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Niente più culto dei morti nell’Italia del Novecento

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di Christian Raimo e Nicola Lagioia

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Io e Nicola eravamo stati amici – molto amici, stretti, sodali, soprattutto nei due anni in cui le cose stavano andando talmente a scatafascio che potevamo passare le ore a fare battute sarcastiche sul fatto che non avevamo i soldi per comprarci una corda da agganciare al soffitto.
In un’Italia divorata dalla crisi economica, nel maggio assolato e ventoso in cui per un periodo ci dividemmo un appartamentino a San Giovanni, le cose erano andate più o meno in questo modo: io ero depresso perché ero depresso e Nicola era depresso perché – fuori tempo massimo, nevrotizzato dai sensi di colpa – si stava sputtanando i pochi soldi che gli passava una web-agency facendosi nelle vene. Io lo guardavo con gli occhi abbacinati, abbozzavo meraviglia: preparare tutta quella roba lì, le bustine di cellophane, i filtrini di ovatta, il cucchiaino… Tutti i pulpiti su cui sarei dovuto salire per contraddirlo o almeno biasimarlo mi sembravano troppo alti, e del resto ero convinto che lui ce l’avrebbe fatta perché aveva una fidanzata, Betta, che nonostante tutto gli voleva bene, come lui era convinto che io mi sarei salvato perché avevo una famiglia che mi avrebbe fatto in qualsiasi evenienza da materasso protettivo; ma questo, appunto, non ce lo dicevamo.

È in edicola

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il n. 202 di “Poesia” (Crocetti), con il primo di due articoli di Marco Giovenale dedicati ad alcuni autori nati negli anni 1968-77. Il secondo testo uscirà in marzo. In entrambi è proposta una sezione antologica.
In questo numero di febbraio sono raccolti testi di Gian Maria Annovi, Elisa Biagini, Alessandro Broggi, Giovanna Frene, Florinda Fusco, Vincenzo Ostuni, Laura Pugno, Massimo Sannelli.

Il titolo dato a questo primo saggio e segmento antologico è legato al lavoro affrontato nel contesto di RomaPoesia 2005: Corpo, gelo, tempo, oggetti. Si tratta di un intervento in buona parte indipendente da quella occasione di incontro, ma che a vari campi tematici e riflessioni e discorsi lì impostati fa riferimento.

[ M.G., Questioni e generazioni. Alcuni autori nati negli anni 1968-77. Prima parte: Corpo, gelo, tempo, oggetti, in “Poesia”, a. XIX, n. 202, febbraio 2006, pp. 49-58 ]

La sciagura dei romanzieri italiani: risposta al comparatista Rizzante

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di Giacomo Sartori

1. Il comparatista

Massimo Rizzante è un (ottimo) comparatista, e nel testo pubblicato su Nazione Indiana (qui) ragiona da comparatista. A differenza del tassonomo, che classifica tutto, lottando anima e corpo contro la labirintica infinitezza del reale, e correndo a volte il serio rischio di prendere il proprio naso per una nuova interessantissima specie, il comparatista vola alto nei cieli. Con le sue potenti ali di grande rapace, che gli permettono di farsi un baffo delle ripide e perigliose scarpate che separano le varie vallette che incidono il paesaggio – punta con sicurezza sulle prede di proprio gusto: il suo acuminatissimo sguardo è rivolto alle prede più appetitose. Della fauna minore e dei vegetali che chiudono la catena alimentare nelle varie vallette gliene importa in fondo assai poco. Si potrebbe dire, con un’altra metafora, che la sua visione è quella di un raffinato gourmet, poco preoccupato di cosa si mangi nelle trattorie di second’ordine, sprezzantemente indifferente all’esistenza dei fast food.

Autobiografica

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Giancarlo Tramutoli

di Giancarlo Tramutoli

Ho cercato il mio ego in un pagliaio

ho infilato una cruna d’ago nel culo di un cammello

che è schizzato a razzo bello-bello

senza dire una parola (del resto

non era mai andato a scuola).
Ho fatto 70 volte 7 ed è uscito 490

ho indossato un saio in un pollaio

e nell’aia ho ballato un hully-gully.

Gentilissimo Alfonso Berardinelli

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di Gianni Biondillo

“Col mondo del potere non ho avuto che vincoli puerili:
temevo le ostriche, e alle guardie lanciavo occhiate di sottecchi;
nemmeno di una briciola d’anima gli sono debitore”
(Osip Mandel’štam)

 

Gentilissimo Alfonso Berardinelli,
è con vero piacere che le scrivo questa lettera (glielo dico da subito, per non farle perdere tempo) colma di dubbi e vuota di certezze assolute.
Non parlerò della polemica in atto fra lei e due dei componenti di Nazione Indiana, Raos e Inglese (dei quali mi fregio di un’amicizia non solo intellettuale ma anche personale). Ci hanno pensato loro ad argomentare con sicura efficacia le loro controrepliche.

Babbo Natale

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Piero Sorrentino intervista Nicola Lagioia

Da pochi mesi è in libreria Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario (Fazi editore, pagg. 150, 13 euro). Qui la scheda del libro.

Replica a Berardinelli

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di Andrea Inglese e Andrea Raos

Ringraziamo Alfonso Berardinelli per aver risposto sul “Foglio” alla nostra lettera aperta. Lo ringraziamo, senza alcuna ironia, perché ha dimostrato così di credere ancora nel valore del dibattito culturale. Ha dimostrato che il confronto ha senso anche quando si annuncia aspro e scomodo. Anche quando nasce da un blog letterario e non sulle pagine di un qualche quotidiano o periodico di grande tiratura. Anche quando è proposto da persone che non possono far valere gli stessi suoi titoli, ma solo la bontà o meno dei loro argomenti. Le risposte che ci dà non ci hanno comunque convinto, ma ci indicano un percorso da compiere. Ci sollecitano insomma ad approfondire le nostre ragioni, questo ruolo di “passeurs”, di “spalloni della poesia” che per pura passione ci siamo trovati ad assumere. Cercheremo di mostrare anche sulle pagine di Nazione Indiana il valore e l’interesse di una certa corrente della produzione poetica francese.

Contro la libertà di stampa

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di Elio Paoloni

Un paio di settimane mi sono collegato al sito di una rivista di fumetti e ho sbattuto il naso, in home page, contro una vignetta ripugnante. Non era molto diversa da altre che si vedono in giro, accompagnate magari da titoli di quotidiano altrettanto disgustosi. Mi sono soffermato sulla raffigurazione del papa a quattro zampe, cercando di individuare la “novità”, di rintracciare una sfumatura divertente, l’arguzia che ci fa ammirare le pasquinate. Per quanto mi sforzassi, però, quella vignetta muta non mi strappava neanche un sorriso. Non sono credente (almeno “credo”) e per decenni ho utilizzato argomentazioni anticlericali però quella vignetta mi ha dato fastidio.

1991, in un libretto top secret l’Italia sognata da Fininvest

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di Gian Paolo Serino 

(Ricevo dall’autore e volentieri pubblico questo pezzo uscito quest’oggi sul quotidiano La Repubblica. F.K.)

Un documento esclusivo: Le sfide per affrontare il cambiamento, è un libro sino ad oggi rimsasto “top secret”, stampato in pochissime copie dall’ufficio relazioni interne Fininvest, e destinato unicamente ai massimi dirigenti del gruppo, che dimostra come Silvio Berlusconi non sia sceso in campo nel Gennaio del 1994, come ha sempre dichiarato, ma sin dal 1991. Un progetto, quello di “Forza Italia” che conferma lo stretto legame tra il Premier e le sue aziende. Le accuse di aver creato un “partito azienda”, che il Cavaliere ha sempre ricusato,  trovano nelle pagine di questo pamphlet diverse ed inquietanti conferme.

L’altro

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di Franz Krauspenhaar

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Francesco salì sul treno della metropolitana alla stazione di Sesto Marelli dopo aver passato due tormentose ore da quel simpatico soggetto del dentista, il Massimo Sanpelli, uomo di mondo e fine dicitore nonché psicologo che gli raccontava le stranezze dei suoi clienti – e soprattutto delle clienti – così che una volta Francesco, finita l’ennesima iniezione alle gengive, gli aveva detto: “Ottimo materiale per un racconto”, e da allora il Sanpelli s’era gonfiato il petto per la soddisfazione di essere diventato uno dei fornitori ufficiali di personaggi coloriti di uno scrittore, uno che dappertutto andava a caccia di stranezze, caratteri, colori, suoni, forme, e una volta trovate quelle forme colorate strane e sonore le replicava sulle pagine dei suoi romanzi, e la cosa era riscontrabile spesso perché Francesco era uno scrittore prolifico, ogni anno sfornava un romanzo nuovo e così entro aprile il Sanpelli avrebbe letto il nuovo libro e riconosciuto un cliente nei panni probabilmente di un assassino seriale o di un poliziotto corrotto o di una puttana.

Luigi Ghirri e l’atelier di Giorgio Morandi

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di Mauro Baldrati

ghirri-04.jpgIl fotografo è un viaggiatore, un nomade: durante i suoi viaggi attraversa territori, li esplora, cerca di scoprirne i segreti. La mostra che è stata allestita nella saletta ottagonale del Museo Morandi di Bologna ospita il viaggio di un grande fotografo in uno spazio estremamente piccolo e chiuso, l’inaccessibile studio del pittore Giorgio Morandi, il suo ‘guscio’.

Gli intellettuali esistono per doversi giustificare e Berardinelli lo fa

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Questo articolo di Alfonso Berardinelli è stato pubblicato da Il Foglio il 2/2/2006 a pag. 2 e può essere letto in originale negli archivi del sito www.ilfoglio.it. Lo riproponiamo qui integralmente.
E’ la risposta alla Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli di Andrea Inglese ed Andrea Raos.

UNA RISPOSTA AL BLOG NAZIONE INDIANA

Gli intellettuali esistono per doversi giustificare e Berardinelli lo fa

Qualche giorno fa è comparsa sul blog La Nazione Indiana una “Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli” di Andrea Inglese e Andrea Raos. E questo in risposta al mio articolo del 29 dicembre scorso nel quale criticavo, dopo aver detto qualcosa di buono su Pasolini, una serie di poeti francesi da loro tradotti e presentati con un apprezzamento secondo me eccessivo. Da questa lettera di Inglese e Raos cito alcuni punti, a cui mi sembra doveroso replicare qualcosa.

Ecco che cosa si scopre passando in rivista le riviste letterarie

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Questo articolo di Alfonso Berardinelli è stato pubblicato da Il Foglio il 29/12/2005 a pag. 2 e può essere letto in originale negli archivi del sito www.ilfoglio.it. Lo riproponiamo qui integralmente.
In risposta all’articolo, su Nazione Indiana è stata pubblicata una Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli di Andrea Inglese ed Andrea Raos.

DIVAGAZIONI CARTACEE DI FINE ANNO
Ecco che cosa si scopre passando in rivista le riviste letterarie

IL VERRI, LO STRANIERO, MICROMEGA E NUOVI ARGOMENTI, TRA UN PASOLINI BIPARTISAN E I DISCUTIBILI POETI FRANCESI

Una nuova collana di poesia

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di Gherardo Bortolotti e Michele Zaffarano

La collana ChapBook è uscita in questi giorni per la Arcipelago di Milano (www.arcipelagoedizioni.com) con quattro titoli:

1.Marte ha bisogno di terroristi / K. Silem Mohammad
2.62 unità di prosa scritte da malato / Rodrigo Toscano
3.Scusi, la strada per Pondicherry? / Jean-Michel Espitallier
4.Davy Crocket o Billy the Kid avranno sempre un po’ di coraggio / Olivier Cadiot

Si tratta di piccoli libretti con testo a fronte, a basso prezzo, che presentano ognuno un testo di un autore straniero inedito in Italia. Mohammad e Toscano sono statunitensi, Espitallier e Cadiot francesi.

Sempre caro

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di Vincent Raynaud

E’ sempre interessante guardare le recensioni dei lettori su www.ibs.it, aka Internet BookShop. Non tanto perché possa costituire un criterio di scelta: niente sorpresa, i libri che vendono bene hanno prevalentemente buone recensioni, quelli che non vendeno non ne hanno. Piuttosto perché permette di capire cosa leggono gli altri e come, che tipo di rapporto hanno con l’oggetto libro.

Compagni di scuola/Compagni (per niente)

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Su Carmilla Valerio Evangelisti pubblica un articolo, Fatevi la vostra guerra (di vignette), estremamente lucido sulla questione e tra le tante cose dette e che sottoscrivo, sull’opportunità o meno di sostenere l’invito a pubblicare i disegni incriminati nei vari blog, lo scrittore muove delle critiche a un determinato modello di intellettuale – in questo caso Adriano Sofri – un modello che è sicuramente rappresentativo di una certa intellighenzia in Italia. Una vera classe di potere, economico, politico, culturale, composta in maggior parte da ex rivoluzionari o ex sessantottini, e che seppure lacerata in se stessa da contraddizioni e cattiva coscienza, governa, in modo trasversale, il nostro Paese, e non solo. Come fratelli più piccoli, assistiamo increduli alla sorprendente alleanza tra ideali rivoluzionari e ultra liberalismo. Jean Claude Michéa dedica alla questione alcune pagine su cui varrebbe la pena, forse, riflettere.

A Gamba Tesa/ Piero Cademartori

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Altan per Rivista SUD

Lavoro, dolore e carne appesa

– hanno di che derubricare il sonno, deliberare il monno, che è il nostro sonno, il nostro monno, di rubricare il sogno, varcare il monno, sturare il giorno, virare il sonno

– hanno di che maliarci l’occhi, maliare carne, maliare il cuore, l’occhi, il sangue, mangiarci l’occhi

– hanno di che ‘mmalare sogni, ‘mmalare carne, l’occhi, sanare sonni, sveltire i gesti, i passi, sgranare d’occhi

Puntare un’arma contro un leghista non è disdicevole

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di giuliomozzi

Leggo in Nazione indiana un articolo di Christian Raimo intitolato: Ha vinto Berlusconi. Non è di questo articolo che intendo parlare. Nei commenti Andrea Barbieri racconta di aver visto un programma televisivo nel corso del quale G. Moncalvo (il conduttore, presumo) “ha maneggiato per alcuni minuti una pistola smontando il caricatore e fingendo di puntarla contro un ospite. Poi ha detto che era un giocattolo”. Aggiunge Barbieri: “Quei minuti sono stati vergognosi nei confronti del telespettatore”. Una mezz’oretta dopo un’altra persona (nomignolo: kristian) scrive: “Ma dai, puntare un’arma contro Borghezio, magari si configura come reato, ma non è mica disdicevole! Piuttosto, è la scelta dell’arma che mi delude: con quelli lì basta lo spruzzino”. [*]

Ricordo di Amelia Rosselli

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su Radio Tre, nello spazio di Suite intorno alle 20, andranno in onda (lunedì 6, mercoledì 8, giovedì 9, venerdì 10 e sabato 11) cinque puntate di una trasmissione che ricorda Amelia Rosselli nel decennale della morte (l’11 febbraio 1996), realizzate da Andrea Cortellessa con i materiali dell’archivio Rai e interviste registrate per l’occasione con critici e amici di Amelia Rosselli

Poesie

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di Guido Mazzoni

(Per una critica di Elio Paoloni su questo testo vedi qui)

Generazioni

Il neonato tende le braccia verso una parete che non può vedere. Dall’altra parte degli occhi noi lo guardiamo transitare dal panico alla quiete, fissandolo in volto senza paura o pudore, come si fa con gli animali: il suo sguardo non oppone alcuna resistenza al nostro; la sua debolezza ci aiuta a dissipare i conflitti inesplosi fra di noi, in questo gruppo di persone che parlano di altro, ma che in realtà si stanno confrontando. Di impulso, a metà della cena, i genitori lo hanno estratto dalla camera dove giaceva sedato per ostentarlo, mettendo la culla al centro della tavola, rompendo il campo psicologico che ci conteneva ed aprendone uno nuovo, pieno di sottintesi e di tensione.

Ha vinto Berlusconi

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di Christian Raimo

L’altroieri sera ho visto in tv un programma che definire orrendo è sbagliato perché suona come un’indignazione civile. Ho visto “Alice” con Anna La Rosa, Tremonti e Bertinotti. E’ un programma semplicemente sciattissimo, indegno di una prima ma anche di una terza serata in una rete nazionale, ma tant’è. Anna La Rosa è una donna incapace di fare il mestiere per cui è pagata. Non è un giudizio di merito, è un dato di fatto. Anche io se fossi pagato per fare il programmatore di computer sarei incapace. Ci sono parametri che servono a valutare la professionalità di quello che si fa. Fare il giornalista politico è un mestiere, per cui serve conoscere la storia d’Italia, non balbettare, prepararsi le domande, riuscire a dialogare con il pubblico e non dire per esempio “Questa cosa non l’ho capita”, “Questo mi sembra un discorso difficile per chi ci sente da casa”. Aho, ma mi stai prendendo per il culo?