“Raccontare il lavoro”, un’iniziativa verso il referendum

di Davide Orecchio
Manca un mese esatto al referendum. 5 SÌ per il lavoro e per la cittadinanza. E, su Collettiva, grazie a un’idea di Carola Susani, abbiamo messo in piedi un’iniziativa di militanza narrativa. Collettiva ospiterà storie di lavoro offerte da un gruppo di scrittrici e scrittori che aderiscono alla campagna referendaria che si concluderà col voto dell’8-9 giugno. Alla domanda: “Cosa possiamo fare per questa campagna?”, queste “penne” hanno trovato la risposta in quello che sanno fare, scrivere. Come spieghiamo con Carola Susani in un pezzo di introduzione, “i racconti che saranno pubblicati da Collettiva da qui alle prossime settimane sono il risultato, il resoconto potremmo dire, dell’incontro che ciascuna scrittrice (o poeta) e scrittore ha avuto con una lavoratrice o un lavoratore. Sono la resa testuale di dialoghi preziosi soprattutto per gli autori, che hanno potuto guardare e ascoltare l’obiettiva realtà, e restituirla in una storia scritta, in un ritratto”.
Nel primo pezzo che abbiamo pubblicato (Però non sono mestieri da fare da soli) Veronica Galletta dialoga con Sandro Vitale, operaio di una cooperativa storica di Palermo, esperto nella manutenzione di gru e carroponti per Fincantieri. “Quando guardo di sotto penso che siamo fortunati”.
Scriviamo con Susani:
Se – solo per citare i primi tre racconti in ordine di pubblicazione – Veronica Galletta […] scopre che è un noi, una voce collettiva, quella che è necessario raccontare, invece Daniele Petruccioli, ascoltando un portuale di Palermo, trova al cuore della questione proprio la sensatezza del lavoro, la necessità del riconoscimento e della messa a frutto della sapienza e dell’esperienza. Mariasole Ariot, raccontando l’emersione di Emanuela da una esperienza di precarietà e l’incontro con la Fiom, ci permette di capire di cosa abbiamo bisogno perché il lavoro faccia la sua parte nella sensatezza della vita.
Cosa chiedono i 5 quesiti referendari?
In estrema sintesi: il primo quesito chiede di cancellare le norme sui licenziamenti del Jobs Act, che consentono alle imprese di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015; il secondo di proteggere dai licenziamenti i lavoratori di imprese con meno di 15 dipendenti; il terzo di interrompere l’abuso dei contratti a termine precari; il quarto di rendere responsabili della sicurezza e degli infortuni sul lavoro le grandi aziende committenti di appalti e subappalti. Il quinto quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992.
Tornando ai racconti…
Ragioniamo ancora su Collettiva:
C’è, in questo momento storico, la sensazione di uno scadimento condiviso e pervasivo nel mondo del lavoro. Come fa un lavoro così ridotto a essere il tessuto della vita collettiva? Eppure sono poche le circostanze in cui una persona incontra il mondo, vario e complesso, si mette alla prova in azione di fronte agli altri, si rivela a sé stessa, incontra ceti sociali diversi dal proprio, altri stili di vita, altre prospettive culturali, dove le viene richiesto di affrontare le questioni, le difficoltà come essere umano in relazione ad altri essere umani. È il lavoro la circostanza principale in cui questo è avvenuto. Senza lavoro, il tessuto sociale si scolla, la vita, solitaria, appare insensata. A partire da queste riflessioni, per quanto qui accennate e incompiute, ci piacerebbe fare della campagna referendaria l’occasione per riflettere in controluce sul lavoro che vale la pena. Esiste? C’è ancora la possibilità di lavorare creando il tessuto della vita comune? Quali sono le condizioni perché questo avvenga?
Vi invitiamo a seguire questa iniziativa. E, soprattutto, vi invitiamo a votare SÌ il prossimo 8-9 giugno.