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Limoni amari: un’ intervista a Giorgio Bernardelli

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di Silvana Rigobon

Immaginate un albero di limoni, che piantate nel giardino della vostra casa. Lo vedete fiorire e far frutti, lo vedete crescere, assieme ai vostri figli che ci giocano attorno.
La Storia, quella con la S maiuscola, decide per voi: dovete andarvene, lasciare la vostra casa, e con la casa il giardino, e quell’albero.
Non lo rivedrete più, quell’albero, perché quando ritornate in quella casa, vent’anni dopo, siete ciechi. Potete solo toccarlo, e piangere lacrime amare.
Se vi è permesso accarezzarlo, è solo perché la famiglia che abita in quella che un tempo è stata la vostra casa, comprende il vostro dramma.
Questa è una storia vera, quella di Ahmed al-Khayri, rifugiato a Ramallah: è una delle dodici storie raccolte da Giorgio Bernardelli nel suo Oltre il muro. Storie, incontri e dialoghi tra israeliani e palestinesi, premesso da una lettera del cardinale Carlo Maria Martini (L’Ancora del Mediterraneo).

Il dramma della vita

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di Valère Novarina

traduzione di Andrea Raos

Scena finale

L’UOMO DI ASSE – Tutto ciò che vive è perfetto.

IL BAMBINO SCARPICO – Allo stadio di vuoto, l’uomo segue l’uomo, ci si accanisce sopra. L’uomo ripete l’uomo… Qui ho trovato riposo.

GIAN VISAGERIO – Che si scaccino tutti dal mondo !

GIAN D’ALTRUI – Formate una parata ! È qui che ormai si vede solo lo Stadio di Vita senza nessuno.

GIAN DI VITTIZIO – Tutto ciò che è vuoto è perfetto.

EFISO – Qui finisce il dramma della vita.

ANTERNO – Qui finisce il dramma della vita.

VALÈRE – Il dramma della vita è accaduto.

Entra Adamo.

IL CANTORE – Adamo, entra ! Di’ i nomi di coloro che ti hanno preceduto !

Faits Divers/ Bernard Noël

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immagine di Roland Topor

Sonetti della morte
(Moriturus)

di
Bernard Noël

Traduzione : Paola De Luca

dell’acqua del fuoco
fanno cuocere la testa
raschiano la carne col coltello
e è un fermacarte

un cranio crudo boccia da birillo
abbiamo collo decollato

quelli che pam pam
si buscano un buco in
interiorità

noi facciamo un lavoro pulito
e loro sputano

Sincronie 2005

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EAST A.K.A. WEST

Concerto-evento di musica elettronica, elettroacustica e video.

Giovedi’ 15 Dicembre 2005, ore 21
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”
Sala delle Colonne – Via San Vittore 21, Milano
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

www.sincronie.org

TAV/ Ordine o Contrordine?

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Church Gate Station. Bombay, India, 1995. © Sebastião Salgado

Comunicato stampa

Oggetto: convocazione manifestazione no tav del 17 dicembre

L’assemblea del popolo no tav riunitasi a Bussoleno il 12 dicembre 2005 alle ore 18 all’unanimità ha indetto una giornata di lotta che comincerà alle ore 14 con il concentramento alla stazione di porta susa da cui partirà alle ore 15 il corteo in direzione del parco della Pellerina, dove è previsto uno happening no tav con diverse figure dello spettacolo.
Determinati e pacifici porteremo a Torino le ragioni del no tav.

Il movimento no tav

da http://www.notav.it

Angelo Castrovilli presidente di circolo, di Lega Ambiente interviene su NI

F. – Insomma ci sarà o no la manifestazione a Torino?

TAV, Val di Susa e Corridoio 5 (3)

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MA QUANTO CI COSTA? MA HA SENSO?
Riportiamo un articolo pubblicato il 18-11-2005 su www.lavoce.info nel quale gli autori spiegano i costi ed i benefici della TAV e dei corridoi pan-europei multimodali
Ad alta velocità verso l’immobilismo
Andrea Boitani
Marco Ponti
[si ricorda ai lettori di NI che i post sulla TAV sono catalogati nella categoria Allarmi dove troverete tutto quello che è stato postato su questo argomento]

Il collegamento ferroviario ad alta velocità (Av) tra Torino e Lione sta attirando molta attenzione sulla stampa per le proteste degli abitanti e dei sindaci della Val di Susa, che temono un impatto ambientale dell’opera devastante. Molti politici nazionali, di maggioranza come di opposizione, dicono invece che la Tav Torino-Lione si deve fare comunque e che non si può permettere agli interessi particolari dei valligiani di prevalere su quello nazionale di realizzare un’infrastruttura così strategica per il futuro dell’Italia. Stimati giornalisti temono il prevalere di una deleteria “cultura del non fare” o, peggio, il ritorno di un “piccolo mondo antico italiano”. (1)
Lasciamo da parte le preoccupazioni ambientaliste e gli esasperati localismi (ignobilmente cavalcati dall’estremismo politico) e cerchiamo di capire se, al di fuori della retorica, l’alta velocità Torino-Lione sia veramente così strategica per l’Italia o se vi siano altre grandi opere ferroviarie più urgenti. E di valutare se proprio l’avvio dell’opera non possa esso sì configurarsi come un caso di “piccolo mondo antico italiano” e non finisca per contribuire alla “cultura del non fare” e, peggio, alla “pratica del non fare” (le cose giuste). (2)

Catena di Sanlibero 313

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riccardo orioles
La Catena di San Libero
12 dicembre 2005 n. 313

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Non sapendo cosa mettere al posto dello stemma “comunista” tagliato
via dalla bandiera, i cittadini rumeni alla fine si rassegnarono a
non metterci niente; e per un po’ se ne andarono in giro con un bel
buco tondo nel tricolore. Ma che cosa c’era di cosi’ communista in
quello stemma, al punto di scambiarlo con un buco che, persino in
Romania (e non diciamo in Italia) non significa niente?

TAV, Val di Susa e Corridoio 5 (2)

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di Maria Luisa Venuta

Il fatto
Il progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità rientra in un ampio progetto europeo sull’ottimizzazione dei trasporti intereuropei che inizia nel 1983 con linee di finanziamento per l’ottimizzazione dei sistemi di trasporti.
Nella prospettiva dell’entrata dei paesi dell’Est nell’Unione Europea il progetto si amplia includendo la creazione di corridoi pan-europei.
Con il termine di “Corridoio” si fa riferimento ai progetti di reti multimodali (ferrovie, strade, oleodotti) per il trasporto di merci e persone connettendo le infrastrutture dei paesi dell’Europa centrale con quelli dell’Europa dell’Est e del bacino del Mediterraneo. Attualmente, in Europa, sono in fase di realizzazione dieci corridoi multimodali.
Il Corridoio 5 (Lisbona-Kiev) e il Corridoio 8 (Rotterdam-Genova) attraversano il territorio italiano.

Il Corridoio5 venne inserito tra i progetti prioritari approvati nel Consiglio Europeo di Essen nel 1994. Per la prima volta in quella occasione si parlò della realizzazione delle infrastrutture necessarie al trasporto di merci e persone lungo la direttrice Barcellona, Lione, Torino, Trieste. Successivamente il corridoio si è esteso a Lubiana, Budapest, Uzgorod, Kiev, partendo da Lisbona.
Con la legge “Obiettivo” n°443 del 2001 si inserisce il tratto italiano del Corridoio 5 tra le cosiddette “grandi opere” per la cui realizzazione la legge prevede corsie preferenziali. La tratta italiana definita nel decreto attuativo n°190 del 20/08/02 prevede il potenziamento della tratta autostradale da Torino a Trieste, e la realizzazione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità ed alta capacità (AV/AC) che inizia in Val di Susa in Piemonte e termina presso la stazione di Trieste Centrale.

TAV, Val di Susa e Corridoio5 (1)

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di Maria Luisa Venuta

A Margine
Le vicende della Val di Susa ci interrogano profondamente su quali siano i meccanismi che hanno portato allo scontro fisico tra le forze dell’ordine e i valligiani. Il presidio e il blocco dei cantieri sono stati considerati l’unica via possibile per far sentire la voce dei cittadini alle istituzioni. E’ grave. Molti hanno rivissuto le giornate del G8 di Genova 2001 che sono scolpite nella memoria cellulare di chi c’era e di chi attonito inseguiva le notizie sulle reti televisive italiane ed estere.
Tra il G8 di Genova e il blocco dei cantieri della TAV della Val di Susa ci sono profonde differenze.

IN-SEGNARE 2

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prosegue la con-versazione con Tina Nastasi

Ant
Mi sembra che uno dei fuochi del problema arda – anche nei commenti alla prima razione – attorno all’evocazione di Socrate. La capacità di aiutare il richiedente a mettere in luce il suo pensiero, perfino malgré lui, ha un fascino straordinario. Non v’è dubbio, mi sembra, che anche il Socrate che ci viene restituito dalla penna di Platone non esiti ad “indirizzare” opportunamente l’interlocutore per una strada o per l’altra. Quanto pesa quest’operazione sull’insegnante e quanta è la manovrabilità delle menti dei concreti preadolescenti romani?

Ti
Bisogna che ci mettiamo d’accordo in che senso intendere la metafora delle “strade”. Nell’uomo convivono, piuttosto poco pacificamente, due tipi di tensione che danno vita a due mondi: uno personale, riservato, a cui gli altri non hanno diritto di partecipare, in breve quello privato; l’altro che riguarda l’intera collettività, in altre parole quello pubblico. La tensione privata si esprime secondo ragioni singolari che possono essere comprese, che non devono necessariamente essere condivise, ma che vanno massimamente rispettate: ogni decisione di intervento sulla vita privata di un essere umano deve essere presa con la più profonda cautela e onestà intellettuale e l’intervento stesso essere condotto con la più elegante delicatezza affettiva.

Statistiche di novembre

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I dati sull’attività del sito Nazione Indiana lo scorso novembre: numero di articoli, pagine viste e un confronto con i siti affini nella rete italiana.

Nel camminare accanto. Piccola Fabrica per Biagio Cepollaro

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Postfazione a Fabrica, Zona Editrice, 2002.

di Giuliano Mesa

1. Un libro di transizione e di crisi, scritto fra il 1993 e il 1997, che Cepollaro pubblica quando la crisi, la frattura, è diventata ormai accoglimento, non più rifiuto, del passato, e quando la transizione si è già spostata, di un lustro ancora, oltre i Versi nuovi. Escludendo la sezione prima, Come un prologo, datata 1989-1991, che ha funzione di cerniera rispetto alle prime due ante del trittico De Requie et Natura (Scribeide, 1985-1989; Luna persciente, 1989-1992), questa Fabrica comincia nell’anno in cui la vicenda del Gruppo 93 si conclude.

Autobiografi con nome e cognome

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di Franz Krauspenhaar

Se è vero che l’autobiografismo, in letteratura, è croce molto più che delizia di ogni scrittore che voglia trascendere il puro gusto di narrare storie un tanto al chilo con poca o nulla messa in gioco di se stessi, nel secolo da poco passato a miglior vita – quella delle antologie, della storia- si sono riscontrati significativi esempi di scrittori che dell’autobiografismo hanno fatto una bandiera, perlopiù sbrindellata e senz’altro scomoda; e tre dei maggiori del secolo sono stati nei loro libri “io narranti” che si presentavano al lettore anche nelle loro narrazioni con quel tanto di nome e cognome già presente in copertina.

La mia rivoluzione mancata

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di Franco Arminio

ogni tanto mi chiedo
come sarebbe la mia vita
se ti potessi abbracciare.
la tua bocca le tue mani
sono la mia rivoluzione mancata.
veramente non capisco
perché il tuo corpo con me
è così retrivo e reazionario.
non capisco neppure le poesie
che ho scritto e tutta la bellezza
che ho tentato per convincerti
che ti volevo.
da stamattina mi sento strettissimo
nella mia prigione
scrivo e respiro a vuoto
perché la carne vuole la carne
e io qui faccio il fantasma
mentre nel buio di dicembre
e dentro la mia pelle
si ripete l’amoroso crimine
della tua assenza.

Odio la guerra, detesto gli eserciti, amo Franchini

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di Giovanni Choukadharian

Una roba curiosa di Antonio Franchini è che ha un agente letterario, o meglio si fa rappresentare da un’agenzia. Che bisogno può averne, un direttore di collana per Mondadori – cioè, della collana di narrativa più importante d’Italia – e uno scrittore di cui, in 15 anni quasi di produzione, nessuno ha mai scritto meno che benissimo? Questa domanda è buona per la prossima intervista. Intanto, senza nessun battage, privo di campagna preventiva à la George W. Bush, è uscito in settembre questo oggetto letterario non identificato. Romanzo o racconto non pare; somiglia a un reportage, ma per esserlo è troppo lungo; potrebbe passare per un illustrato, se le magnifiche foto di Pietro Pompili fossero un po di più e magari meglio stampate. In sostanza, con Franchini si pone sempre lo stesso problema: com’è che può piacere del materiale così inclassificabile? Forse questa è una delle ragioni. I libri di Franchini (in avanti, LdF) non somigliano a niente altro che circoli oggi da queste e altre parti. Un altro motivo buono è la forza della scrittura.

Microconsiglio sull’insulto

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di Andrea Inglese

Da noi, in Italia, se avete un vicino di casa africano d’origine, che non vi è particolarmente simpatico, potete dirgli o “pirla” o “stronzo” o “sporco negro”, scegliendo in modo casuale fra questi tre insulti “comuni”. Per essere veramente equanimi, poi, potete dare dello “sporco negro” anche al vicino finlandese, dai capelli rossi, se anche lui non vi sta simpatico. Quanto al vicino d’origine ebrea, non vi consiglio però di chiamarlo “sporco ebreo”. Potrebbe infatti darsi, nel frattempo, che la giurisprudenza patria abbia fatto entrare gli ebrei nel novero degli essere umani, uguali a tutti gli altri e con gli stessi diritti degli altri. Quindi, al vicino di origine ebrea che vi sta antipatico, limitatevi all’innocuo “sporco negro”.

Debord 4

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Questa è la quarta – e ultima – razione di Guy Debord, La società dello spettacolo che metto in rete. Con questa si conclude la parte I: La separazione compiuta. La seconda parte è La merce come spettacolo, ma chi è stato invogliato dalle prime razioni può spendere meno di 8 euro per comperare il libretto (Baldini Castoldi Dalai, 2004). Mai come in questi giorni, nei quali si consuma, in una delle nostre valli più belle, uno spettacolo che mai avremmo voluto vedere, m’è sembrato attuale Debord.
Ecco qua:

27. Per la riuscita stessa della produzione separata in quanto produzione del separato, l’esperienza fondamentale, nelle società primitive legate a un lavoro principale, si sposta oggi, al polo di sviluppo del sistema, verso il non-lavoro, l’inattività. Ma questa inattività non è per nulla liberata dall’attività produttiva: al contrario, dipende da essa, è sottomissione inquieta e ammirativa alle necessità e ai risultati della produzione; è essa stessa un prodotto della sua razionalità. Non può esserci libertà al di fuori dell’attività, e nel quadro dello spettacolo ogni attività è negata, esattamente come l’attività reale è stata captata integralmente per l’edificazione globale di questo risultato. Così l’attuale «liberazione dal lavoro», l’aumento .degli svaghi, non è in alcun modo liberazione nel lavoro, né liberazione di un mondo modellato da questo lavoro. Nulla dell’ attività estorta nel lavoro si può ritrovare nella sottomissione al suo risultato.

Nell’ora di visita

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di Davide Racca

Buio, buio pesto,
questo è il cominciamento.
Nessuna oleografia,
o panegirico,
mi spinge in un emblema
senza figuranti né passione…

e non cerco pensieri poveri
da breviario filosofico.

Cronache pavesiane

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disegno di José Muñoz

Hotel Occidente
di
Francesco Forlani

Quando ci siamo svegliati la città dormiva ancora. La pioggia tirava a lucido le strade e dalle finestre arrivava giusto il riverbero del lampione, dritto davanti al balcone. Non so neppur’io come nel giro di una serie di gesti, falsamente domenicali, macchinetta del caffè, lavarsi, vestirsi, allacciarsi le scarpe con la premura di chi si chiede perché ora, di domenica, mi sia ritrovato in un chiosco piantato come un chiodo ai piedi delle Molinette.

Alexander Hacke – Sanctuary Tour

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Teatro i
presenta
Martedì 6 dicembre 2005 ore 21

ALEXANDER HACKE
Sanctuary Tour

Alexander Hacke (Einstürzende Neubauten) voce, chitarra
SugarPie Ferris (ex-Celebrity Skin, ex-Cramps) basso
Ash Wednesday (attuale membro di Einstürzende Neubauten) tastiere ed electronics – australiano, sofisticato esperto di mutazioni sonore
Gordon W. (Member of Fuzzy Love) percussioni
Danielle de Picciotto – artista di NY residente a Berlino, si occuperà dei live visuals per il tour.

Al castello

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un microracconto di Elio Paoloni

Il bisnonno, amministratore dei Marchesi, prima dell’Unità. I nonni, fino alla vendita al Comune (1909). Lo zio (1946) ma per servizio: Ragioneria. E in Ragioneria è approdata lei, insegnante riciclata per chiusura dell’asilo (1994). Aveva già abitato quei corridoi (1963: prima media).