I poeti appartati: Silvio Talamo

effeffe
Prendi la mia immagine
Su, prendi la mia immagine, è un dono;
puoi farne quel che vuoi.
Accettala.
Puoi prenderla per mano,
piazzarla su di un trono,
attaccarla su di un muro, copiarla,
come un poster in cornice
puoi strapparla, picchiarla o sottometterla,
animale ingabbiato o liberato.
Puoi farci un buco con la sigaretta,
inciderne con la lametta l’angolo
o farne un idolo
– buon pasto per il pubblico,
lasciarla navigare sulla carne
dei tuoi sogni per farti trasportare
anche quando appare eretica.
Poi, sarà un aquilone
che scorrazza per la casa.
Lei crede bene d’essere il mio corpo
e vorrebbe, magari, farsi specchio,
essere vita che palpita, reale
così come certo è.
Solo, ti prego, fa attenzione. Quando,
nel trionfo del tuo assolo
ne avrai mangiato il frutto,
il clamore rifluito,
ricorda, per favore,
sta attento che non scappi…
Nimm mein Bild
Nimm mein Bild, ich schenke es dir;
Mach daraus, was du willst.
Nimm es.
Reich ihm die Hand
Setz es auf einen Thron
Häng es an die Wand, mach dir eine Kopie
Wie ein umrahmtes Poster
Dann zerreiß es, schlag es oder unterdrück es
Wie ein Tier im Käfig oder in Freiheit.
Du kannst es mit einer Zigarette durchlöchern,
Ihm mit der Rasierklinge in den Winkel ritzen
Oder es in ein Idol verwandeln
Und der Öffentlichkeit zum Fraß vorwerfen,
Lass es auf dem Fleisch deiner Träume segeln
Lass dich von ihm führen
So ketzerisch es auch erscheinen mag.
Es wird dann zu einem Papierdrachen
Der durch das Haus schwingt.
Das Bild hält sich für meinen Körper
Möchte wahrscheinlich zu seinem Spiegel werden
Ein flatterndes Leben sein
So wahr wie gewiss.
Möchte dich um Vorsicht bitten.
Wenn du dann,
Im Triumph deines Alleingangs,
Die Frucht verspeist haben wirst,
Und der Ruhm verebbt,
Achte darauf, dass dir das Bild nicht entflieht…
*
Precedente agli dei
Precedente agli dei, il tuo guardare,
lì dove ora la storia è nuda e scopre,
sulla terra che brucia, ti sei alzato
antico, in un istante aperto come
una porta sul tempo, una chiatta
sul flusso senza vele, a luce tenue,
quando solo il divino, nel silenzio
percepito – al riparo dallo specchio –
esiste e non le chiese, non i libri
e a parlare era il canto, a cantare
il corpo, a cibarsi ogni pianeta
attraverso la bocca tua affamata,
osservasti la forma, comprendendo
il suo mutare in altro, mentre uguale
la casa dove giochi, non svanisce,
si imperla nell’incenso, proteggendo
nel suo profumo i semi, ti nutristi
hai fame, il dono è questo,
un fiume senza foce è sempre mare,
lo sapevi, lo sai perché il tuo sguardo
è un canto, il tuo passo una risposta,
il tuo torace il tempio, uguale al vento
debole, come il chicco piccolo sei
(che dentro ha tutto il resto), mentre l’ombra
ti ascolta e gli elementi, appena complici
suoi, si intrecciano dentro torri, troni
e regge sconosciute all’architetto,
lo vedi e sei futuro, la radice
non vuole alcun martirio, alcuna croce,
muore il despota e tutta la sua corte
cola ora (in quel momento)
oro dal tuo naso,
vino dal costato
e guardi passo passo il tuo destino
che non comanda, esegue la scrittura
del tuo viaggio, che solo andando dice
ed ora certo sai,
ormai hai capito
da quale luogo vieni
e che come una radice è la presenza.
Vor den Göttern
Vor den Göttern, dein Blick,
An der Stelle der nun entblößten Geschichte und auf Entdeckungsreise,
Auf der glühenden Erde, bist du aufgestanden
In deiner Altertümlichkeit, einem offenen Augenblick
Wie ein Tor auf die Zeit, ein Lastkahn
Auf dem Fluss ohne Schleier, in einem schwachen Licht,
Wenn nur das Göttliche in der Stille
Wahrgenommen wird – geschützt vom Spiegel –
Und es existiert, ganz ohne Kirchen und Bücher
Es sprach der Gesang, er sang
Den Körper, er sollte sich von jedem Planeten ernähren
Durch deinen hungrigen Mund,
Du beobachtetest die Form und erfasstest
Ihre Metamorphose, unverändert
Das Haus, in dem du spielst, es verweilt,
Es benetzt sich mit Weihrauch, schützt
In seinem Duft die Samen, du spendest die Nahrung
Du hast Hunger, das ist das Geschenk
Ein Fluss ohne Mündung ist ein immerwährendes Meer,
Du weißt, warum dein Blick
Gesang ist, dein Schritt eine Antwort,
Dein Brustkorb wie ein Tempel im schwachen Wind,
Du bist wie ein kleiner (allumfassender) Mittelpunkt, während der Schatten
Dich erhört und sich die Elemente als seine Komplizen
in den Türmen, Thronen
Und dem Architekten unbekannten Palästen verflechten
Du siehst es und bist Zukunft, die Wurzel
Will kein Martyrium, kein Kreuz,
Es stirbt der Despot mit seinem Hof
Gold rinnt (in jenem Augenblick)
Aus deiner Nase,
Wein fließt aus dem Gerippe
Und du durchläufst mit deinem Blick die Etappen deines Schicksals
Das nicht befiehlt, sondern nur die Schrift
Deiner Reise ausführt, die während des Verlaufs spricht
Und nun hast du die Gewissheit
Nun hast du sie begriffen
Deine Herkunft
Und dein Dasein, das einer Wurzel gleicht.
*
Tra le carcasse non ci sono fiori
Tra le carcasse non ci sono fiori,
quando nel corpo restano solo ossa
immuni alla vita e gli sguardi trovano,
senza presenza, i volti, l’occhio che
guarda, se non altrove,
lungo la solitudine dei giorni.
Le rughe ostentate come armi.
È inutile cercare ancora lì,
dove tu sai che non ne troverai.
Ci hanno lasciato a custodire i ruderi
di un mondo che è caduto
e chi si è accontentato,
riesce a godere del proprio giardino
credendo di ingrassare,
tracotante di paura,
fra gli steccati che sono orizzonti.
C’è chi muore così come ha vissuto …
Accettarne la morte, prima ancora
di nascere, era il rito del cammino.
Non più ora, ed il mio passo resta
avulso dalle regole del clan:
non c’è tribù ma solo appartenenza.
Resto sui bordi al buio e tasto gli sgorbi
che sporgono dal muro,
cercando la fessura.
Arriverà il mattino,
lavorerò su quei fili di luce.
Zwischen den Schlachtkörpern keine Blumen
Zwischen den Schlachtkörpern keine Blumen,
wenn im Körper nur noch die Knochen bleiben
immun gegen das Leben, die Blicke finden
abwesende Gesichter, das Auge sieht
nur noch der Einsamkeit der Tage entlang.
Die Falten vorgezeigt wie Waffen.
Vergebens, dort weiterzusuchen,
wo du weißt, dass du sie nicht finden wirst.
Sie haben uns zurückgelassen, um die Ruinen
einer gefallenen Welt zu hüten
die sich mit sich selbst zufrieden gegeben hat,
sie genießt ihren Garten
und denkt, sie würde zunehmen,
überheblich vor Angst
zwischen den Zäunen, die Horizonte sind.
Es gibt Menschen, die sterben wie sie lebten…
Ihren Tod anzunehmen, bevor sie
geboren wurden, war der Ritus des Weges.
Nun nicht mehr; mein Schritt ist
losgerissen von den Regeln des Stamms:
Es gibt keinen Stamm, sondern nur Zugehörigkeit.
Ich bleibe an den Rändern im Dunkeln und fühle die Schmierereien, die aus der Mauer ragen
auf der Suche nach einem Spalt.
Der Morgen naht und
ich werde an diesen Lichtfäden arbeiten.
Il Dioniso Trasparente
La birra è rovesciata sul bancone
un velo appiccicoso
il legno acceso
che beve
esploso in spillatrici – fiotto di schiuma
dischiusa
sotto a volte di fumo
i manici stretti (boccali) spugnati
in leggere trasparenze
di vetro riflesso
è il gioco
risucchiato in bicchieri
gonfi di particelle
e gas abbagliante
in vortici
di dita stringendo
sigarette incoscienti
che le bocche
scia lo smalto viola
da labbra imburrate
in penombre fluorescenti
le luci rosso pallido
nostro intelletto nel rhum le donne
-fianchi zebrati
investite da lingue blu (metallo) che graffiano sui
[pullover
e boccate di tenue lilla la gente raccolta
intorno al bar
in un successo di whisky e dispersione
che si urla lanciando
brevi segnali
strillati nelle orecchie il senso
è solo accennato il suo silenzio
tenera eco assordante
che filtra dal tweeter
fonde
e i ragazzi di luce storditi
per tutta la santa notte
dentro ai vicoli
due milioni di bar
la legge prende il caos
il caos scolora …
e torna che vi faccia o no piacere
dio sconvolto prodotto
il carro ebbro di Dioniso planando
le sue vesti illibate stracciate dal catrame
sull’immateriale intrico di città
curva incroci (l’intera specie operata)
che sbafa (rimpinzata) smascherata
una danza incantata nell’immobile
stagno – il tempo senza memoria o materia
l’intero suo corteggio
di satiri pompati
che si danno
– le unghie sporche
e sudati
sui marciapiedi
e lo sguardo sbranato
lungo golfi di neon
e saliva incrostata all’angolo dei musi
quaranta milioni di segnali
al banchetto serale di noia e corse
in cui tutti immersi
sbattendo i piedi
in un bagno di clacson
cembali piume-vetrina colori
lungo mura-cartello (depilazione laser)
su corpi lisci evanescente obliati
ma è un Dioniso ferito
le membra trasparenti
ridotto incatenato quasi esangue…
<< Bisogna ciclicamente
dimenticare la propria esistenza>>
Questo era il suo annuncio
forse l’immagine non è così vuota
ma questo non ci è detto…
la realtà ha i tacchi alti… passa per i tavoli
ciglio aguzzo e sfuggente le due mani
sulla gonna e balla in tondo
inebria percepita ammalia
(la panca piena di cappotti e sciarpe)
ma anche uccide
sempre ridendo nel nudo si colora
si svela a poco a poco
e torna a mutare
il suo passo confonde
il frammento e la sua festa
e come obbliga al ricordo
ne segui il vero
e la bugia
si fugge il lato il più silente
della stessa superficie
fedele al suo amarsi lei
quanto al tradirsi
Der durchsichtige Dionysos
Das Bier auf der Theke verschüttet
Ein klebriger Schleier
Das aufnehmende
Trinkende Holz
Geplatzt in Heftmaschinen – offene
Schaumwogen
Unter den Rauchgewölben
Die engen Griffe, die geschäumten (Bierkrüge)
In leichten Transparenzen
Des gespiegelten Glases
Das Spiel
Aufgesaugt in Gläser
Aufgebläht von Partikeln
Und trügerischem Gas
Im Taumeln
Der Finger, die bewusstlos
Ihre Zigaretten festhalten
Die Münder
Im Kielwasser des violetten Lacks
Gebutterter Lippen
Im leuchtenden Zwielicht
Die Lichter rot und schwach
Unser Verstand im Rum Frauen
-Mit Zebrahüften
Von blauen (Metall) zungen überfahren, die auf ihren Pullovern kratzen
Und Schlucke in einem hellen Lila Die Menschen
Rund um die Theke
In einem Erfolg aus Whisky und Zerstreuung
Den man schreit, indem man
Kurze Signale sendet
In die Ohren geschrien, der Sinn
Wird nur angedeutet, sein Schweigen
Ein sanfter, ohrenbetäubender Widerhall
Vom Tweeter gefiltert
Schweißt zusammen
Und die Jungs, verwirrt von den Lichtern
Die ganze heilige Nacht
In den Gassen
Zwei Millionen Pubs
Das Gesetz fängt das Chaos ein
Das Chaos entfärbt sich …
Und kehrt zurück … Ob es euch passt oder nicht
Ein erschütterter Gott ein Produkt
Der trunkene Wagen von Dionysos geleitet
Seine unbescholtenen Gewänder zerrissen vom Teer
Auf dem immateriellen Knäuel der Stadt
Kurve, Kreuzungen (die gesamte Spezies operiert)
Sabbert (übersättigt) entpuppt
Ein verzauberter Tanz im unbeweglichen
Teich – die Zeit ohne Gedächtnis und ohne Materie
Mit dem gesamten Gefolge
Der hochgespielten Satyrn
Die sich offenbaren
– mit ihren schmutzigen Nägeln
Und verschwitzt
Auf den Bürgersteigen
Mit einem aufgefressenen Blick
Den neonbeleuchteten Golfen entlang
Ihr Speichel verkrustet an den Winkeln ihrer Mäuler
Vierzig Millionen Signale
Beim abendlichen Festmahl der Langweile und der Rennen
Vollkommen eingetaucht
Die Füße schlagend
In einem Bad von Hupen
Cembali Federn-Schaufenster Farben
Den Werbeplakaten an den Mauern entlang (Laserenthaarung)
Auf glatten Körpern, dahinschwindend und in Vergessenheit geraten
Aber es ist ein verwundeter Dionysos
Mit durchsichtigen Gliedern
Angekettet und beinahe empfindungslos…
<< Man muss zyklisch
Die eigene Existenz vergessen >>
So lautete seine Ankündigung
Vielleicht ist das Bild gar nicht so leer
Aber das erfahren wir wohl nie …
Die Wirklichkeit trägt hohe Stöckelschuhe … Geht durch die Tische
Eine scharfe Augenwimper, die den beiden Händen
Auf dem Rock entflieht und im Kreis tanzt
Berauscht, wahrgenommen, betört
(Der Bauch voller Mäntel und Schale)
Sie tötet aber auch
Immer lachend, entfärbt sich in der Entblößung
Entschleiert sich Schritt für Schritt
In ihrer Metamorphose
Der Schritt verwirrt
Das Fragment und sein Fest
Es erzwingt die Erinnerung
Du folgst seiner Wahrheit
Und seiner Lüge
Man flieht von der stillen Seite
Derselben Fläche
Treu zur Eigenliebe, so steht sie
Zum Betrug