di Nicola Ingenito
Sto per recensire l’ultimo film di Almodovar, quindi scordatevi ogni accenno alla trama, vi farei un grande torto. Insomma, si tratta di una pellicola a metà strada fra un melò e un noir: due generi che non meritano d’essere svelati. Ci sono però dentro: un chirurgo con progetti vendicativi che cade vittima del desiderio, una serva, uscita fuori da un feuilleton ottocentesco, madre di due fratelli pazzi e nemici, un corpo femminile bellissimo e flessuoso, un uomo tigre e i fantasmi delle donne amate dal chirurgo, tutte morte suicide, e un ragazzo scomparso.
Da Tutto su mia madre in poi, messo da parte Parla con lei, che è un film perfetto, Almodovar è riuscito a proporre personaggi e storie trasgressive, filtrate da una forte maturità personale e espressiva, che è riuscita a far arrivare le sue storie al grande pubblico così che i suoi film, per quanto non abbiano rinunciato a tematiche forti e spiazzanti, sono diventati sempre più accoglienti e un po’ buonisti.










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