
una possibile lettera di risposta del figlio di Celli immaginata da Piero Sorrentino
Caro papà,
grazie dei complimenti per la carriera universitaria che mi fai dalle pagine di uno dei principali quotidiani di questo Paese. È una fortuna non da poco. Non tutti i figli hanno il privilegio di leggerli, e non tutti i padri di scriverli. Per esempio il papà del mio compagno di corso Cesare, un metalmeccanico di Latina con tre figli e una moglie casalinga, ha acquistato nelle pagine di cronaca locale del Messaggero un piccolo box di tre righe per la laurea di suo figlio: solo per la soddisfazione di veder comparire il nome del suo pupillo – e la relativa, brillante votazione – a pag. 47, nella colonna riservata alla “piccola bacheca”, tra un annuncio di massaggi erotici e un appello per il ritrovamento di Bibo, un cucciolo di Jack Russell scomparso a Vairano Scalo la settimana scorsa.






Provai altre volte durante quel mese di agosto a incontrare l’uomo veloce, altri sabati mattina, altre domeniche, mi piazzavo all’ingresso del paese, dove soleva passar lui, salutavo le macchine, e speravo: ora spunta, ora arriva. Cosa ci fai che ora passa?




Era ormai di spalle. Mi era passato davanti e l’avevo guardato come si guardano i turisti, abbassando il capo in saluto. Era estate, l’uomo veloce portava pantaloncini corti e maglietta, scarpe da ginnastica, un cappellino chiaro. Un turista qualsiasi, le 11, circa, di un mattino neanche troppo caldo: il sole aveva aggirato il costone e cominciava a esercitarsi sugli asfalti e gli intonaci del vicolo.
Sotto botta (titolo preso dalla tammurriata nera) sono 100 piccoli libri in fogli colorati di carta per origami, realizzati a mano dall’autrice, secondo i principi della cromoterapia. Dieci nuove poesie. Un collage differente nell’ultima pagina di ogni libro. Il tutto inguainato in un’elegante busta frigo marca “Frio” (triplo strato).