
Sognai che ero una farfalla
che d’esser me sognava
guardava in uno specchio
ma nulla ci trovava
-Tu menti-
gridai
si svegliò
morii.
R.D. Laing
di
Andrea Libero Carbone
Di recente mi sono trovato a scambiare due parole con persone che in buona parte non avevo mai incontrato prima e che partecipano alla discussione di TQ, uno di quei crocicchi che inevitabilmente si formano a margine delle grandi assemblee, quando certuni vanno a fumare o a prendere una boccata d’aria (che poi forse è lo stesso), e allora nuovi percorsi si delineano rispetto al discorso generale pronunciato ai microfoni. In effetti TQ ricorda tutte, ma dico tutte, le dinamiche di queste assemblee delle occupazioni, alle quali assistevo magari senza intervenire (o allora facendo delle figuracce) perché c’era sempre chi la sapeva più lunga di me, e con la retorica e con la dialettica se la cavava assai meglio.


Miglior trucco. Dico apparentemente perché, a parer mio, l’arma vincente dell’opera è stata proprio il maquillage ovvero l’arte dello svelare e insieme rivelare (nascondere, velare due volte) verità altrimenti disturbanti nella presa diretta. Per spiegare come e perché questo film non mi sia affatto piaciuto e soprattutto perché lo considero come l’ennesimo esempio di esperienza mancata mi sono necessari alcuni passaggi che spero non tedieranno il lettore.








