro
di
Toni Negri

1. Chi è un cattivo maestro? Riusciremo mai a dare una definizione, meglio, a risolvere il conflitto che costituisce il concetto stesso di «cattivo» «maestro»? Mi pongo questi problemi dal punto di vista della filosofia, che non è quello del diritto. Il conflitto tra la facoltà filosofica e quella giuridica può essere infatti estremo. Lo chiarisce bene Friedrich Nietzsche (Frammenti 1886-1887, in Colli-Montinari, Genealogia della morale, ed. it., p. 202):

«La questione se l’umanità abbia una tendenza al bene è preparata dalla questione se esiste un avvenimento che non si possa spiegare in nessun altro modo che con quella disposizione morale. Tale è la Rivoluzione».

Kant: «Un simile fenomeno della storia umana non si dimentica più, perché ha rivelato l’esistenza nella natura umana di una disposizione e di una facoltà verso il bene, quale nessun politico aveva finora escogitato in base al corso delle cose» (Conflitto della facoltà filosofica con quella giuridica, Sez. II, parr. 5/7)».

L’esempio è chiaro: il filosofo è per la rivoluzione, il giurista lo condanna, il filosofo ritrova il bene nella storia, il giurista definisce cattivo il filosofo.

Il Giardiniere

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di Andrea Villani

…La Mercedes SRL Unlimited possiede tutto il fascino della velocità, delle linee dinamiche e della perfezione sia tecnica che estetica. Figlia della leggendaria “Ala di Gabbiano” sintetizza in modo splendido il carattere di una supersportiva con tutto il comfort di una Gran Turismo…
Il dottor Gastone Perlini, direttore commerciale della filiale italiana della United States Corporation, filava sulla A1 come se fosse stata sua. Sotto il suo culo iniziava quello della Mercedes SRL Unlimited. Un’auto per pochi. Un gioiello assoluto. Gastone Perlini si era laureato alla Bocconi, come da copione.

Anteprima Sud n°10: la Cosa

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E’ uscito il numero 10 di Sud. E’ possibile consultare l’archivio qui.
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LA FIGA
Petr Král
traduzione di Massimo Rizzante

a John et Jitka Bok
Malgrado la sua volgarità apparente, non esiste un’espressione mi-
gliore; contrariamente a “sesso”, troppo clinico, o a “pelliccia”, trop-
po lusinghiero, “figa” indica con fermezza intrigante la cosa in sé –
compreso il suo osso nascosto, entrando allo stesso tempo in comu-
nione con la sua sostanza: l’inattesa tensione che introduce nel mon-
do.

CLITORIDE
Fernando Arrabal
traduzione di Massimo Rizzante

Finestra del mare per la tempesta e le sue onde.
Sole di mandorla per il dardo e le sue trombe.
Luna crepuscolare per l’oscenità e le sue voglie.
Carne indecente per il desiderio e i suoi turbamenti.
Concubina pubica per il maschio e le sue sofferenze.

Paesaggi di un’anima

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di Franz Krauspenhaar

Quando un libro è importante? Soprattutto, direi, quando è necessario. E Frau, di Francesca Tini Brunozzi, Torino Poesia, pagg.107 euro 10, è un libro necessario. In un mercato editoriale “facile”, ovvero ricettivo a qualunque idea di qualunque teddy boy dalla penna dribblomane, è bene sostenere libri – in prosa e poesia, poco importa – davvero sentiti, molto ruminati, molto covati, molto scritti, in definitiva.

L’arte cinese del tè: incontro a Roma

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23 gennaio, ore 18.00 – Museo del Corso, via del Corso 320 Roma (come arrivare)

Marco Ceresa e Livio Zanini: L’ARTE CINESE DEL TÈ

Incontro con conferenza, dimostrazione e degustazione nell’ambito della mostra Capolavori dalla Città Proibita. Alla corte di Qianlong Ingresso gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili

Associazione Italiana Cultura del Tè – Via Luigi Rizzo 1 – 36100 Vicenza
www.aictea.it

Vittime collaterali

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di Tiziana de Novellis

[Questo testo è stato scritto a ridosso delle numerose delibere ‘anti-immigrati’ emanate da comuni del Nord Italia, culminate con quella milanese volta ad escludere i figli di immigrati clandestini dagli asili comunali. L’informazione mediatica procede a ondate. I rifiuti campani hanno sommerso la cosiddetta “emergenza sicurezza” e sono stati a loro volta sommersi da altre “emergenze”. Non per questo, nel frattempo, la condizione degli immigrati in Italia è migliorata…]

“Mi dispiace che ci separiamo così. Per il funerale non c’è problema, ho già lasciato i soldi all’uomo della legna. Cara sorella, resta a scuola. Cara mamma, abbi cura di te perché il mondo è brutto. Tutti, per piacere, abbiate cura del cucciolo. Razvan”

Dedicato a Razvan Sulicuc, impiccatosi a 11 anni nella sua baracca di Cariesti, un mese dopo la partenza della madre per l’Italia alla ricerca di lavoro. (da “la Repubblica”, 12/11/2007)

Finestrella viola

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di Simona Baldanzi

Ho scritto questo racconto nella primavera del 1996, quando avevo diciannove anni. Test, gravidanza e aborto per me erano una finestra dove guardare per trovarci me, ma anche l’immagine della società che ha o vuole avere di me. 

Viola.

Viola.

Cazzo, è davvero viola!

Mi tocco il naso: sì, gli occhiali ci sono, ci vedo, è, viola. È viola, è viola, è viola. Penso. È viola.

Un quiz editoriale

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Christian Raimo ha pubblicato questo quiz editoriale sul primoamore. Grande, e qualcosa rivela sullo “stato dell’arte”. La soluzione – l’ho indovinata semplicemente scorrendo, appare d’incanto – via dunque, senza aiuti di alcun tipo, sennò son buoni tutti, su, un po’ di sana e ludica competizione… Provatevi, se vi piace, e rendicontate qui sotto.

La missione

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di Giovanni Agnoloni

John Goldman non era un uomo dalle grandi qualità. Qualcuno diceva che la sua migliore era la puntualità, ma lui quasi si detestava per questo. Avrebbe preferito di gran lunga essere una persona disordinata, ma possedere una vena artistica.

Chi gira intorno a cosa

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di Antonio Sparzani

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Le recenti vicende centrate attorno alla mancata visita del Papa all’Università La Sapienza di Roma hanno toccato anche questioni scientifiche centrate sulla figura di Galileo e sulla sua decennale vertenza con il Santo Uffizio dell’epoca. E hanno anche riguardato la posizione del noto epistemologo contemporaneo Paul Karl Feyerabend, da non molto scomparso, accreditandogli un po’ frettolosamente una posizione di incondizionato appoggio alla famosa condanna di Galileo.

Non intendo offrire qui alcuna valutazione complessiva sulla vicenda, che se mai ho già detto in altri luoghi, ma non riesco a trattenermi dal cercare di dire qualcosa che contribuisca a chiarire dal punto di vista della fisica queste problematiche, che non sono certo esauribili negli slogan purtroppo più diffusi, tipo “la chiesa oscurantista voleva fermare il progresso della scienza”, oppure “è ormai risaputo che è la Terra che gira intorno al Sole e non viceversa”. Purtroppo, per ragioni storiche che non sono qui in grado di indagare e di mostrare, si è affermata nell’immaginario collettivo dei non addetti ai lavori, ma talvolta anche nel loro, una formulazione facile e sbrigativa della questione che appunto viene riassunta nei due slogan ora citati.

Remo Bassini, narratore dai tempi della fabbrica

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Franz Krauspenhaar intervista Remo Bassini

Remo Bassini non è solo uno scrittore di valore, è anche un prodigio e una macchina – umanissima – da scrittura: è direttore de La Sesia, storico bisettimanale di Vercelli e provincia, collabora con Il Corriere Nazionale, commenta sul suo seguitissimo blog e ne La poesia e lo spirito,- l’ormai leggendario blog letterario multiautore fondato da Don Fabrizio Centofanti – scrive romanzi di buon successo.

Il cibo

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di Christian Raimo

 

Soltanto nell’ultimo paio d’anni la narrativa italiana degli esordienti e degli scrittori trentenni, quarantenni, ha fatto il pieno di libri che parlavano di quello che sembrava fino a poco prima un mondo sconosciuto: il lavoro, la precarietà, la vita di merda che si fa in Italia. Vita precaria amore eterno di Mario Desiati, Bassotuba non c’è di Paolo Nori, Figlia di una vestaglia blu di Simona Baldanzi, Cordiali saluti Mi spezzo ma non m’impiego di Andrea Bajani, Il mondo deve sapere di Michela Murgia, Mi chiamo Roberta… di Aldo Nove, Buon lavoro. Dodici storie a tempo indeterminato di Federico Platania, Nicola Rubino è entrato in fabbrica di Francesco Dezio, Il sorcio di Andrea Carraro, Risorse umane di Angelo Ferracuti, Cronache dalla ditta di Andrea Cisi, Voice center di Zelda Zeta, eccetera eccetera eccetera.

Il vangelo del Coyote

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ggmorozzi_g.jpg di Gianni Biondillo

Gianluca Morozzi – Giuseppe Camuncoli – Michele Petrucci, Il Vangelo del Coyote, pag. 128, Guanda.

Gianluca Morozzi è un autore straordinariamente prolifico, con un talento narrativo rutilante, acceso, vitale. Ma il suo pregio più grande, secondo me, è la capacità di infischiarsene di tutta una letteratura nazionale che vuole lo scrittore preso dai soliti seriosi riti scribatori. Morozzi narra, del resto se ne infischia.

Da “La perfezione del nulla” & altre poesie

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di Stelvio Di Spigno

La perfezione del nulla

1.

Questa rosa è gratuita.
Rubata tra le scale, è la restituzione
del sangue speso inutilmente
per amare mia madre.

Non sono le parole.
Ma le anche, il movimento.
L’alito ingessato la saliva
mi diceva che ogni bene
è come mordere
un confetto salato.

Oggi mi ci rompo la testa
e come prova d’eroismo
aspetto che fuoriesca
materia non eletta:
il mio cervello.

Juke-Box: Coda di Lupo

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di Fabrizio De André

lupo
Quando ero piccolo m’innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei e sui fatti tuoi
e al dio degli inglesi non credere mai
E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in “Coda di Lupo”
cambiai il mio poney con un cavallo muto
e al loro dio perdente non credere mai

Cineromanzo (estratti)

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di Valentino Ronchi

(…) l’esuberante voluminosità dell’apparenza. Molto da dire, molto da descrivere!
V.Jankélévitch, Il non-so-che e il quasi niente

I (Acqua e menta)

Ieri dei ragazzini alla spiaggia
guardavano i seni bianchi di Flaminia,
grandi sorretti chissà come
dalla schiena magra. Un paio di volte
son passati, a guardarli ancora
di nuovo. Se anche sapessero
del sesso preciso perfetto
e nascosto, del disegno completo
della fine della schiena. (Ora
Flaminia si alza in piedi e fra la gente
raggiunge l’acqua). Sono