Quando le da sempre rugginose ruote della Storia, vale a dire della ‘Geschichte’, si mettono a cigolare e fremere, e si apparecchia l’avvento di un qualche glorioso ‘jaggernaut’; e le magnifiche sorti e progressive cominciano magnificamente a progredire; quando, da qualche parte, esplode un subitaneo geyser di ottimismo, cui si accompagna un brusco incremento di fragorosi decessi; allora, se figgerete gli occhi miopi nei cieli obnubilati, vedrete trascorrere foschi angeli di tempesta, librati su inchiostrosi remeggi di penne, donde fuoriescono riccioluti ciuffi di firme. Sono, codesti volatili procellosi, appelli, proteste, manifesti. Il nostro tempo, decorosamente calamitoso, è fecondo nido di siffatti volatili: e poiché frequentano le nostre gronde, e parte ci insidiano parte ci minacciano coi loro stridi educativi, varrà forse la pena di indagarne costumanze e destino.
Domande scomode
di Andrea Inglese
La notizia di manifestazioni di protesta e di una proposta di boicottaggio nei confronti di Israele, nazione ospite d’onore al Salone del libro di Torino, dovrebbe suscitare almeno qualche domanda. Come mai dei gruppi di cittadini che militano a favore dei diritti dei palestinesi hanno preso una tale decisione? Perché spostare su di un evento culturale una protesta di carattere eminentemente politico? E perché promuovere un boicottaggio proprio nei confronti di scrittori, piuttosto che forme di protesta meno drastiche e che aprano a possibili confronti?
Fiera del libro, dietro le quinte c’è la Palestina
(Questo articolo è apparso su il Manifesto, 19 gennaio 2008. Ed è leggibile anche qui. Ringrazio Lorenzo Galbiati che me lo ha segnalato.)
di Stefano Sarfati Nahmad
Un articolo sul quotidiano israeliano Haaretz del 6 agosto 2007 spiega che dietro questo gran via vai di scrittori israeliani in giro per il mondo e dietro un certo numero di traduzioni di loro libri in diverse lingue, c’è una persona che si chiama Dan Orian capo del settore letteratura al DCSA (Division for Cultural and Scientific Affaire) una divisione del Ministero degli Esteri israeliano. Spiega la giornalista Shiri Lev-Ari: «Gli scrittori cercano di promuovere il loro lavoro all’estero e il Ministero degli Esteri vuole utilizzarli per mostrare la faccia più attraente e sana di Israele»; «Dan Orian – scrive la giornalista – vede la letteratura israeliana come una parte del lavoro di public relations». Dice Dan Orian: «Siamo percepiti come un paese aggressivo, che impone chiusure sui territori, ma improvvisamente appare una scrittrice che parla di relazioni familiari, con una scrittura molto “non politica”. Questo può cambiare l’intera percezione della società israeliana».
Nel nome della letteratura

Israele ospite della Fiera del Libro di Torino 2008
Con questa firma esprimiamo una solidarietà senza riserve nei confronti degli organizzatori della Fiera del libro di Torino, nel momento in cui questo evento di prima grandezza della vita letteraria nazionale viene attaccato per aver scelto Israele come paese ospite dell’edizione 2008.
L’appello a cui aderiamo s’intende apartitico, e politico solo nell’accezione più alta e radicale del termine. Non intende affatto definire uno schieramento, se non alla luce di poche idee semplici e profondamente vissute.
La città dell’entusiasmo e l’arte dello snooker
di Michele Riccardi
Fece scalpore lo scorso dicembre l’abbandono del tavolo da biliardo di uno dei più grandi giocatori di snooker di tutti i tempi, Ronnie O’Sullivan, durante i quarti di finale del campionato britannico. O’Sullivan si alza dalla sedia, passa il gesso sul cuoietto, va a stringere la mano ad arbitro ed avversario e si avvia negli spogliatoi, bofonchiando: “I had enough of it, mate”. Sono stufo di tutto questo, amico. Si ipotizzò una ritirata tattica: ma O’Sullivan, benché sotto di 3 giochi al meglio dei 17, era in recupero, avendo appena vinto due games, e anche quel giorno aveva già dato segni del suo immenso talento. D’altra parte era il campione mondiale uscente; era l’autore di uno dei century break più veloce della storia; era l’unico, nella storia dello snooker, capace di tirare indifferentemente di destro e di sinistro.
Bacheca di febbraio 2008
Nello scorso mese di gennaio sono successe alcune cose:
Inocenza e realtà
di Fabio Franzin
(Innocenza e realtà) Nel dialetto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense
(a mio figlio Jacopo)
‘A paròea “mort”
E cussì, cussìta, fra noàntri
dó te ‘à tocà pròpio de dirla
par primo a tì chea paròea
Il presidente Kibaki, Raila e tutti i keniani sono imputati
Una lettera anonima da Nairobi
Scrivere questa lettera sarà la mia ultima azione mortale su questa terra. Ho deciso, per due ragioni, di raccogliere gli indirizzi mail delle persone preminenti che conosco e dei miei amici e mandarla da un indirizzo anonimo.
La prima è risparmiar loro lo sconforto di sapere anticipatamente quel che mi accingo a fare e quindi sottrarli ad ogni colpevolezza. E in secondo luogo perché la mia identità ora come in futuro è irrilevante- potrei essere qualsiasi persona sparsa per il paese che prova ciò che provo io.
Le rimembranze

[oggi pranzerò fuori con la famiglia. So che mi stanno organizzando una festa a sorpresa, dovrò quindi stupirmi, forse anche spegnere candeline. La cosa mi ha fatto venire in mente alcuni versi di qualche anno fa.]
di Gianni Biondillo
La notte ha movimenti tellurici
che scoprono la vena pura,
illesa, della memoria sepolta;
sono come il geranio scosso
dal folle
nel mio mese più crudele
abbarbicato come sto
al mio futuro vergine.
Il respiro della città
Librai narranti nel sotterraneo metropolitano.
Quattro radio-spettacoli condotti da Dino Taddei e Lorenzo Valera (La Scighera)
Ridateci le bambine
di Valter Binaghi
“Quando mia figlia andò all’asilo, venne chiesto alle mamme di cucinare una torta e di cucire un costume da angelo. – Non so cucire: magari posso darvi una mano a scrivere la storia, no? – No. Il primo lavoretto di mia figlia fu un guantone da forno, per me”.
Basta questo passaggio per rassicurarci: nonostante il titolo, che ha un suo incedere marziale, non ci troviamo di fronte a quel femminismo iperdentato che ci ha fatto giocare tutti gli anni Settanta noi maschi non in difesa (pur sempre dignitosa strategia) ma in tribuna, estromessi dal discorso sulla differenza di genere, vergognosi di avere tra le gambe non un organo riproduttivo ma un’usurpazione reazionaria.
Lettera all’amico miscredente
di Valter Binaghi

La prima volta che ti ho incontrato eri uno scolaro sporco e malvestito, l’abominio della maestra di terza elementare, quello che graffiava le pagine col pennino spuntato e regolarmente prendeva due in calligrafia. Te ne fottevi del bello scrivere, e succhiavi castagne secche fregate al cartolaio: mentre col mio sussiego di bravo figlio d’impiegati ti mettevo in guardia dalle spaventose reprimende della zitella, allargavi il tuo sorriso sgangherato: – Dagli una spanna di cazzo e vedrai come si calma –
Segmento (seg|mén|to )

Da Dadapedia, l’enciclopedia comunista dandy
a cura di
Francesco Forlani
Come si indica un segmento? [modifica]
In geometria un segmento è una parte di retta delimitata da due punti, detti estremi.
Il segmento, generalmente, si definisce con due lettere maiuscole dell’alfabeto italiano, poste agli estremi (indicati da 2 punti).
A (che è la prima lettera)e Z che è l’ultima.
Ecco perché generalmente s’indica un segmento con il lemma AZ!
Parola usata dai latini (segmentum) [a cutting, cut; a piece cut off, a slice (not ante-Aug.; mostly in the plur.; syn.: fragmentum, frustum)]soprattutto da Plinio, nel senso proprio di un pezzo di qualcosa, ritagliato da qualcos’altro; dice egli: plura sunt haec segmenta mundi, quae nostri circulos appellavere, Graeci parallelos,Plin. 6, 34, 39, § 212
Pezzi di mondo dunque chiamati da noi latini circuli e dai greci paralleli.
Nella variante greco-romana vd circuli paralleli, e in quella politicasporcaitalica, P1 /P2/P3,P38, nun te reggaepiù.
Si ricordi che s.m. segmentum diviene s.f., nella forma abbreviata Seg. Ment. (termini correlati, cerebrale, mentale, sega, falegnameria)
Spinoza, Masaniello, Napoli e tu
Ritratto del filosofo, opera di Paolo Matteucci
di
Francesco Forlani
Esiste di Masaniello un ritratto di Andrea de Lione (1647) miracolosamente sfuggito alla dura legge degli Spagnoli che avevano condannato l’eroe napoletano alla “damnatio memoriae”, iconoclastia che prevedeva la distruzione sistematica di ogni immagine esistente di chi avesse avuto il torto di ribellarsi ai reali di Spagna. Esclusi scritti, disegni e pitture che lo mostrassero “loco”.
“Il Mas’Aniello d’Amalfi rivoluzionario” è invece bellissimo. Dai modi gentili, effeminati, distinti con la mano dalle dita affusolate e attente a sostenere un drappo sul cuore. Al punto di provocare una vera e propria querelle nell’attribuzione del dipinto in occasione di una mostra del Ritratto Storico Napoletano, svoltasi a Napoli nel 1954. Nel catalogo (pp. 27-28) si legge: «diciamo subito che, nonostante l’antica scritta sull’alto della tela noi abbiamo molti fondati dubbi sulla esattezza della identificazione. Ci sembra, per non dire altro, che il tipo umano rappresentato, di scelta e quasi ricercata intellettualità, mostra di appartenere ad un ceto del quale Masaniello, lungi dal far parte fu avversario».
Donne immigrate e processi di inclusione: il caso delle donne albanesi
di Claudia Cominelli
Fenomeni come i flussi migranti trasnazionali contribuiscono ampiamente al dibattito intorno a questioni come la cittadinanza, la legalità, la sicurezza, la giustizia, l’integrazione sociale ed economica, la tutela della vita familiare. Si tratta di temi che riguardano in primo luogo gli immigrati, ma che, di fatto, interpellano tutta la comunità civile in ordine a questioni inerenti l’intreccio tra particolarismo e universalismo dei diritti. Appare particolarmente evidente, quindi, la necessità di discutere intorno alle differenze culturali, alle loro trasformazioni, all’impatto sulle culture autoctone.
A tal proposito, nell’ambito del fenomeno migratorio, risulta interessante volgere l’attenzione al mondo femminile, non sempre oggetto di accurata riflessione: si tende, infatti, a ragionare in termini maschili, anche se la radicalizzazione della presenza immigrata sul territorio italiano, non più prevalentemente appannaggio di uomini soli ma ormai di taglio familiare, ha da tempo posto la questione di prendere in considerazione la valenza euristica della variabile di genere.
Autoscuola
di Franz Krauspenhaar
Gira a sinistra e poi vai a destra, frena,
e avanti bello spedito e all’incrocio
fermati; e poi vai ancora, sali prudente,
e attento, e vai, e spingi, e accelera.
Citare le fonti
nota di Gianni Biondillo
Denis (il gestore di questo blog) mi ha appena riferito, via MSN, un fatticello assai curioso, ma per nulla nuovo dell’atteggiamento che la carta stampata ancora ha quando “usa” il vasto serbatoio di internet. E’, questo argomento, molto caro anche a Georgia, e quindi so che apprezzerebbe.
Per farla breve, su Il riformista, Luca Mastrantonio ha testè pubblicato un divertito articolo dove sbertuccia Veltroni e la sua mania a introdurre ad ogni pie’ sospinto tomi e tomi. (Denis me l’ha fatto leggere qui).
Cosa che Christian Raimo ci ha fatto notare a suo tempo, nel suo divertente quiz editoriale pubblicato qui e poi commentato qui.
Ma di Raimo, nell’articolo di Mastrantonio, neppure l’ombra. Solo un generico “Da giorni gira per internet, con successo di pubblico (…) un quiz bibliografico.”
Bene. Questa è la stampa italiana. Questo è il paese dove vivo.
Ormai è chiaro: devo in stretto giro di posta mettere a punto per la mia vita un piano B.
Roma, ore 11
di Christian Raimo

Buttiamola là: Roma ore 11 è lo spettacolo teatrale dell’anno. Forse non sarà quello più sconvolgente, né la messa in scena più mirabolante, né la prova d’attore più virtuosistica, però è lo spettacolo che può fare da modello per quello che vuol dire oggi in Italia cercare di metter su un progetto indipendente.
da “Ateo?:altroché!”
(Pubblico un brano tratto da Ateo?:altroché!, appena pubblicato in Italia per Ipermedium libri a cura di Domenico Pinto e Dario Borso. Il testo di Schmidt, che ha l’autonomia di un pamphlet sulfureo, apparve per la prima volta nel 1957 in un volume curato da Karlheinz Deschner che raccoglieva i contributi di un’inchiesta intitolata Lei cosa pensa del Cristianesimo?)
di Arno Schmidt
Traduzione di Dario Borso e Domenico Pinto
6. Come altra serie di criteri: ha accresciuto il Cristianesimo, nel mondo, la somma del buono / vero / bello?
7. Del buono?: quanti riarmi, quante guerre, quante atroci crudeltà ha eliminato o almeno impedito il Cristianesimo?: al contrario! È stato ‹ragion sufficiente› di nuove, fino ad allora inaudite danze di spade, come le ‹Crociate›, la ‹Guerra dei Trent’anni› o gli ‹Albigesi› : allorquando i soldati stessi espressero la preoccupazione che con i ‹colpevoli› (= non cattolici!) potessero morire pure gli innocenti, il legato pontificio li tranquillizzò : «Uccideteli e basta! Il Signore riconoscerà certo i suoi!»: Popoli, ascoltate anche questi segnali !!
‹Tolleranza›?: la predicavano solo quando non erano più ‹al potere›! Fino ad allora valeva il ‹compelle intrare›, con il rogo come argomento supremo; ah, povero Giordano Bruno! Non ci si aspetti no che io parli con rispetto di un sistema che esercitò la censura contro Lessing: poiché considerava la resurrezione un’invenzione del giovane Cristo e tutte le religioni positive erano per lui parimenti dubbie! Un sistema che contempla ‹l’inferno eterno› come istituzione fondamentale – cos’altro è poi l’inferno cristiano se non un campo di concentramento, soprattutto per chi la pensa in maniera diversa? Ma si confronti solo l’orrendo Manuale dantesco per comandanti delle SS! – e non esclusivamente come teorica istituzione ultraterrena (su ciò si potrebbe pur sempre soprassedere con un’alzata di spalle); ma soprattutto come elemento integrante del ‹Regno dell’amore› di questo mondo, che rispunta di continuo come Inquisizione di tutti i tipi (anche i protestanti ce l’hanno fatta a bruciare eretici; ricordo solo Serveto o le persecuzioni inglesi dei cattolici sotto Carlo II.): in realtà ogni uomo perbene (secondo il mio modesto parere) un sistema del genere dovrebbe aborrirlo!








