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per una retorica in maniche di camicia [il sogno di Pierluigi B.]

di Stefano Petrocchi

In varie trasmissioni televisive dell’ultimo periodo, abbiamo sentito Pier Luigi Bersani condensare il suo ben noto stile asciutto in una serie di espressioni fortemente cristallizzate, che tutti intendono. Se alcune di queste frasi mostrano un contenuto politico evidente (cito dall’intervista a Che tempo che fa: “se restiamo a pettinare le bambole, veniamo meno a un compito storico” e “dobbiamo fare una cosa come si deve”; leggi: bisogna cercare nuove alleanze in grado di farci vincere, ma non possiamo più fare pasticci come l’altra volta con l’Unione), altre sono più difficili da decifrare, per esempio: “quando piove, piove per tutti”.

Non è davvero il caso di stupirsi se il segretario del PD, come il poeta ottocentesco Giuseppe Giusti, indugia in una retorica in maniche di camicia – del resto è proprio così, con le maniche arrotolate, che lo abbiamo visto sui manifesti della campagna d’autunno. L’estrema concisione di certi suoi modi di dire rende bene l’idea di una comunicazione che va per le spicce, orientata più all’azione che alla mera analisi (le chiacchiere stanno a zero, si direbbe con un’altra frase fatta). Tuttavia vale la pena soffermarsi su quanto Bersani ha proclamato a settembre nel discorso di Torino e ha poi ribadito dopo la manifestazione della Fiom: il PD è “un partito di governo momentaneamente all’opposizione”.

Non è una dichiarazione sorprendente per il capo di un movimento politico che nella storia repubblicana è stato per più di quarant’anni all’opposizione (come PCI) e ha passato sui banchi della minoranza gran parte del ventennio successivo (come PDS, DS, PD)? Eppure Bersani sembra maneggiare l’avverbio “momentaneamente” con lo stesso slancio ottimistico del protagonista di un film di Frank Capra. In passato, altri leader dell’opposizione hanno descritto difficoltà contingenti scegliendo metafore che grondano sforzo e malumore: Rutelli ha mangiato pane e cicoria pur di assicurare l’unità del PD, Casini ha iniziato una lunga, e non ancora conclusa, traversata del deserto. Quella paroletta, “momentaneamente”, produce al contrario un effetto analgesico, lasciando intendere che le condizioni che impediscono al Partito Democratico di guidare il paese saranno rimosse – come dice la pubblicità – “in un moment”.

In attesa di capire quale strategia vincente verrà elaborata nella stagione (passeggera?) che separa il PD dalla sua riscossa politica, ognuno potrebbe cospargere lo stesso balsamo linguistico sulle proprie ferite esistenziali. Basterà dirsi, a seconda dei casi, sono un uomo ricco momentaneamente in bolletta. Oppure, sono un essere umano circondato di amore e di cure temporaneamente solo come un cane; sono un atleta in perfetta forma fisica transitoriamente sovrappeso; sono uno scrittore da Nobel per ora senza lo straccio di un editore e così via, modulando a piacimento all’interno della frase i connettivi grammaticali tra ciò che vorremmo essere e ciò che invece siamo.

(Con l’animo corroborato da questo esercizio spirituale, la scorsa notte mi sono addormentato nel sonno dei giusti. E ho sognato. C’era Pier Luigi Bersani che stava tranquillamente passeggiando nei pressi della sede del PD, quando la sua attenzione veniva richiamata da una piccola folla con il naso all’insù. Ecco che il segretario, masticando il toscano, dice ai suoi: “Ragazzi, c’è da dare una mano a quel poveraccio, ché se si butta ci piove in testa a tutti, ci piove”. E senza pensarci due volte si fa dare il megafono da un pompiere per parlare direttamente con l’uomo che ha deciso di farla finita: “Ragazzo, ’scolta, i giorni migliori arriveranno, ma ti tocca rimboccare le maniche. Dai, non sei mica messo così male. Te forse non lo sai, ma te sei un uomo felice momentaneamente sull’orlo del suici…”. E niente, mi sono svegliato prima della fine del sogno.)

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12 Commenti

  1. Uomo affabile Bersani, simpatico e alla mano, che ho fotografato a Bologna quando era uno degli uomini nuovi del partito. Credo che questo articolo gli farà piacere, perché è nelle sue intenzioni essere un politico pop, che usa il senso comune anche nel linguaggio, i modi di dire popolari, della cosiddetta “gente semplice”. Poi si fa scrivere alcuni interventi – ma questo è un’abitudine consolidata dell’attuale politica martketing-pubblicitaria – dal ghostwriter, lo stesso che ha scritto quello di Fini a Vieni via con me (uno scafato professionista che scrive la retorica di destra e di sinistra). Lo racconta Oliviero Beha qui:
    http://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/beha/10/11/sono-il-ghost-writer-fini-e-bersani.html

  2. mi pare che un ghost writer di tutto rispetto come karl rove ha dimostrato come il segreto della comunicazione politica 2.0 (che si è inaugurata con il secondo bush, a dire il vero, e non già con l’ondata obamiana), consiste nel puntare molto alto con la retorica e l’oratoria – il bush evangelico e quasi misticheggiante, insomma, destinatario di messaggi del divino: poche massime e sempre quelle, ridondanti e astratte, vagamente liricizzanti, o epiche (psico-cazzate, diceva uno). si tratta poi di mescolare quella retorica ‘alta’ e inaudita, ma spendibile (l’anticomunismo, gli unti dal signore), e il pop un po’ sboccato col quale si emula e si adùla l’italiano medio (il berlusconismo, le frasi tirate via in romagnolo). ma il pd non ha, mi pare, alcuna retorica di livello ‘alto’, e scade nel patetico-grottesco, nel comico, quando – apparati e d’alema permettendo – cerca di farsi giovane e alla moda (alla moda dei tempi). anche su questo piano, allora, un po’ da cazzeggio debordiano, mi pare vincente l’alternativa vendola, con buona pace di bersani (e degli apparati). c’è un niki 2.0 che non manca l’occasione di mediare e ribadire, attraverso il confronto con la volgare cronaca della fine-impero, i contenuti alti al centro della sua peculiare identità politica e intellettuale, insieme alle movenze pop da icona video, mediatica (le immancabile videolettere): poeta in proprio e giovane studioso alla corte della critica letteraria marxista, politicante di mestiere e retore anti-politico, pop o propriamente impolitico, comunista e cattolico, intellettuale provinciale e cosmopolita (ora è negli USA – seguirà videolettera): gay, francescano e bravo figlio di mammà. un congegno invincibile. una forza, un carroarmato.

  3. Bersani è una figura del tutto inutile,ideologicamente ombra di D’Alema,a livello d’immagine vorrebbe rappresentare l’idraulico che piace alle donne di mezza età.

    Storicamente sarà ricordato per la vuota retorica del pragmatismo e per aver fatto perdere qualche altro punto al PD poco prima della sua implosione.

  4. Non ho ancora visto la trasmissione. La vedo sabato e mi rallegro del successo di va via con me. Come sono straniera, sono un po’ persa nella politica italiana, non capisco più niente: chi è Fini? Bersani? Si qualcuno puo spiegarmi, grazie.Invece ho ben capito che Maroni ha detto cose brutte su Roberto Saviano e mi sembra molto grave in un paese minaciato dalle organizzazioni criminali che un ministro sia il difensore di un partito ( la lega nord), invece di denunciare un pericolo crescente in Lombardia.

  5. “Come sono straniera, sono un po’ persa nella politica italiana, non capisco più niente: chi è Fini? Bersani?”

    Véronique, belle domande; non sei la sola (a non capire più niente).

    Mirfet

  6. Brava persona, Bersani. Ma schiavo. Schiavo del vecchio modo di fare politica e di condurre un partito che ancora vige nel PD; si tratta di un modo rigido, poco aperto ai giovani, alle nuove idee, saldato su un’organizzazione verticistica al cui vertice troviamo non Bersani, ma i soliti D’Alema, Bindi (la Bindi!), e tutta la cricca catto-comunista incatenata ad un mondo ormai defunto.
    Il PD, dopo la sconfitta di Veltroni, ha perso un’enorme occasione. Veltroni è andato al macello sapendo di andarci per traghettare il partito da un PD Bertinotti-dipendente a un PD libero ed indipendente da alleanze. onore la merito quindi a Veltroni. poi però sarebe dovuto subentrare a Veltroni un uomo nuovo, giovane, con idee nuove e giovani: solo in questo modo infatti Berlusconi poteva cominciare a tremare molto prima e non adesso, per mano di alleati traditori (può piacere o meno, ma di tradimento si tratta nei confronti di un alleato). ed invece, desolatamente, avanti con il solito vecchiume.
    il momento è critico perchè se è vero che Berlusconi non può più stare dove sta, dall’altra parte lo spettro della politica vecchia, fatta di idee obsolete.
    speriamo nella venuta dell’uomo nuovo

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