[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi e Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, ecco le risposte di Franco Cordelli.]
Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?
Sulla poesia non so che dire, ho smesso di leggerla – almeno quella nuova. Ma anche dei poeti che più mi piacevano non ho l’impulso a prendere in mano i libri, tranne, di tanto in tanto, i poeti meno poeti «di professione». Ogni tanto rileggo i due libri ultimi di Bassani, Racconto d’amore di Quarantotti Gambini, Via delle cento stelle di Palazzeschi o Poesie della fine del mondo di Delfini). Riguardo al romanzo, direi che ce n’è così tanto che sarebbe difficile parlare seriamente di una (sua) mancanza di vitalità. Il problema, va da sé, è che in questa abbondanza di narrazioni è difficile trovare ciò che è davvero «vitale». (Benché anche questo sia un luogo comune: se si vuole, i libri importanti si trovano con un colpo d’occhio, non ci si sbaglia quasi mai).















