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Classifiche Pordenonenelegge-Dedalus dicembre 2010

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Narrativa

1) Walter Siti, Autopsia dell’ossessione, Mondadori,  p. 81

2) Franco Cordelli, La marea umana, Rizzoli,  p. 68

3) Andrea Bajani, Ogni promessa, Einaudi,  p. 66

4) Gilda Policastro, Il farmaco, Fandango,  p. 38

5) Sandro Veronesi, XY, Fandango,  p. 32

6) Lucio Klobas, Anni luce, Effigie,  p. 25

7) Aldo Nove, La vita oscena, Einaudi,  p. 21

7) Alessandro Piperno, Persecuzione, Mondadori,  p. 21

9) Cristiano de Majo,  Vita e morte di un giovane impostore scritta

da me, il suo miglior amico, Ponte alle Grazie, p. 17

10) Ugo Cornia,  Operette ipotetiche, Quodlibet, p. 16

Radio Londra: Play Immobil

51

A “Corral” protest
di

Paolo Mossetti

When hit by boredom, let yourself be crushed by it; submerge, hit bottom.
– Joseph Brodsky.

Un albero lo si conosce dai suoi frutti, e una democrazia la si conosce dalle tecniche che adopera per affrontare il dissenso. La pratica del kettle (letteralmente ‘bollitore per il tè’) è rappresentativa di tutte le inquietanti forme di controllo che la legislazione inglese suggerisce di praticare. Sperimentata già nella Germania Ovest  degli anni Ottanta, e poi rispolverata da qualche anno dalla polizia del Nord Europa,( (inclusa quella italiana, a Napoli nel 2001) è un modo subdolo e astuto per portarti all’inoffensività senza lasciare segni duraturi sulla pelle, o quasi, ma soprattutto per risucchiare il dissenso in un vero e proprio «buco nero» nel territorio urbano.

Il male maggiore, Saviano e i letterati

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di Andrea Inglese

Vi è un grande compiacimento quando due o più italiani, siano essi di destra o di sinistra, si trovano a parlare del proprio paese. “È tutto una merda” è divenuta una formula senza colore e altrettanto proverbiale di “governo ladro”. Da sinistra viene detta in modo apocalittico, da destra in modo cinico.

La catena del vizio, naturalmente, non compie salti: essa lega in una stessa vischiosa fratellanza chi ha eluso qualche fattura sino al rapinatore in armi, passando per corruttori e frodatori dal colletto bianco. Questo atteggiamento fornisce una straordinaria narrazione corale, compiutamente sottratta alla logica del divenire storico e immersa in un’eterna commedia delle basse passioni. In tale contesto ogni forma di analisi critica, che si voglia porre come preludio a un possibile cambiamento, giunge sempre tardi. Tutto è già stato, da tempo immemore, denunciato e denigrato; tutti i mali sono risaputi. Accade, poi, che certi mali siano talmente risaputi, da scivolare in una zona inerte della coscienza nazionale, dove galleggiano in una sorta di foschia definitiva, né compiutamente rimossi né inclusi una volta per tutte nella zona vigile.

pedalando fuori

3

di Maria Angela Spitella

Se Mario non ci avesse raccontato la sua storia, noi non avremmo mai pensato vedendolo, che viene da 30 anni di carcere.
Ha un aspetto sano, forte, lo sguardo fiero, gli occhi di un celeste pulito, la voce ferma, con l’accento laziale, tra Testaccio e Prima Porta, due quartieri di Roma. Non porta i segni della galera, eppure di anni dentro se ne è fatti molti. Ha girato parecchi istituti di pena, in Italia sono 206 tutti al limite del sovraffollamento, ha viso diverse realtà.

Biagio Cepollaro a Brera

2

di Antonio Sparzani
venerdì 17 dicembre, ore 14.30
Accademia di Brera, Milano, via Brera 28, aula 25
a cura di Italo Testa

reading di poesia di Biagio Cepollaro.
 
 
 

Ecco qui una delle prime poesie di Biagio, quella che apre la raccolta Scribeide, Piero Manni, Lecce 1993.
 
 
 
Metro ‒ Metrò

 

‘O lengua scottiante,
como si stata usante
de farte tanto ennante,
parlar de tale estato?

 
[Jacopone da Todi, lauda XXXIX]

 
 

stravolto il vecio

intra ed esce

como bimbo o tinège

schianta limbo

del metrò de schege e

spira d’in su l’occhio

la chiassosa

forescenza de lumi

e de scudi logi

vedi como sono rinchiusi i vetri
como il tempo rifugga la sustanza
e la bruta forza grandiosa avanza

Helvetia Park

2

di Simona Casonato

L’altro giorno ho misurato la mia forza culturale. È venuto fuori che ne ho abbastanza da “convincere la fanfara del paese a suonare un brano death metal”. Non credo fosse un risultato lusinghiero, ma se qualcun altro vuol provare a fare di meglio, può andare alla mostra di arte contemporanea allestita a Bellinzona e tirare un cazzotto all’apposito punch ball. In mezzo a rutilanti lucine colorate (è un vero punch ball da luna park) riceverà il responso. Magari non siete neanche buoni per organizzare un evento locale con l’ultima concorrente eliminata al reality di moda, tiè.
Helvetia Park è più di una mostra. È un insieme di giostre e attrazioni realizzati da artisti svizzeri contemporanei, fondamentalmente allo scopo di prendere per il culo il sistema. Assolutamente consigliato portare i bambini.
L’esposizione sarà ospite al Museo di Castelgrande di Bellinzona fino al 23 gennaio 2011. È compresa nel prezzo del biglietto del museo di arte e archeologia locale (piccolo, raffinato e curatissimo, da visitare prima della mostra, altrimenti è come assaggiare un cocktail di scampi dopo un’amatriciana).

è uscito alfabeta2 di dicembre

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dal 15 dicembre alfabeta2 in edicola e in libreria

Il numero si apre con un’intervista ad Alain Touraine: Benvenuti nel vuoto sociale.

La Green Economy è un nuovo approccio che taglia trasversalmente alcuni importanti settori dell’industria e del terziario. Lo afferma il Rapporto Censis del 3 dicembre scorso, che aggiunge: «La svolta ambientale del paese, capace di trainare i processi spontanei oggi in atto, può venire dai localismi dove si sviluppano visioni di futuro e si dispone della forza del capitale sociale fatto di fiducia reciproca e coesione». Non si poteva trovare commento più appropriato, oltre che autorevole, al focus di questo numero curato da G.B. Zorzoli: la Green Economy come risposta vincente a un pianeta in crisi economica, sociale e ambientale.

Siamo tutti Scilipoti: stop alla prostituzione dei parlamentari!

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Ai sensi dell’articolo 17-Protezione sociale- della L.R. n.13/2009, lo Stato coordina gli interventi di accoglienza, di rieducazione e d’inserimento socio-lavorativo dei parlamentari  vittime di situazioni di violenza, sfruttamento, abuso, in collaborazione con la rete di organismi pubblici e privati, con particolare attenzione alle vittime di prostituzione e tratta di sovranità popolare. In linea anche con le indicazioni del Testo Unico in materia di rappresentanza politica, lo Stato cofinanzia ai sensi dell’art. 18 del Decreto Legislativo sopra richiamato e dell’art. 13 della Legge 11 agosto 2003, n.228 interventi e servizi finalizzati al recupero ed al reinserimento sociale dei parlamentari vittime della tratta della sovranità popolare e della prostituzione, attraverso il lavoro delle Unità di strada, gli sportelli di segretariato sociale, i programmi di assistenza ed integrazione sociale, la presa in carico territoriale, la formazione e l’inserimento lavorativo dei parlamentari accolti nei programmi di recupero, lo studio e l’osservazione dell’evoluzione del fenomeno, la sensibilizzazione, gli  interventi di promozione della salute, gli interventi di mediazione sociale e dei conflitti, la consulenza e assistenza legale, i corsi di formazione professionale, le azioni finalizzate all’emersione dalla condizione di sfruttamento, ecc. Gli interventi sono attuati in collaborazione con le Associazioni accreditate dallo Stato ad effettuare interventi di Protezione Sociale in collaborazione con una “rete” di organismi pubblici e privati.

Kirillov

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di Roberta Salardi

i due brani qui presentati sono estratti da un romanzo inedito.

Dialogo con Kirillov

Kirillov non si uccide perché “ha deciso”. Si uccide perché viene trasportato verso la morte da un desiderio profondo. Proclama ai quattro venti la sua teoria del suicidio gratuito finché non trova qualcuno che gliela fa attuare per una propria convenienza. Non si uccide perché lo vuole (o, meglio, lo vuole ma temporeggia): altri, a un certo punto, esigono la dimostrazione della sua teoria (ed è lui stesso a esigerla). Se non ci fosse la stretta finale di Petr Stepànovic, forse rimanderebbe continuamente la decisione, sentendosi in ogni attimo della propria vita libero di scegliere. L’uomo della libertà assoluta fa la fine della pedina…
Non è lui che “ha divorato l’idea”, si legge nei Demoni; “è l’idea che ha divorato lui”.
Non è l’uomo che divora il pensiero, è il pensiero che lo divora.

L’ultimo viaggio di Seneca

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di Francesco Saponaro (da Lucio Anneo Seneca)

Ho conosciuto uomini potenti, ricchi, molto influenti e fortunati. Ho visto oppressori di deboli, rapitori, calunniatori, scacciare dalle loro case i vicini, altri sconfinare violentemente dai loro confini. A volte mi chiedo se anche Dio vede tutto questo.
Tutti questi uomini si circondano di beni illusori, ingannando i loro spiriti vuoti con la promessa di un lungo sogno; si coprono d’oro, d’argento, d’avorio e brillano impettiti, come fiaccole al vento, a far mostra di sé. Bevono in coppe gemmate e vomitano tutto quanto hanno bevuto, ruminando tristi la propria bile. Sono ben curati in superficie, come le pareti delle loro case; ma è solo apparenza, una patina esterna, e per di più sottile. Sembrano felici, ma se si guardano più da vicino sono meschini, volgari, turpi; dentro non hanno nulla di buono.
S’ingozzano di ogni ben di Dio. Posseduti dalla follia impazzano fra le risate. Rallegrano le orecchie con feste e baccanali, gli occhi con spettacoli, il palato con buoni sapori. Le loro belle case li rendono arroganti. Lodano l’eloquenza, si inchinano davanti all’autorità, esaltano il potere. Giocano, oziosi, senza prevedere i rischi incombenti del destino. Vivono sotto la minaccia del rimorso e marciscono in mezzo ai beni materiali senza pensare a quanti accidenti pendono loro sul capo.

poesia totale!

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EscArgot / scrivere con lentezza 2010/11
@ Esc Atelier autogestito, via dei Volsci 159 (San Lorenzo) – Roma

domenica 19 dicembre 2010
nell’ambito di Critical Book & Wine

POESIA TOTALE !

dalle 18:00 (precise) alle 20:00
RIVISTE (RI)VIVONO

Ovvero «la recente avventura della carta senza rete (ma anche con)». Si parlerà di nascita o rinascita e (felice) permanenza delle riviste cartacee di letteratura e/o di politica sul mercato, in connessione o in sconnessione con spazi on line. Coordina: Maria Teresa Carbone.

Questo mercoledì al Cerizza

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di Antonio Sparzani

mercoledì 15 dicembre, ore 21,

al prestigioso Circolo Romeo Cerizza, via Meucci 2, Milano,

avrà luogo un reading di poesia dei poeti Francesca Matteoni e Marco Rovelli. Non sto a presentarli qui dato che sono indiani doc e quindi ben noti ai nostri lettori.

Il Circolo Cerizza è un ampio e straordinario ambiente del genere vecchia Milano, o, per meglio dire, vecchia Crescenzago, con tanti tavolini, ottimi cibi, biliardo (del tutto aggiornato agli ultimi standard), gioco di bocce (nella bella stagione, naturalmente), bariste e baristi gentili e famigliari e assiduamente frequentato da pensionati doc del quartiere. Come dire, vale una visita, soprattutto se accompagnata da letture intense come quelle di Francesca e Marco ed eventualmente, dopo, da altrettanto piacevoli libagioni.
Il Circolo ospita, ogni mercoledì sera, reading di poesia, organizzati con cura, professionalità e passione, da Francesca Genti, Anna Lamberti-Bocconi e Luciano Mondini, ai quali va il nostro più caldo ringraziamento.

Due volte a Milano

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il 17 e il 18 (e 19), a Milano, due occasioni per incrociarci, leggere, ascoltare, fare comunità (e la rivoluzione con le bombe di carta!).

Alla Camera del Lavoro e al Cox18.

Il 17 Dicembre:
CGIL Milano, Casa della Carità, in collaborazione con Radio Popolare
Vi invitano
CANTO PER MILANO
Piazzale antistante Camera del Lavoro – Dalle 18 alle 21.30

Abbiamo detto molte volte che Milano si è persa. Che ha perso il suo spirito accogliente, che a Milano si vive male. Che non ci si conosce e non ci si riconosce più. Che al deserto del centro corrisponde la desolazione delle periferie. Che da Milano le aziende ed i cittadini, se possono, scappano.
Abbiamo pensato ad un destino ineluttabile, una deriva competitiva di individualismo e solitudine. Milano livida e sprofondata per sua stessa mano.

RITRATTI DI FAMIGLIE

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di Circolo Mario Mieli – Roma

Ritratti di famiglie non convenzionali

Mostra fotografica di Mirta Lispi

Inaugurazione 16 Dicembre 2010, ore 17.30 Libreria Feltrinelli – Piazza Colonna Roma

Le fotografie raccontano storie di coppie e di Nuove Famiglie, che da anni vivono “consapevolmente” la mancanza di un loro completo riconoscimento sociale e giuridico. Coppie gay, coppie lesbiche, coppie eterosessuali non sposate, coppie che scelgono di concepire un figlio o di crescere i figli che sono stati generati da precedenti legami di uno dei partner, famiglie formate da amici, unioni durature e feconde di legami, di relazioni, famiglie innovative, “esperimenti” d’amore, famiglie che si aggregano sulla base di scelte di vita e di condivisione: un universo variegato di situazioni che, prescindendo da orientamenti sessuali e identità di genere, mette insieme i progetti di vita di persone che formano nuclei familiari diversi da quello formalizzato dallo statuto del matrimonio tradizionalmente concepito.

Train de vie : Florina Ilis

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Cher Francesco,
Je t’invite au lancement de mon roman La crociata dei bambini à L’Accademia di Romania de Rome. Si, par hasard, tu pouvais venir, voilà les coordonnées: Accademia di Romania (Biblioteca), Valle Giulia, Piazza José de San Martin, 1, 00197 Roma.
L’événement se passera Lunedì, 13 dicembre, ore 18,30.

Purtroppo non potrò andarci ma a chi si trovasse a Roma quest’oggi consiglierei di andare. Vale la pena il romanzo, vale la pena l’autore. Qui di seguito il testo di Bruno Maillé dell’Atelier du Roman
effeffe

Ironie et enchantement– prima parte
Sur La croisade des enfants de Florina Ilis
di
Bruno Maillé
traduzione (in progress) di Francesco Forlani

La crociata dei bambini di Florina Ilis è uno dei romanzi europei più importanti di quest’ultimo decennio. Pubblicato nel 2005 in Romania dove è stato acclamato come capolavoro, tradotto in diverse lingue, sembra per il momento quasi sfuggito ai critici francesi, nonostante la bella traduzione in francese di Nir Marily. Dopo La descente de la croix (2001) et L’appel de Mathieu (2002), quest’opera è la terza parte, autonoma per una trilogia che spero sarà presto interamente tradotta. I pochi critici francesi che hanno parlato de La crociata dei bambini lo hanno celebrato come un grande romanzo sulla Romania post-comunista e contemporanea. Impossibile dar loro torto: Florina Ilis descrive con humour acerbo il disastro postcomunista. Il suo romanzo è di uno scetticismo radicale nei confronti della rivoluzione del 1989 e della democrazia post-comunista. La gente comune vi rimpiange l’era comunista. Tuttavia, La crociata dei bambini non può essere ridotto a questa unica dimensione. Rinchiuderlo nel contesto rumeno, è cercare di scostare lo specchio che ci sta porgendo. Ecco che, esausto e grottesco il volto che si riflette nello specchio non è solo una faccia della Romania. È soprattutto la nostra, quella dell’umanoide planetario senza tetto né legge. E dei suoi figli. La catastrofe che la risata di Florina Ilis svela è il nostro comune disastro democratico. Il disastro mondiale e globalizzato. La commedia della democrazia spettacolare con lo sfondo della devastazione capitalista e della quasi compiuta fusione di Stato e mafia.

Rewind: Beppe Sebaste

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Nota
di
Beppe Sebaste
Quando l’editore Luca Sossella mi ha chiesto di ripubblicare il “libro dei maestri”, contagiandomi col suo entusiasmo, ci ho messo un po’ ad acconsentire, ma lui conosce un sacco di trucchi filosofici e poetici per convincere gli altri. Poi mi sono venuti i dubbi. Non è un libro invecchiato? O troppo ingenuo? Interessa ancora a qualcuno l’idea del “maestro”? Non è troppo tardi (come prima era troppo presto)? Intendo, non è troppo tardi per coinvolgere persone ormai incallite nella loro solitudine, per distogliere lettori ormai perdutamente anarchici (quali, poi?) dalla frammentazione delle loro esperienze, in un mondo ormai privato di un senso narrativo dell’esistenza (ciò che chiamiamo precarietà)? Per non dire della moltitudine anestetizzata che vive l’illusione dell’eterno presente sul modello di una televisione sempre accesa.
Siamo in un paese dove “pensare” o “contemplare” è sentito come sinonimo di “essere tristi”, dove il giudizio di valore (di qualità) è ovunque soppiantato dalla constatazione acritica del successo (di un libro, di un leader, perfino di un’idea), dove il lavoro intellettuale è il piú umiliato che ci sia, soprattutto quello degli insegnanti, e dove anche gli scrittori hanno interiorizzato i meccanismi e le retoriche del potere piú effimero e cieco invece di denunciare la colonizzazione della mente di cui siamo (tutti, nessuno escluso) vittime e conniventi.

MILTON – IV parte

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di Franco Buffoni

Monumentale termine di riferimento per gli autori successivi, più che modello poetico in senso stretto (si pensi alla splendida elegia di Thomas Gray, dove Milton viene esplicitamente menzionato come sinonimo di grandezza poetica assoluta, marmorea: “Some mute inglorious Milton here may rest”), il poeta di Lycidas e la sua opera maggiore acquisirono subito – già a partire dal primo Settecento – un siderale distacco dalla società e dall’uomo del tempo; mentre Shakespeare ringiovaniva con il passare dei decenni e dei secoli, adattandosi a gusti completamente diversi (dalla settecentesca necessità di non far morire Cordelia, o di dimostrare che Romeo e Giulietta morivano per avere disobbedito ai genitori, alla bardolatria ottocentesca), Milton saliva sempre più su nell’empireo dei classici, vieppiù marmorizzandosi. Pronto per le esercitazioni scolastiche, per la lezione sulle tre caratteristiche in comune tra Odissea, Eneide e Paradiso perduto.
Milton aveva fatto di tutto perché ciò accadesse, portando anche da dieci a dodici il numero finale dei libri che compongono l’opera, perché fosse immediatamente chiaro che intendeva porsi ideologicamente nell’ambito dei multipli di tre, con approdo a dodici o ventiquattro; quindi non un approdo dantesco, ma virgiliano o omerico (Odissea). Inoltre, come nell’Odissea e nell’Eneide, la narrazione nel Paradiso perduto è nettamente separata a metà. All’inizio del settimo libro, Milton infatti dichiara che da quel punto in poi l’azione nel suo poema si svolgerà esclusivamente sulla terra. Come ha fatto notare Northrop Frye, l’azione nel Paradiso perduto inizia dal punto sideralmente più distante dalla presenza di Dio (cioè dall’inferno), così come nell’Odissea la narrazione ha inizio dal punto più lontano da casa per Ulisse (l’isola di Calipso), e nell’Eneide – egualmente – si inizia con il naufragio di Enea sulla costa di Cartagine.

Perché bisogna difendere il professore di lettere

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di Andrea Cortellessa

In copertina al pamphlet di Davide Rondoni, Contro la letteratura (il Saggiatore, pp. 135, € 13.00), figura un Dante al quale viene puntata una pistola. Ma chi vuole uccidere la letteratura per Rondoni (poeta diciamo di grana grossa, ideologo di Comunione e Liberazione, opinionista di «Avvenire» e del «Sole 24 ore» nonché di trasmissioni televisive “di sinistra”) non sono i governanti che coi loro tagli forsennati costringono gli insegnanti a portarsi a scuola da casa le fotocopie e il gesso (o la carta igienica). Bensì quei mediocri «fannulloni» che, per gli stessi governanti, sono i professori di Lettere. Contro di loro, ecco la sua alata invettiva: «Sei un peso per la società / e anche se nessuno lo fa / io ti dico: vattene di qua». «Milioni di euro pubblici buttati in un pozzo» per Rondoni alimentano una classe col «culo dell’anima seduto comodo».

Quarto Oggiaro criminogena!

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di Gianni Biondillo

Intuisco, dalle parole della Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori, che in una Quarto Oggiaro criminogena la malavita minorile trova spazio grazie a un senso di appartenenza al luogo degno di un clan. Vi voglio raccontare una storia: quella che fu la cava nei miei ricordi d’infanzia (cava Cabassi, in via Simoni), è da anni un bel parco con oltre trecento alberi rigogliosi dove gli uccelli nidificano e a primavera tutto fiorisce. Qui giocano ragazzi, i cani scorazzano e mia madre si incontra ogni giorno con un gruppo di amiche.

Emily Dickinson «Ho sentito la vita con entrambe le mani». Firenze 10-18 dicembre

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180° anniversario dalla nascita

Venerdì 10 dicembre • 15,30-19,30
Palazzo Medici Riccardi, Sala Luca Giordano
Via Cavour 1
IL CERVELLO È PIÙ VASTO DEL CIELO
l’eredità poetica di Emily Dickinson
con Martha Nell Smith e Elisa Biagini, Franco Buffoni,
Bianca Maria Frabotta, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli

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Editoria low cost, una via d’uscita dal Grande Terrore

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di Mauro Baldrati

“I librai prenotano pochissime copie dei libri di narrativa. Non si fidano. Sanno, o qualcuno ha detto loro, che venderanno solo un piccolissimo numero di romanzi italiani, e solo di alcuni autori” scriveva Enrico Piscitelli su Alfabeta 2.