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London, 27/11/1894 [ dell’insouciance & alia ]

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Malìa [Londra – 1887]

di Francesco Paolo Tosti [1846 – 1916]

parole di Rocco Emanuele Pagliara [1856 – 1914]

e l’inimitabile ironico Alfred Kraus dal vivo

                                                               Cosa c’era nel fior che m’hai dato? Forse un filtro, un arcano poter? Nel toccarlo, il mio core ha tremato, m’ha l’olezzo turbato il pensier. Ne le vaghe movenze, che ci hai, un incanto vien forse con te. Freme l’aria per dove tu vai, spunta un fiore ove passa ‘l tuo piè. Freme l’aria per dove tu vai, spunta un fiore ove passa ‘l tuo piè.                                                                                                                               Io non chiedo qual plaga beata fino adesso soggiorno ti fu: non ti chiedo se Ninfa, se Fata, se una bionda parvenza sei tu! Ma che c’è nel tuo sguardo fatale? Cosa ci hai nel tuo magico dir? Se mi guardi, un’ebbrezza m’assale, se mi parli, mi sento morir! Se mi guardi, un’ebbrezza m’assale, se mi parli, mi sento morir!

 

di Orsola Puecher

[ un fascio di lettere – legate con un nastrino di raso verde – consunto – riposto da chissà quanti anni nel segreto – nel senso di cassetto invisibile – di un vecchio mobile – alcune d’amore – altre di dolori – e poi queste tre – da Londra – di un ritenuto molto austero bisnonno – baffi a manubrio da dagherrotipo – così cariche di storia – di allusioni – di particolari curiosi – di tenerezze d’antan e di concetti e fatti ancora tanto attuali e irrisolti – dopo ben un secolo e diciassette anni di storia – da risultare davvero sorprendentie poveri i nostri nipoti alle prese con freddi file – niente carta e inchiostro – e asperità e rotondità di belle calligrafie – nè parole misteriose da decriptare che richiedono diversi giorni di riletture – fino al lampo in cui emergono a un senso compiuto – da sgorbietti di segni che erano – come l’inconsueta francoinglese insouciance – incoscienza – noncuranza – spensieratezza – irresponsabilità – così estranea all’odierno dover essere sempre responsabili – coerenti – sempre dalla parte giusta – spirito di un certo modo di vivere e di pensare di una Belle Époque di pace e sorti progressive delle genti – che sarà disilluso di lì a pochi anni dal secolo delle guerre ]



     Carissima Nanna,
     Ieri sera ho ricevuto la tua carissima con quanto piacere tu sola lo puoi immaginare.
     Sebbene la posta per l’Italia non parta che alla sera pure ti scrivo di mattina perchè al mio ritorno dalla City ho appena il tempo misurato per scrivere alla ditta.
     Ieri dunque ho avuto alle 3½ l’intervista con Cox.
     L’impressione della personalità di Cox fu subito favorevolissima. Sebbene abbia l’aspetto di un prete anglicano pure dal contegno dalla franchezza nell’esporre le sue vedute è di molto superiore a certi nostri pezzi grossi che gettano alla faccia la loro importanza come se il mondo pendesse ai loro cenni.
     Cox è stato molto gentile e le sue osservazioni così giuste che francamente altrettanto mi sentirei dubbioso di firmare in Italia un contratto da solo fidandomi del solo mio criterio, altrettanto qui mi sento sicuro che non sarò ingannato e che se noi manterremo le promesse non sarà certo da Cox che ci verranno difficoltà.
     Cara mia in Italia si ha talmente tanto da imparare nel modo di fare affari che non so prevedere quando e come ci arriveremo.
     Qui si trattano affari colossali in poche parole e molto minori scritti perchè l’inganno è sconosciuto precisamente perchè è quello che intralcia e fa perdere tempo e denaro con danno anche del disonesto che si vedrebbe in poco tempo lasciato in disparte.
     Da noi invece…
ma basta lasciamo là quest’argomento che del resto a te non può molto interessare.
     Londra è sempre quella gran città che tu conosci e vi sarebbero tante belle cose da comperare ma non avendo quel bel borsellino ben guarnito che desidererei mi tocca a guardare e passare via.
     C’è però una sensibile diminuzione negli affari e mentre una volta nella City non ci si trovava un bugigattolo d’affittare, ora quasi ad ogni casa vi sono locali d’affittarsi per studio. E’ questa proprio un’osservazione da padrone di casa che pur troppo prova anch’egli i danni dell’arenamento commerciale.
     Alle care bambine dirai che io aspetto con vivo piacere un loro scritto, ed intanto mando mille affettuosi baci,
     Fa un bacio a quell’amore di Carla, ed a te mille e poi mille abbracci e baci dal tuo
          Aff.mo Ginio

 

     London 29/11 94
     Carissima Nanna,
     Ho ricevuto le due carissime lettere delle bambine che ringrazierai a mio nome facendo loro un mondo di baci.
     Anch’io com’è vostro vivo desiderio vorrei tornarmene presto al nido nativo, ma prevedo che le cose non si potranno definire prima della metà della ventura settimana,
     Sin’ora tra lo scrivere, il parlare e discutere e cercar informazioni il tempo mi è passato rapidamente.
     Tanto rapidamente che non ho avuto campo di cercare e provvedere a quanto tu desideravi sapere ed io di comperare.
     Alla mattina mi alzo alle 8 circa e mi trovo pronto per scrivere da fino verso le 9, ora in cui arriva la posta. Rispondo se ho tempo alle lettere della ditta; ma generalmente non arrivo d’impostarle che alla sera.      Alle 10 e mezzo si va alla City dove si sta fino alle 4 ore circa e poi si ritorna a casa per la corrispondenza che deve essere impostata non più tardi delle 6 e un quarto perchè abbia a partire nella sera stessa.
     Alle 8 si pranza, poi bighellonando sino alle 10 circa si torna all’albergo e dopo tutte le ore sono buone per andare a letto.
     Ecco la mia vita nella città di Londra; non ho mai messo piede in dei teatri ne altri divertimenti perchè proprio non ne sento la volontà.
     Se avessi messo a posto tutti gli affari probabilmente avrei anche volontà di divertirmi: ma per la responsabilità che ho indosso caso mai l’esito non fosse quale lo desiderano i miei soci non ho quella insouciance di vita che potrei avere fossi qui a trattare affari più andanti.
     La mia salute però non ne soffre e l’appetito non manca, due cose molto necessarie per l’equilibrio mentale.
     Salutami caramente le bambine a cui scriverò un altro giorno in cui abbia più tempo. A te in particolare affettuosissimo abbraccio.
     Ricevete mille affettuosi baci dal tutto vostro
               Aff. Ginio

     Londra 1/12 94
     Carissima Nanna,
     Oggi essendo sabato gli affari mi lasciano il tempo d’intrattenermi un poco anche con te mia carissima.
     Chissà come sei spiacente di questa mia prolungata assenza!!
     Ma che vuoi anche in questo paese dove tutto dove tutto si fa speditamente non c’è stato modo di fare camminare le cose più presto. E già prevedo che non prima di mercoledì potrò prendere il treno e venire ad abbracciarvi. Oh ma allora vedrai come vi compenserò tutti; te per la prima.
     Ieri ho mandato due righe alle care bambine. In risposta alla loro letterina, spero che saranno soddisfatte. Alla Carla fai tanti baci per mio conto.
     Il mio soggiorno in Londra malgrado gli affari non posso dire mi riesca uggioso, soltanto vorrei averti vicina per farti ammirare ancora una volta quanto vi ha di bello e grazioso in questa città, non esclusa la nebbia che oggi per la prima volta pare voglia mostrarsi in tutta la sua densità.
     Ho però trovato una Londra molto diversa da quando l’abbiamo visitata insieme, i prezzi di tutto gli oggetti sono ribassati e se non fosse il viaggio converrebbe almeno per noi uomini vestirsi e calzarsi qui. Questo mi fa ancora di più, se è possibile, desiderare la tua presenza e diciamolo pure di avere più sterline in tasca per quel ben noto proverbio che il buon mercato conduce l’uomo all’ospedale.
     Intanto che mi rammento se non hai già fatto a Teresa il regalo pel suo onomastico potrei vedere per un oggettino che stia nel prezzo che già so, e portarglielo. Che te ne pare?
     Sin’ora non ho avuto tempo di visitare magazzini ma conto di farlo oggi e non tralascerò di dare un’occhiata a Maple. Qui all’albergo c’è il suo catalogo e i prezzi dei letti di ferro e ottone che desideravi sapere variano dalle 25 alle 35 sterline. Bisognerebbe perciò vederli che rispondendo subito a questa mia arriverai in tempo a farmi la commissione. Commissione che eseguirò se ed in quanto avrò ancora sufficienti denari in tasca.
     Fa mille affettuosissimi baci alle bambine, ed altrettanto ricevi dal tuo
     aff. Ginio

 

Hotel Previtali
Mentasti Brot, Prop.
Arundell Street
Piccadilly Circus
Telegraphie Address:
“Previtali London”


E ci si può immaginare l’aff. Ginio in giro nella Londra dell’epoca, affrettarsi ai suoi impegni per le streets così vivaci nel loro flusso caotico ma armonioso di mezzi di trasporto animali e meccanici: carozze, carrozzini, fantastici tram a cavalli a due piani sponsorizzatissimi dai primi cartelloni pubblicitari, dove al piano superiore le signore aprivano i parasole, inclusi battelli a vapore sul Tamigi e rare automobili.
 


 
Il bisnonno, che la bisnonna Giovanna con tenerezza chiama Nanna, rivelando un ignoto e prezioso spaccato di lessico famigliare, era stato mandato dalla ditta in missione a Londra per affari delicati, che, da lontani racconti ormai, ahimé, non più verificabili, pare fossero inerenti all’acquisto del brevetto inglese per la pastorizzazione del latte, ancora ignota in Italia, per future Centrali del Latte. Il problema del impure milk, il latte infetto, era all’epoca causa di diverse epidemie e morti infantili.
Lascia davvero stupiti la precisa e lungimirante consapevolezza del giovane Ginio di quanto l’Italia fosse indietro dal punto di vista del sistema statale ed economico, per la burocrazia delle procedure e per il malcostume delle mazzette e tangenti varie, che ci affligge tutt’ora, sulla qual cosa aveva anche una certa sconsolata e confermata certezza: Cara mia in Italia si ha talmente tanto da imparare nel modo di fare affari che non so prevedere quando e come ci arriveremo.
Molti italiani, del resto, trovarono fortuna nell’Inghilterra dell’epoca, in una fuga di cervelli che ancora continua. Il Premio Nobel per la Fisica Guglielmo Marconi quando si rivolse al ministero delle Poste e Telegrafi Italiano, al tempo guidato dall’on. Pietro Lacava, illustrando la sua rivoluzionaria invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti, non ottenne alcuna risposta, anzi la sua lettera venne bollata dal ministro con la scritta alla Longara, intendendo il manicomio, che allora a Roma era ubicato in via della Lungara. Trasferitosi a Londra invece ottenne senza ostacoli il brevetto e la possibilità di sfruttare e diffondere la sua invenzione.
Il napoletano Francesco Paolo Tosti famoso musicista pop dell’epoca, interprete elettivo di palpiti dannunziani e oscure morbosità pascoliane, le cui romanze e fogli d’album venivano massacrate nei salotti dalle signorine di buona famiglia e cantate a squarciagola nei mercati rionali, nel 1870 si trasferì a Londra dove, grazie a Lord Mayor e all’appoggio del celebre violoncellista Gaetano Braga, suo conterraneo, nel 1880 entrò alla corte della regina Vittoria come maestro di canto. Edoardo VII nel 1908 gli conferì persino il titolo di baronetto.
Tornando al bisnonno si nota che la preoccupazione per il borsellino vuoto di sterline è costante. Anche perché la carissima Nanna come regalo dal viaggio non si accontentava di un semplice monile o un di pizzo o di un souvenir qualsiasi, ma aveva fatto la commissione di un letto di ferro e ottone con i pomoli e le volute. Che sarebbe stato acquistato, nel caso le finanze residue lo avessero permesso, ai famosi magazzini Maple.

 

 
I cataloghi dei grandi magazzini di allora, dai Sears americani ai famosi Maple londinesi, sono fra le testimonianze più affascinanti dell’esposizione seriale di tutte quelle bellissime buone cose di pessimo gusto che affollavano i salotti di Nonna Speranza delle case borghesi dell’epoca. Legioni di pendole dall’aspetto antropomorfo, file di sedie a braccia aperte, scrivanie materne, paralumi vezzosi, languide dormeuse e chincaglieria per tutti i gusti. Ma come e se mai avvenne l’acquisto e il trasporto del famoso letto da London a Milano non si tramanda: se come ingombrante bagaglio appresso, passando la Manica e mezza Europa, o se spedito. Il suo viaggio sarebbe stato di sicuro un avvenimento, con tutto l’almanaccare della famiglia… ma quando arriva il letto… e il letto?… arriverà? e poi l’arrivo e il successivo montaggio e collaudo amoroso.
 
 

 
 
Lo si può immaginare questo talamo vagante, un letto si aggira per l’Europa, come un altro famoso letto d’ottone, quello del film inglese ⇨ The Knack …and How to Get It sulla swinging London degli anni ’60. Altra estinta insouciance.
 


 
Ginio, uomo d’affari dall’animo poetico, che di Londra trovava bella e graziosa anche la nebbia novembrina, come si evince dalla carta intestata delle lettere, abitava all’albergo Previtali, in Arundell Street, ora sparito, ma non certo lussuoso. Di questa Arundell Street c’è una fortunata e gustosa descrizione da parte de “la pulce ammaestrata della letteratura inglese“, quel Pelham Grenville Wodehouse, cantore e critico ferocemente leggero degli albionici difetti borghesi.
 

Da SOMETHING NEW
[1915]
Pelham Grenville Wodehouse
 
CHAPTER I
 
The sunshine of a fair Spring morning fell graciously on London town. Out in Piccadilly its heartening warmth seemed to infuse into traffic and pedestrians alike a novel jauntiness, so that bus drivers jested and even the lips of chauffeurs uncurled into not unkindly smiles. Policemen whistled at their posts–clerks, on their way to work; beggars approached the task of trying to persuade perfect strangers to bear the burden of their maintenance with that optimistic vim which makes all the difference. It was one of those happy mornings.
At nine o’clock precisely the door of Number Seven Arundell Street, Leicester Square, opened and a young man stepped out.
Of all the spots in London which may fairly be described as backwaters there is none that answers so completely to the description as Arundell Street, Leicester Square. Passing along the north sidewalk of the square, just where it joins Piccadilly, you hardly notice the bottleneck opening of the tiny cul-de-sac.
Day and night the human flood roars past, ignoring it. Arundell Street is less than forty yards in length; and, though there are two hotels in it, they are not fashionable hotels. It is just a backwater.
In shape Arundell Street is exactly like one of those flat stone jars in which Italian wine of the cheaper sort is stored. The narrow neck that leads off Leicester Square opens abruptly into a small court. Hotels occupy two sides of this; the third is at present given up to rooming houses for the impecunious. These are always just going to be pulled down in the name of progress to make room for another hotel, but they never do meet with that fate; and as they stand now so will they in all probability stand for generations to come.
They provide single rooms of moderate size, the bed modestly hidden during the day behind a battered screen. The rooms easy-chair contain a table, an easy-chair, a hard chair, a bureau, and a round tin bath, which, like the bed, goes into hiding after its useful work is performed. And you may rent one of these rooms, with breakfast thrown in, for five dollars a week.
 
 
 

Da QUALCOSA DI NUOVO
[1915]
Pelham Grenville Wodehouse
 
CAPITOLO I
 
La luce del sole di una bella mattina di primavera cadeva graziosamente sulla città di Londra. Su Piccadilly il suo calore rincuorante sembrava infondere nel traffico e sui pedoni quasi una nuova vivacità, cosicché i guidatori di autobus scherzavano e anche le labbra degli autisti si piegavano in sorrisi non scortesi. I Poliziotti fischiavano ai loro posti mentre lavoravano, i mendicanti si dedicavano al compito di persuadere perfetti sconosciuti a sopportare il carico del loro mantenimento con l’ottimistica forza che annulla tutte le differenze.
Era una di quelle mattine felici.
Alle nove precise la porta del numero Sette di Arundell Street, Leicester Square si aprì e un giovane uomo ne uscì.
Di tutti i posti di Londra che potrebbero essere ben descritti come posti morti non ce n’è uno che risponda completamente alla descrizione come Arundell Street, Leicester Square. Camminando lungo il marciapiede settentrionale della piazza, proprio dove si unisce a Piccadilly difficilmente noteresti il collo di bottiglia che si apre sul minuscolo cul-de-sac. Giorno e notte il flusso umano tumultuoso passa, ignorandolo. Arundell Street è meno di quaranta Yarde in lunghezza, eppure sebbene ci siano due alberghi in essa, non sono hotel alla moda.
E’ solo un posto morto.
Nell’aspetto Arundell Street assomiglia a quelle osterie nelle quali si vende il vino italiano di qualità più economica. Il collo di bottiglia che esce da Leicester Square si apre brutalmente in una piccola corte. Gli Hotels occcupano i due lati di questa. Il terzo è al momento occupato da affittacamere per i poveri. Questi sono sempre sul punto di essere buttati fuori in nome del progresso a cercarsi una camera in un altro hotel, ma non s’incontrano mai con questo destino, e ci restano ora come ci resteranno per le generazioni a venire.
Essi offrono stanze singole di prezzo modesto, letti modestamente nascosti durante il giorno dietro una cortina sformata. La stanza contiene un tavolo, una sedia. Una poltrona, un cassettone, ed un piccolo lavandino rotondo, che come il letto, viene nascosto dopo che il suo utile lavoro è finito. E si può affittare una di queste stanze, compresa la colazione, per cinque dollari la settimana.

 
[ trad. Orsola Puecher]

 

NOTE

 

Perversa anzi banale, una storia più vera del vero 

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di Isabella Mattazzi

Autore di una ventina di romanzi, vincitore di una manciata di premi, Régis Jauffret può essere considerato a tutti gli effetti uno scrittore di culto al di là delle Alpi. I suoi romanzi, pressoché sconosciuti in Italia, frequentano da tempo le vette più alte delle classifiche di vendita francesi. Non da ultimo Sévère, libro scandalo che nel 2010 ha dato a Jauffret una grossa mano in fatto di popolarità. Racconto della relazione sadomaso tra un facoltoso banchiere e la sua escort, Sévère ha avuto per mesi gli onori dei giornali per la richiesta, da parte di una famiglia alto-borghese ben nota al gossip francese, di ritirarlo dal commercio e di distruggerne tutte le copie. La storia infatti è vera, o meglio Jauffret si è ispirato per il suo romanzo a un fatto di cronaca realmente accaduto nel 2005: l’uccisione del finanziere Édouard Stern da parte della sua amante che per questioni di soldi ha pensato bene di ammazzarlo chiuso in una tuta di latex rosa. Da qui, la decisione della famiglia Stern di difendere la memoria del defunto con ogni mezzo legale a sua disposizione. Da qui, la prevedibile alzata di scudi dell’intellighenzia radical-chic francese (con manifestazioni, happening e petizioni firmate dai soliti Michel Houellebecq, Philippe Djian , Philippe Sollers , Bernard-Henri Lévy …)in difesa della libertà di scrittura e dell’assoluta sovranità dell’autore di fronte al proprio testo.

carta st[r]amp[al]ata n.42

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di Fabrizio Tonello

I grandi uomini si riconoscono per la visione storica, la capacità di elevarsi al di sopra delle contingenze del momento, di guardare oltre le piccolezze della vita quotidiana. Giulio Tremonti, per esempio, è andato a Rimini al meeting di Comunione e Liberazione senza preoccuparsi di quisquilie come la Borsa di Milano dove ormai gli operatori più solidi sono le donne delle pulizie a stipendio fisso: “Waterloo fu vittoria o sconfitta?” si è chiesto il ministro mentre i pragmatici ciellini, preoccupati per i loro danè, lo guardavano straniti. E il ministro si è anche risposto da solo: “Fu una vittoria per l’Inghilterra e per l’Atlantico ma fu una sconfitta per l’Europa”.

Belin!, come direbbero a Genova: l’unità europea avrebbe bisogno di un Napoleone che tenga lontani gli odiati banchieri inglesi e noi che non ci avevamo pensato. Al posto dell’inetto presidente della Commissione UE José Barroso, che è portoghese, quindi praticamente brasiliano, ci vorrebbe un leader autentico, magari un po’ italiano e un po’ francese, come Bonaparte che era nato in Corsica. Forse Tremonti pensava a se stesso, essendo anch’egli uomo di frontiera (Sondrio) benché più italo-svizzero che italo-francese. O forse a Rimini si sentiva una reincarnazione di Mario Appelius, con il suo radiofonico “Dio stramaledica gli Inglesi!” del 1940-42.

Mistica senza Dio

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[Segnalo l’importante traduzione  di un maestro assai poco frequentato: Fritz Mauthner, Mistica senza Dio, Irradiazioni, pp. 216,  €12. Si pubblica parte del saggio introduttivo di Guido Vitiello, seguito da alcuni estratti dell’opera. DP]

di Guido Vitiello

(…) Certo le Wortwanderungen, le migrazioni delle parole, non seguono rotte costanti come quelle degli uccelli; ma non diversamente dagli stormi di rondini, le parole prendono in volo le figure più varie, si annodano e disnodano a comporne di nuove, trascorrono sui cieli del significato lasciando, al loro passaggio, un labile frego di lavagna. Non sono farfalle che lo spillo di un entomologo possa assicurare, una volta per tutte, al cartoncino di un significato unico e stabile, con etichetta tassonomica in latino. Lo sanno bene i lessicografi, un po’ meno i filosofi, che anzi mettono grande sforzo e dedizione nel definire una volta per tutte i loro termini. Eppure ci vuol poco a constatare che non si dà al mondo lessico tecnico più aleatorio ed esasperante di quello filosofico, dove ogni nuovo arrivato pretende di ripartire daccapo e foggiarsi, da bravo onomaturgo, le parole di suo gusto.

Fritz Mauthner, che arrivò buon ultimo, da ospite neppure troppo gradito, al gran ballo del pensiero filosofico, ebbe il ritegno e l’eleganza di non portarvi il suo stuolo di debuttanti, e non si sognò neppure di coniare un nuovo lemmario speculativo. Fu però insolente quanto basta da mandare gambe all’aria, dopo qualche giro di danza, le parole ereditate da un paio di millenni di tradizione teoretica, queste auguste e attempate signorine che i filosofi trattano con ogni riguardo e galanteria. L’insegna della sua impresa fu infatti la Sprachkritik, la critica del linguaggio.

Era di maggio

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di Mónica Flores Fernandez

“À ceux et celles qui feront le XXI’ siècle, nous disons avec notre affection:
‘Créer, c’est résister.
Résister, c’est créer.’”

Stéphane Hessel

È il 15 Maggio quando, dopo mesi di letargo e inattività, il popolo spagnolo esce nelle strade delle città più grandi del Paese, indignato. Manca soltanto una settimana alle elezioni comunali e del governo di diverse comunità autonome. Per quasi un anno la gente ha subito in silenzio, senza protestare, riforme economiche e sociali molto criticate: cambia l’età per andare in pensione dai 65 ai 67 anni, i lavoratori perdono dei diritti, si tagliano i fondi alle scuole, alla sanità e si vede con impotenza come i mercati attaccano costantemente un’economia che è già debole da sé. I disoccupati sono quasi cinque milioni e non pare che la situazione debba migliorare nei mesi seguenti.
Queste manifestazioni non nascono dal nulla. Per mesi, nei social network, si parla principalmente della situazione spagnola e anche della situazione mondiale e si scambiano idee. La sorpresa di molti è vedere che c’è una folla che pensa nello stesso modo. I servizi che in una democrazia dovrebbero essere provveduti dallo Stato sono stati messi nelle mani delle imprese private. Si è permesso al neoliberalismo di infettare tutta la nostra società. E ora tocca pagare.
Davanti ad una realtà così, i media pubblicano, parlando dei giovani, frasi come “La generación NI-NI, ni estudia, ni trabaja” (1), “El FMI advierte: la actual generación de jóvenes españoles vivirá peor que sus padres” (2) e altre simili, ma queste due sono sicuramente quelle che fanno traboccare il vaso. La generazione attuale di giovani in Spagna è quella meglio formata e preparata di tutta la storia del paese, ma è anche una generazione con un tasso di disoccupazione molto alto a causa di una crisi che non ha provocato.

A Casal di Principe stendono un velo

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di Rosaria Capacchione

Il problema é: riusciranno a resistere, quei trecentomila centimetri di pizzo, al lastricato sconnesso di corso Umberto? E i tacchi della sposa? I tacchi, s’incastreranno tra un buco dell’asfalto e un rattoppo? E le damigelle? Ne serviranno almeno cento, tutte rigorosamente in abito da cerimonia. Ecco, il loro fondoschiena potrà competere con quello di Pippa? E se per caso il 23 settembre dovesse risvegliarsi la faida casalese, come la metteremmo con la fuga dei killer? E se uno schizzo di sangue dovesse insozzare tre chilometri di virgineo tulle nuziale? Mettiamola cosi: don Carlo Aversano, che ha appena appena finito di benedire la nomina di un assessore pur sapendolo indagato per fatti di camorra, quest’ultima uscita se la poteva pure risparmiare. Cioè, avrebbe serenamente potuto negare, come altrove già accade da anni, la sua autorizzazione al matrimonio-kermesse con il solito velo da guinness dei primati realizzato dal solito stilista specializzato in effetti speciali.

Parole oltre i confini

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Babel 2011 – Palestina 15-18 settembre 2011

Nel 2011 la ricerca del festival Babel sulle identità divise, le province degli imperi e le lingue salvate tocca un limite estremo: ospite del festival è la Palestina. Babel invita scrittori cisgiordani, di Gaza, palestinesi di Israele e della diaspora, che scrivono in inglese, in arabo e in francese. In questa sua sesta edizione Babel ospita le lingue e le culture frammentate e sparse che, persa la terra delle Scritture, abitano la terra della scrittura.

Anche se da oltre mezzo secolo la Palestina è costantemente sotto i riflettori dei media, poco si conosce di quello che creano gli scrittori, gli artisti, i registi e i musicisti palestinesi: la vitalità, la misurata reticenza e lo humour con cui reagiscono alle mutilazioni territoriali, culturali o linguistiche.

Gli autori invitati a pronunciare la «Parola oltre i confini» sono: Izzeldin Abuelaish, candidato al Nobel per la pace 2010, autore del libro-testimonianza Non odierò; Susan Abulhawa, autrice di Ogni mattina a Jenin, recentissimo caso letterario internazionale; Suad Amiry, scrittrice e architetta, dirompente, esilarante e amara; Mourid Bargouti, poeta e narratore, uno dei maggiori scrittori arabi viventi; Mustafa Bargouti, attivista democratico, candidato alla presidenza palestinese nel 2005 e motore di svariati progetti culturali in Palestina; Fatina al-Garra, giovane poeta che ha dovuto lasciare Gaza e cercare rifugio in Belgio, tradotta per la prima volta in italiano da Babel; Jamil Hilal, sociologo, autore di testi fondamentali per comprendere la questione palestinese; Elias Khuri, autore della Porta del sole, l’affresco più coraggioso e complesso della Palestina del secondo Novecento; Adania Shibli, una delle voci più originali e calibrate della giovane letteratura in lingua araba.

Inoltre Babel invita, di persona o in collegamento video, Daniel Barenboim, John Berger e Elias Sanbar a evocare la presenza di tre fantasmi, Edward Said, Ghassan Kanafani, Mahmoud Darwish, coloro che hanno posto la Palestina nel cuore del mondo e portato il mondo nel cuore della Palestina.

Il programma «Oltre i confini della parola» riflette la vivacità degli altri linguaggi artistici con una mostra di opere video di giovani artisti palestinesi per artBabel; un concerto della formazione da camera della West Eastern Divan Orchestra, complesso di musicisti arabi e israeliani fondato da Barenboim e Said; per cineBabel, una rassegna cinematografica con film come Fix Me, Route 181, Le temps qui reste, nonché il documentario Arna’s Children di Juliano Mer Khamis, che aprirà il festival il 15 settembre, accompagnato da una tavola rotonda con gli autori in sala.

Come ogni anno, continuano a svilupparsi il Settore ricerca, con i laboratori di traduzione letteraria e per il cinema, la Collana Babel e la Biblioteca di Babel, il Settore scuole e la dimensione extraBabel che tocca altre città svizzere e italiane. Per maggiori informazioni sull’edizione 2011 e le edizioni passate di Babel: www.babelfestival.com e su facebook

LE PAROLE E LE COSE

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di Franco Buffoni

SORPRESA!

http://www.leparoleelecose.it

Lucrezio riscritto

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 Martedì  13 settembre 2011, alle ore 21

presso la Libreria Popolare (via Tadino 18, Milano)

Presentazione di:

La fisica delle cose. Dieci riscritture da Lucrezio

a cura di Giancarlo Alfano

con testi di Andrea Inglese, Letizia Leone, Laura Pugno, Giulio Marzaioli, Vincenzo Frungillo, Andrea Raos, Vito M. Bonito, Sara Davidovics

Giulio Perrone Editore (2011)

Partecipano alla serata:  Giancarlo Alfano, Andrea Inglese, Vincenzo Frungillo, Italo Testa

Hurricane downgraded

2

di Helena Janeczek

Si trovano con un albero sul tetto e privi di elettricità per chissà quanto. Bernie ha i capelli bianco-cotone, Leah una pelle olivastra simile a quella di una tartaruga. Cammina con un bastone, quando sprofonda nella poltrona, non smette di parlare. “Era pieno di foglie qui dentro, insopportabile”.Ora il parquet specchiante rimanda alla fatica e al pericolo di liberarlo dall’intrusione degli eventi meteorologici straordinari. Hanno novant’anni, non occorre una bufera annunciata come uragano per rendere rischiosa la loro vita coniugale in quella casetta del New England.

DISCRIMINAZIONI ITALIANE

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di Certi Diritti

La Commissione Europea ha condannato senza mezzi termini le ripetute discriminazioni avvenute in Italia in merito ai dinieghi di concessione e rinnovo della patente a persone LGBT, ultima quella contro Cristian Friscina. La Commissione ha affermato che “in primo luogo, non vede come l’orientamento sessuale possa rientrare tra le categorie di disturbi menzionate” nelle direttive europee “e, in secondo luogo, non riesce a capire il collegamento tra l’orientamento sessuale e un’eventuale incapacità funzionale di guidare un veicolo. Inviterà pertanto le autorità italiane a chiarire la loro posizione sull’argomento”. Inoltre “la Commissione desidera ribadire il suo impegno deciso a contrastare l’omofobia e la discriminazione basata sulle tendenze sessuali avvalendosi appieno delle competenze conferitele in materia dai trattati. A tale proposito la Commissione ha spiegato che è sua priorità garantire che le norme nei singoli paesi dell’Unione si conformino totalmente alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, “nello specifico all’articolo 21 della stessa, che vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale”.

Antimodelli del maschile nella DDR

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[Il numero 61 della rivista Allegoria dedica la sua sezione tematica alla maschilità in letteratura. Accanto ai saggi di Anna De Biasio (sui masculinity studies), Vincenzo Bavaro (su Amiri Baraka), Fabio Andreazza (su Marco Ferreri), all’intervista di Daniele Balicco a Luigi Zoja e all’ampia recensione di Margherita Ganeri al Dominio maschile di Pierre Bourdieu, compare anche un mio saggio dal titolo Antimodelli del maschile nella DDR. Genere e campo letterario.
Prendendo spunto dal caso dei “protocolli al maschile” (Männerprotokolle) pubblicati nella DDR a metà degli anni ’80 dalle scrittrici Christine Müller e Christine Lambrecht, il saggio riflette su quanto e a quali livelli il genere influenzi il posizionamento degli autori/autrici nel campo letterario, condizionando non solo le loro traiettorie, ma anche le forme, i contenuti e il genere letterario delle loro opere. Ne emerge la tesi che il maschile, come il femminile, non è un tema, di cui esaminare le variazioni in un corpus di testi, ma un fattore che agisce a tutti i livelli della riproduzione sociale, ivi compresa la produzione di letteratura. M.S.]

di Michele Sisto

La sessualità quale noi l’intendiamo è effettivamente un’invenzione storica, un’invenzione tuttavia che si è andata operando  a mano a mano che si realizzava il processo  di differenziazione dei diversi campi,  e delle loro logiche specifiche. (P. Bourdieu, Il dominio maschile)

Verso la metà degli anni ’80 vengono pubblicati nella Repubblica Democratica Tedesca due volumi molto simili per contenuto e struttura: Männerprotokolle [Protocolli al maschile] di Christine Müller e Männerbekanntschaften [Incontri al maschile] di Christine Lambrecht. Si tratta in entrambi i casi di ‘protocolli’, ‘sbobinature’ o ‘bio-interviste’,un genere di letteratura documentaria che ebbe larga fortuna nella Germania socialista sulla scia di Ciao bella di Maxie Wander. Se le interviste di Wander testimoniavano i nuovi modi di vita delle donne nel privato e nella società, le due più giovani autrici spostano il loro interesse sugli uomini. Sul risvolto di copertina di Männerprotokolle leggiamo:

l’attesa

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di Chiara Valerio

L’attesa è quel che le cose non hanno: la facoltà di abbandonarsi. Le cose non si abbandonano. L’attesa non vuole niente, non si rappresenta niente, si riposa. Ci sono prose, in forma narrativa o saggistica, che contengono al loro interno la definizione di ciò che per l’autore esiste, di ciò che per l’autore compone e colora il mondo, dentro e contro le parole. L’attesa (et. al/ edizioni, 2011) di Ginevra Bompiani da questo punto di vista, è esemplare. In quattro sezioni e un’iniziale “nota tardiva” – dove l’autrice specifica che questa è una edizione parzialmente riveduta del testo originale pubblicato per i tipi di Feltrinelli nel 1988 –, Ginevra Bompiani fa la sua dichiarazione di ontologia e di poetica. Esiste solo quello che aspettiamo. L’inatteso, l’ospite, esiste solo in quanto non corrispondente all’atteso. La non corrispondenza di atteso e ospite è il tempo nel quale decidere che accoglienza riservare. Ogni estraneo è un’attesa tradita. Ogni ospite sorprende la nostra impreparazione, e misura la nostra umanità sul tempo che intercorre fra la rinuncia alle rappresentazioni che l’hanno preceduto e il benvenuto sulla porta.

hmmmm

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di Leslie Scalapino

traduzione di Andrea Raos

Considera certe emozioni, come ad esempio addormentarsi,		dissi,

(soprattutto quando uno sta ritto in piedi), come simili
alla paura, alla rabbia, o allo svenire. 	Io lo faccio. 		Sento che il sonno
in me è indotto dal sangue costretto dentro le venule 
del cervello.		Non riesco a concentrarmi.		Ho la lingua ottusa
e larga come quella di un vitello o
di una capra, o di una pecora.		Inoltre, belo.
Sì. Quando sono sola, a letto, di notte, la testa
di sbieco sul cuscino. Non a caso dico che amo dormire. 

…

Come posso trattenermi,		così mi disse una donna a proposito del voler
avere rapporti con sconosciuti,		dal pensare a un uomo
(uno che non conosco) come a una foca. Voglio dire che vedo un uomo
(nella folla, per esempio a teatro) come se avesse il corpo di una foca nel modo in cui
un uomo starebbe, per esempio, a letto con qualcuno, a baciare e latrare,
che è il modo in cui una foca latra e si slancia sugli arti posteriori quasi fusi al corpo.
Sì. Non dovrò dunque io, suppongo (lo dico a me stessa), guardarlo intenerita,
concentrarmi sul torace dell'uomo anziché sul suo volto, che in questo caso
è del tutto impassibile?		Davvero,		mi affascina come si muovono le foche.


Lasciatemi spiegare cosa intendo quando dico che penso a un uomo 
(anche solo ripetendo,		in realtà,		quanto è già stato detto
da un uomo: “Cosa può fare, uno, con la bellezza? Resta lì, fa male”)

Lasciatemi spiegare cosa intendo quando dico che penso a un uomo 
(anche solo ripetendo,		in realtà,		quanto è già stato detto
da un uomo: “Cosa può fare, uno, con la bellezza? Resta lì, fa male”)
come a un babbuino.			Tutto ciò che di solito diciamo
sul modo in cui pensiamo ai babbuini, cioè,		di per sé	;
spogliando un uomo		(così come succede a volte quando lo vedo
per la prima volta,	in pubblico,		per la strada		),
lo spoglio semplicemente pensando alla sua camminata
come alla camminata di un babbuino, lento sulle zampe posteriori
con la coda tenuta eretta dalle natiche		(come quelle
di un uomo) scoperte (un uomo che una si volta a guardare) e pelo
sul resto del corpo,		e con suoni come
i latrati di un cane.			A oggi, l'idea dei latrati di un cane non è al-
tro che il modo che ho trovato per descrivere i rumori di un uomo.

…

	Vedendo il fondale

Soddisfatta stamattina perché mi sono vista
(per la prima volta) allo specchio come se fossi una montagna. Voglio dire con questo
che ho “visto il fondale” in me. Nella misura in cui avevo pori
e vene e  cervello, ero una montagna nello stesso modo in cui 
uno ha rocce o alberi. Questo come può spiegare, mi chiedevo,
le emozioni – affetto, crudeltà, indifferenza – che provo?
E sapevo che per quanto si faccia attenzione,
ciottoli e semi saranno diversi una volta assunta forma umana.

…

Come diceva Rimbaud,		pensavo oggi seduta in biblioteca
la mente assente, sfogliando un libro sul comportamento degli uccelli,

Come diceva Rimbaud,		pensavo oggi seduta in biblioteca
la mente assente, sfogliando un libro sul comportamento degli uccelli,
non è forse proprio perdendo i sensi che troviamo la felicità
(semplificando molto, certo. Stavo		sul leggero). Eppure
posso imitare un richiamo d'uccello come quello dell'anatroccolo
o del cigno (qui mi basavo sul libro) costringendomi
a svenire. E, 		giusto per concludere il pensiero, io,
rispettosa delle apparenze, dato che c'erano persone sedute
intorno a me, mi sporsi in avanti sulla sedia e
soffiai come se stessi dormendo. Ssss, uscì, come un sibilo,
come il verso di un'oca. Così, senza che me ne accorgessi,
a questo feci seguire un colpo di tosse basso e gutturale
e mi chinai in avanti solo per espellere un po' di flegma. Poi rapida
occhieggiai intorno prima di sciacquarmi la bocca. Mi sentivo spossata.

…

(continua qui)

tratto da The Woman Who Could Read the Minds of Dogs, 1976

CHIAMENTI

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di Franco Buffoni

E’ stato trovato morto, nella sua casa di Bologna, Massimiliano Chiamenti. Era nato nel 1967. L’ho incontrato l’ultima volta a Padova il 15 luglio scorso al Gay Village, in occasione della presentazione del mio “Laico Alfabeto”, in una splendida serata ben organizzata dal locale Arcigay. Massimiliano intervenne nel dibattito con acume e ironia e al termine, in birreria, mi disse sua sponte che ci saremmo senz’altro rivisti a Mantova l’8 settembre.
Mi sento tradito. E più solo.
Massimiliano s.t.t.l. Franco

«il manifesto» dell’editoria italiana

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Per una critica dell’industria editoriale

 

di Valerio Cuccaroni

 

La serie di testimonianze di lavoratori e lavoratrici del mondo dell’editoria italiana, pubblicate dal 19 al 30 agosto scorsi da «il manifesto» con il titolo “Protagonisti dell’editoria” e riproposta per gentile concessione del quotidiano su www.generazionetq.org, potrebbe contribuire ad avviare, assieme ad altre analisi e azioni in atto e in programma, una nuova fase della produzione letteraria italiana? In che modo?

 

Propongo, a caldo, alcuni piccoli spunti di riflessione, consapevole che ben altre sono e saranno le menti capaci di sviluppare il dibattito.

 

Qualche passo indietro: la dimensione artigianale del lavoro editoriale

Nel XX secolo l’elaborazione di complesse e articolate poetiche ha aperto la strada all’elaborazione di più complesse e articolate opere, capaci di confrontarsi con un mondo non più chiuso, ma aperto, non più determinato, ma indeterminato, caotico. Eppure le poetiche degli autori e delle autrici del XX secolo si inserivano in una dimensione ancora sostanzialmente artigianale della produzione letteraria.

E X [T] R A T I O N E

1
.
.
a Bologna, lunedì 5 settembre, alle ore 19:00
presso la Libreria Modo Infoshop
(Via Mascarella 24/b)
lettura di autori della collana di materiali verbali
E X [T] R A T I O N E

Alessandra Carnaroli, Alessandra Cava, Florinda Fusco,
Marco Giovenale, Fabio Orecchini, Adriano Padua

[ introduce Ivan Schiavone, direttore della collana ]

La società incivile e il diritto come campo di neutralizzazione

38

di Daniele Ventre

Racconta Erodoto (Storie, I, 96-98) che i Medi, da poco liberatisi dagli Assiri, erano devastati dalla più totale anomia. Fra di essi si sarebbe distinto però un certo Deioce (il futuro fondatore mitico di Ecbatana, Hangmatana, il “Punto di incontro”), il quale, a differenza degli altri notabili e capitribù vicini, spiccava per equanimità e giustizia, virtù che indussero i Medi a eleggerlo re, così da non essere più soggetti all’aleatorietà destabilizzante di un mondo senza leggi.

Come tutti i miti, la leggenda di Deioce (nessun dato induce a identificarlo con il Daiukku che certe iscrizioni di VIII sec. a.C. dichiarano essere stato vassallo degli Assiri e amministratore della Media per loro conto) contiene in sé una verità metastorica che trascende l’aspetto evenemenziale del racconto preso di per sé stesso: in una situazione di anomia che mette in pericolo la comunità, l’argine che immediatamente la comunità stessa trova è il riconoscimento di un’autorità giudiziaria.

Note per un diario parigino

5

da Chiunque cerca chiunque
di
Francesco Forlani

Dodicesimo capitolo
Atmosphère, atmosphère

Succede ogni volta che salgo le scalette del Ponte che si apre un varco fra una sponda e l’altra del canale, e mica un ponte qualsiasi, ennò, proprio quello da cui si vede in controluce l’insegna dell’Hôtel du Nord, e tra il fogliame degli alberi che ne oscurano la vista, senti la voce, o così ti pare, dell’attrice francese per eccellenza, così potente, la voce, di lei che è minuta nel corpo com’è tradizione delle donne che alla vita hanno strappato a morsi pochi attimi di felicità, affamate di consapevolezza del modo di fare poesia che ha la vita, con il tempo che passa, che scorre, scorre, perfino quando l’acqua ti sembra ferma, immobile come quella del canale in cui ti specchi salendo le scale della passerella. Edith Piaf, penserete voi – je ne pense jamais, ripeteva Maigret- ma in realtà è Arletty la voce che vedi tra quelle stesse ringhiere di ferro battuto. Sì, è lei che urla al mondo intero, all’homme che gli sta di fronte: –Atmosphère, atmosphère ! Est-ce que j’ai une gueule d’atmosphère ?

RECIDIVI

3

di Franco Buffoni

“Uno dei più grossi errori che si possono fare per risolvere i problemi, è continuare a comportarsi nello stesso modo, aspettandosi risultati diversi”. Queste parole sono state pronunciate da Yvonne Murphy, il giudice irlandese che ha redatto il “Cloyne Report”, un’inchiesta commissionata dal governo irlandese nel 2009 per accertare lo svolgimento dei fatti in numerosi casi di pedofilia avvenuti nella diocesi di Cloyne.
Specificamente dall’inchiesta si evince che, tra il 1996 e il 2005, almeno cinque sacerdoti della Diocesi e lo stesso Arcivescovo John Magee omisero di denunciare all’autorità giudiziaria ben 17 casi di abusi su minori a loro segnalati – vincendo più che comprensibili ritrosie – dalle giovani vittime. “Abbiamo tristemente appurato – ha detto Murphy presentando il rapporto – che i membri della Chiesa hanno sistematicamente mancato al dovere di denucia in merito ai casi di pedofilia”.
Presentando il rapporto al parlamento – 421 pagine che ricostruiscono l’atteggiamento dei membri della Chiesa in merito ai casi di abuso sessuale avvenuti dal 1996 al 2009 – il primo ministro irlandese Enda Kenny ha accusato la Santa Sede di “disfunzione, disconnessione e elitarismo” per avere “incoraggiato i vescovi a non denunciare gli abusi alle autorità ufficiali”. Kenny ha inoltre esplicitamente denunciato “il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”.