Brotherhood
di Aldo Busi
Bisogna assolutamente promuovere il film più bello in circolazione, “Brotherhood” (2009) di Nicolo Donato, origini italiane e cultura danese, gli impressionanti interpreti principali si chiamano Thure Lindhardt e David Dencik, distribuito in Italia dal coraggiosissimo Occhipinti (un nome con una garanzia di segno opposto: molto impegno e pochissimo mascara). Dobbiamo fare in modo che almeno i nostri occasionali lettori vadano a vederlo prima che la grande distribuzione se lo inghiotta togliendolo dal cartellone. E’ un’opera magnificamente brutale e brutalmente magnifica sul machismo del branco (con relative sguince tam-burine) e la subcultura ispirata da Dio Patria Famiglia nelle giovani menti, non sempre già tossicodipendenti, gestite da fanatici vecchi nostalgici del mito della Natura Naturale.
Potente affresco, drenato da ogni visionarietà, sulle sette neonaziste proliferanti da decenni in ogni paese europeo e no, dà fiato al compresso grido di dolore e rabbia autolesionista sulla difficoltà per un uomo di accettare i suoi sentimenti e la sua voglia per un altro uomo, infine sulla rivelazione che il tuo vero e più impensato nemico sociale è sempre l’amore che provi, anche quando sia condiviso, e da segreto e da manifesto. Pestaggi di omosessuali e omofobia come antidoto alla propria repressa omosessualità, raid contro extracomunitari, adunate all’insegna della svastica e della birra, mellifluo proselitismo e plagio violento e razzismo e sessuofobia, questa “Fratellanza” illustra tutto l’armamentario che concorre all’invenzione del nemico ovvero del capro espiatorio. Le sequenze, le più raccapriccianti comprese, sono dispiegate con una forza icastica non comune, mai un cliché ideologico di parte, un sentimentalismo “gay” (neppure nel finale molto Giulietta e Romeo, finalmente), attori tutti straordinari in un paesaggio che sembra senza profondità tanto aderisce psichicamente alle facce e agli ambienti, e un ritmo che non lascia tregua un istante per ben novanta minuti di proiezione.
Uscito recentemente dopo cinquanta minuti da “Avatar” e a suo tempo dopo venti di “Gomorra”, era dai tempi di “Tutta la vita davanti” di Virzì e di “Il divo” di Sorrentino che non vedevo un film fino ai titoli di coda. Il mio Oscar personale per il miglior film straniero lo do a “Brotherhood” (dopo averne dato solo un altro nel 2003, a “Magdalene”, di Peter Mullan). Lo consiglio in modo particolare alle donne che non sanno distinguere tra un uomo e la sua pantomima viriloide, ai dissociati genitori associati in organismi cattolici ai limiti della fantascienza e alle congreghe che lottano contro i pedofili a patto che non siano preti o famigliari e per le quali il pedofilo sarei io, ai fan rasati di una qualche milizia di Cristo e a quei loro emuli di poveri diavoli che di giorno predicano i valori del focolare e di notte vanno a tirare coca facendolo tirare più ai trans che a se stessi, nonché agli allevatori di bestiame nostrani perché imparino che la stalla non esime dall’essere intellettuali fino in fondo e quindi dall’iniziare la giornata con una piccola ma suntuosa colazione con quotidiano e fiori freschi (di conseguenza la visione dovrebbe essere imposta a tutti i fighetti di papà e mammà che, magari con l’hobby leghista del disprezzo per gli extracomunutari che sgobbano al posto loro, ancora pensano che una laurea, magari in Psicologia o in Scienze della Comunicazione o in Giurisprudenza, non comporti lo sporcarsi le mani con un lavoro manuale per guadagnarsi la vita e uscire dalle palle, anche delle statistiche sulla drammatica disoccupazione giovanile).
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Visto. Ha ragione Busi, è bello per davvero. Pure la parca colonna sonora è usata con intelligenza. (anch’io ho avuto il mio momento shakespeariano, durante la visione)
Avevo già deciso di andarci. E poi mi fido di Busi. Anche se…l’apprezzamento per Tutta la vita davanti, mi ha fatto un po’ vacillare.
anch’io mi fido di busi e anche perché quando vidi il divo di sorrentino capii che era stupendo parlando di andreotti in maniera sfiziosa, ironica e moderna inserendo molte scene che volevano far capire qualcos’altro(anche perché sorrentino fa anche i libri e quindi è uno scrittore). io sono convinto che anche se busi è omosessuale può capire l’arte che c’è in un film e spero che anche lui è convinto come me che la classifica dei migliori registi italiani è questa: primo posto ozpetek, secondo sorrentino, e terzo quello che ha vinto cannez con elio germani. per la musica invece abbiamo: jovanotti, baustelle e allevi per la classica. letteratura: saviano. grazie e scusate
condivido in pieno e mi fido di busi, non della sua prosa (terrificante al negativo.)
a lui piace il grottesco.
secondo me.
anzi ci sguazza.
per questo loda Il divo e Tutta la vita eccetera.
per questo gli ha fatto schifo il film di Garrone.
per questo a me piacciono poco i suoi libri.
Pretendere di non sguazzare nel grottesco è grottesco.
Fidarsi non della prosa di Busi ma di Busi (che sarà mai Busi al di là della sua prosa?) è terrificante.
Scrivere “anche se busi è omosessuale può capire l’arte che c’è in un film” è umiliante persino per chi legge.
Tutta la vita davanti è un film? Non è un megaspottone al negativo? E’ tutto reazione a qualcosa… Reazionario? Tutto il cinema populista di Virzì per un’inquadratura di Gomorra (niente a che vedere con il libro, per fortuna).
ci andrò.
Non ci andrò. E visto che, purtroppo, devo fare i conti con le mie tasche, con quegli euri mi ci noleggerò un dvd, magari del “vecchio” scola, o l’ultimo di polanski, che vai a colpo sicuro
@niki lismo
non capire che il commento di rotowash è ironico cosa sarebbe, allora?
@giorgio mai
condivido in pieno: preferire Virzì a Garrone mi pare devastante.
e condivido anche la percezione dell’abisso tra il libro e il film.
non mi piace come scrive. però mi fido del consiglio. va bene così?
Ora che ho terminato i miei impegni di comparsa:-) (in “The Tourist” di von Donnersmark e in “Terminus des Anges” di Téchiné qui a Venezia) tornerò volentieri al ruolo di spettatore per il film suggerito da Busi, anche in preparazione delle annuali scorpacciate alla Mostra del Cinema (da fine agosto in poi al Lido di Venezia).
Il film di Virzì, “Tutta la vita davanti”, è l’Italia d’oggi, è un meraviglioso film, è quello che si può fare ancora con la cultura, vedere il mondo con saggezza piuttosto che guadargnarcisi da vivere, Busi ha ragione al massimo, come sempre del resto. Corro a vedere il film! Ciao da Bari, dov’è in programmazione all’Abc.
guadagnarcisi, ops!
@mariateresa
il film di virzì ha qualche pregio, ma ai miei occhi ha due difetti non del tutto perdonabili: il primo sono le scivolate nel grottesco (odio il grottesco); il secondo più grave, è il suo essere irrimediabilmente “commedia all’italiana” del tipo definibile con “retrogusto amaro”.
possibile che non si riesca a dire la realtà italiana (non intesa come attualità, ma come complessità del presente) senza ricorrere all’eterna conosolatoria ambigua ammiccante complice commedia all’italiana?
a che sono serviti antonioni e visconti e rossellini e de sica e fellini e cetera?
possibile che per i cineasti che oggi riescono a uscire nelle sale gli unisci maestri siano risi & monicelli & scola & arberto sordi?
ma fellini non è grottesco?
Grottesco sur-reale (Fellini) VS Grottesco sub-umano (Virzì)
La bella vita e Ferie d’Agosto non sono per nulla grotteschi e descrivono molto bene un certa realtà italiana, il primo ,quella operaia di provincia, e l’altro, lo stato della sinistra ridotta a ceto medio mediamente acculturato e presuntuoso che si crede superiore alla famiglia popolare e un po’ grezza che vota a destra.
concordo con maria. “ferie d’agosto” è proprio così.
Non si trattava di scontatissime caricature?
@giorgio
sì, ovviamente.
com’è nella tradizione dei commediografi all’italiana.
il problema è che poi la caricatura si trasferisce al modello, si fa realtà.
occorre invertire il senso referente reale – film: è la fiction a creare realtà e non viceversa.
credo.
insomma non è arberto sordi lo specchio degli italiani, sono gli italiani specchio di arberto sordi.
Aldo Busi ha scritto tre capolavori (Seminario sulla gioventù, Vita standard di un venditore provvisorio di galline, Sodomie in corpo 11) e due importanti, notevoli romanzi (Vendita galline Km 2 e Casanova di se stessi). Può non piacere il personaggio, le esibizioni televisive, etc. Resta lo scrittore (con Walter Siti, Nicola Lagioia, Maurizio Braucci, Simona Vinci, Giuseppe Montesano, Vitaliano Trevisan, Gianfranco Bettin, Antonio Pascale, Silvia Ballestra) di cui resterà traccia.
ua’ di costanzo…
il vero rotowash è lui, mi sa:-)
[“venditore provvisorio di galline” è splendido.]
anche film tv lo consiglia . Busi scrive libri orredni ma come personaggio televisivo è imbattibile, la sua battuta sulla Lecciso ‘ ma tu ti lisci i capelli tutto il giorno’…è impagabile…anche perchè riconduce lo status della Lecciso a donna – scimmia il che on è proprio battuta di fori….Non mi fido neanche dei suoi consigli , però stavolta si.
La colazione con quotidiano: mi fa senso solo a pensarci.