VIOLA AMARELLI la lastra e il cristallo


 
1.1.
 
Una fatica la schianta, una fatica qualunque. Dipenderà dagli enzimi. O dagli ormoni, il metabolismo. L’ipofisi o la tiroide. Ci giurerebbe col cuore.
 
Procede a strappi. Con il lavoro. Con i bambini. Con i servizi di casa. Concentra e incendia. Un fuoco che si esaurisce con poco.

Pressione bassa e aritmia. Suo padre è stato sempre ipocondriaco. Lo sta diventando anche lei. Che sciocca. Che importa. Odia. Dottori e medicine. Le compera e, regolare, non le prende.
 
E’ imbarazzante essere al centro dell’attenzione. Per un motivo o un altro le capita spesso. Perché non riflette e dice le cose che gli altri non voglion vedere.
 
Ha deciso. Ora tace. Almeno ci prova. Si sente ridicola : parla, e anche poco, solo se interrogata. Tutti cominciano a dirle brava, ma lei s’intristisce. Non si trova bene
 
Funziona tutto benissimo, insomma, discretamente quando si trova da sola senza doveri. Procede con calma. Rifare un letto può prendere una giornata.
 
Purtroppo non può farlo spesso. Ha le ore piene. E mucchi di cose, casini, bordelli che crea e magicamente risolve.
 
 
1.0
 
Così razionale e, adieu, tutto va a posto, secondo loro, ma non è obbligatorio risolvere affari. Degli altri
 
Così razionale, con gli altri. Le riesce facile, è l’ipermetropia che vede il quadro completo, e oltre. Più n. Con gli anni aggiusti pure le derivate. Degli altri.
 
Così razionale che si è ritirata, in secca, argini irrilevabili, la beatitudine dell’insignificanza. Da bambina amava il buio perché nessuno poteva trovarla.
 
Talmente razionale che quando arriva la piena delle passioni, la lascia sfogare. Cambia lavoro, case e amori e intorno, ovvio, restano esterrefatti.
 
La differenza è solo alle regole, il gioco. Lei conosce le regole degli altri. Non sono le sue. Quelle, non le conosce né vuole impararle nessuno, neppure lei.
 
 
0.0
 
In sottofondo il bisbiglio, costante, non sai se certezza o sospetto. E’ piombata lì da un altro posto, ignoto, lontano, comunque diverso.
 
Il cristallo, la lastra, netto l’acquario tra l’iolaltro. Si vede benissimo, ogni dettaglio. Non si può toccarlo.
 
C’è stato il giorno in cui l’hanno detto. Lei sta morendo, ci spiace moltissimo, ha preso in mano il referto. Lo stesso giorno in cui s’era rotta la lastra e per miracolo aveva toccato.
 
In sottofondo, clangore e tamburo, piombata. Daccapo e di nuovo, le viene in mente passando alla cassa.
 
 

Print Friendly, PDF & Email

9 Commenti

  1. Una musica nella mente. Sembianza semplice delle parole. In realtà tarantella del corpo tra le cose del mondo.

    Una preferenza per 00

    Complimenti a Viola

  2. “Da bambina amava il buio perché nessuno poteva trovarla.”

    Diversi i passaggi significativi come quello sopra, scrittura attenta come sempre. Un caro saluto.

  3. “coinvolgente” mi pare un termine assai calzante.
    Mi ha richiamato immediatamente alla memoria ” Sette piani” di Dino Buzzati.
    Grazie, Viola!

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

in memoria – per Cristina Annino per dopo

di Nadia Agustoni
è un minuto l’universo sulla città dei vivi
ma cresce a ogni uomo la terra
l’osso si fa parola
non si abbassa la grandezza
della morte.

Spaesamenti [Un simbolista a Berlino]

di Anna Tellini
Strana città, la Berlino a cavallo del 1920. Profondamente scissa tra la farragine di ipotesi rivoluzionarie cui mancherà il fatto risolutore, all’apparenza imminente – inevitabile anzi – e poi ritardato senza scadenza, e la condanna all’inazione...

La neve

di Paolo Marco Durante
Il coro dei bimbi intonava adesso, lontano, “Stille Nacht”. Si sentì stanco. Una stanchezza leggera, aggraziata, deliziosa. E profonda, quieta, misteriosa. Una sensazione singolare, nuova, mai percepita prima.

Tre donne

di Paolo Marco Durante
Che cos’è che rende un film - magari un bel film ma non per forza un capolavoro assoluto - indimenticabile?Le ragioni possono essere tante: il cast, il soggetto, la sceneggiatura, la fotografia, la colonna sonora e molto altro, o forse tutte queste cose messe insieme.

cinéDIMANCHE #18 MONTEVERDI & TASSO Il combattimento di Tancredi e Clorinda [1624]

"Notte, che nel profondo oscuro seno
chiudesti e nell'oblio fatto sì grande,
degne d'un chiaro sol, degne d'un pieno
teatro, opre sarian sì memorande."

“Il sorriso di SANIN” A proposito di certi umori dell’intelligencija russa inizio ‘900

di Anna Tellini
Sanin torna a casa, dopo molti anni di assenza, come ne fosse uscito da poco: ha capelli biondi e spalle larghe e voce tranquilla e ferma e un sorriso attento, mentre lo sguardo è immerso in se stesso...
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: