HelloQuitX: istruzioni per l’uscita da X

di Andrea Inglese

“Ma ragazzi, se ce ne andiamo anche noi da X, chi garantisce la sopravvivenza di un vero dibattito democratico? Chi garantisce l’espressione di punti di vista diversi?” Questo magnifico argomento fallace, è già disponibile domani per l’esodo da Facebook. L’esodo da X, però, sembra davvero ancora più urgente, perché esso è già teatro da tempo di campagne d’astroturfing (propagande falsamente spontanee e popolari) contro non solo la fantomatica cultura woke, ossia l’ideologia di sinistra, ma anche semplicemente: 1) il giornalismo indipendente; 2) la ricerca scientifica universitaria. Nemici della galassia neofascista, promossa dal padrone della piattaforma (Elon Musk), sono tutti coloro che pretendono di difendere la verifica delle fonti e la fondatezza scientifica delle prove. Si tratta, in entrambi i casi, di processi collettivi complessi che, pur evolvendo nel corso della modernità, hanno costituito forme di limitazione, nei confronti tanto del delirio individuale quanto di quello settario, di natura religiosa o politica che sia. Ma rispondiamo subito all’argomento formulato all’inizio. Perché mai, io, libero cittadino, dovrei garantire la “democraticità” di un luogo privato (X), che trae profitto economico dalla mia presenza su di esso e mi getta in pasto a bande di fascisti, razzisti, climatoscettici, ecc., che godono il massimo appoggio da parte del proprietario di questo luogo (Musk). Volete emendare il vostro Karma? Andate a nutrire i senza tetto, invece di cercare di ripulire dalla merda fascista case private che ne strabordano.

Il vero problema è un altro. La droga era buona e a poco prezzo. Ne abbiamo abusato, traendone grandi vantaggi in termini di efficacia personale o di gruppo. Ora che però sappiamo quante brutture implica la sua circolazione, ne siamo schiavi, fisicamente dipendenti. Tagliare le relazioni con lo spaccia è durissima. Ci ritroviamo vulnerabili e miseri, come prima del grande sballo. Lo sballo è consistito nella capacità delle piattaforme di creare un nostro ampio pubblico, una nostra ampia famiglia. E uscire da X significa dover ricominciare da zero. Sacrificare una ricchissima agenda e un foltissimo archivio che si sono costruiti con sudore negli anni. Ecco, questo è un discorso che si capisce. Ed è per questo motivo che i difensori dell’abbandono di X, per l’occupazione di spazi di dibattito alternativi, ossia ancora democratici, hanno posto l’attenzione sulla “portabilità”.

È quanto accade in Francia. Qui abbiamo un signore di nome David Chavalarias, che ha tutte le carte in regola anche per i più tecnofili: un matematico con esperienze di ricerca pluridisciplinari (direttore di ricerca al CNRS e Centro d’Analisi di Matematiche Sociali all’EHSS), autore di un libro sulle piattaforme (Toxic data. Comment les réseaux manipulent nos opinions, 2023; Dati tossici. Come i social manipolano le nostre opinioni) e soprattutto coordinatore del progetto openportability.org, un programma a libero accesso, che permette di trasferire tutti i dati del proprio conto X su mastodon o BlueSky. Questo programma è stato poi associato a HelloQuitX (Esci da X), che si definisce in questi termini: “un movimento meta-politico e apartisan che aiuta i cittadini a riappropriarsi degli spazi digitali compatibili con delle democrazie funzionali”. Questo movimento di “cittadini” in realtà è “politico”, nel senso che difende la possibilità di integrare le piattaforme a uno spazio di scambio e incontro realmente democratico, ossia antifascista.

Il problema, quindi, è quello di uscire da piattaforme elettroniche in mano a soggetti privati, e per lo più fascisti, che ne controllano il funzionamento grazie alla scelta degli algoritmi e alle strategie o meno di moderazione, per integrare delle nuove piattaforme (BlueSky e Mastodon) a un tipo di scambio e comunicazione che rispettino le norme e lo spirito della democrazia. Questo “spirito” democratico si fonda su un ideale fondamentale: il controllo il più possibile diretto da parte dei cittadini delle istituzioni sociali; tra queste ci sono gli organismi di comunicazione di massa e di circolazione dell’informazione.

Sul sito di HelloQuitX si trova anche una lista di realtà associative, giornalistiche, politiche, ecc. che hanno già lasciato X (da Mediapart, consorzio di giornalisti indipendenti sul web, all’Università di Starsburgo, dalla Berlinale Film Festival alla ONG Cimade, e così via).

Cari e care tossiche di X, oggi avete un bel metadone, e persino droghe alternative, ma che, pur facendovi sballare allo stesso modo, non hanno effetti nefasti sulla vostra salute e quella del vostro prossimo. HelloQuitX, andate a farvi un giro.

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2 Commenti

  1. Mi piace questo paragone con la droga. Non e nuovo , si parla proprio di dipendenza dai social media. Sembra che ci dobbiamo passare tutti prima o poi da una dipendenza in questi ultimi cinquant’anni. Era meglio l’oppio dei popoli a confronto.

  2. Preciso il mio breve ragionamento di prima. Ben venga che ci sia la possibilata’ di salvarsi i twitter e i contatti su altre piattaforme, il problema resta la dipendenza. Come in tutte le dipendenze, non se ne esce fino a quando non si chieda aiuto. Il tuo articolo e’ la dimostrazione che ci si interroga sul che fare a proposito di una presa di posizione contro X. SEcondo me varrebbe la pena di allargare il discorso sulle dipendenze e farsi un esame di coscienza. Se restiamo invischiati nella dipendenza da social media le prese di posizione ideologiche lasciano il tempo che trovano. Ritengo invece interessante sviluppare una ricerca su pratiche di auto aiuto per vincere la dipendenza. Ignoro se ce ne siano ed ignoro se esistano gia’ figure professionali che si occupino di disintossicazione da questo tipo di dipendenza. Tuttavia ritengo che il tuo articolo contribuisca in una certa misura a sviluppare anticorpi soprattutto per certe dirigenze tossiche come quella di Elon Musk. Parliamone: Cosa ci attrae nello stare in uno spazio virtuale preformato come quello di Musk? Niente , siamo gia’ vittime del meccanismo della dipendenza secondo me. Ci stiamo facendo usare.

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andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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