Tre bei modi di sfruttare l’aria

kites

di Francesco Balsamo

 

 

gli animali invernali delle mani
che chiedono il pane dei vetri

gli animali degli inverni
delle mani

che chiedono solo
il pane dei vetri

 

*

 

d’inverno
s’imparentano
fra loro

c’è il silenzio chiassoso
delle foglie,
chiudo la mano e ci arrivo

quasi me,
ma a parte me

dentro casa si mantiene
la temperatura del vetro –
i pianeti della devozione

 

*

 

dal mio palmo
di bisogno
scrivo,

il bianco del non lavoro,

due soli movimenti,
con la fine fune della neve

 

*

 

per prima l’ombra,
ha la gobba grande del respiro –

per ultima l’ombra,
sa l’inciampo del dire,

cerca qualcosa e perde la testa,
passa di corsa e sprofonda a picco

 

*

 

di respirare

gli altri smettono di colpo
io no
io smetto di colpo
gli altri no

 

*

 

la cartoleria delle mani –
aspettano una risposta le dita –
(una risposta scritta)

sto in piedi come un temporale

busso, tuono alla parete
e aspetto una risposta

mia cara carta,
pensa una risposta

 

*

 

sto in piedi
a piovere

sul mio ginocchio
che si scioglie come un nodo –

starei sulle gambe
solo come un lampo

 

*

 

cos’è questa

una scarpa per la testa

 

*

appoggiarsi
al freddo

seghettare
il pane
con le dita

dividere
il mondo
in mele

 

*

 

di inverni oggi
ne sono passati due,

interni ai muri
come cavi elettrici,

stazioni radio
se accosti l’orecchio –

(se accosti l’orecchio
un muro è un giorno di dio)

 

*

 

[“I contrappesi dell’aria”, nota in coda al libro, di Giampaolo De Pietro]

Questa raccolta ha tre linee di confine, tre volte, tre abitazioni, e sembra trovare una scuola o poetica dell’aria. Le linee che l’autore traccia sono segni, proiezioni sulla carta, e hanno una stretta parentela con le figure e le invenzioni di Paul Klee, nei loro pochi tratti neri, tesi, decisi. La perfetta rotondità, nello starsene tondi; il dire la morte come “niente di tragico, di terribile; essa non ci fa paura”. “L’arte di Klee in genere è grave (…) Klee ci tocca, ci può intensamente commuovere, ma egli non intende turbarci”. La lacrima (disegno del 1933), ad esempio, potrebbe sembrare un foglio di questo libro, un modo “scelto” di sfruttare l’aria, tra la carta e la parola, il respiro del tracciare e dello sfregolare il tempo, tra una figura e un discorso, che poi fa sempre silenzio, stagione, vegetazione; corpo che scricchiola e preghiera divisa tra due sedie e le spalle. Un ronzio, trottola del fiato che chi scrive ha imparato ad ascoltare, nel sentirsi solo come una mosca in una stanza abitata dall’ora, tra le lancette di una pagina scritta e i piccoli mai delle sillabe. Capita spesso che le figure di Klee si differenzino di poco da ciò che le circonda, ecco, chi scrive sta per confondersi col resto, proprio e circostante. Zone diverse di colore, qui e là. Una rotondità che torna, quasi irride. L’apparizione dei colori, “picchi di colori”, uno ad uno, personali, con il loro fare, aspettare, agire, trattenere il respiro, cambiare, distendersi, scrivere. Segni che le dita hanno come formulato, segni formulati come richieste all’aria. “Conservando intatta la purezza della linea”, citando lo stesso Paul Klee. […]

 

*

da Francesco BalsamoTre bei modi di sfruttare l’aria, Forme Libere, 2013.

 

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7 Commenti

  1. eheh, francesco, sì, ho messo i tuoi testi in formazione diversa da come appaiono nel libro, così che, immagino, si/ci parlano in un altro modo da come l’autore aveva immaginato. succede anche che la ri-mediazione dello schermo faccia qualcosa a queste pre-view di libri di poesia (l’ho notato tante volte): sarà che ogni testo non corrisponde più a una pagina, sarà che lascia il bianco intorno (e, dopo, appunto, l’aria) per prendere altri font e i link e i nomi e finire impaginato tra titoli di altra natura. immagino che a volte questa ‘promiscuità’ confonda chi legge, e che il ‘disordine’ spiazzi l’autore: io, naturalmente, non posso che sperare che questo contaminarsi riveli qualche angolo inedito…

  2. Che stupore, già.
    Già, stupore.
    Ottima selezione, cara Renata da un libro che ha una partitura davvero straordinaria. Proprio un’aria, a molte misure.
    Congratulazioni anche all’editore Forme libere e alla cara Angela Bonanno che cura la collana di poesia Il gheriglio (vi consiglio di approfondire!).
    Saluti,
    Giampaolo Dp

  3. Usa le dita come occhi questo Poeta spiritualmente tattile. Forte della fragilità del vetro che separa l’interno d’una casa, dell’Io, dal resto, indifferente, che “ passa di corsa e sprofonda a picco.”
    Va in apnea e poi respira asincronicamente col fiato del mondo. E. ci arrivano tutte le sfumature sensoriali del vivere-sopravvivere quotidiano. Come solo il Poeta può. Che “ accosta l’orecchio “ e partorisce la misteriosa parola.

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