Come una prefazione
intervista a Jean-Patrick Manchette

Cosa l’ha spinta a scrivere gialli?
Il caso. Il caso ha spalle robuste. Mi sono trovato da un giorno all’altro nella necessità di guadagnarmi da vivere e di mantenere la mia modesta famiglia. Da un giorno all’altro, perché all’inizio volevo diventare professore d’inglese. In realtà non credo che avrei retto. Già non sopportavo di continuare gli studi. Così, quando tutto faceva pensare che avrei ottenuto un incarico all’apertura dell’anno scolastico, mi sposo con una donna fantastica e mi ritrovo con un presalario di ottocento franchi e un affitto di seicento franchi mensili, che accetto senza pensarci troppo, dicendomi: ce la caveremo. Mélissa, mia moglie, si era appena diplomata in cinematografia e grazie a lei conoscevamo un certo numero di persone; non che siano riuscite tutte a sfondare nel cinema, anzi, quasi nessuno; ma per esempio, eravamo molto amici di Jean-Pierre Bastid, anche se ora ci siamo persi di vista.










