Sfilata di chierici venduti in televisione. L’Ecclesiaste va aggiornato. Chi più sa, più s’offre.
Scampoli di cinismo contemporaneo. In fila alla cassa del supermercato c’è davanti a me un ragazzino di non più di 12 anni. La cassiera lo riconosce. “Ciao Jacopo, come va?” E lui, con aria serissima e stanca: “Sopravvivo”.
La mia banca sta a 500 mt. da dove lavoro. Ci vado sempre a piedi, mi piace passeggiare. Guardo la gente, i negozi, immagino vincite fantastiliarde al superenalotto. O meglio, programmo meticolosamente la distribuzione dei soldi. Quanto alla famiglia, agli amici, quanto in viaggi, che casa comprare, l’auto nuova. Poi mi ricordo di un saggio messicano, s’intitola Disgrazie milionarie e fu recensito di recente su Babelia, il supplemento letterario del quotidiano El Pais. Si tratta di una serie di biografie di messicani che hanno vinto la locale lotteria. Lì ce n’è una sola l’anno, l’enorme montepremi va tutto a un’unica persona e questa è pubblica, tutti sanno chi è, dove abita, che faccia ha, perché viene intervistato in televisione. Forse si pensa che rendendo pubblica la sua figura questo faccia da traino per i concorsi successivi. Il saggio sembra un libro dell’orrore. Stragi familiari, separazioni, suicidi. Una volta realizzato, il sogno di diventare ricco si trasforma in incubo. Come in quell’antica maledizione gitana, che dice: “Che tutti i tuoi desideri si possano avverare”. Curiosamente, lo stesso testo che ricevo per sms dai parenti e gli amici più cari a Natale.









