Home Blog Pagina 633

Edificazione

7

di Marco Franzoso

Per la serata padovana Letteratura come verità / Edificazione Marco Franzoso ha preparato un breve intervento che a me sembra particolarmente interessante. Lo propongo qui per intero. [giulio mozzi]

Letteratura come verità #3: Edificazione

0

Si terrà lunedì 1° dicembre alle ore 21, a Padova presso il Cinema Excelsior (vicolo Santa Margherita, laterale di via San Francesco), il terzo incontro del ciclo Letteratura come verità, dedicato al tema: Edificazione. Leggeranno Marco Bellotto, Marco Franzoso, Marco Mancassola e Massimiliano Nuzzolo; interverranno nel dibattito Romolo Bugaro, Umberto Casadei, Roberto Ferrucci e Giulio Mozzi.

Sono disponibili in rete i materiali della prima serata del ciclo (Emozioni) e della seconda (Esperienza), nonché gli interventi per lunedì 1° dicembre di Marco Franzoso (un appunto sull’edificazione) e di Marco Mancassola (un brano dal racconto inedito Il ventisettesimo anno).

Il ciclo d’incontri sarà ripreso in dicembre a Mestre (Ve) presso la Biblioteca Civica Centrale (via Miranese 56), con queste date:
– giovedì 4 dicembre, ore 21: Emozioni;
– giovedì 11 dicembre, ore 21: Esperienza,
– giovedì 18 dicembre, ore 21: Edificazione.

La mamma dell’assassino

0

di Antonio Piotti

retro2_03.jpgL’ultimo numero di Impackt – contenitori e contenuti (da cui è tratto questo intervento di Antonio Piotti) è dedicato allo sporco e al pulito, ai detersivi, alle merci che smacchiano le cose e le coscienze. La rivista è curata da Sonia Pedrazzini e Marco Senaldi. Per informazioni: impakt@dativo.it. (T.S.)
__________________________________________________________

almonerv.jpgCi sono due immagini che mi vengono alla mente quando penso al pulito, alla macchia da cancellare, al sapone o ai detersivi. La prima è classica, shakespeariana, e rimanda all’idea che ci siano alcune macchie non cancellabili. Nessun sapone può cancellare il delitto commesso, la traccia è condannata a rimanere, come una lettera scarlatta incisa sul corpo perché la colpa merita una punizione ed un ricordo eterni. Non vale a nulla allora affannarsi a lavare e a strofinare: ciò che è, è per sempre, e bolla l’esistenza. Persino quando il delitto-trauma è del tutto dimenticato dall’individuo, esso non smette di ripresentarsi come sintomo, come segno che ritorna dal rimosso.

Radio 3 – Tutto in una notte

0

rairad3.gifUna lettura integrale che è anche una performance vocale, un`atletica staffetta che per sei ore, senza interruzione, racconta un libro.

Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 novembre su Radio3, in diretta dagli studi di Via Asiago di Roma, Romolo Bugaro, in compagnia di scrittori e amici di passaggio legge integralmente il suo ultimo romanzo: Dalla parte del fuoco.

fuoco.jpgUn romanzo nel quale si alternano i sentimenti e la cronaca sullo sfondo di una città sconvolta dagli scontri tra polizia e no global.

Romolo Bugaro sarà negli studi di Via Asiago a dare voce al suo romanzo dalla mezzanotte di sabato 29 alle 6 di mattina di domenica 30 novembre. Con lui, a leggere in staffetta, tutto in una notte, alcuni suoi amici scrittori: Roberto Ferrucci, Marco Franzoso e Tiziano Scarpa.

Oltre a queste voci, nella lunga maratona notturna, risuoneranno le musiche scelte da Romolo Bugaro per accompagnare il suo romanzo e ospiti notturni di passaggio o collegati al telefono.

Garabombo a Milano

2

Ricevo e pubblico molto volentieri. Lo spettacolo è davvero bello..

DOC 8

0

Mercoledì 26 Novembre inizia a Milano (allo Spazio Oberdan) la rassegna Doc 8, a cura dell’associazione Filmmaker. Da otto anni l’unico spazio milanese (ma non mi pare che a Roma esista l’equivalente) per una rassegna di cinema documentaristico e sperimentale. Filmmaker presenta anche le produzioni di giovanissimi autori che, come ogni anno, tra mille difficoltà, è riuscita a finanziare. Vale la pena di farci un salto…
Ecco il programma:

Sono davvero irritato, mi urta…

7

di Andrea Raos

Sono davvero colpito, profondamente irritato, mi urta l’assurda, nonché (dato il momento storico che viviamo) colpevole genericità di molti interventi recenti sulle culture ed i paesi del Vicino Oriente. In particolare, e semplificando molto, mi sconcerta che si insista a dire “l’Islam” (sempre al singolare!), “i musulmani”, per descrivere universi di tale complessità; rinchiudendo così milioni (miliardi) di persone in una gabbia (una sola! fossero almeno molte, come le nostre…), che forse in parte esiste, ma che in molti, fra loro, mettono o vorrebbero mettere in discussione.

La resistenza della letteratura #2

18

di Christian Raimo

images.jpg L’articolo sfogo sulla Resistenza nel mondo dei libri che ho scritto qualche giorno fa ha generato un cumulo di reazioni, molte assolutamente adesive, altre assolutamente offese. Persone a cui voglio bene mi hanno tolto il saluto. La colpa è stata in gran parte mia che ho sparato alzo zero, sapendo di insolentire alcuni. Ma la mia idea utopistica era che, scagliando in maniera violenta e sintetica queste affermazioni, si potesse trovare una tensione fruttifera, una dialettica non falsa di scontro. Per questo, ma non solo per questo (anche e soprattutto per rendere quella che può essere sembrata una polemica personale una prospettiva di dibattito), provo a contestualizzare, a correggere, e ad ampliare alcune questioni.

Il cinema del funzionario

2

di Daniele Maggioni

È una novità che un funzionario televisivo decida di pubblicare un libro sul cinema con un approccio, si potrebbe dire, teorico, o meglio di teoria progettuale e produttiva. Non che sia “illegittimo”, ma Nuovo Cinema Italia di Carlo Macchitella, direttore generale di Rai Cinema (Marsilio, 2003), stupisce sin dal primo impatto,

Aria di guerra

5

di Giorgio Mascitelli

Marco Lodoli nell’intervento apparso su Nazione Indiana dal titolo “Manca un tassello” mette in guardia collaboratori e lettori di questo sito dal rischio di sottovalutare i pericoli provenienti dall’integralismo islamico in nome di una vis polemica nei confronti dell’attuale politica dell’amministrazione statunitense e dei suoi alleati in Iraq. Siccome un rischio del genere è del tutto plausibile in una situazione così confusa sia politicamente sia emotivamente, è bene raccogliere l’invito di Lodoli e provare a ragionare.

Manca un tassello

60

di Marco Lodoli

wood.jpgAl dibattito sulla strage di Nassiriya a mio avviso manca un tassello importante, che stranamente nessuno ha voglia di piazzare. Molto è stato scritto – forse a cuor troppo leggero, stabilendo nessi avventati – sulle truppe coloniali italiane, sui carabinieri protagonisti prima dell’orrido episodio della caserma Bolzaneto e poi dell’occupazione in Irak, e via così.

Gli ossimori e gli eroi

2

di Giordano Meacci

Quello che sta accadendo in questi giorni (il lutto, il pianto, la glorificazione dei carabinieri ‘caduti per la patria nel nostro 11 settembre’, i due civili – che parte della stampa ritiene doveroso considerare quasi-soldati: come se, altrimenti, si perdesse un po’ il senso dello schema complessivo – aggiunti al lutto nazionale insieme con i ‘combattenti per la pace’)è in qualche modo legato con la retorica classica rivisitata, la demagogia, Bertolt Brecht (non solo per il grottesco che la tragedia, suo malgrado, si è vista appioppare dai vertici dello Stato) e l’ultimo incontro tra Osvaldo Soriano e Marcello Mastroianni.

Helena mi suggerisce di…

1

… mettere qui un commento che ho scritto ieri al pezzo di Carla Benedetti. E così faccio.
Dario Voltolini

Non con voi

1

di Andrea Inglese

Dite: “Ora è il momento della solidarietà, il momento di essere tutti uniti, in quanto italiani, al di là delle divisioni e delle polemiche, il momento di rendere onore alle nostre istituzioni, all’Arma e all’Esercito. Ora siamo un paese solo, ora piangiamo assieme i nostri morti, ora rendiamo omaggio al dolore dei parenti.”
Vi rispondo semplicemente che il paese non è unito, gli italiani non sono solidali tra di loro, gli italiani si disprezzano tra di loro, non si riconoscono, non hanno più linguaggi e valori comuni.

On advertising #2

61

di Raul Montanari

OnAd2.jpgEsistono quattro categorie di pubblicitari:

1. Quelli che sono più o meno soddisfatti del mestiere che fanno, e non ci trovano nulla di particolare, né nel bene né nel male.

2. Quelli che hanno un atteggiamento problematico verso il mestiere che fanno, si sentono in contraddizione con le proprie idee politiche, con la propria visione del mondo, e cercano soluzioni e compromessi intelligenti per ridurre queste dissonanze.

3. Quelli che guardano il mondo degli artisti e dicono: noi siamo come voi! Siamo artisti anche noi!

4. Quelli che guardano il mondo degli artisti e dicono: voi siete come noi! Attenti a non darci delle merde, perché allora siete merde tali e quali a noi!

Spero davvero che i pubblicitari che leggono queste mie considerazioni non si risentano con me: sono stato molto più generoso – più realistico, semplicemente – di Elio Paoloni e del suo sconcertante pezzo “I nemici della pubblicità”.

On advertising #1

0

di Raul Montanari

birr.jpg

Da Il buio divora la strada, il romanzo di Raul Montanari pubblicato da Baldini&Castoldi nel 2002, riprendo alcune pagine che mi colpirono molto quando le lessi la prima volta, e che mi sembrano rilanciare la discussione sulla pubblicità avviata da Elio Paoloni. (T.S.)
_________________________________________________________

“Che ne sai tu del lavoro che faccio?” replicò Paleologo, freddamente.
“Be’… io non so di preciso qual è la sua mansione. Però ve-do che lei è una persona importante qui dentro. Lei è un pubblicitario, e…”
“E cosa ci vedi di tanto interessante nella pubblicità?”
Alex non ne poteva già più.
“Ma tutto, no?, tutto quello che dicono, che è il mestiere più di moda, che è creativa, è la nuova arte, tutto questo!”

Dall’aereoporto di Ciampino

0

Una poesia e qualche appunto

di Helena Janeczek

carNass.jpg

Torneremo, diceva
di semiprofilo, in primo piano
per dare risalto alle croste,
alle escoriazioni o come cristo chiamare
quelle tracce di sangue rappreso in faccia.
Diceva torneremo, torneremo laggiù,
e gli sparivano le ferite,
sparivano perché lui ripeteva torneremo.
Non l’avrebbero fatto tornare. Non sarebbe
ritornato laggiù, o dentro alla terra, o a casa sua,
dicevano i suoi occhi neri comuni
collocati nel cranio pallido da cui era uscito.

Infanti della patria

0

di Sergio Baratto

AllBlack.jpg

“Il tenente l’ascoltava ammirato, Pietro era in estasi.
– Ah, perché non sei italiana! – disse con rammarico.
– Il mio cuore è italiano! – rispose la fanciulla con fervore.”
Carolina Invernizio, La piccola araba

Giovedì, i primi morti italiani in Iraq.
Dall’11 settembre 2001 ho imparato che di fronte a certi eventi è meglio costringersi a qualche ora o qualche giorno di silenzio. Che a far prendere subito aria alla lingua, si rischia di dar fiato al peggior alito. Com’era purtroppo prevedibile, i mezzi d’informazione e le autorità hanno invece prontamente spalancato la bocca. Ne è sgorgata una massa di vecchi liquami assortiti: l’amor di patria e il sacrificio per essa, la strategia calcio-spaghetti, i vili traditori, i Salvi D’Acquisto. Persino Ground Zero, il nuovo, superbo modello di ogni tragedia che si rispetti (che sia rispettabile).
L’esperienza di calarsi in questa merda, nonostante il fetore, è istruttiva.

1.
Sfoglio il Corriere. L’effetto che ha sui miei nervi è dirompente. Mi fa diventare acido, cattivo, antipatriottico. Leggo l’editoriale, la seconda pagina, la terza… Comincio irrefrenabilmente a pensare che l’Italia non esista per davvero. Che sia soltanto una summa di stereotipi da manuale di stesura per fiction televisive o film da oscar.

I nemici della pubblicità

7

di Elio Paoloni

Elio Paoloni mi invia un pezzo a proposito di un “articolo di argomento pubblicitario” (parole di Elio) pubblicato in Nazione Indiana da Tiziano Scarpa il 15 novembre. I nemici della pubblicità vengono distinti da Elio in quattro categorie: i professori di liceo, i pentiti, gli scrittori e i puri. [giulio mozzi]

Sugo d’onore

0

di Michele Rossi

bunny.jpg
Se già ci fosse stato il riso gallo blond io non avrei i miei ricordi di infanzia, di quando sceglievo il riso steso sul tavolo, chicco per chicco, vicino alle dita dure di mio nonno.
Erano mattine che segnavano la mia appartenenza a un altro mondo, oggi lontano, intimo e nuovo, al ricordo. Quando il sabato non andavo a scuola i riti erano molti, si sceglievano i legumi, si preparavano verdure e carni per il pranzo. Io tagliavo le zucchine, ma il coniglio lo ammazzava lui. Ne riconoscevo il corpo tremante, infilato in una busta di plastica appeso alla maniglia della portafinestra. Ultimo strascico di un mondo contadino naturalizzato in città. Mio nonno andava lentamente al mercato con la sua grande bicicletta blu. Tornava con le buste della spesa. Nel frattempo aveva scelto con cura il coniglio, ma non vidi mai la contrattazione. Me lo trovavo in cucina e solo rare volte assistevo al momento dell’esecuzione.

L’Italia nel buco del Reale

5

di Antonio Piotti

nascarab.jpg Si fa presto a dire che non è come per le Torri Gemelle, che questo attentato ha avuto luogo sul territorio iracheno, mentre quell’altro nel cuore di una New York pacifica ed operosa, che i morti sono stati venti e non più di duemila, che erano soldati e non civili. Queste considerazioni vengono meno tuttavia, quando si constata l’apparenza che le immagini televisive ci rimandano: un buco c’è stato, un cratere piuttosto vasto intorno al quale le costruzioni sventrate non consentivano allo sguardo di divagare verso nessuna direzione immaginaria. La domanda più propria diventa pertanto: cosa fa l’Italia quando entra in contatto col Reale, quando cade il suo velo immaginario?