Home Blog Pagina 587

Appunti sulla distinzione uditiva – 2

0

di Massimiliano Viel
www.maxviel.it

1 – Musica e rumore.

Eccoci dunque nella situazione di dover identificare l’inizio di un brano musicale all’interno del continuo sonoro. Anche nel caso dell’assenza di “segnali”, come gli applausi e l’orchestra che si accorda, è comunemente un’operazione banale distinguere l’inizio di un brano musicale dai “rumori ambientali” che lo precedono. In effetti, l’identificazione di uno stacco tra il prima e il dopo è parallela a quella che comunemente si dà tra “rumore” (ma altre denominazioni sono tipiche, come “ambiente”, “rumore di fondo” o semplicemente “sfondo”) e “musica” (o “suono”).

Courage

0

di Ferdinando Tricarico

Scena prima (reclutamenti)

Martizziamo clanneschi affigli euro for plasmo gamurra slippate matutae sgozze
travuagliotte in coberteras cadaverbo sanculo in sirenas prena pronas minigotte
oliododio seculo arrastrellette bambule para sgommar de sangre corne y sorde
Mary Quant mitragliosa nikita lolita vampita cazzimmosa cafè borghetti chi beve
are sine coso amo sine titte latte chiummo bellomunno arriccastra pel pupomìne

venite ad me zoccolas rimembrate imeni cotti fresca toppa faida lux sbrodolotta
grappe gnappe bande desolè decolté mestruolotti fucilotti alè fotti motti cappottè
stramba cazza velatonga ponga tanga na paranza ganga ganza famelenza adè
malasorte malavita malamorte nunziatine accorte lucielline cuncettine nidiatine
bruscoline cipolline ridoline tritoline raggierelle nanninelle bricconcelle acidelle

pollicina mollichina bijou bignè buffet spieziatina briciola braciola flipperosa cerebra
ramazzuola cenciofila defenestra arrampicante edemoso foco damigiana damigèl
rugosoffri raguglù raffa attocca ein filippa dos tres pulvera strofiga crina ragnatella
gnoraqui gnoralip baciacalli scappelletti brodi maribù bikinodi star d’igloo in the blue
salpare sul vascello dell’innocente macello stupri d’anime carnivore nell’ampolla

Mind-building col televisore

2

cerveau.bmpDi Andrea Inglese

A tutti coloro che hanno paura di pensare oltre i confini prestabiliti, propongo un esercizio di mind-building col televisore. Si tratta di deformare sufficientemente alcuni vostri assunti di base, in modo tale che il concetto riguardante il vostro elettrodomestico preferito torni ad essere nitido. Fissate l’apparecchio TV. Sembra cresciuto nel vostro appartamento come un ciuffo d’erba in un terreno umido. Sembra una pietra immemore e morta. Provate a immaginare che quel prodotto di natura è invece un precipitato di rapporti sociali, una pietrificazione di rapporti di forza a favore di qualcuno e a sfavore di qualcun’altro.

Commenti

0

Come avrete notato è di nuovo impossibile accedere ai commenti del sito. Stiamo però lavorando per arrivare a una soluzione in tempi brevi. Ci scusiamo ancora una volta per l’inconveniente. Grazie per l’attenzione.

Referendum: due esortazioni e una considerazione (importante)

0

di Tommaso Giartosio

1. La prima esortazione la accenno appena, perché circola già largamente in rete: andare a votare domenica mattina, il più presto possibile. L’affluenza elevata registrata dai media di solito esorta anche i dubbiosi e i demotivati a recarsi ai seggi.

2. Provate a pensare a qualcuno che probabilmente non andrebbe a votare. Sarà magari qualcuno al di fuori delle vostre conoscenze immediate, un parente, un amico distante, un collega. Tre nomi, due, uno soltanto. Alzate la cornetta, chiamateli e provate a convincerli di persona. Prendetevi questo piccolo impegno.

L’aspirapolvere

0

di Sergio Nelli

Un’impronta esplicita di N. I. era fin dall’inizio uno spirito radicale di innovazione e di sfida rispetto alla normalità e la ritualità spesso depotenzianti delle riviste letterarie e di varia umanità. La reazione immediata alla ricerca di un cambio di livello e di slancio ha indotto, piuttosto che a interrogarsi e a immaginare, a curvare le spalle sulla propria identità, ad additare le forze buone che ci sono e a occupare uno spazio. Ne prendo atto anch’io con quel ritardo che mi è fisiologico.

Equilirismi

0

NoProject Milano e METAS presentano

EQUILIRISMI
POESIA E MUSICA PER VOCI MULTIPLE

3 serate di poesia contemporanea, musica elettronica e jazz

Al Barrio’s Café in Via Boffalora (angolo Via Barona – Milano)

Giovedì 16 giugno – ore 21.30

Letture di TIZIANO SCARPA, FRANCESCA GENTI e FLORINDA FUSCO

Quintetto jazz-elettronica:
MAURIZIO ALIFFI – chitarra elettrica
LORENZO ERRA – tastiere
FRANCO DAURIA – percussioni

GIOVANNI COSPITO e STEFANO DELLE MONACHE – computer music

Poesia da fare

0

È on line Poesia da fare, rivista mensile in pdf
www.cepollaro.it/poesiaitaliana/E-book.htm

Numero Uno, giugno, 2005

Dall’Editoriale di Biagio Cepollaro

L’attenzione richiede una drastica riduzione di ciò che si osserva. C’è, è vero, l’attenzione rilassata, o il rilassamento vigile, ma nell’accezione che qui si vuol usare, attenzione è fare davvero caso a ciò che si sta facendo, oppure se non si sta facendo nulla, davvero non fare nulla.
L’attenzione rivolta ad un testo poetico non necessariamente coincide con lo studio di esso: alla fine si sarà attenti al metodo, alla tradizione critica, alle strutture linguistiche, alla ricezione documentata –tutte cose utili e buone-, ma si rischierà di distrarsi dal testo.

Meno siamo meglio stiamo

0

di Elio Paoloni

r. arbore foto.jpg

Alla fine degli anni Ottanta Renzo Arbore fece delle comparsate in DOC, la trasmissione condotta da due suoi pupilli, Gegè Telesforo e Monica Nannini. Si fingeva svanito, nostalgico, un po’ rincitrullito. Teneva in mano una girandola e nei momenti (apparentemente) più inappropriati esclamava: “Abbasso l’autoreverse. Viva la girandolina”. Non divenne un tormentone perché la trasmissione era poco seguita ma in quella frase c’era tutta la capacità di anticipazione di Arbore. La girandolina, contrapposta all’ultimo grido dell’automatismo, rappresentava non solo la tradizione (quelle rosette erano inscindibili da certe feste comandate – per me quella del pellegrinaggio a San Cosimo) ma anche l’abbandono alla casualità, al vento della vita vera.

Commenti

0

Come avrete notato è di nuovo impossibile accedere ai commenti del sito. Stiamo però lavorando per arrivare a una soluzione in tempi brevi. Ci scusiamo ancora una volta per l’inconveniente. Grazie per l’attenzione.

Fravecatore

0

di Lucio Lanzara

muratore.jpg

Quando sono nato io i vecchi erano già vecchi. E lo sono stati per una decina d’anni. Fino a che ho preso chiarezza che la vecchiaia è un percorso, è strada fatta.
Enrico dice che non è una questione anagrafica, è un fatto di fatica, di lavoro di tutti i giorni. A volte pure della domenica.
Enrico è fravecatore, fa il muratore da cinquant’anni, da che le case erano equilibri di pietre. E pure ora che tiene i capelli bianchi e si muove lentamente, la mattina parte prima che venga luce, con la merenda, la bottiglietta di caffè e va sul cantiere. Enrico lavora ancora.
Meglio, dice, uno è vecchio quando finisce di lavorare.

Bella giornata

0

di Piero Sorrentino

lacapria.gif

“Ma bella giornata voleva dire bella per conto suo, come la natura che è indifferente al destino dell’uomo. Voleva dire una gioia che sembra sempre lì, a portata di mano, proclamata dall’azzurro raggiante del cielo, e che però non si può condividere. Voleva insomma dire una idea ostinata in fondo alla testa, radicata nell’animo, nel sentimento delle cose, ed è rispetto a quell’idea che tutto si misura”.

Dopo La Capria una generazione di scrittori “senza vita”

0

di Filippo La Porta

la capria 1.jpg

Durante una presentazione a Capua dell’ultimo libro di Raffaele la Capria, L’estro quotidiano –ariosa e malinconica meditazione sulla finitudine – c’è stato un momento di grande commozione: il “canto” della scrittura si è come distaccato dalla pagina e per un momento è divenuto autonomo. In una grande sala piena di gente – un pubblico attento, composto, perfino riservato (sarà un cliché ma non posso non pensare alla struttura di Capua, città-fortezza circondata da fossati, che si rispecchia un po’ nel carattere dei suoi abitanti, meno convenzionalmente estroverso di quello dei cugini napoletani…) lo scrittore ha cominciato a leggere alcune pagine iniziali, quelle sulla visita ai genitori al camposanto.

Terézia Mora a Torino

3

terezia_mora_07.jpg

Domani, 7. giugno 2005, alle 17.30 la scrittrice Terézia Mora sarà ospite del Goethe Institut di Torino. Terezia Mora è nata nel 1971 a Sopron, in Ungheria. Dal 1990 vive a Berlino. Ha tradotto in tedesco Harmonia Coelestis di Peter Eszterhazy e ha vinto vari premi, fra cui il prestigioso premio Bachmann con il suo esordio Seltsame Materie (Strana materia, Rowohlt, 1999).
Domani leggerà dal suo primo romanzo Alle Tage (Tutti i giorni, Luchterhand, 2004), che narra la discesa agli inferi e l’ambigua assunzione in cielo di Abel Nema, esule, disertore malgré soi, genio linguistico, amante rifiutato e altro ancora. Il libro è stato accolto con unanime entusiasmo dalla stampa tedesca e sta per essere tradotto anche in italiano.

Link: www.goethe.de/it/tur/itpkonf.htm#K2

Coralli

6

di Giuseppe Impastato

onde.jpg

I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli

(1977)

Sangue marcio

4

di Antonio Manzini

la_rabbia_in_corpo.jpg

All’istituto il Natale era il momento più bello dell’anno.
Accompagnati dal professore ce ne andavamo in giro per Torino, in fila, a guardare le vetrine dei negozi e i bar. C’erano luci e macchine che suonavano senza senso. E la puzza di zolfo misto a concime mi tartassava le narici.
Io avevo un piano preciso. Facile da mettere in pratica. Rischi calcolati prossimi allo zero. Quando entri con dodici persone in un piccolo negozio fare quello che dovevo fare era uno scherzo.

Una specie di felicità

0

fabrik-in-der-nacht.jpg

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di una chiaccherata con Roberto Parpaglioni, vero e proprio deus ex machina che governa le sorti di Quiritta editore. Sulla storia di questa piccola casa editrice -in catalogo autori del calibro di Mari, Pardini, La Capria-, nel prossimo supplemento domenicale di «Liberazione» uscirà un mio breve pezzo. Qui di seguito riporto un racconto di Romolo Bugaro, Una specie di felicità, tratto da un’antologia uscita di recente – Le finestre sul cortile – a cura di Stefania Scateni. Buona lettura. J.G.

American gigolò (Un inchino a un film)

3

di Franz Krauspenhaar

grease_gere_150.jpg

Avendo visto per la decima volta, forse, American Gigolò di Paul Schrader, sceneggiatore benemerito di Taxi Driver di Scorsese e regista in proprio di alcuni capolavori hollywoodiani, mi preme dire alcune cose, alcuni pensieri che mi sono venuti a trovare, come sempre a tradimento, dopo la visione.

La terra padre

12

di Roberto Saviano

bimbomitra.jpg

ad H., al nodo che ci lega

Ci avevo passato le dita sopra. Avevo anche chiuso gli occhi. Facevo scivolare il polpastrello dell’indice sull’intera superficie. Dall’alto in basso. Poi quando passavo sul buco, mezza unghia si arenava. Lo facevo su tutte le vetrine. A volte nei fori entrava l’intero polpastrello, a volte mezzo. Poi aumentai la velocità, percorrevo la superficie liscia in modo disordinato come se il mio dito fosse una sorta di verme impazzito che entrava ed usciva dai buchi, superava gli avvallamenti, scorazzando sul vetro. Sin quando il polpastrello mi si tagliò di netto. Continuai a strisciarlo lungo la vetrina lasciando un alone acquoso rosso porpora. Aprii gli occhi. Un dolore sottile, immediato. Il buco si era riempito di sangue. Smisi di fare l’idiota ed iniziai a succhiare la ferita.

The Horror

8

di Helena Janeczek

rwandagenocide.jpg

1. genocidio remix

Mai più mai più mai più mai più mai più si ripete si ripete si ripete mentre il Lago Vittoria si copre di cadaveri, mentre i cadaveri ingrassano i pesci, mentre le televisioni filmano e i giornali scrivono, mentre le cifre aumentano ma divergono, mentre apprendiamo che trattasi delle etnie hutu e tutsi che continuano a trucidarsi con il machete, con il machete, con il machete, con il machete (con il machete? però…certo hanno ancora un fegato, sti negri), mentre l’Onu non interviene, mentre i governi occidentali non intervengono, mentre nessuno scende in piazza, mentre i persici nutriti di cadaveri diventano grandi come balene, (Oggi in offerta speciale: filetti di persico, decong., orig. laghi afric., 5 euro!), mentre il papa prega, mentre nelle chiese ruandesi vengono rinchiusi e massacrati da preti e suore uomini donne e bambini, mentre tutti si guardano bene dal pronunciare o scrivere o lanciare soltanto come ipotesi la parola genocidio.

Rimozione e integrazione del “negativo” nel film HOTEL RWANDA

2

(Non era così che avrei voluto parlare dell’ultimo genocidio del secolo scorso. Prima di tutto, la ricostruzione dei fatti e la responsabilità degli attori storici. Dopo, possiamo commentare la finzione (romanzi, film) e fornire anche interpretazioni dell’accaduto. Devo invece procedere all’incontrario. Con un articolo di taglio psicoanalitico sul film “Hotel Rwanda”. Ma è un modo per iniziare. A. I.)

Di Andrea Arrighi

La vicenda del proprietario dell’albergo a quattro stelle di Kigali, nel Rwanda al tempo dello scontro Hutu-Tutsi, Paul Rusesabagina, protagonista di “Hotel Rwanda” di T. George, rappresenta la difficoltà di prendere consapevolezza degli aspetti più negativi o di quelli meno accettati dalla coscienza di ogni essere umano, in altri termini di ciò che junghianamente viene definita “Ombra”.