Collana Adamàs, La vita felice editore
[Continua quella che vorrebbe essere non tanto un’indagine, ma una ricognizione ragionata e dialogata dell’editoria indipendente di poesia. Abbiamo iniziato con Le Mancuspie, una collana di poesia diretta da Antonio Bux per le edizioni Graphe.it. a. i.]
La Collana Adamàs, La vita felice editore, è diretta da Tommaso Di Dio, Vincenzo Frungillo, Ivan Schiavone. Nel 2023 sono stati pubblicati i libri di Heiner Muller (settembre), Vito Bonito (maggio), Florinda Fusco (maggio), Franco Ferrara (dicembre), di cui presentiamo degli estratti. Nel 2024, sono usciti in febbraio Cinema di sortilegi di Tommaso Ottonieri e 06.010 di Sara Davidovics.
Risposte di Vincenzo Frungillo
Come è nata l’idea di questa nuova collana di poesia?
La collana Adamàs, diretta da Ivan Schiavone, Tommaso Di Dio, oltre che da me, nasce ufficialmente nel 2023 con i primi tre volumi pubblicati (Vito Bonito, Florinda Fusco e Heiner Müller), ma in realtà l’idea di un nuovo spazio per la poesia contemporanea era nei nostri pensieri già da un po’ di tempo. Dopo la scomparsa dell’editore Francesco Forte e la chiusura della casa editrice Oèdipus, era finita anche la meritoria collana Croma K, diretta da Invan Schiavone, quindi ci siamo ripromessi di continuare il lavoro di Ivan con un’altra casa editrice per non disperdere i progetti già in cantiere ed aggiungervi idee e proposte mie e di Tommaso. La vita felice e l’editore Gerardo Mastrullo ci hanno dato quest’occasione e l’abbiamo accolta con entusiasmo.
Che regime di produzione avete? Vi soddisfa quello che riuscite a mettere in opera (numero di titoli all’anno)?
Il regime di produzione è piuttosto intenso, in verità. Ci siamo ripromessi di pubblicare nove volumi all’anno con tre titoli in febbraio, tre in maggio e tre in novembre. Direi che siamo soddisfatti anche se la cura dei libri ci impegna abbastanza.
Come scegliete i libri che volete pubblicare? Quali sono i criteri che vi guidano? Siete interessato a difendere aree poetiche o correnti specifiche all’interno del panorama contemporaneo?
Nella terna di libri pubblicati abbiamo deciso di inserire un/una autore/autrice straniero/a, magari inedito/a in Italia, anche se abbiamo aperto con la ristampa di Heiner Müller, Non scriverai più a mano, tradotto da Anna Maria Carpi, già edito da Scheiwiller, ma non più disponibile; un/a autore/autrice italiano/a del recente passato che reputiamo importante per le nuove generazioni, ma che non ha ancora lo spazio editoriale che meriterebbe, ad esempio, insieme ad Argo edizioni si è avviato un progetto di ripubblicazione delle opere di Franco Ferrara; e infine un/a autore/autrice italiano/a che reputiamo importante per l’attuale panorama poetico nazionale: finora abbiamo pubblicato Vito Bonito, Florinda Fusco, Tommaso Ottonieri, Sara Davidovics. Il fatto che noi tre curatori siamo anche tre autori piuttosto diversi l’uno dall’altro per poetica, oltre che formatici in tre aree geografiche piuttosto diverse (Napoli, Roma, Milano), ci aiuta ad avere una visione piuttosto ampia dell’attuale panorama. Aiuta inoltre la possibilità che ognuno di noi ha di essere a contatto con contesti poetici internazionali: prossime uscite straniere previste provengono da aree linguistiche differenti (portoghese, tedesco, macedone, americano). Non abbiamo una linea o una corrente privilegiata, come dicevo, veniamo da ambiti differenti e cerchiamo di prendere il meglio di ciò ci sta intorno o che ci viene proposto. Abbiamo però stilato un piccolo testo programmatico in cui abbiamo cercato di dire qualcosa sulle nostre intenzioni. Ne riporta una parte qui di seguito:
“La parola [Adamàs] appare in una celebre poesia di Guido Guinizzelli («Com’adamàs del ferro in la minera») e porta con sé l’idea – che facciamo nostra – di una scrittura che non ponga l’alternativa oziosa fra pensiero e poesia, fra conoscenza, filosofia e arti del linguaggio e della scrittura, ma tenti di portare le prime e le seconde ad un punto di fusione che le renda coese e indistinguibili. E insieme duplice e una sola è la stessa parola “adamàs”: possiamo sì tradurla con “diamante”, ma anche con quella di “calamita”, perché si attribuiva a questo minerale il potere sia di risplendere e farsi trasparente e così rilanciare la luce che lo penetrava, sia quello di attrarre a sé per una forza invisibile e stupefacente il metallo ferroso, opaco, denso e pesante. Così pensiamo debba essere la poesia: da un lato deve portare il ricordo degli strati più sepolti di noi e saper trarre alla superficie il rimosso geologico del nostro vivere sul pianeta terra, dall’altro sapere raccogliere intorno alla propria luce una densità metallica e metamorfica di significati e di atmosfere, di visioni e cosmologie che possano sfuggire all’ipocrita semplicità della più trita comunicazione a cui il l’epoca dello spettacolo ci ha condannato e che sempre più sembra pervasiva, anche nelle scritture che si dicono letterarie”.
Non esiste quindi una corrente poetica di appartenenza ma l’attenzione ad autori e autrici autentici e autentiche che sappiano traferire in un libro di poesia quanto auspicato nel nostro manifesto.
*
Heiner Müller Da Non scriverai più a mano, 2023 Pellicola nera Il visibile Si può fotografare O PARADISO DELLA CECITA’ Ciò che ancora si ascolta È conservato TAPPATI GLI ORECCHI FIGLIO I sentimenti Sono di ieri Pensato Non viene nulla di nuovo Il mondo Si sottrae alla descrizione Tutto l’umano Diventa estraneo 1993 * Vito M. Bonito Da Acrobeati, 2023 I è come sui papaveri esausti le zanzare un deliquìo di morte un iperìo senza più porte una festa di sangui di cirrose protervie banalmente impervie come a volte quando scendi da le stelle o mi del cielo nel sì del mio sfacelo tra li papavera belle oh! perché perché allor ti lingui? oh! perché? ti esangui? […] che? non ti piageva la smisurata tua doglianza? la buia lontananza? la bua senza speranza? il fior che fragile morì tra gli usignuoli già in ardore? non è abbastanza questo papaverico tremore? cos’è che non sai? o è perché te ne vai e vai e vai alfin laggiù tra i rrasoi che rrose non furono mai luce morte dondolio oh sine fine addio beate rrime addio beate mai state mai neppure nate voi spente lampadine io fervente senza mutandine II ergo la vita è un vuoto esergo non scritto io porto il cimiero in segno di castità li nervi bianchissimi dei denti io mi dentificavo ogni mese poi mi cariavo il cimiero non me lo sono tolto nemmeno da morto abbiamo tutti paura come i fioretti nel notturno gelo solo che noi in noi chiudiamo lo sfacelo ci fanno male gli arti le pupille l’infinita solitudine prostatica siamo solo un dolore impertinente un reuma un’unghia che non cade tra le rrose o dove o niente * Florinda Fusco Da Materia osservabile, 2023 1. Leggera fluttuazione sulla gonna. La maglia fuxia. La chewing gum si gonfia tra le labbra. Piccola croce tatuata sulla spalla. Guarda in alto adesso. Verso nord-est. Sembrerebbe un nulla. Ma: una leggera fluttuazione ha generato un’espansione che ha prodotto materia e ordine: galassie, stelle, pianeti. 2. Ecco la lista delle cose presenti: diario, borsetta, cappello a falda ampia, smalto, pillole Errato: sono cose del passato, di un miliardesimo di secondo fa, il tempo che la luce emessa dalle cose impiega a raggiungere gli occhi Ecco la lista delle cose presenti: la luce *
Franco Ferrara
Da Lettere a Natasha, 2024
[…]
il silenzio
ma l’audacia che pongo con questa parola
è (anche) annientamento dalla devastazione
del tempo.
(Perché non parli?
dovrebbe allora disorientarmi la solare incautela
cui affido la mia tendenza di essere?)
(Ricordi? lo abbiamo detto:
«la gioia è infinitamente ricca, dà, getta via;
la gioia è più assetata, più vigorosa,
più affamata, più terribile, più estrema
di ogni dolore…
implora perché qualcuno prenda; vorrebbe
essere odiata
tanto è ricca la gioia
che è assetata anche di dolore!»)
Per questo, vedi?
sento di trarre nutrimento
anche da questa eccezione al silenzio
che ti offro come una focaccia
di datteri e d’orzo;
(e anche per questo
sento che non posso esimermi dal porre la mano
nella stimma di questa luce).