di Lorenzo Esposito
Quando due anni fa Tsai Ming-liang presentò a Venezia l’inquadratura fissa intitolata Afternoon, dove un regista e il suo attore feticcio (Tsai Ming-liang stesso e Lee Kang-sheng), installati nel quadro bucato di una casa diroccata, consumano una delle ossessioni amorose più sconcertanti e appassionanti della storia del cinema, l’ingenuo accostamento fatto dai più con certa tendenza museale dell’ultim’ora era già di per sé disinnescato dall’ambizione tutta umanistica...
di Lorenzo Esposito
“I don’t watch Netflix”. La risposta perentoria con cui Abel Ferrara in Alive in France (Cannes 2017, Quinzaine des réalisateurs) rimbrotta il fanatico fan che lo assilla all’uscita dal concerto della sua nuova band rock/blues/romantic è sufficiente a disinnescare giorni di discussioni montanti e aleatorie su quello che, oltre a essere un falso problema (le piattaforme online cambiano o stanno cambiando la porzione di schermo cui aspirano...
di Lorenzo Esposito
A ragione
La cosa
È nel nome
*
Non una frase
Da cui cominciare
Non una ragione per
Cominciare
*
È fatto anche il grigio
Per svolgersi e recuperare
Luce sulla nave laggiù
*
Sbilenca sulla quota aerea
Del costone con gli occhi vuoti
Si spegne la canzone
*
Sottrarsi alle ricerche
Abbandonare dimenticata
La forza che inverte
*
L’allungarsi in ricordo
L’universo inghiotte
Assorto
*
Ogni passo
Gioca tempo sfaldato
Gioca angeli
Da dentro la falda
*
Da comuni intonazioni
Lo sguardo affatica
Trasformazioni
*
Gomitoli
Di raffiche di
Vento
*
Notte di sogni bui
Senza te che hai
Invece una luce bella
*
La piccola cosa
Vera antica
Di...
di Lorenzo Esposito
Forse un giorno Roma si permetterà di scegliere a sua volta. Gli occhi non vogliono in ogni tempo chiudersi, recitava il titolo di un film di tanto tempo fa. E continuava: Forse un giorno Roma si permetterà di scegliere a sua volta. Già. Per ora, fra rivendicazione e dubbio, e nonostante la cortina fumogena del desolante coro istituzionale, manteniamoci sulla prima posizione: teniamo aperti gli occhi.
Ricapitoliamo. Roma,...
di Lorenzo Esposito
Non capita spesso di voler raccontare un film. Non capita spesso che un film voglia raccontarsi. Non solo di trasfigurarsi attorno a figure che lo sottopongano a revisione o che pure, giocando il suo stesso gioco, lo tradiscano rilanciandolo. Ma proprio di dirlo così com’è, riannodando ciò che in esso è già perfettamente legato e congiunto: parola e immagine.
Non capita spesso che un film, fingendo curve cerchi...
Dunque scompare il filosofo cineasta cileno Raoul Ruiz. Scompare l'autore della filmografia più aperta e mutante, una sorta di forma organica vivente, di planimetria folle. Quanti film ha veramente girato Raoul Ruiz? Una stima attuale (è morto mentre montava l'ultimo) arriva facilmente a più di 120. E i film nei film (come spesso gli piaceva ricordare)? Ci sono dei progetti che si guardano allo specchio...
di Lorenzo Esposito
Alice si è perduta nella grande villa sul ciglio della strada. Strano a dirsi, che si è perduta, visto che poco fa proprio lei si è messa l’alto cancello alle spalle. E c’è anche una fragile naturalezza ora nel vedersi nuda in casa di sconosciuti. Nuda come un gioco del caso, come un indocile perverso rossore che indugia sulla pelle mentre il corpo corre a nascondersi. È...
di Lorenzo Esposito
In Malick l’immagine è sempre stata qualcosa a metà fra la grazia e il nulla, sottilissima e siderale, scintillante e smottante fra luce e tenebre, fra principio e fine.
Una vampa tesa e velocissima, che usa gli ostacoli terreni e ultraterreni come altri punti d’accensione, già e di nuovo incanalata e inoltrata nella miriade di deviazioni e derive che pure la generano.
Come se non fosse mai solo l’immagine,...
È disponibile, con un rocambolesco doppio omaggio a Straub-Huillet e a Corso Salani, l'ultimo numero di "Filmcritica", fascicolo monografico sulla dislocazione del cosiddetto cinema italiano. La presente uscita – che contiene conversazioni con Mario Martone, Franco Maresco, Giuseppe Gaudino, Isabella Sandri e Dario Argento – si apre con questa sorta di mappa, o meglio geografia impazzita, curata da Lorenzo Esposito e Bruno Roberti e scritta insieme agli autori che...
di Lorenzo Esposito
1. Europa ’10 (Film Socialisme)
Egitto Palestina Odessa Grecia Napoli Barcellona. La Storia? Ciò che ne resta: dei turisti sulla scalinata di Ejzenštejn e in crociera infernale dantesca titanic-a sulle sponde del Mediterraneo (di Pollet Méditerranée: dunque, come ne scrisse Daney, “egli non vede che rovine e vestigia”): interdizioni d’accesso, guerre civili, ovvero il lascito ‘democratico’ della civiltà Greca. Problemi greci: Hellas, Hell as, Hélas. Cose così (fra...
di Lorenzo Esposito
Nel decennio che separa Le signe du lion (1959) e Ma nuit chez Maud (1969), non considerando il gruppo dei primi cortometraggi e La collectionneuse (1967), l’attenzione di Éric Rohmer fu principalmente catalizzata dalla serie di quindici lavori per la tv francese, che lui stesso curò e girò.
Si tratta, per l’esattezza, di quindici emissioni televisive, traducendo letteralmente dal francese la parola émission, che nei titoli di testa...
Filmcritica ha negli anni più volte invitato studiosi d’ogni provenienza a riflettere sull’immagine. Il caso del filosofo, psichiatra e psicanalista cileno Ignacio Matte Blanco, in Italia alla metà degli anni ottanta, è forse uno dei più clamorosi.
Il testo è tratto dalla sezione Sentire (a cura di A. Cappabianca), pp. 68-79.
(Lorenzo Esposito)
Riflessioni sulla creazione artistica
Ignacio Matte Blanco
n. 365/366, giugno/luglio 1986
Introduzione
1. Sento che devo spiegare perché oso parlare in una...
Sulla rivista si sono alternate figure di scrittori (di nuovo: non a caso non si dice critici cinematografici), assolutamente atipici rispetto al parlar di cinema in Italia. Una di queste era Giuseppe Turroni, pittore, studioso di fotografia, critico, forse il più acuto interprete di cinema americano che si sia letto nel nostro Paese.
La scelta cade su due interventi. Il primo, a pochi mesi dalla morte, vede Turroni cimentarsi, a...
Esce per Le Mani di Genova un’antologia sui sessantanni della rivista Filmcritica, dal titolo Senso come rischio (a cura di A. Cappabianca, L. Esposito, B. Roberti, D. Turco, prefazione di E. Bruno). Nata nel 1950, fondata e diretta fino a oggi da Edoardo Bruno, Filmcritica ha sempre costituito un unicum all’interno della storia culturale d’Italia. Ancor prima e forse più dei Cahiers du cinéma, poi ampiamente appoggiati dalla rivista,...
di Lorenzo Esposito
Lo strabismo necessario
Cominciamo dalla cosa più bella (uso qui questo termine in senso strettamente filosofico, cioè come punto fulmineo di risalita, di svelamento, del continuo brulichio, sotto e sopra la superficie, del senso). La cosa più bella di Avatar è il suo appellarsi a un unico movimento. Uno scivolamento morbido che ondula la luce e l’aria come la discesa medusea di una piuma, come se fosse un...
di Lorenzo Esposito
visione, una distanza ci divide
E. Montale
A proposito di ciò che il cinema fa e ha fatto al mondo, ci sarebbe da chiedersi meglio quando si è dis-fatto del mondo, giungendo infine a segnalare il distacco dell’occhio dalla terra e dai suoi abitanti. A Werner Herzog bastano quattro minuti da Puccini intitolati La Bohème per porre la questione. L’Africa, terra eternamente separata, è ancora il palcoscenico adatto a...
di Lorenzo Esposito
Direi che, come si presenta attualmente, esso è un lampo fissato nel suo bagliore, un’onda pietrificata mentre si frange sulla riva.
(J. W. Goethe, Sul Laocoonte, 1798)
Ecco qualcosa di ineliminabile: il divario fra l’immagine e la sua comunicazione, fra la comunicazione e la sua immagine. “Quale comunicazione, scriveva Guy Debord, si è desiderata, o conosciuta, o soltanto simulata?”, concludendo poco più avanti: “L’infanzia? Ma è qui; non ne...
di Lorenzo Esposito
Il tempo non richiede presenza né presente. Il tempo si (e ci) assenta. Un film di otto nove dodici ore non riguarda il di più di attenzione necessaria o il di più di fatica eventuale. Semplicemente l’idea stessa di durata invita a avere paura, a tentare un riordino dei fatti scoprendoli sempre anteriori, a ricordarsi ciò che il ‘sistema’ del quotidiano tende a smarrire per sopravvivere, e...
di Lorenzo Esposito
"Quanti siamo in questa casa?", "A parte i fantasmi, quattro o cinque". Questa stupefacente - e, conoscendo Raoul Ruiz, molto poco involontaria - definizione di cinema, è resa in un semplice dialogo di Nucingen Haus. Da Henry James a Edgar Allan Poe (fino a Balzac, da cui è curiosamente tratto il film), è sempre stato così: il battito del fantasma è una fonte elettrica tanto potente quanto...
ovvero La ballata del (cinema) lavavetri
di Lorenzo Esposito
Mi sarei dovuto arrestare al titolo. Non all’esattezza funerea dell’eco pavesiana, ma alla secchezza del lavoro d’inconscio veggente che si chiama cinema (che è origine copia plagio scarto deviazione generazione morte: ‘la ballata del lavavetri’ si intitolava film non dei migliori – italiano? polacco? – di Peter Del Monte). E dis-mettere subito, nel vuoto d’argomenti che svolazza sotto la canicola - cioè...