[Ripubblico questo articolo di Banti, uno dei migliori storici italici (e che, detto per inciso, ha scritto un eccellentissimo manuale per le scuole), per restituire la giusta dimensione all’intervento del non-più-comico toscano a Sanremo che ha ahimé suscitato plausi bipartisan, plausi che – quantomeno quelli non di destra, laddove quelli di destra sono naturaliter interessati a restituire una dimensione mitologica all’idea di Nazione – evidentemente non hanno saputo valutare la sua superficialità, la sua ignoranza di alcuni dati ormai acquisiti del dibattito storiografico, e dunque la sua nocività. Sui temi in questione Banti ha scritto, di recente, Sublime madre nostra. mr]
di Alberto Mario Banti
Roberto Benigni a Sanremo: ma certo, quello che voleva bene a Berlinguer! Quello che – con gentile soavità – insieme a Troisi scherzava su Fratelli d’Italia … Che trasformazione! Sorprendente! Eh sì, giacché giovedì 17 febbraio «sul palco dell’Ariston», come si dice in queste circostanze, non ha fatto solo l’esegesi dell’Inno di Mameli. Ha fatto di più. Ha fatto un’apologia appassionata dei valori politici e morali proposti dall’Inno. E – come ha detto qualcuno – ci ha anche impartito una lezione di storia. Una «memorabile» lezione di storia, se volessimo usare il lessico del comico.
Bene. E che cosa abbiamo imparato da questa lezione di storia?