di Daniele Ventre
Racconta Erodoto (Storie, I, 96-98) che i Medi, da poco liberatisi dagli Assiri, erano devastati dalla più totale anomia. Fra di essi si sarebbe distinto però un certo Deioce (il futuro fondatore mitico di Ecbatana, Hangmatana, il “Punto di incontro”), il quale, a differenza degli altri notabili e capitribù vicini, spiccava per equanimità e giustizia, virtù che indussero i Medi a eleggerlo re, così da non essere più soggetti all’aleatorietà destabilizzante di un mondo senza leggi.
Come tutti i miti, la leggenda di Deioce (nessun dato induce a identificarlo con il Daiukku che certe iscrizioni di VIII sec. a.C. dichiarano essere stato vassallo degli Assiri e amministratore della Media per loro conto) contiene in sé una verità metastorica che trascende l’aspetto evenemenziale del racconto preso di per sé stesso: in una situazione di anomia che mette in pericolo la comunità, l’argine che immediatamente la comunità stessa trova è il riconoscimento di un’autorità giudiziaria.








