Questo video, destinato a promuovere la lettura in Nuova Zelanda, è stato realizzato dalla Andersen M Studio.
Il Libro delle streghe
di Joyce Lussu
La terra dei miei padri (non delle mie madri, che vengono dal nord, dal paese dei Pitti) è la Marca meridionale, ai piedi dei monti sibillini, dove aveva sede la sibilla detta appenninica o cimmerica, la cui immagine perdurò più a lungo di ogni altra immagine sibillina nella mitologia dei poveri e nella curiosità degli acculturati; più a lungo della sibilla cumana o di quella delfica, o delle tavole sibilline distrutte da Stilicone dopo un millennio di permanenza nel Campidoglio. La sibilla appenninica continua ad essere presente, non solo nell’oralità popolare ma nella cultura scritta; nel municipio di Visso, vi sono tuttora i ritratti di dodici sibille, giovani belle e ridenti nei loro abiti multicolori.
flarf e low-level translations
di Gherardo Bortolotti
Da un po’ K. Silem Mohammad mi ha invitato a the flarf list, ovvero la lista di discussione di flarf, quella specie di area/gruppo/corrente della nuova poesia sperimentale statunitense di cui Mohammad è, sicuramente, uno degli autori più interessanti.
Non ho mai avuto modo di partecipare, non sapendo in effetti in che termini farlo. L’invito mi riconosce uno statuto di pari (a me come ad altri autori non USA presenti in lista – tra gli italiani, per esempio, Marco Giovenale) eppure la differenza linguistico-culturale mi ha in qualche modo bloccato. Considerando tutto quello che ho scritto circa la natura transnazionale della rete (ed i vari progetti a cui ho lavorato, su quella base), lo trovavo abbastanza sciocco da parte mia eppure così era.
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Caro Papà

una possibile lettera di risposta del figlio di Celli immaginata da Piero Sorrentino
Caro papà,
grazie dei complimenti per la carriera universitaria che mi fai dalle pagine di uno dei principali quotidiani di questo Paese. È una fortuna non da poco. Non tutti i figli hanno il privilegio di leggerli, e non tutti i padri di scriverli. Per esempio il papà del mio compagno di corso Cesare, un metalmeccanico di Latina con tre figli e una moglie casalinga, ha acquistato nelle pagine di cronaca locale del Messaggero un piccolo box di tre righe per la laurea di suo figlio: solo per la soddisfazione di veder comparire il nome del suo pupillo – e la relativa, brillante votazione – a pag. 47, nella colonna riservata alla “piccola bacheca”, tra un annuncio di massaggi erotici e un appello per il ritrovamento di Bibo, un cucciolo di Jack Russell scomparso a Vairano Scalo la settimana scorsa.
Pop Polar – Manzoni
L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl’illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d’Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co’ loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll’ago finissimo dell’ingegno i fili d’oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Però alla mia debolezza non è lecito solleuarsi a tal’argomenti, e sublimità pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de’ Politici maneggj, et il rimbombo de’ bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione.
Altai. Tra romanzo ed epopea
[come mi viene fatto notare nel primo commento, conviene che io avvisi il lettore con un “Attenzione SPOILER”. Io, tra l’altro, non ho ancora iniziato il romanzo, ma sono certo che me lo godrò lo stesso. G.B.]
Un romanzo storico
Altai. Ovvero, il Mediterraneo alla vigilia della battaglia di Lepanto.
Per epoca ed ambientazione, l’ultimo romanzo di Wu Ming si colloca a metà strada tra il lontano “Q” (a quei tempi il collettivo di scrittura si firmava “Luther Blissett”) e il recente “Manituana”, nel tentativo evidente di rendere esplicito un senso storico della modernità, illuminandone episodi talmente significativi da costituirne la contrazione allegorica. È questo percorso, e la filosofia della storia che lo sottende che fanno dei romanzi di Wu Ming qualcosa di più che pregevoli occasioni narrative: si tratta di finzioni letterarie che rivelano in filigrana, per chi sollevi e guardi in controluce, l’intento speculativo e l’operazione colta, senza che questo impedisca al lettore medio di abbandonarsi al romanzesco in quanto tale. È comunque anche alla luce di queste ambizioni di secondo livello che ognuno di essi va collocato e giudicato, il che proverò a fare.
Roba da Mattel
Quale Barbie meriti?
di
Joumana Haddad
Una Barbie col burka?!
E viene dall’Italia, quest’invenzione prodigiosa?
E perché non creano, già che ci sono, la Barbie oppressa dal padre, umiliata dal fratello e picchiata dal marito?
Perché non creano, alla Mattel che si batte oggi con Sotheby’s per Save the children, la Barbie sposata, suo malgrado, a 13 anni a Gaza; o quella che non ha il diritto di guidare una macchina a Riyad; o quella che non ha il permesso di andare a scuola a Kabul, perché le donne “non hanno bisogno di leggere e scrivere”? (ci sono 76 milioni di donne analfabete nel mondo arabo-musulmano).
Perché non creano quella che è concepita e tollerata solo per diventare un accessorio: cucinare, obbedire, tacere e concepire, quando è il suo turno, figli preferibilmente maschi?
Perché non creano quella lapidata per adultero (dal marito sposato con altre 3 donne), e quella imprigionata perché ha osato indossare un Jeans? Sono sicura che queste ultime avrebbero un grandissimo successo.
Biagio Cepollaro, “Nel fuoco della scrittura” in mostra a Milano

Inaugurazione 1 Dicembre 2009 alle 18,30
ARCHI GALLERY OFFICINA DEGLI EVENTI
via Friuli,15, 20135 Milano. Tel 02-70601901
Dopo Roma (La Camera verde, 2008), Napoli (Ilfilodi partenope, 2009), Piacenza (Laboratorio delle Arti, 2009) giunge a Milano la mostra di Biagio Cepollaro Nel fuoco della scrittura, il cui libro omonimo è stato pubblicato da La Camera verde. Si tratta di una quindicina di tavole dipinte di medie e grandi dimensioni, e di una decina di pezzi tra carte e stampe digitali su tela con interventi successivi.
C’è la scrittura, ci sono le ‘cose scritte’ e c’è l’atto dello scrivere, il movimento del braccio e della mano nella percezione del contatto con il supporto.
www.cepollaro.splinder.com
La psicoanalisi di fronte alla colpa
di Isabella Mattazzi
Già negli anni ’80, Jacques Derrida aveva dichiarato la necessità di una nuova etica della psicoanalisi che tenesse conto non soltanto dei modelli teorici di riferimento, ma delle diversità culturali degli psicoanalisti in quanto soggetti con una ben precisa identità geografica, politica, sociale. Chi fa psicoanalisi oggi infatti non può non riconoscere la portata amplissima, all’interno della pratica terapeutica, del proprio vissuto storico e del profondo intreccio che questo vissuto sembra avere con i nuclei più problematici della propria formazione psicoanalitica. Ma che cosa vuole dire, per un analista, confrontarsi con la Storia? Che cosa significa porsi non soltanto come figura professionale, ma come soggetto «politico-culturale»? Ne abbiamo parlato, in occasione del recente convegno «Straniero Familiare» – organizzato a Milano dal centro milanese di psicoanalisi Cesare Musatti – con Veronika Grueneisen, psicoanalista tedesca, presidente di Partners in Confronting Collective Atrocities e organizzatrice di uno degli esperimenti più interessanti e complessi di questi ultimi anni nell’ambito degli studi sulle dinamiche psicosociali, le «Conferenze di Cipro», di cui lei stessa ci racconterà.
De son appartement: vanità della luce
di Rinaldo Censi
Arrêtons un moment. La pompe de ces lieux,
Je le vois bien, Arsace, est nouvelle à tes yeux.
Souvent ce cabinet superbe et solitaire,
Des secrets de Titus est le dépositaire.
C’est ici quelquefois qu’il se cache à sa cour,
Lorsqu’il vient à la reine expliquer son amour.
De son appartement cette porte est prochaine.
(Racine, «Bérénice»)
E se Titus rinuncia al matrimonio con Bérénice? E se Roma vieta l’unione tra l’imperatore e la regina straniera? che cosa ci resta? Lo splendore di queste immagini filmate in digitale. Fermiamoci un istante, allora. Un cabinet magnifico e solitario, depositario dei segreti di Titus? Il luogo dove l’imperatore si nasconde, dove confessa alla regina il suo amore. Ma la regina? Assente. Solo gli interni di un appartamento, qui.
L’uomo veloce (2a parte)
di Marino Magliani
Provai altre volte durante quel mese di agosto a incontrare l’uomo veloce, altri sabati mattina, altre domeniche, mi piazzavo all’ingresso del paese, dove soleva passar lui, salutavo le macchine, e speravo: ora spunta, ora arriva. Cosa ci fai che ora passa?
Un giorno corsi a casa, nel vicolo, andai al bagno ( è l’emozione, mi sono detto ) e dopo essermi lavato le mani con un ottimo sapone, perché speravo di stringere la sua di mano, sono uscito di corsa, ho chiesto al vecchio mezzo sordo seduto sul gradino:
” Dì, è mica passato l’uomo veloce ? ”
“Passi veloce? ” gridò.
Gli spiegai chi intendevo, l’uomo che possedeva non so cosa, come lo chiamava lui, se era passato, e il vecchio disse di sì, non erano più di due minuti che era passato, a quest’ora era ormai al fondo del paese, disse. Ha la gamba buona. Erano passati anche due Testimoni di Geova, disse.
Non l’avrei mai più raggiunto… potevo fare una cosa, non mi restava altro, potevo tagliare giù per una mulattiera dalla chiesetta, attraversare il ponte romanico e risalire il costato di fronte, tra vigne subito e ulivi a mezza costa.
Il declino del discorso critico
di Giorgio Mascitelli
A me sembra che uno dei fenomeni più significativi di questa fase di crisi della democrazia italiana sia il declino del discorso critico. Oggi ciò di cui si parla è quasi esclusivamente ciò che è stato deciso dal potere se non politico, almeno economico, così come l’ordine del giorno delle priorità e il tono del discorso sono quelli del discorso pubblico ufficiale, langue invece un discorso critico indipendente. Chiamo così quella modalità di discorso pubblico che da almeno due secoli è tipica delle società che rispettano le libertà d’espressione e che si articola di solito nelle forme della controinformazione, cioè rivelare cose di cui il discorso pubblico ufficiale non parla, e della critica dell’ideologia, cioè la demistificazione delle ipocrisie, delle contraddizioni e delle parzialità di quella che il discorso pubblico ufficiale presenta come la verità. Le ragioni di questa crisi in Italia oggi non stanno certo nella mancanza di ingegni in grado di ottemperare a questo compito perché al contrario sono numerosi gli scrittori che hanno la preparazione culturale e il rigore morale necessari per svolgerlo, ma piuttosto in mutamenti della società tanto profondi quanto recenti. Dico subito che tra questi mutamenti non considero qui quello dell’apparato mediatico-televisivo perché il discorso critico è sempre stato recepito da piccole minoranze culturalmente e politicamente consapevoli, salvo in alcune circostanze storiche molto particolari, capaci però di tradurre in comportamenti e in risposte anche di massa i suggerimenti creativi che venivano da quello.
Di lunari e di streghe
di Antonio Sparzani
Nel 1988 compare nelle librerie italiane il romanzo Felice anno vecchio del brasiliano Marcelo Rubens Paiva, tradotto per Feltrinelli da Anna Lamberti Bocconi. Non ho letto il romanzo, anche se mi ha colpito questa frase che ho trovato in una sua recensione: «Na verdade, Feliz Ano Velho mostra toda a inquietação de um jovem que viveu plenamente, como se cada minuto de sua vida como se fosse o último.», ma Anna mi ha raccontato che è pieno di musica e questo è stato ciò che l’ha reso interessante nel momento in cui Anna, allora “ragazzina assoluta” (espressione da lei usata nel suo racconto) si è trovata a essere una fan di Ivano Fossati e a promettergli, avuta l’occasione di una parola al volo, di inviargli qualche bel regalo. Anna gli inviò il romanzo da lei tradotto e un po’ alla volta tra Anna e Ivano si instaurò un rapporto di amicizia e collaborazione musicale.
Già all’epoca il demone della poesia possedeva Anna, e fu così che realizzò il suo sogno
Pâté de Foi Bourgeois – Pier Paolo Pasolini

Mentre rileggevo Nero su Nero, di Leonardo Sciascia, mi sono imbattuto nelle pagine (193-194) in cui lo scrittore parla della sua amicizia con Pier Paolo Pasolini. Sono pagine che con intensità e sincerità raccontano ogni cosa condivisa, detta e soprattutto mai riferita. Come quando Leonardo Sciascia confida ai lettori l’onnipresente ombra, l’ombra di un malinteso che soggiaceva in ogni loro incontro.
” Credo che mi ritenesse” scrive Sciascia ” alquanto- come dire?- razzista nei riguardi dell’omosessualità. E forse era vero, e forse è vero: ma non al punto di non stare dalla parte di Gide contro Claudel, dalla parte di Pier Paolo Pasolini contro gli ipocriti, i corrotti e i cretini che gliene facevano accusa. E il fatto di non essere riuscito a dirglielo mi è ora di pena, di rimorso.” La testimonianza di Sciascia si conclude poi con un’affermazione precisa, in un certo senso violenta:
“E voglio ancora dire una cosa, al di là dell’angoscioso fatto personale: la sua morte – quali che siano i motivi per cui è stato ucciso, quali che siano i torbidi particolari che verranno fuori- io la vedo come una tragica testimonianza di verità, di quella verità che egli ha concitatamente dibattuto scrivendo, nell’ultimo numero del “Mondo”, una lettera a Italo Calvino.”
Così sono andato a rileggere – per i classici è d’uopo scrivere sempre “rileggere” anche se si “legge” per la prima volta- la lettera di Pier Paolo Pasolini. Una lettera che, sfortunatamente, nessuno dei nostri contemporanei è riuscito a scrivere in questi giorni in relazione a quanto sta accadendo, e ancora accadrà in Italia. Lettera che sicuramente in tanti avranno letto ma che vale la pena “rileggere” effeffe
“Lettera luterana a Italo Calvino”
di Pier Paolo Pasolini
30 ottobre 1975
Guerra alla tristezza!

di Mario de Santis
Guerra alla tristezza! di Edoardo Albinati (Fandango 2009) è un libro inclassificabile come il suo autore. Il tuo comportamento è inclassificabile! si dice a volte di chi si comporta in modo maldestro. Non stare in nessuna classe, per uno scrittore che ha dedicato tanta energia alla scuola (è il caso di dirlo, insegna al carcere romano di Rebibbia) sembra un paradosso e una beffa, tuttavia Edoardo Albinati come scrittore è proprio un fuoriclasse.
La forma della finzione
di Lorenzo Esposito
visione, una distanza ci divide
E. Montale
A proposito di ciò che il cinema fa e ha fatto al mondo, ci sarebbe da chiedersi meglio quando si è dis-fatto del mondo, giungendo infine a segnalare il distacco dell’occhio dalla terra e dai suoi abitanti. A Werner Herzog bastano quattro minuti da Puccini intitolati La Bohème per porre la questione. L’Africa, terra eternamente separata, è ancora il palcoscenico adatto a misurare e a marcare la distanza.
Herzog è qui per filmare il popolo etiope dei Mursi e lo fa nel ricordo dei bambini soldato della tribù nicaraguense dei Misquitos (La ballata del piccolo soldato, 1984) e soprattutto dei Wodaabe del sud del Sahara, uomini che si ritengono i più belli del mondo e che si fanno scegliere dalle proprie donne in un rito sfarzosissimo erotico (Wodaabe – I pastori del sole, 1989). Come nei due film precedenti, l’amore attraverso i secoli, la bellezza e la rovina insite entrambe nel periplo romantico e barocco (come indicava Benjamin), è il punto da cui partire per rispondere alla domanda politica che l’esploratore europeo in gita africana pone a sé stesso: come non essere turisti, come affrancarsi dalla professionalità del viaggiatore, come non scattare fotografie.
Notes Boats
Per le navi di Annamaria Papi ( effeffe e soldatoblu )

“Quando poi naviga al largo, quasi scomparso lo scafo sotto la linea dell’orizzonte e appena visibili i tre fumaioli, più d’uno che dalla costa guarda sul mare si domanda se la nave si diriga al porto o s’immerga in una solitudine che l’uomo sulla riva non potrà mai concepire. Quando poi constata che fa rotta verso la costa, allora ognuno si conforta, come se quella nave gli portasse quel che ha di più caro o almeno una lettera da lungo tempo inconsciamente attesa. Talvolta laggiù, nella chiara nebbia del confine, due navi s’incontrano, e si vedono passar scivolando l’una accanto all’altra. C’è un attimo in cui i due fragili profili si fondono e diventano una cosa sola, un attimo di fragile sublimità, finché tornano dolcemente a staccarsi, dolci e silenziosi come la nebbia lontana dove avviene l’incontro, e ognuno per sé continua a scivolar solo per la sua strada.
Dolce, non mai adempiuta speranza.”
da Hermann Broch, I sonnambuli.vol 2, Esch o l’anarchia
“La tempesta scatenata dall’ispettore fantasma” di Gianni Celati
di Nunzia Palmieri

È uscito domenica scorsa sul «Corriere della Sera» un nuovo racconto di Gianni Celati, una storia in cui si ritrovano molti dei personaggi che abbiamo già incontrato nelle pagine delle Vite di Pascolanti (Nottetempo, 2006) e nei Costumi degli italiani 1 e 2 (Quodlibet, 2008): l’avvocato Annoiati, l’assessore Rovina, il prefetto di polizia Imbrogli, il direttore del giornale locale G. Mastrotto, le dame, mogli dei notabili, la contessa Tinti-Altiforni, la marchesa Cecchi-Mammullà, la signora Veratti e altre nobildonne, il sindaco Cagnotto, il tipografo Catenacci, Scagliarini, il grande giocatore di biliardo detto «il geometra del panno verde», il professor Amos, filosofo e bevitore, e poi Pucci e i suoi compagni di scuola. Anche i luoghi che i personaggi attraversano sono familiari ai lettori dei pascolanti: la piazza della cattedrale, il caffè, il circolo culturale anarchico, l’Accademia del Biliardo, il quartiere Mame, il vicolo del Voltino nel quartiere Carrozze dove abita la famiglia Pucci. È la città di sogno a cui Celati ha dato vita, città senza nome nella quale fa muovere di tanto in tanto le sue figurine leggere e indimenticabili.
L’uomo veloce (1a parte)
di Marino Magliani
Era ormai di spalle. Mi era passato davanti e l’avevo guardato come si guardano i turisti, abbassando il capo in saluto. Era estate, l’uomo veloce portava pantaloncini corti e maglietta, scarpe da ginnastica, un cappellino chiaro. Un turista qualsiasi, le 11, circa, di un mattino neanche troppo caldo: il sole aveva aggirato il costone e cominciava a esercitarsi sugli asfalti e gli intonaci del vicolo.
Passò e forse abbassò il capo pure lui. Io non salutavo per vedere se mi restituivano il saluto, ma lo facevo automaticamente. Me l’aveva insegnato mia madre: si saluta sempre nella vita e non si sbaglia mai.
Passò e si diresse verso Luvaira.
L’avrei rivisto sempre vestito così. Era la sua divisa delle vacanze. Tranne qualche volta d’inverno che l’incontrai col cappotto e un ombrello credo.
Scaffali nascosti (4) – Edizioni Gorée
«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).
di Andrea Gentile
A 37 chilometri da Siena c’è Monticiano, 1400 abitanti, 650 famiglie, patria del «Palio dei ciuchi».
A Monticiano c’è una minuscola frazione, Iesa, patria della tranquillità.
A Iesa c’è la casa editrice Gorée, libri da altri mondi. Gorée, come l’isola dell’Atlantico dove venivano raccolti i neri razziati in Africa, ma anche come, in Senegal, «Essere libero» e «Essere onesto».
La Gorée sorge nel 2005 dalle ceneri della Equitare. Tutto nasce, come nelle fiabe, dal classico manoscritto nel cassetto. Da diversi anni Riccardo Bassani ha in mano un romanzo scritto da Alberto Manzi, il famoso maestro conduttore di Non è mai troppo tardi. «Il romanzo chiedeva di essere pubblicato – ci dice Bassani – ma ovviamente non era possibile pensare di inserirlo nel catalogo di una casa editrice così specialistica come Equitare, né era pensabile pubblicarlo senza che fosse sostenuto da un nuovo progetto editoriale coerente».





