I poeti appartati: Alida Airaghi

Michael Triegel Deus Absconditus (2013)

Elsewhere

di

Alida Airaghi

 

 

 

C’è un fondo al cielo,

in fondo al cielo: e prima luce,

e primo buio. Fine di tutto,

innanzi a tutto.

Velo che tieni il mondo,

ripara il fiore, il frutto.

 

**

 

Tu che non puoi non essere,

non puoi finire.

Costretto a vivere

il futuro nell’adesso:

condannato a te stesso.

 

**

 

Ma tu sei un dio nascosto.

Oppure solo stanco:

e vorresti confonderti,

bianco nel bianco;

arrenderti, non esserci.

Invece stai al tuo posto.

 

**

 

Ma chi può consolarlo

se soffre, a chi può chiedere

aiuto? Cosa pregare,

a chi confessare il tarlo

di un dubbio: lui, muto?

 

**

 

Fare la guardia al niente.

Per millenni di vuoto

opporsi al niente, senza essere cosa.

E poi la scelta, il lampo. La voglia

che esistesse una rosa.

 

**

 

Prima di Dio non c’era dio,

prima del nulla non esisteva niente.

E niente e dio e fine e avvio

furono tutto, insieme: corpo e mente.

 

**

Ci chiederà mai scusa

per il male che ha potuto farci

(l’eterno, l’infinito, onnipotente)

a noi, che usa come alibi,

se ci ha destinati

all’inferno del niente?

 

**

 

Non crede al suo essere Dio,

non chiede di esistere eterno.

Gli basta che un lieve brusio

lo invochi presente e paterno.

 

**

 

Se gli arriva al di là degli spazi

sepolti e persi, oltre i cieli

le galassie gli universi;

se riesce a giungere a lui, leggera,

sottile come un soffio,

la preghiera incredula e viva

di uno che ha paura ma chiede

che lui ascolti; fosse solo per questo,

per questa minima fede,

dovrebbe esistere e rispondere,

esserci,

anche se non si vede.

 

**

 

Altro da me e da tutto,

non visto non visibile: muto.

Solo e inconosciuto,

lontano – irraggiungibile.

E in ogni cosa, in ogni rosa;

abisso e vetta, pantano

e volo. Tu, sordo

a qualsiasi grido, tu – grido.

Puro e trasparente, insanguinato

e lordo. Mio Dio, mio io,

mio muro. O niente.

 

**

 

Le tue mille e mille cattedrali,

come le amo nei loro silenzi,

nel buio dei confessionali: altari

spogli e cupole pesanti,

le nicchie, i banchi in fila,

la pazza solitudine dei santi.

 

**

 

Se il giorno è stato senza luce,

la notte lo riscatterà:

le parole sbagliate taceranno,

le offese saranno perdonate.

Nel sonno innocente di ognuno

il male si riduce a niente.

 

 

Da “Un diverso lontano”, Manni, Lecce 2003

 

 

 

 

 

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1 commento

  1. Mi è piaciuta molto, questa poesia.
    Il ritmo e il contenuto andavano perfettamente d’accordo.
    Non c’era finzione (sterile) nè sciatteria di forma.
    In particolare mi è piaciuto un verso.

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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