Articolo precedente
Articolo successivo

Chirù

SVC_Murgia_Michela_Chiru.indddi Gianni Biondillo

Michela Murgia, Chirù, Einaudi, 2015, 191 pagine

Chirù è un giovane studente del conservatorio di Cagliari affamato della vita. Ma il talento, da solo, non basta per morderla. Chirù ha bisogno di un maestro – più che dentro fuori da scuola – che sappia dargli gli strumenti per decrittare il mondo. L’incontro casuale con Eleonora, più vecchia di lui di vent’anni, sembra il compiersi di un destino. Il rapporto fra i due è in teoria platonico e ideale. Ma l’erotismo continuamente represso fa scaturire, di pagina in pagina, piccole crudeltà reciproche. Discente e maestra sono i fattori matematici di una disequazione irrisolvibile: se lo scambio emotivo trovasse l’equilibrio il rapporto giungerebbe all’entropia. O all’insensatezza.

La scrittura di Michela Murgia è tutta in punta di penna, controllata al limite del vezzoso, la padronanza della lingua indubitabile, con dialoghi mai strabordanti o didascalici, anche quando appaiono certami di intelligenze.

Si crede di leggere un libro sulla generosità, si scopre di attraversare una storia di egoismi. Come, nei fatti, la maestra modelli il suo allievo non è mai descritto. Di Chirù, alla fine, non sappiamo nulla per davvero, non è lui il vero protagonista del romanzo, ma Eleonora, con un passato emotivo colmo di ferite e oggi attrice di successo assuefatta alla mondanità.

La borghesia alla fine si assomiglia tutta, e si sa riconoscere, che sia quella di Cagliari o di Stoccolma. Ciò permette a Michela Murgia di evitare derive esotico-localiste di una certa letteratura nazionale. E anche di mostrare il continuo gioco di finzioni di un mondo ridotto a teatrino frequentato da pupazzi, nel quale, all’apparenza, la protagonista troneggia. È un incontro di solitudini, quello raccontato in Chirù. E di piccole vendette meschine, prove della raggiunta, sconfortante, maturità.

.

(pubblicato su Cooperazione numero 5 del 2 febbraio 2016)

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Io non ci volevo venire

Gianni Biondillo intervista Roberto Alajmo
Scegli come protagonista del tuo romanzo un non-eroe. Un inetto accidioso, Giovà, quello che nelle partitelle si mette in porta per non dare fastidio. Eppure, alla fine il lettore si identifica con lui. Siamo tutti Giovà?

Quando i pesci hanno i piedi

di Romano A. Fiocchi
La copertina è così: accattivante ma nuda, senza titolo, né autore, né editore. Che sono però sul dorso con caratteri che sembrano il loro riflesso tremolante nell’acqua.

Un editore rompitascabile

di Romano A. Fiocchi
Era il 29 novembre 1938. Angelo Fortunato Formiggini, uno dei più geniali editori del XX secolo, italiano «di sette cotte» ma di origini ebraiche, dopo aver sopportato le già pesanti ingerenze del regime, rifiuta di accettare l’estremo affronto delle leggi razziali. Da Roma, dove risiedeva, torna alla sua Modena, sale sulla torre Ghirlandina e si lancia nel vuoto urlando «Italia! Italia! Italia!»

La mantide

di Francesca Ranza
Quell’estate una mantide decapitata cadde giù dal cielo. Eravamo in piscina e parlavamo della coscienza, perché parlare della coscienza andava molto di moda. Non eravamo andati da nessuna parte in vacanza. Lui diceva che Milano in agosto era bellissima e io, anche se a Milano in agosto non ci ero mai stata prima, gli avevo creduto.

Racconti del postmitologico

di Romano A. Fiocchi
L’eleganza del linguaggio di Santoro, che è la sua cifra, contribuisce a proiettare questi brevi e brevissimi racconti – che variano da un massimo di sette pagine a un minimo di mezza paginetta – in un tempo tra il mitologico e il postmitologico.

Soldi soldi soldi

di Romano A. Fiocchi
Poema sinfonico, inteso quale intreccio di liriche di varie misure dove le parole si ripetono come motivi musicali, ogni volta modellati diversamente e sempre più vicini al perfezionamento dell’immagine.
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: