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da “Schema”

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di Adriano Padua

PARTI 5-8 (DEL SEGNO)

5. La porta spalancata sui testimoni oculari, addetta a introdurre. Propositi tutt’altro che saldi, paure ai linguaggi, nelle nostre radici parole, in trascurabili immaginazioni, nelle quali s’accumulano i particolari, si moltiplicano, danno forma alla parte del senso, è importante, non seguire le tracce. Appartenere, mentre intorno s’incide la storia, non è un fatto assoluto commesso dai corpi sconnessi. Ciascuno sta, come un giocatore, un’insidia visibile, giustificando in qualche modo la sua partecipazione. Alle estremità l’animale e la strada, l’arredamento invece è dentro, ci circonda, con i giochi riusciti.

Correspondances – Cartografia dei possibili

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Corrispondenza da Marsiglia sull’incontro internazionale
“Nouveaux territoires de l’art” 14-15 et 16 fèvrier 2002
di
Francesco Forlani

Ci sono cose che si fanno per convinzione, talvolta per un’idea precisa, un segno, forse per curiosità, e il desiderio diventa l’unico mezzo per andare fino in fondo, seguire una traccia, un’altra, fino a ricomporre un senso, un senso profondo, alla propria ricerca.
Il registro, la trama da seguire non può allora assecondarsi ad una rigida osservazione di un evento che si è “prodotto” in questi giorni in Francia, – Marsiglia è la capitale di Parigi, ci aveva detto un ragazzo al bar- e che dovrebbe, per chissà quale acrobazia intellettuale, interessare il lettore tipo di Alternative. Voi, probabilmente, vi state già chiedendo, vabbè, insomma, o come si fa a Napoli, che si dice “ ma in sostanza”, vai al dunque.
Dunque…

Il progetto
Due anni fa, e precisamente nel 2000 Michel Duffour, secrètaire d’Etat au Patrimoine et à la Dècentralisation culturelle, incaricava Fabrice Lextrait di stilare un rapporto sui « nuovi territori dell’arte », dedicando un’attenzione più che particolare alle forme artistiche, realizzazioni, progetti nati in quell’area che potremo definire “non istituzionale”, e in particolare associazioni, squat, friches- equivalente dei nostri centri sociali- su tutto il territorio francese. Il rapporto, pubblicato nel Giugno scorso, da una parte disegnava una carta, assolutamente ignorata fino ad allora dal potere politico, dall’altra riusciva a estrarne concetti, modi, forme che suggerivano seppure nella diversità, complessità, un percorso, per le istituzioni, non più di muro contro muro, ma di ascolto reciproco. Nel rapporto che è consultabile su internet c’è tra l”altro una scheda dedicata alle esperienze italiane che il nostro ceto politico farebbe bene a consultare. http://www.culture.fr/culture/actualites/indexflextrait.htm

E ora Muppets!

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L’illusione [Eracle # 12]

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di Ginevra Bompiani


Ed è con indifferenza che Persefone si lascia derubare, concedendogli il suo cane;
e che Eracle non diffida.

Che cosa imparò Eracle ad Eleusi non si saprà, finchè i misteri restano misteri. Ma quel che imparò doveva servirgli a penetrare nel regno dei morti; e ancor più a uscirne. Non diede però mostra di nessuna conoscenza. Forse gli insegnarono soltanto a non stupirsi. Non è questo un iniziato? A cosa mai ci si inizia se non ad accettare? E accettare senza opporre resistenza alla morte che ti sorvola, fu forse il segreto insegnatogli per tornare vivo.

When I was a child – I am a child

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Spiracle by Soap&Skin

 

When I was a child I toyed with dirt and I fought
As a child, I killed the slugs I bored with a bough
In their spiracle

Due storie

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raimondi marco antonio sogno

di Andrea Inglese

Incendi

Gregorio è stanco morto, e ha bisogno assoluto di un cavallo. Quando finalmente riesce a comprarselo, tre mesi dopo, è diventato il re delle scommesse. Un sacco di gente gli vuole bene, ma non tutti. È risultato simpatico anche a Tommaso, che gestisce la manodopera clandestina in città, oltre ai chioschi delle scommesse. Gregorio monta finalmente a cavallo. Cerca con gli occhi un turista giapponese. Tutto brucia intorno a lui. Sono diversi e coordinati incendi dolosi che solo ora raggiungono il punto critico: la città è spacciata. Gregorio in sella sul suo nuovo cavallo risale il fiume. Si ferma a metà strada e prova a contare i soldi. Non sa più se le banconote devono circolare da sinistra a destra, o all’inverso.

Corpo Lettera Integrale: Casanova

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Casanova Intégral
di
Philippe Sollers
traduzione di Francesco Forlani

Era ora! Finalmente una vera edizione delle duemila pagine delle Memoires di Casanova, l’equivalente di A la recherche du temps perdu, otto milioni di caratteri, e che caratteri! Finalmente un solo blocco spettacolare, che meritava d’essere sì sistemato, ma non di certo censurato! La vicenda è complessa, ma in fin dei conti assai semplice. Casanova (morto nel 1798) scriveva in un francese spesso maldestro. Il manoscritto viene ritrovato in Germania ed è dapprima tradotto in tedesco. Poi, nel 1826, pubblicazione “en bon français” ma con delle attenuazioni, velature, aggiunte inopportune. Il manoscritto originale, invece, dovrà aspettare il 1960 (!) per essere conosciuto. Di qui, ora, la necessità di adottare un principio unico di edizione: leggibilità dell’aggiustamento grammaticale, e intercalari tra virgolette, nel racconto, della censura. Ecco cosa è stato fatto e fatto bene: Il risultato è per l’appunto favoloso.

Il mondo di Fiorino

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di Antonio Sparzani

la pancia del grande lago

Era stata un’estate passata a giocare ai pirati di Mompracem intorno alla vasca del bucato, al piano terra della casa di Ernesto, in mezzo a un vasto cortile di cemento, senza erba, che circondava tutta la casa. Erano tre, quell’estate. Con Fiorino ed Ernesto veniva quasi sempre anche un ragazzo dagli occhi un po’ persi, che tutti chiamavano Susa, Fiorino non capì mai perché, se fosse cioè il suo vero nome o qualche appellativo inventato dalla fantasia degli amici. Tanto più che intorno a Susa circolavano delle dicerie bizzarre, a proposito di sue strane e passate malattie, connesse con quel mondo degli organi sessuali, di cui così poco era ancora dato sapere. Fiorino non sapeva neppure dove abitasse e nulla della sua famiglia; era solo un ragazzotto alto e biondo con i capelli a spazzola e la voce già un po’ roca. Faceva parte comunque di quegli amici con cui si poteva “fare a spade”.

EUROPA, EUROPA…

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di Uaar

Il 3 novembre scorso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha detto «no» ai crocifissi in classe, pronunciandosi sul ricorso di S.L., una cittadina italiana, socia UAAR. L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ha infatti promosso, sostenuto e curato tecnicamente l’iter giuridico, che era già passato da Tar del Veneto, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato. Quest’ultimo aveva stabilito la legittimità della presenza del crocifisso in classe, adottando per di più la formula del «crocifisso quale simbolo della laicità dello Stato»: una linea chiaramente sconfessata da Strasburgo.

È stato un grande giorno per la laicità italiana: l’UAAR è dovuta ricorrere all’Europa per avere ragione, ma finalmente la laicità dello Stato italiano, affermata da tutti a parole, ha trovato conferma in un provvedimento epocale. E’ assurdo che bambini anche di pochi anni siano costretti a subire l’inevitabile condizionamento indotto dalla presenza del simbolo di una sola confessione religiosa.

che avrebbe detto Bartolo

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di Fabrizio Tonello

Che avrebbe detto Bartolo da Sassoferrato del lancio di un duomo di Milano in alabastro sulla testa di Silvio Berlusconi? Forse avrebbe avuto qualche difficoltà a rispondere, perché il celebre giurista marchigiano morì, nel 1357, a soli 43 anni, mentre la prima pietra del duomo fu posata solo nel 1386 e l’ultima addirittura nel 1965 (un po’ lenti, questi milanesi). Per di più, ai tempi di Bartolo erano molto diffusi dei particolari souvenir chiamati “reliquie” ma il concetto di ricordino-industrializzato-a-basso-costo non era ancora stato introdotto. L’opinione di Bartolo ci interessa perché fu l’inventore di una categoria giuridica che sarebbe bene rispolverare, e rendere nota ai nostri intellettualmente neghittosi politici: l’idea di tyrannus ex parte exercitii, cioè chi esercita il potere in modo tirannico pur essendo stato eletto, o nominato, legittimamente. Fino ad allora, la tradizione giuridica considerava soltanto l’usurpatore, il tyrannus ex defecto tituli.

Le teste

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Le-teste di Flavio Santi

Senza timore di smentita pensiamo di essere stati i primi pubblicamente (sul sito di pordenonelegge.it e su rivista) ad avere preso sul serio Giuseppe Genna quando molti facevano spallucce di fronte ai suoi pseudothriller, incapaci di vedere le orbite di senso che via via si inanellavano come implacabili segnaletiche dei nostri tempi “devastati e vili”, per citare un altro suo titolo di imminente riedizione. Adesso, com’è giusto, Genna è uno scrittore a 360°, di punta, ma non dimentichiamoci che fino a qualche anno fa la maggior parte di coloro che ora fanno carole festanti intorno a lui non esitava a bollarlo riduttivamente come scrittore di genere. Ma questo è il solito malcostume italiano: vizi privati e pubbliche virtù. Memoria cortissima, e doppie verità a go go. Da questo punto di vista scrittori e critici non sono certo meglio dei tanto biasimati politici: sono semplicemente una fetta della grande torta avariata che è l’Italia.

Kids On Rainbows… a tutti.

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Kids on Rainbows… a tutti… in un mondo un po’ più condiviso…

Sarebbe probabilmente il modo migliore per augurarci qualcosa di buono.

evelina santangelo

Che cos’è un classico?

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anonimo

di Carlo Carabba

Resistenza del classico è il titolo del primo Almanacco BUR, nuova pubblicazione periodica, in uscita a sessant’anni dalla nascita della collana.

Ha quasi quattrocento pagine, sette sezioni più una breve introduzione e raccoglie i contributi di ventisei autori, ventotto se si contano Valerio Magrelli e Edoardo Sangunineti, intervistati da Federico Condello e Gilda Policastro. E, com’è fatale, è fatto di cose belle e cose brutte. Splendida la sezione “Officina di traduzione”, in cui vengono ritradotti alcuni classici latini – davvero incredibili le poesie di Catullo e la morte di Turno nella versione di Alessandro Fo che mantiene il ritmo della metrica latina. Sono intelligenti e utili i due saggi conclusivi, di Ivan Tassi e Daniele Giglioli, che tracciano una mappa della critica italiana, dal 1949 a oggi e leggere la riflessione di Seamus Heaney sulla poesia pastorale fa bene alla mente e al cuore.

Man Hattan Experiment

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Manhattan Experiment
di
Francesco Forlani
(La Camera Verde ProduKtion)

fugasei

(extra)

Dove sono Jena, Snake, Plissken, Bob Hawk, Cabbie e Duke, l’eroe rapinatore, lo sbirro, il tassinaro e il Raiss?
 Uno cambiò nome tre volte, 
uno fu fatto generale, 
uno cadde su un ponte lavorando per tutti, uno morì sparato – 
tutti, tutti dormono, dormono, dormono a Manhattan.
Dove sono il Buffone, Manhattan, The President, Mente e Maggie, mostriciattolo gay, penitenziario- ma pentirsi poi di cosa?-, il grassoccio e nano, il fornitore di gasolina e la sua squinzia? Tutti, tutti, dormono a Manhattan.
Dov’è quel Carpenter 
che giocò con la vita di tutti, fronteggiando produttori, esteti, critici colti, facendo cinema, non pensando né a moglie né a parenti, 
né al denaro, né all’amore, né al cielo? Eccolo! Ciancia delle parti di tanti anni fa, 
delle voci di tanti anni fa a St Louis, 
di ciò che Cronemberg e Romero
 dissero di lui una volta.

Uno finì, una 
uno smise, 
uno cessò, 
uno una abbandonò – 
tutti, tutti dormono, dormono, dormono a Manhattan.

L’inquieto vivere segreto

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Pubblico di seguito un estratto dal nuovo romanzo di Franz Krauspenhaar, L’inquieto vivere segreto, edito da Transeuropa, con una nota dell’autore sulla gestazione del libro: un romanzo aperto, dove ogni capitolo è una finestra su un possibile nuovo sviluppo, uno spazio vuoto che il lettore può riempire, proseguendo la storia su di un diverso binario. Un padre, un figlio, una moglie scomparsa, un fratello perduto, un surreale, ostile paese nell’hinterland lombardo, una Germania più evocata che attraversata, resa l’interlocutore prescelto di un dialogo dove ogni figura rimanda ad altro, al modo in cui l’opera intercetta la vita, la frantuma, le si sostituisce.( f.m.)

Cinque poesie

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di Vittorio Reta

Lasci scritte a sangue attraverso lo spioncino
quando la musica lascia la presa
voce anche tu miccia in acquario
per vedere una vetrata da sotto
Luci di Pietralata
Allora buttalo amore

Nazione Indiana

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a c. di redazione

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Nazione Indiana è nata ufficialmente con un pezzo programmatico, pubblicato il primo marzo del 2003, firmato redazione nel quale Antonio Moresco e il gruppo che si era formato attorno a lui provavano a dar vita a un nuovo spazio, di letteratura e di vita. Quello che qui desideriamo ricordare, e proporre ai lettori che sono arrivati a conoscerci dopo quella data, è la parte finale del secondo pezzo pubblicato, a firma di Moresco e in forma di diario argentino ̶̶ come molti dei successivi post di Antonio ̶ , nel quale il nome Nazione Indiana viene per la prima volta articolato e raccontato sotto il fantastico titolo In attitudine di combattimento e di sogno.

Crediamo che, malgrado i rivolgimenti radicali intercorsi nel frattempo nella costituzione e nella struttura del blog, compresa l’uscita di un certo numero degli stessi fondatori, a cominciare da Antonio stesso, Nazione Indiana abbia continuamente e testardamente interpretato e praticato queste iniziali parole e che in questo si riconosca una fedeltà forte alla sua costituzione originaria.

Eccolo a voi:

idilli di Damasco

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di Clio Pizzingrilli

C’è un giardino. Il giardino. Tutt’intorno deserto. Appressandosi la notte, il giardino andava lentamente indeterminandosi, fino a quando, sopraffatto da una moltitudine di sabbia granelli, in buio scomparve. Fu allora che mi alzai per cominciare a raccontare. Mai avrei mancato di rispetto a una tale perla, la cui fama risuonò nelle mie orecchie già nei primi giorni dell’infanzia, per nessuna ragione al mondo avrei immaginato di poterlo oltraggiare con parole inopportune o, peggio, laide, come spesso sono le degli uomini, perciò il mio tono di voce fu subito quieto e deferente, benché quel che mi apprestavo a dirgli fosse spaventoso e, lo riconosco, ancora sempre inadatto alla contemplazione delle sue bellezze. Da parte sua, il giardino aveva tutta l’aria di non essersi neppure accorto di me, né d’aver nemmeno mai udito l’inizio del racconto.

Survival kit per i giorni di pioggia

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Sui fatti di Messina e del Sarno
di
Eugenio Tescione
Prima che il pensiero giunga
a coniugare addendi dividendi
paradossi e linee torte
di questo vivere in questa giungla,
valle deformata dalle forze
del premere dell’espandersi
rifondare ogni volta l’alveo
sacrificando viole e gigli,
prima dell’appassire per il troppo
fradicio dove vivono radici,
va-jont va giù acqua tragica in detriti

prima del pensiero compassionevole
di sé, dei figli.

Season’s Greetings

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[ l’uomo di neve più piccolo del mondo ]

 

The Snow Man

di Wallace Stevens

One must have a mind of winter
To regard the frost and the boughs
Of the pine-trees crusted with snow;