
di Henri Deluy
traduzione di Andrea Raos
I
Una faccia
Di topo
In bocca,
Rode.
Disse Gesù ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, e la luna non darà più il suo splendore, e gli astri si metteranno a cadere dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
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Due anni prima di morire mio padre mi consegnò un valigetta piena di suoi scritti, manoscritti e taccuini. Assumendo la sua solita espressione ironica e scherzosa mi disse che voleva che li leggessi dopo che se n’era andato, intendendo con ciò dopo la sua morte. «Dai un’occhiata», disse con aria di lieve imbarazzo. «Guarda se c’è dentro qualcosa che ti può servire. Forse, dopo che me ne sarò andato, potrai fare una cernita e pubblicare il materiale».
Poco possiamo sapere della poetessa afgana Nadya Andjoman che un anno fa, a soli 25 anni, fu picchiata a morte da suo marito – una delle innumerevoli vittime di quella perfida religione-ideologia che attribuisce all’uomo il potere assoluto sulla vita di una donna. In un clima di quotidiana violenza legale che, anche dopo la fine del regime dei talebani, regna tuttora in Afghanistan, non può nemmeno stupire la notizia che il marito di Nadya, un ricercatore universitario della facoltà di lettere (!), sia stato assolto il mese scorso in ultima istanza dalla corte, tornando, dopo un breve soggiorno in carcere, al suo incarico universitario, riabilitato a tutti gli effetti.
Per le autorità afgane Nadya è morta d’infarto. O si è suicidata. Poco importa la verità in un contesto sociale dove la morte di una donna, per omicidio o suicidio che sia, è un fatto quotidiano. Dopo le ultime informazioni di Medica Mondiale, ogni tentativo di fare chiarezza sul caso Nadya Andjoman sembra ormai definitamente fallito.
di Marco Mantello
[Questo testo fa parte del progetto campagnaromana.net]
1. Luce solare
Se lo fissi in posizione orizzontale
Sant’Oreste sul Monte Soratte
pare l’occhio sbarrato del duce
mentre il giovane rumeno si combatte
sopra un muro che è più giallo dell’ingiuria:
‘Nessuna patria
per Vladimir Luxuria’.
Nei bar-moca dove un frate cappuccino
fu internato dal cristiano Costantino
una slot sputava spicci
dalle sette meno un quarto del mattino.
A 12 anni dalla sua scomparsa, attraverso le parole di chi l’ha conosciuto, raccontiamo la vita semplice di don Giuseppe Diana, prete-scout di Casal di Principe che per amore del suo popolo non ha taciuto.
Arrivò in ritardo quella gelida sera di dicembre, si tolse in fretta il cappotto e si sedette tra noi. Marco stava ancora leggendo il passo del Vangelo e non si era accorto di nulla. Quand’ebbe finito sollevò lo sguardo e, avendolo notato tra le camicie blu, capì che era giunto il momento di cedergli la parola. Lui si alzò e cominciò a spiegarci la parabola dei talenti come sapeva fare lui, con le sue tattiche per attirare l’attenzione di tutti. Difficilmente riusciva ad essere serio con noi ragazzi ed anche questa volta aveva esordito con una delle sue battute.

Giada e Gomorra
di
Antonio Menna
“Me lo presti questo libro?”. Giada è in piedi davanti alla mia scrivania, con la sua solita borsa larga, color crema, a tracolla e un paio di stivaletti corti e mosci, come si portano adesso, e il puntino di brillante conficcato nella narice sinistra, e i capelli tinti di rosso fiamma, e l’orologio sul polsino della maglia in pile quechua comprata da Decathlon Giugliano a nove euro e novanta, e un cinturone di cuoio nero con medaglione a forma di piramide, e un jeans chiaro con una catena luccicante d’argento che scende dalla tasca destra e si allunga sulla coscia.

Recensione di Nadia Agustoni
Lear: Dai del matto a me, ragazzo?
Matto: Tutti gli altri titoli li hai dati via. Ma con questo ci sei nato. (1)
William Shakespeare
Le suggestioni di V per Vendetta a più di vent’anni dalla pubblicazione in Inghilterra e a una quindicina d’anni dall’uscita in Italia, non sono venute meno. Il fumetto di Alan Moore e David Lloyd, pubblicato in una nuova edizione da Rizzoli Libri (marzo/ aprile 2006, edizione economica in b/n, 300 pagine a. 17 euro, altre edizioni sono quella a colori, 21 euro, e quella di lusso a 25 euro, in b/n, della Magic Press) si presta quindi a ravvivare una lettura non facile che non può sottrarsi agli angoli ventosi, a quei corridoi di senso e citazioni che permeano il testo e si rincorrono per tutta la trama di V.
di Andrea Inglese
La discussione
Eravamo in parecchia a tavola, quasi tutti poeti, con un vino sciolto un po’ acido, e i soliti portacenere stracolmi. Io, durante una pausa di silenzio, ho detto: “Certo che anche l’avanguardia è …”. Poi ho avuto un accesso di tosse, e ho smarrito il predicato nominale, e anche la consistenza del giudizio che stavo formulando. Nel frattempo però era calata un’aria di piombo. La gente cominciava a guardarsi in cagnesco. Un paio si alzarono da tavola e andarono a pagare, alla romana. Quello vicino a me, un poeta di esperienza, scrollò le spalle e disse: “Intanto, l’avanguardia non è mai esistita”.
Da nove anni, io lavoro in una scuola di campagna. Insegno i numeri ai figli di immigrati, ai sinti del campo nomadi, chiamati Rocky e Rambo per evitare i nomi del calendario e ai bambini accolti in un istituto che, senza ironia, si intitola ‘Sacra famiglia’.
Da questo campo quadrato e senza versi niente sembra vicino, tranne invisibili recinti, invece una strada provinciale porta al centro, quello che vanta i migliori asili, la città dei bambini coi disegni di Natale per strada e i cassonetti dei rifiuti dipinti.
Io intanto, ogni giorno, mi siedo su una panchina di marmo e tra le palpebre socchiuse li guardo correre come puntini colorati di una giostra. Allora li conto, conto un lungo elenco di oltraggi.

Un incontro fotografico di Eduardo Castaldo con il racconto Super santos, pali e capistazione.
di Mario Pandiani
Parto alle sei e un quarto, affrontare quell’autostrada lastricata di tangenti, neanche per una velina su un piatto di seta, fossi un calciatore. Ma per Madeleine Peyroux sì? E chi cazzo è? Mio fratello mi dice, “Non vieni per McCoy Tyner e vieni per una sciacquetta qualsiasi?”. Ho ascoltato le sue canzoni, alcune in loop per ore, è un sistema sanguinoso ma infallibile per sterminare i parassiti; le piattole dello show biz cadono inesorabilmente dopo una ventina di minuti, lei no. Devo sapere, devo capire se quella voce in cui vivono alcune imperatrici è costruita alla Berkeley school of music oppure se è sua.
di Franz Krauspenhaar
pensieri notturni di marlene, ormai ritirata a parigi
isolamento per quella stanchezza
da luci della ribalta
annotando, negli anni del ritiro, nelle lunghe notti
quando la vita appare – più netta e formata
proprio da quelle ombre che disegnano
quella chiarezza in paradosso che
il prosaico giorno no, non riesce a dare.
di Paolo Spaziani
Mercoledì 4 maggio 1947 è evidententemente uno degli esiti più violenti della cosiddetta fase ‘materialistica’ di Artaud, strenuo ed estremo regolamento dei conti con la metafisica occidentale, con ogni forma di concettualizzazione-Spaltung, contro forze fantasmatiche sovra-determinanti che minacciano ad ogni istante di interrompere il grande flusso, il piano d’immanenza che la sua scrittura, la sua vita non cessano di tracciare, fuoriuscendo da ogni margine.
di Alessandra Galetta
Poi mi chiudo in macchina e ammazzo la mia ex moglie, sempre con una tecnica diversa of course.
Of course è la parola che lessi sul primo manifesto con cui oscurai il parabrezza. Ed è la parola che fisso ogni sera quando uccido la mia ex.
La uso anche per darmi un tono, quando giro per le case a riparare le linee adsl e mi chiedono: hai individuato il problema? E io rispondo: of course anche se non ho capito un accidente e loro scappano a preparare il caffè.
Poi m’è capitato un cliente che dalla faccia avevo incasellato come un potenziale piantagrane, uno che ci lavorava con il computer aveva sottolineato con una vocetta acuta quando ancora non m’ero tolto il giubbotto.
Mi disse che era uno scrittore.
di Sergio Garufi
Stasera al Blue Note di Milano in via Pietro Borsieri 37 (zona Isola, tel.02-69816888) concerto della cantante jazz americana Madeleine Peyroux, che presenta il suo ultimo album Half the perfect world. Primo spettacolo ore 21, secondo spettacolo ore 23.30. Ingresso 45 euro.
di Vincenzo Della Mea
I
Sapevamo che stavano arrivando
ma non il come:
solo riassunti di puntate precedenti.
La paura era di sabbia
di vischio nel letto, la notte
attendendo il segnale dell’uomo di guardia.
E l’inaspettato sono stati i missili
da guerra chirurgica, i fischi
i traccianti lisergici per la ricerca;
la fuga in piazza sdraiati per terra
ridotta l’altezza alla dimensione
che l’ordigno intelligente disdegna.
Solo che uno è in piedi
e il radar lo vede e a nulla vale l’avviso e

Foto:Luigi Bertazzini, Valentino Mazzola con il figlio Sandro poco prima dell’incidente avvenuto il 4 maggio 1949
(Gazzetta del Popolo – archivio fotografico, cart. 254, busta 17925).
Mé Grand Turin…
di
Giovanni Arpino
Ross come ‘l sangh, fòrt come ‘l barbera
veuj ricordete adess, mè grand Turin.
An coj ani ‘d sagrin
unica e sola, la Toa blëssa a j’era
I vnisìo dal gnente, da guèra e fam
– carri bestiame, tessere, galera –
fratej mòrt an Russia e Partigian
famije spantià, spërduva ògni bandiera.
di Paolo Pecere
La “consulenza filosofica”, piuttosto che come una teoria, si presenta come una prestazione: un consultante si recherebbe da un filosofo, per ottenere una chiarificazione e uno svolgimento dei propri più diversi nodi esistenziali, mediante un dialogo e anche (ma non primariamente) con l’ausilio di riferimenti a testi filosofici. Questa «pratica filosofica» (con questo titolo essa nasce in Germania negli anni ’80), è oggi ben poco praticata in Italia, ma esistono diversi istituti di formazione (il maggiore è la società Phronesis, presente a livello nazionale) e master che rilasciano il titolo di consulente filosofico. Per ora, dunque, si tratta soprattutto di una disciplina impegnata in una riflessione sul proprio statuto metodologico e addirittura sulle proprie finalità, mentre formatori e consulenti provano a innestarla nell’intervallo che separa le tante terapie più o meno psicologiche e la variopinta offerta di saggezza spirituale.
di Barbara Meazzi
[Barbara Meazzi, italianista, è maître de conférences all’Université de Savoie, Chambéry. Con lei ho da tempo un bello scambio epistolare. Ho chiesto ed ottenuto da Barbara di rendere pubblica una sua lunga considerazione giuntami in email. Eccola. G.B.]
Sono andata a rileggermi un po’ di interventi di Pasolini, a partire appunto dall’articolo del Corriere della Sera di quel lontano 14 novembre 1974; saltando di palo in frasca, sono capitata volontariamente su due articoli, uno intitolato “Dove va la poesia?”, del 1959 e uno coevo intitolato “9 domande sul romanzo”. L’unica domanda a cui Pasolini non risponde è l’ultima, quella sugli scrittori preferiti; alle altre, Pasolini reagisce nei confronti della contemporaneità con il solito acume. Cercando di raccapezzarmi nell’universo della letteratura italiana contemporanea – ovvio, non sto cercando di mettermi sullo stesso piano di Pasolini -, osservo invece con sconcerto l’inadeguatezza dei mezzi a mia disposizione, intellettuali – ecco, appunto – e critici.
Paul Vangelisti
Traduzione di Gianluca Rizzo
Anche tenendo conto dell’impulso
al naufragio per definizione
un miglio resta un miglio, un pesce un pesce.
Ad eccezione di quei pomeriggi in cui la luce
del canyon si riflette nell’occhio della trota.
Occhi. Il vento brilla durante i colpi di sonno
l’oceano batte più nero vicino alla foce del fiume
e ai sospiri dei bambini che non vanno mai a dormire
senza una storia di cappa e spada o a quelle bambine
e bambini che ci hanno rinunciato per sempre.