[E’ in uscita nella collana Contromano di Laterza Quelli che però è lo stesso di Silvia Dai Prà. Un reportage narrativo di un anno scolastico nelle periferie romane. Insegnanti precari, periferie, scuole devastate: uno sguardo sull’Italia. mr]
di Silvia Dai Prà
Daiana sembra più piccola, ora. Il passo sicuro e seduttivo con cui divora i corridoi di una scuola in cui, in prima, lei sa già di essere una delle più belle, se n’è andato: ora è soltanto una quattordicenne con un metro di extensions nere attaccate ai capelli, coi jeans strettissimi che lei non si tira su neanche una volta come di solito fa sempre, con la maglietta corta di Monella Vagabonda che continua ad abbassarsi sull’ombelico e sul relativo piercing, come se fossimo in chiesa, e lei avesse all’improvviso percepito quanto è sacrilega la seminudità con cui esce di casa ogni giorno. «Quello l’ho visto in televisione, prof», mi afferra con le unghie finte che graffiano quando arriviamo nel Transatlantico e, a un paio di metri da noi, si erge la figura teutonica di un leghista dall’occhio blu e la cravatta smeraldo.
La guida di Montecitorio insiste a parlare di soffitti a cassettoni, ma anche le colleghe sono distratte dal leghista dall’occhio azzurrino: che, mentre continua a parlare con un altro girato di schiena, nota la nostra attenzione, e fa cadere lo sguardo sulla mia studentessa.




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