Home Blog Pagina 396

Francis Ponge, Il partito preso delle cose

13

di Francis Ponge
traduzione di Jacqueline Risset

La candela

La notte a volte ravviva una pianta singolare il cui bagliore scompone le camere ammobiliate in cespugli d’ombra.
La sua foglia d’ora si regge impassibile nel cavo di una colonnetta di alabastro, attraverso un peduncolo nerissimo.
Le farfalle povere la assalgono preferendola alla luna troppo alta, che vaporizza i boschi. Ma subito bruciate o sfinite bella battaglia, tutte fremono sull’orlo di una frenesia vicina allo stupore.
Intanto la candela, con il vacillare dei chiarori sul libro nel brusco sprigionarsi dei fumi originari, incoraggia il lettore – poi si inclina sul suo piatto, e affoga nel suo alimento.

Ora pro Anobii- varie ed eventuali

4

Ora pro Anobii
di
effeffe

Un libro come un’ urna per le ceneri elette

L’originale di Laura
Di Vladimir Nabokov, Anna Raffetto (Traduttore), Dmitri Nabokov (Curatore)
Dalle prefazione del figlio Dimitri, il racconto dell’atelier del padre, delle cadute pericolose, si aprono misteriose pagine di una Letteratura assoluta, un romanzo incompiuto- ma quale romanzo non lo è?- che è una partita a scacchi con la morte, e dove la follia di una mossa, indovinata o meno, permetterà di avere la meglio sul temibile avversario. Litte- rature, lettera della cancellazione, del levare, in cui ogni segno – le pagine riprodotte dei taccuini ti scorticano le dita e fatichi a dirle, le parole- traccia una linea, un destino, una voce, quella di Nabokov che ripete, con una certa ossessione sul finale: estirpare, espungere, cancellare, sopprimere, strofinare via…

Cina: parlano le mogli di tre attivisti per diritti umani

2

articolo originale di Andy Yee · tradotto da Elena Intra · vai all’articolo originale inglese italiano su Global Voices

A febbraio, in occasione della Festa di Primavera (il Capodanno cinese), il momento più importante in Cina per riunire la famiglia, Duting (杜婷) ha intervistato le mogli di alcuni prigionieri di coscienza cinesi. Si tratta di Liu Xia, Ceng Jinyan, Wang Qinghua e Ceng Li, e sono le mogli rispettivamente di Liu Xiaobo, Hu Jia, Tan Zuoren e Huang Qi.

Appello per il Cile e i Mapuche

0

Nei giorni scorsi un devastante terremoto (con Tsunami lungo la costa)ha colpito il Cile causando centinaia di morti in sei regioni e la distruzione totale delle infrastrutture (ferrovie ponti,strade,autostrade,aeroporti e tutti porti principali di queste regioni). Il disastro ha coinvolto milioni di persone lasciando letteralmente 2 milione di abitanti senza tetto, senza luce, acqua, gas, comunicazione telefoniche e via internet. Ora la popolazione colpita da questo disastro ha bisogno di tutto e di tutta la solidarietà possibile dei popoli e delle società che possono e devono attivarsi per andare in loro soccorso. Come in tutte le tragedie di questa portata a pagare il prezzo più alto sono gli strati più deboli, i più poveri, quelli che già vivevano in uno stato di esclusione e di abbandono dal modello neoliberista portato alle estreme conseguenze.

ETERNAL SUNSHINE

0

Personale di Federico Gori.
A cura di Fabio Migliorati.

L’amore vince sempre

61

[…] Anche la foto di copertina che ovviamente lo ringiovanisce non rimanda più alla cura di sé e al trucco seduttivo ma propone lucentezze oleose ed emana un forte odore di Prep, cattiva colonia e pensiero stantio, sembra il cartellone di una barberia meridionale, di quelle che stavano sotto l’invitante scritta “taglio italiano”. Anche il ricorso alla foto-patacca è insomma così smodato da rivelare Berlusconi nella sua verità più crudele.

Alla fine ci rimane solo l’amarezza per la scelta della Mondadori.

Un colore viola per pensare l’Italia

21

Il colore del sito web Nazione Indiana oggi è cambiato (chi ci legge via feed venga a controllare di persona :-). Vogliamo richiamare la vostra attenzione e spingervi a E’ un momento importante per pensare al nostro paese, all’importanza della nostra democrazia, alla forza generosa che ci occorre per sopravvivere alla crisi economica. Se poi vorrete muovervi ed incontrarvi, sabato 13 marzo è un ottimo giorno per farlo:

Contro la mafia, per la legalità (No Mafia Day a Reggio Calabria, piazza Garibaldi ore 15)
Per la Costituzione e la democrazia (Piazza del Popolo a Roma ore 14)
Per il lavoro e la libera informazione (a Milano, piazza Mercanti ore 14 e Bologna piazza XX Settembre ore 14).

Reggio Calabria ore 15 piazza Garibaldi
Roma ore 14 piazza del Popolo
Bologna ore 14 piazza XX settembre
Palermo ore 16 via Principe di Belmonte
Torino ore 15 piazza Castello davanti al Palazzo della Regione
Londra ore 14-18 presso 10 Downing Street (Gordon Brown’s Office)
Milano ore 14 tra piazza Mercanti e largo Cairoli
Bruxelles ore 11 davanti all’Ambasciata Italiana in Rue Emile Claus 28
Trento ore 10-18 in via Belenzani tra la chiesa e via delle Orne
Parigi da definire luogo e orario
Siracusa ore 18 davanti Tempio di Apollo
Parma dalle 15 alle 20 la Festa democratica del Popolo Viola in piazza della Steccata
Monaco di Baviera dalle 14 alle 18 a Karlsplazt Stachus sul lato della Karlstor

Una modestissima cosa. Collage per Howard Zinn (1922 – 2010)

2

di Luca Lenzini

1. Quando, nel dicembre 2009, Barack Obama ritirò a Oslo il Premio Nobel per la Pace, nel discorso di accettazione(1) non mancò di notare – e lo fece in esordio, senza tanti preamboli – che il fatto di avergli assegnato quel premio poteva, per più ragioni, sollevare legittimi dubbi. In primo luogo, osservò, egli era all’inizio, e non alla fine, del suo impegno «sul palcoscenico del mondo», perciò a confronto con i risultati ottenuti da «giganti della storia» come Schweitzer, King, Marshall o Mandela, che avevano anch’essi ricevuto il Premio Nobel per la Pace, i propri meriti erano poca cosa. Il secondo motivo, «forse più profondo», era dato dall’essere egli Comandante in capo dell’esercito e non dell’esercito di una nazione qualsiasi, bensì di una nazione impegnata in due guerre. Guerre diverse tra loro, ma in ogni caso: « … siamo in guerra, ed io sono responsabile dello spiegamento di migliaia di giovani americani che combattono in terre lontane. Di essi qualcuno ucciderà. Qualcuno sarà ucciso.»

Per Barthes

2

di Valerio Magrelli

[in occasione della pubblicazione di Riga 30 – Roland Barthes a cura di Marco Consolini e Gianfranco Marrone, marcos y marcos editore, (ne abbiamo parlato qui) Marco Belpoliti ci regala una poesia di Valerio Magrelli che si trova nel volume, che verrà presentato domani.]

I mondi di Guido Mazzoni

22

di Franco Buffoni

Era il 1991, l’avventura dei Quaderni di Poesia Italiana Contemporanea era all’inizio: stava per uscire il secondo volume, quando ricevetti da Pisa un estratto della rivista Paragone contenente alcune poesie molto accattivanti – scelte da Cesare Garboli – di uno studente non ancora ventiquattrenne, Guido Mazzoni. Subito scrissi all’autore di inviarmi altri testi – che pure mi piacquero molto – e così nacque la mia conoscenza e quindi l’amicizia con Guido.
Le sue poesie sotto il titolo La scomparsa del respiro dopo la caduta apparvero nel III Quaderno, nell’autunno del 1992, accompagnate da una prefazione che così si concludeva: “Grazie allo stile: duro, elegante, forgiato. Riconoscibile per gli azzardi a colmare fino all’orlo la misura senza debordare di una goccia. Arte poetica? Certamente. E di quella destinata a fiorire”. Invece seguirono lunghi anni di silenzio poetico. Interrotti soltanto da qualche splendida traduzione uscita su Testo a fronte e, nel 2003, da un manipolo di inediti su rivista: Nuovi Argomenti, Versodove e Trame di letteratura comparata, il semestrale di quello che era allora il mio dipartimento, a Cassino.
Ma certamente quegli anni non furono infruttuosi per Guido Mazzoni: ricordiamo soltanto due fondamentali libri di critica letteraria come Forma e solitudine (Marcos y Marcos 2002) e Sulla poesia moderna (il Mulino 2005), che hanno suscitato un acceso dibattito e non solo in Italia, ponendo l’autore al centro della riflessione critica sulla poesia contemporanea.

La natura dei poeti

2

MONTE GIBERTO (FM)- DOMENICA 14 MARZO 2010, ore 10.30

PALAZZO COMUNALE – SALA DELLE VOLTE

La natura dei poeti

VII Edizione – a cura di Massimo Gezzi e Adelelmo Ruggieri

Incontro con Marilena Renda e Luigi Socci

Introduce Massimo Gezzi

Danilo De Marco: L’INSONNIA DELLA TERRA

3

testo di Erri De Luca

Haiti: Bimbo con le patate

Brasile: L’uomo che esce dal forno

Scaffali nascosti (8) – :duepunti edizioni

5

«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

Nelle fiere del libro li vedi da lontano anche se non hanno lo stand più grande. Partono da Palermo e portano con loro una grande botte di vino, una di quelle che si trovano facilmente nelle cantine dei nostri nonni o bisnonni. Ogni tanto scatta l’happy hour. Ti offrono un bicchiere e ti parlano di Platone o Ourednik, Aristotele o Le Clézio. Tu sei attento e ti lasci convincere.

Il progetto :duepunti nasce nel 1997 da Andrea L. Carbone, Roberto Speziale e Giuseppe Schifani. Parte come rivista letteraria fotocopiata in proprio e distribuita nei ferventi corridoi dell’università palermitana ma parallelamente è un sito internet (www.duepunti.org ancora attivo).

Elogio della macchia cieca. Lazy Suzie di Suzanne Doppelt

3

di Rinaldo Censi

Rue Vieille du Temple, un sabato soleggiato di febbraio, a Parigi. Tagli per una traversa e giungi in rue Sainte Anastase, dove ha sede la galleria d’arte Martine Aboucaya. Percorri un lungo corridoio bianco e ti ritrovi in una sala dove sono esposte minuscole fotografie, miniature d’emulsione. Sono le foto che espone Suzanne Doppelt. Fanno parte della serie che ha intitolato Un homme est tombé de la lune: un frammento presocratico, probabilmente di Eraclito. Un uomo è caduto dalla luna, dunque. Suzanne dice che è come se questa caduta corrispondesse ad un passaggio: dal sogno al pensiero. Piccole capsule di tempo lavorate chimicamente, esposte alla luce, bagnate dal riverbero di riflessi luminosi: sono i fotogrammi di Moholy-Nagy, l’incontro, l’effetto serendipity, l’inaspettato caro a Man Ray.

Anteprima Rivista Sud n°14- Paolo Mastroianni legge Patrizia Posillipo

5

Contenitori per acqua accatastati senza ordine, di lato Merita Saciri, 14 anni a settembre, l’espressione un po’ pensierosa un poco intrigante, i contenitori non riescono a nasconderne la bellezza del volto e del giovane corpo – Campo nomadi di S. Maria Capua Vetere, maggio 2005, foto di Patrizia Posillipo

Giugno 2005. Alie Fetani controlla l’ora dal polso, la mano raggrinzita aggiusta il fazzoletto sul capo, il suo sguardo da topo intercetta gli orecchini appoggiati sopra una mensola e si posa, senza mettere a fuoco, sulla parete interna della roulotte. Zuppa di patate e cipolla nella pentola media nel caso qualcun altro ritorni, pochi minuti per sbucciar le patate, una quarantina per cucinare, ha più di un’ora davanti. Sistemati i pensieri sul pranzo, apre un cassetto da cui tira fuori la foto della nipote, Merita, protetta da due cartoncini legati da un pezzo di spago. Nel campo c’è calma, sono quasi tutti in città, soltanto vecchi e qualche bambino. Con in mano la foto, Alie scende e si siede sotto il telo veranda che si allunga dalla roulotte, con le dita allontana l’immagine della nipote alla giusta distanza dai suoi occhi neri da presbite: manca poco che diventi una donna, non si può più aspettare. Alla ricerca della soluzione migliore, soppesa, si sforza di non dimenticare nessuno, nessuna famiglia, lancia un’occhiata al marito intento a capire se un paio di scarpe recuperate da un cassonetto si possono mettere in sesto, scorre di nuovo la catena delle possibilità, chiude un attimo gli occhi, sospira: nessun candidato all’altezza in Campania.

La responsabilità dell’autore: Claudio Piersanti

102

[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi e Ferruccio Parazzoli, ecco le risposte di Claudio Piersanti]

Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?

Questi giudizi sommari sono forme della stessa isteria ideologica che anima da decenni dibattiti inutili. Questi critici-guru, questi santoni pataccari che da generazioni intonano litanie funebri sul romanzo… Sarebbe divertente studiare da vicino i loro percorsi e i loro pentimenti. Ora il Grande Guru Americano si pente di entusiasmi che noi autori periferici e muti non abbiamo mai condiviso (mentre i nostri critici scrivevano paginoni osannanti ai Veri Scrittori e si sgomitavano in affollatissimi party con i bicchieri di plastica). I critici-guru hanno un grande svantaggio sugli autori: sbagliano sempre. Sono progettati intellettualmente per non vedere nulla al di fuori di se stessi, essendo infatti l’opposto speculare di un autore. Il versante italiano del critico-guru è naturalmente più pecoreccio, e oscilla tra il collezionista di ragazzini e il tipo materno-protettivo. Mentre il primo può paragonare un giovanissimo esordiente assai grazioso a Céline (per poi dirgli in pubblico, dopo qualche anno: ma perché scrivi?, rafforzando la sua fama di implacabile) il secondo considera grandi autori solo quelli non solo scoperti e sostenuti editorialmente da lui, ma più precisamente quelli a cui ha dato per anni da mangiare. C’è anche la variante del Grande Intellettuale (detto senza ironia) che limita la letteratura a quella prodotta dal suo compagno di banco delle medie (peraltro anche lui grande scrittore davvero). In generale il giudizio isterico “non ci sono più romanzi” è espresso da personalità schizoidi

SOLDI DEI PADRI, SCUOLA DEI FIGLI

2

di Giorgio Mascitelli

Questa volta ci sarebbe da dire che non tutte le statistiche vengono per nuocere, perché a differenza di molte che sembrano essere nate solo per conferire un’alea di verità aritmetica all’opinione dominante, quella diffusa dall’OCSE sul legame tra i guadagni dei padri e dei figli presenta alcuni elementi di grande interesse. In breve si tratta di una statistica, apparsa su Repubblica, sulla mobilità della posizione stipendiale dei figli rispetto a quella dei genitori in ogni nazione membro dell’OCSE: se la testa della classifica, ovvero i paesi in cui vi è una maggiore mobilità stipendiale e quindi sociale, non riserva particolari sorprese perché occupata dai paesi scandinavi e l’Austria, ossia quelle nazioni nelle quali lo stato sociale è ancora forte, al fondo delle classifica vi sono alcuni dati meno prevedibili perché i paesi meno mobili risultano essere la Gran Bretagna, l’Italia, gli Stati Uniti e la Francia.

Sebben che siamo donne…

7

http://www.youtube.com/watch?v=Y6IkWxXyuM0

PIERA OPPEZZO. UNA LUCIDA DISPERAZIONE

10

di Luciano Martinengo

Ci sono stati numerosi riscontri –scritti e telefonate- alla notizia della morte di Piera pubblicata da Nazione Indiana (qui). Mi sembra perciò opportuno continuarne il ricordo con qualche informazione sui suoi ultimi mesi di vita per tentare di sondare il mistero della sua creatività tanto impervia e sofferta.

La sofferenza, che in Piera si manifestava come stato permanente d’ansia, era davvero la cifra della sua ricerca? Scavando nei ricordi miei e delle poche persone che l’hanno avvicinata emerge una incapacità –o forse una volontà- di non essere felice. All’origine c’è forse quell’ ”infanzia saccheggiata” a cui accenna in una sua poesia o la perdita di una persona amata, o ancora una forma di orgoglio che raggela la speranza. Solo la scrittura sembra contare. Questo è ciò che si vede dal di fuori, ciò che si tenta di decifrare.

carta st[r]amp[al]ata n.7

7

di Fabrizio Tonello

Paolo Mieli, da direttore del Corriere, amava farsi intervistare dalla televisione nel suo ufficio, con alle spalle un’austera libreria interamente occupata da quella che sembrava proprio l’enciclopedia Treccani; non sappiamo se Ferruccio de Bortoli abbia conservato l’arredamento o abbia sostituito i grossi volumi rilegati con un più moderno link al portale Treccani.it, ma consigliamo affettuosamente ai responsabili della gloriosa testata milanese di avviare un programma di sostegno ai loro redattori. Materia: “cultura generale”, con un modulo aggiuntivo “ricerche on line”.

La necessità di tale intervento si è palesata in tutta la sua urgenza il 26 febbraio quando Pigi Doppiomento Battista ha registrato una puntata della sua rubrica Il sorpasso per Corriere-Tv dedicata al processo Mills (l’avvocato inglese di Silvio B.). Seduto in una poltroncina palesemente inadatta alla sua mole, Pigi Doppiomento esordiva dicendo che “avremmo tutti dovuto laurearci in giurisprudenza per capire cosa succede nella politica italiana” e ha poi continuato dicendo che sempre di più “bisogna scendere in tecnicismi, dettagli molto specializzati di quello che sono i processi…”

I 60 anni di Filmcritica (II)

3

[Ricorrono i 6o anni della rivista «Filmcritica», per chi voglia abbonarsi il modulo si trova qui. DP]

Sulla rivista si sono alternate figure di scrittori (di nuovo: non a caso non si dice critici cinematografici), assolutamente atipici rispetto al parlar di cinema in Italia. Una di queste era Giuseppe Turroni, pittore, studioso di fotografia, critico,  forse il più acuto interprete di cinema americano che si sia letto nel nostro Paese.
La scelta cade su due interventi. Il primo, a pochi mesi dalla morte, vede Turroni cimentarsi, a margine del tradizionale appuntamento che la rivista dedica ai dieci migliori film dell’anno, con una riflessione teorica sul mestiere del critico (con in testa i suoi 10 migliori del 1989). Il testo è tratto dalla sezione Americana (a cura di L. Esposito), pp. 153-154.
Il secondo è una conversazione fra Turroni stesso e Alfred Hitchcock, all’inizio degli anni Settanta, in cui si vede bene come anche il concetto di intervista su Filmcritica vira prepotentemente in direzione letteraria. La conversazione sembra una battaglia fra titani, dove il più sorprendente è Turroni… La sezione di riferimento è intitolata Discorsi (a cura di L. Esposito e D. Turco), pp. 191-193.
(Lorenzo Esposito.)


1.

Il lavoro del critico
di Giuseppe Turroni
n. 391/392, gennaio 1989

L’impero del sole, di Steven Spielberg
Intrigo a Hollywood, di Blake Edwards
Frantic, di Roman Polanski
Monkey Shines, di George A. Romero
Danko, di Walter Hill
L’ultima tentazione di Cristo, di Martin Scorsese
Come sono buoni i bianchi, di Marco Ferreri
Chi protegge il testimone, di Ridley Scott
Omicidio allo specchio, di Arthur Penn
Encore, di Paul Vecchiali