Una bella famiglia italiana “tipo” nel 1965. Vacanze estive. Con (da qualche parte) le pinne il fucile e gli occhiali. Abbronzatissimi. Un esaustivo ritratto di “dolce vita”?
Juke-box / Sbandati
Lunedì 6, al Museo della Resistenza di Fosdinovo, entro il “festival” Fino al cuore della rivolta presenterò questa mia canzone nuova durante il concerto degli Yo Yo Mundi, che mi hanno fatto l’onore di arrangiarla e suonarla. In attesa di una nuova banda che suoni il mio mucchio di canzoni nuove… (per chi è interessato, il blog con gli aggiornamenti è qui).
Lascio le annotazioni musicali, perchè si capisca che un testo di una canzone non è la stessa cosa di una poesia, ché non può prescindere – forse prima ancora che da melodia e armonia – dal respiro, dal timbro, dal tono, dalla grana della voce, dallo stesso movimento del corpo – e, idem est, dell’anima.
m.r.
Sim Mim Sim Mim
Fuochi sulla montagna e sotto il mare
Un canto s’innalza E’ ora d’andare
Lasciarsi alle spalle tutto il male
Con un inno nuovo da imbracciare
Il comandamento delle mani
di Simone Consorti
Io dovevo usare le mani mentre lui mi dava istruzioni. La regola era quella. Se facevamo in qualsiasi altro modo non andava bene, e non dovevano esistere cose diverse, perché un prete di quasi 40 anni con una ragazza di 18 non potevano farsi coccole o scambiarsi promesse né niente.
Sono passati sei anni, ormai. Nemmeno alla psicanalista gliel’ ho detto, nei particolari. Le ho raccontato una storia simile, e confondibile, in modo che comunque mi capisse. Al posto del prete ho inventato un professore di religione, e invece della pineta di Ostia la mia storia l’ ho collocata alle dune di Capocotta. Ho anche dovuto trasformare la faccenda della confessione in quella di una interrogazione. La psicanalista, quando gliel’ ho propinata, mi guardava strana; forse pensava che, al posto del professore, intendevo mio padre o qualcosa del genere.
In ricordo di Anna Maria
Io, l’estate, la odio. Succede da quando sono bambina. Crescendo, ho provato a dare un senso più alto alla mia insofferenza. Ho pensato di attribuirne le ragioni al fatto che l’estate esaspera le differenze sociali; segrega i più indifesi nel loro deserto di solitudine e, col caldo che dà alla testa, qualche volta uccide. Ma lo so che non è così; o, almeno, so che non è solo il senso di colpa nei confronti di chi è meno fortunato a mettermi a disagio. L’inverno non è del resto più indulgente con chi vive sotto i ponti, e davanti a una fetta di cocomero o a un presepe, la desolazione è la stessa, ad arrivare soli agli appuntamenti rituali della collettività. Infatti, tutto questo c’entra fino a un certo punto. Se la odio, l’estate, è perché un agosto di tanti anni fa, per me, finiva l’infanzia.
Juke Box fate l’amore non fate la guerra / L’emozione non ha voce
di Mogol
Io non so parlar d’amore
l’emozione non ha voce
E mi manca un po’ il respiro
se ci sei c’è troppa luce
I padri se ne vanno (Hommage à Isou)
Qu’est-ce que le lettrisme ?
Fondé en 1945 par Isidore Isou, le lettrisme s’est imposé dans un moment de l’histoire universelle comme le seul mouvement révolutionnaire après le dadaïsme et le surréalisme. Ami de Tristan Tzara, père spirituel de Guy Debord, Isidore Isou proclame la destruction de la poésie à mot au profit d’une esthétique basée sur la lettre et le signe.
Au-delà de la poésie, le lettrisme développe une œuvre protéiforme et souvent méconnue, visant, grâce au concept de création généralisée, à transformer l’ensemble des branches du savoir : de la théorie de l’art au bouleversement de la société et de la vie.
Le lettrisme ne cesse pas, encore aujourd’hui, de faire débat même quand sonne l’heure de sa réévaluation historique. D’ailleurs le monde contemporain paraît de plus de plus donner raison aux prophéties lettristes soit pour les réaliser soit pour les combattre.
http://www.lelettrisme.com/pages/01_accueil.php
La stanza delle grida
di Marco Mantello
1. Introdussero negli anni venti
un pannello divisore
per fermare i più violenti.
Potenziarono, poi, l’isolamento
imbottendo di polistirolo
dal soffitto al pavimento.
Nel millenovecentottantasei
le pareti di una lega trasparente
e gli spalti collegavano l’utente
al microfono dei coriféi.
Novantuno: il qui presente
consumò la prima sfida
nella stanza delle grida.
Juke Box contro la guerra/ E se ci diranno
di Luigi Tenco
E se ci diranno
che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no
Bacheca di agosto 2007
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Art. inedito Manifesto Comunista Dandy
foto di Pier Fantin
Art. 33 Il bambino comunista dandy
Al piccolo Marcello che con un sogno fece vincere il Ghepardo nella corsa contro il Vento.
effeffe
Il bambino comunista dandy non scassa la minchia ovvero pur essendo un bambino vivace, sa quando è il momento di smetterla, cosa che tanti adulti non sanno o fingono di non sapere, il che è lo stesso. Il bambino comunista dandy a differenza degli altri non Martellerà il suo entourage domestico di perché (E perché il PCI ha cambiato nome? Perché abbiamo perso la guerra di Spagna? Perché gli aerei volano basso e i treni non volano?) ma lo Falcerà di come (Com’ è possibile! Ma come!) e dunque possiamo dire che la sua indole è più esclamativa che interrogativa. Altra caratteristica del BCD è che quando gli si dice “quando sarai grande” lui si tocca le palle (piccole ma operative).
Anteprima Sud 9/ Alain Daniélou

Tagore and Gandhi
partitura_di_alain_danielou.jpg
Le trascrizioni di Alain Daniélou dei poemi cantati di Rabindranath Tagore realizzate durante l’interpretazione del poeta, Shantiniketan, 1939.
L’IMPROVVISAZIONE
di
Alain Daniélou
traduzione
di Martina Mazzacurati
La difficoltà dei musicisti occidentali contemporanei nel definire e comprendere la parola ‘improvvisazione’ è sintomatica di una certa evoluzione del concetto musicale.
In realtà l’improvvisazione è solo una facilità oratoria nello sviluppo di un’idea, se si intende la musica come un linguaggio che esprima pensieri e sentimenti, nelle regole di un determinato codice con una sua precisa grammatica.
Di conseguenza, l’improvvisazione dovrebbe essere tanto naturale quanto la parola, lasciando al musicista il compito di elaborare l’idea musicale in un linguaggio di maggiore o minore eleganza, sottilità di espressione o forza di convinzione, in proporzione alla qualità della sua formazione e al talento personale.
Le mie guerre
di Franz Krauspenhaar
Up patriots to arms, Engagez-Vous
la musica contemporanea, mi butta giù.
La foto in braghe corte
Punto gli occhi su una foto di papà con alcuni commilitoni. Non so dove sia stata scattata. Papà ha i pantaloni corti, il sorriso smagliante del diciassettenne in pace col mondo. Eppure quella foto doveva essergli stata fatta poco prima dell’arruolamento, da qualche parte, in Germania. Nessuna ombra di preoccupazione sul suo volto. E come lui sorridono tutti, questa sparuta pattuglia di ragazzi tedeschi: dove saranno finiti? Volti senza nome; nomi, forse, ormai senza volto.
Juke-Box: Ron / Lucio Dalla

immagine tratta da www.keljeu.com
Il gigante e la bambina (1971)
di
Lucio Dalla e Paola Pallottino
Il gigante e la bambina
sotto il sole contro il vento
in un giorno senza tempo
camminavano tra i sassi
Il gigante è un giardiniere
la bambina è come un fiore
che gli stringe forte il cuore
con le tenere radici
Rosso, di Uwe Timm
di Linnio Accorroni
Giunto all’ultima pagina ho ricominciato daccapo, senza interruzione, come se non fosse ancora finito. Non riuscivo ad abbandonare quella prosa e quelle storie. Non potevo congedarmi da quel libro come si fa solitamente, ammonticchiandolo distrattamente sulla pila insieme con gli altri. Ricomincio quindi da quell’ incipit straniante ed inesplicabile che, a lettura ultimata, invece di chiarirsi, era diventato ancora più fosco ed enigmatico:
Sto sospeso in aria: Da quassù godo di una bella vista, riesco a vedere tutto l’incrocio, la strada, i marciapiedi. Sono disteso giù, in terra. Il traffico è bloccato. Quasi tutti gli automobilisti sono scesi dalle macchine. Si sono riuniti dei curiosi, alcuni mi circondano, qualcuno mi sorregge la testa con molta delicatezza, una donna, è inginocchiata davanti a me […] Sento voci che chiamano un’ambulanza, curiosi che domandano cosa fosse successo, uno dice: ha attraversato la strada con il rosso. Un altro dice: l’automobilista ha provato a scansarlo. L’automobilista se ne sta seduto sul bordo del marciapiede, si tiene la testa tra le mani, trema, trema in tutto il corpo, mentre io sono lì disteso, calmo, niente dolori, strano, i pensieri vagano all’impazzata e una voce interiore esprime con chiarezza tutto quello che sento. È una buona cosa, questa, perché parlare fa proprio parte del mio lavoro. La mia borsa si trova a tre o quattro metri da me, in terra, e naturalmente si è aperta, una vecchia borsa di cuoio. Il pacchettino con l’esplosivo è schizzato fuori, anche i foglietti, le schede, le pagine con gli appunti, nessuno li degna di uno sguardo e svolazzano sulla carreggiata. E io penso, speriamo che siano attenti. E vorrei anche dire: attenzione, quello è esplosivo.
La convincente complessità di Marina Valcarenghi
di Christian Raimo
I proiettili al presidente della Cei Bagnasco, perché non si è parlato più di quella storia? Al vescovo arrivano tre proiettili, e una lettera con scritto Monsignore, lei deve morire: se non con queste che le mando, lo farò di persona. Si parla di ennesima recrudescenza sotterranea di anticlericalismo. Poi, per qualche giorno, si sospetta che l’autrice sia Nadia Desdemona Lioce, la brigatista: nella sua cella di massima sicurezza a L’Aquila si trovano dei pezzetti di carta da cui si potrebbe ricostruire una specie di brutta copia della lettera minatoria. Passano settimane e il 9 giugno viene fuori la verità: c’è un ex-carabiniere che si voleva vendicare di una prostituta con cui aveva avuto una relazione. Lei l’aveva lasciato e lui, al tempo ancora in servizio, l’aveva continuata a perseguitare, richiedendole prestazioni sessuali in cambio di minori controlli e pattugliamenti. Lei aveva deciso di denunciarlo (si chiama concussione sessuale). Lui era andato a casa e aveva scritto una lettera imitando una grafia strampalata, sperando che le accuse ricadessero sul nuovo compagno di lei, un immigrato albanese.
19 Luglio 1992 : Una strage di stato
lettera aperta di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo
Per anni, dopo l’estate del 1992 sono stato in tante scuole d’Italia a parlare del sogno di Paolo e Giovanni, a parlare di speranza, di volontà di lottare, di quell’alba che vedevo vicina grazie alla rinascita della coscienza civile dopo il loro sacrificio, dopo la lunga notte di stragi senza colpevoli e della interminabile serie di assassini di magistrati, poliziotti e giornalisti indegna di un paese cosiddetto civile.
Poi quell’alba si è rivelata solo un miraggio, la coscienza civile che purtroppo in Italia deve sempre essere svegliata da tragedie come quella di Capaci o di Via D’Amelio, si è di nuovo assopita sotto il peso dell’ indifferenza e quella che sembrava essere la volontà di riscatto dello Stato nella lotta alla mafia si è di nuovo spenta, sepolta dalla volontà di normalizzazione e compromesso e contro i giudici, almeno contro quelli onesti e ancora vivi, è iniziata un altro tipo di lotta, non più con il tritolo ma con armi più subdole, come la delegittimazione della stessa funzione del magistrato, e di quelli morti si è cercato da ogni parte di appropriarsene mistificandone il messaggio.
Fuoco Amico / Jacques Kovalsky
Il testo che segue lo aveva scritto per il numero 1 di Sud Jacques Kovalsky. Il tema era quello del fuoco amico da intendersi in tutte le sue accezioni: politica, letteraria artistica. E così avevo chiesto al mio amico, colonnello medico dei Sapeurs Pompiers di Parigi, di scrivermi un articolo. La sua testimonianza, resa quattro anni fa, in questi giorni in cui il Sud brucia, mi sembra un giusto omaggio a quanti si battono, militari, civili, volontari e , naturalmente, pompieri, contro un nemico tanto temibile quanto spietato.
PUNTARE IL FUOCO
di
Jacques Kovalsky
traduzione di Francesco Forlani
Il sole, fuoco assoluto, che quest’estate brucia, dissecca e uccide: amico o nemico? Gli ospedali e altri servizi di emergenza, di fronte alla malattia e alla morte accertata di migliaia di persone in tutta Europa, hanno una propria opinione sull’argomento: non amano affatto il fuoco e la calura di quest’estate del 2003. I viticoltori incontrati nel corso delle vacanze ci vanno invece più cauti. A sentirne uno, proprietario di antiche vigne profondamente radicate nel calcare, l’uva è ricca, imbevuta di succo, promette ‘emozioni’ enologiche; per un altro, i cui ceppi sono più giovani, i chicchi sono troppo piccoli, la maturazione troppo rapida, la vendemmia difficile, la vinificazione peggio ancora e la qualità è ben lontana dall’essere assicurata.
Il pianeta è un posto poco sicuro (il pianeta è un posto pauroso)
a Franzisko e Franzone: poli francescani della mia idiozia
Il faro dell’illuminismo lombardo, ossia il quotidiano di Varese «La Prealpina», pubblicava il 10 luglio scorso un’interessante analisi del celebre elzevirista Boni, che scriveva in un editoriale intitolato Italia paese poco sicuro: “Nove persone su dieci si dicono preoccupate per il crescente numero di episodi di criminalità e ritengono che l’Italia sia diventata un Paese poco sicuro. Un clima di incertezza che si concentra maggiormente nelle regioni del Nord, quelle con la percentuale più alta di migranti.” Mi sia permesso di dire che la visione di Boni è del tutto ottimistica. Credo sia ora di affrontare il problema alla radice: non solo il Nord, non solo l’Italia, ma il pianeta tutto è in larga misura fuori dal nostro controllo. Il pianeta non è più un posto sicuro. Non è più un luogo dove portare a passeggio i propri bambini.
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Il pianeta è un posto poco sicuro, non può essere del tutto rassicurato, il pianeta manca di sicurezza. (Ha un carattere debole, esita, è sfiduciato.)
Il pianeta è un posto poco sicuro, meglio sarebbe stare chiusi in casa, ma stando attenti a non rimanere chiusi dentro. (Meglio stare chiusi fuori, potendo nel caso scappare dentro. [Quelli rimasti dentro, spesso sono stati estratti fuori quasi morti. Senza contare i murati vivi.]).
Il pianeta è un posto poco sicuro, va illuminato meglio, anche dietro al muro, o sopra, nelle siepi, sott’acqua, dove regna, di notte, il lato oscuro, lì si deve intervenire con fari e lampi, ma senza accecare, senza esagerare. (Ci sono stati casi, molti, di sbandamento, salto di corsia, frontale secco, per via dei lampeggianti, delle luminarie disseminate ovunque, anche tra i sedili, o tra i piedi, nella bocca dei cani randagi.)
Il pianeta è un posto poco sicuro, tira un sacco d’aria, che colpisce la faringe, poi i polmoni, la colonna vertebrale, il collo, i bulbi oculari. È consigliabile coprirsi, ma coprire soprattutto, con teli impermeabili e gran tendaggi di feltro, e doppi vetri, strisce di nastro adesivo lungo le fessure, anche sulla bocca del compagno, da dove sale un venticello malizioso. (Attenzione, però, il proprio respiro, benché rischioso in luoghi umidi, è ritenuto comunque necessario.)
Il pianeta è un posto poco sicuro, per via dei finti cibi, autenticamente artificiali, ma contraffatti dopo, artificiosamente, da falsari senza dubbio orientali. (Polli allevati a siringate di veri antibiotici, contraffatti da polli siringati da antibiotici scaduti; polli che ingozzano soia veramente modificata, contraffatti da polli che ingozzano approssimazioni di soia poco identificata.)
Il pianeta è un posto poco sicuro, in quanto lo straniero entra come vuole nel paese, persino ci vive lavorando tanto, dormendo poco, e mangiando male. Questo primitivismo va corretto, lo straniero educato, piegato alle regole, al contratto giusto: e cibo buono, cappotto bello, auto fiammante. (Col rischio dello straniero ricco e altezzoso, e dell’indigeno porco e povero: quello che schifosamente usa tovagliolo e forchetta, quest’altro che pateticamente si sputa in mano e si liscia i cappelli.)
Ogni giorno, sul nostro pianeta, avvengono terribili, ingiustificati, incidenti di cui sono vittime uomini, donne, vecchi e bambini. Senza parlare di cos’accade alle lucertole o ai bufali muschiati, e alle tante altre bestie, sprovviste di protezione sanitaria, mense della Caritas e caserme dei carabinieri.
Ogni giorno migliaia di persone rimangono intrappolate in un lenzuolo, cadono in trance alla vista di un gatto, svengono durante la festa del loro compleanno, si prendono a sberle prima di addormentarsi, rimangono incastrate tra due rami mentre colgono ciliegie, s’infilano per errore un attaccapanni in gola, si feriscono con un pettine di plastica, vengono accecate da corvi che le scambiano per impiccati, perdono un piede per aver stretto esageratamente i lacci delle scarpe, soffocano facendo la doccia, cadono ipnotizzati girando il volante dell’auto, si evirano tentando di masturbarsi con un aspirapolvere, muoiono di fame perché a quell’ora i ristoranti erano chiusi, muoiono di freddo essendosi addormentati in cantina, asfissiano ingoiando una fetta di melone senza togliere la scorza, muoiono per il malocchio, perdono l’uso della parola cercando di ricordare una poesia imparata a scuola, si ammazzano per dimostrare agli altri che non scherzano, prendono fuoco misteriosamente, sono colpiti da radiazioni vaganti, dissanguati per ferite da ventaglio, amputati per un malinteso chirurgico, uccisi per motivi gravi e personali.
C’È ANCHE IL RISCHIO DEL PERICOLO
Attenti! È troppo pericoloso rischiare, e chi vive è ostaggio di molti rischi pericolosi.
DANGER DANGER ha scritto la gioventù più consapevole.
DANGER DANGER ha scritto con grande maturità
DANGER DANGER sulla schiena dei propri genitori
C’è il pericolo della bistecca marcia del latte tagliato della calza spaiata del martello sul ginocchio della ciabatta ad imbuto del mandarino con dentro il chiodo del dio carogna della nuova Bisanzio della corsa all’atletismo della frenesia per il ribes del cazzo che non monta del cazzo che non smonta delle formazione eterna del meteorite finale della droga che non fa male e non dà dipendenza della poesia fannullona del rischiare meno raschiando tutto del cazzo morto per preservativo contraffatto della bocca morta per cazzo contraffatto dell’uomo morto per cognome contraffatto della contraffazione del caviale della contraffazione delle feci del finto cane veramente lupo della finto criceto veramente ratto del finto marito veramente bestia del controllo mentale del controllo rettale dei cagatori incontrollati
POI C’È IL RISCHIO DI LEGGERE LE STATISTICHE
In Italia si calcola che un bambino di meno di 14 anni muore accidentalmente ogni tre ore.
Su 100 morti accidentali di bambini da sei mesi a nove anni, un terzo muore per incidenti del traffico stradale, ma i due terzi restanti per INCIDENTI DOMESTICI.
Sottovalutare gli incidenti domestici è come tagliare la gola ad un prete disperato.
La casa appare come un luogo falsamente sicuro. (Paradossalmente un budello di miniera è meno pericoloso.)
Messi in ordine di maggiore frequenza, gli incidenti domestici si definiscono come
– cadute e traumi
– intossicazioni
– ustioni
– asfissie, soffocamenti, annegamenti
– scariche elettriche
– eventi imponderabili
– malocchio
I bambini sono facilmente soggetti a cadute:
– da un luogo elevato (seggiolone, letto a castello, balcone, finestra, spalle di un adulto, quadrupede domestico, scala a pioli, altalena)
– su suolo duro (cortile della ricreazione, caduta dalla bicicletta, sulla strada)
– con slancio (bicicletta, pattini, skate, monopattino, dorso di un amico).
I traumi cranici sono gravissimi quando sono accompagnati dai seguenti fenomeni:
– perdita di conoscenza al momento della caduta, anche se molto breve
– vomito o mal di testa
– stato di sonnolenza secondaria
– vociferazione in lingue sconosciute
– allucinazioni visive o uditive con comparsa di ruote infuocate e suono di cembali
– perdite di sangue dal naso o dalle orecchie
– fame aggressiva
– desiderio di mostrarsi molto più ricchi e potenti dei propri genitori
– evocazione di dottrine sull’origine del male
E L’INCIDENTE DOMESTICO NON È IL PIÙ RISCHIOSO: LEGGETEVI DUE RIGHE SUGLI INCIDENTI ALIMENTARI
Si è parlato recentemente del rischio di bere latte mescolato con spremute di coratella, o latte vaioloso, o latte che fa letteralmente schifo. Si è anche avvisato il paese del rischio di utilizzare un dentifricio di marca contraffatta, che potrebbe contenere sostanze tossiche. MA SIETE AL CORRENTE DELLE STIME AVANZATE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ?
Secondo l’OMS ancor oggi 110.000 persone in tutto il mondo mangiano ogni giorno merda. Merda vera, escrementi umani. Il 40% di coloro che ogni giorno mangiano merda lo fanno per ignoranza, ossia sono convinti che la merda sia una sostanza gradevole e commestibile. Ma almeno il 25% mangia merda per distrazione, ossia scambiandola per una sostanza commestibile. Un buon 8% mangia merda in piena consapevolezza pur essendone disgustato, ma lo fa per motivi religiosi. E mi dispiace dirlo, ma i cattolici che mangiano merda per ragioni dottrinarie sono più numerosi, fatte le debite proporzioni, dei protestanti, degli ortodossi e degli stessi musulmani. La cosa che forse rattrista di più è che tra tutti i mangiatori di merda quotidiani solo il 5% lo fa unicamente per deliberato piacere (4% mangiano merda per rafforzarsi; 4% senza nessun motivo; 10% per risparmiare sulla spesa).
Se ci spostiamo su di un evento assai meno sgradevole che l’ingoiare feci umane, ma comunque non attraente, quale il cagarsi addosso, ci rendiamo conto dell’enormità del fenomeno. Nel solo Belpaese, benché non se ne parli mai sui massmedia, ben 800 persone adulte si defecano addosso ogni giorno. In questa cifra sono compresi anche coloro che già hanno varcato la soglia di un bagno pubblico o privato. Sono invece esclusi da questa cifra coloro che si defecano addosso per goffaggine, intempestività o mancanza di mira, una volta che hanno già sbottonato i pantaloni o sollevato la gonna, in prossimità della tazza del cesso. Stiamo quindi parlando soprattutto di gente che si caga addosso per errore, distrazione, calcolo impreciso, a casa, in ufficio, sui mezzi pubblici, in discoteca, per strada.
Ora che sono rese pubbliche queste cifre, io penso che nessuno potrà sentirsi sicuro non solo a casa propria, ma per così dire nel proprio corpo. Inoltre, ciò che rende più inquietante queste statistiche sta nel fatto che la merda con cui entriamo in contatto (per ingestione – nel primo caso – o per sfregamento – nel secondo) dipende non dall’azione violenta di qualcuno su di noi. Molto inferiori sono le cifre di coloro che nel mondo sono obbligati a mangiare feci o che vengono colpiti dalle feci altrui (attraverso un lancio o un tranello).
TAKE CARE : DON’T EAT SHIT !
NE MANGEZ PAS VOTRE MERDE NI CELLE D’AUTRUI !
PRIMA DI MANGIARE, ASSAGGIATE SEMPRE QUELLO CHE AVETE NEL PIATTO!
(Foto di un classico incidente domestico: strangolamento e soffocamento con lenzuolo notturno.)
MA SOPRATUTTO C’È IL PERICOLO DELLA PAURA
(IL PIANETA È UN POSTO PAUROSO)
La paura di sbattere la porta di camminare a piedi nudi di mettere i piedi nelle scarpe di guardare il sole di non vedere niente di respirare di un esaurimento dell’ossigeno di aver mangiato la cotoletta di maiale rossa che porta la tenia di non trovare che carne marcia da mangiare di inghiottire lamette da barba di non ingoiare più aria di entrare nella botola di uscire dalla lavatrice di essere mangiato vivo dai parenti di dover mangiare crudi tutti i figli di dover inculare il proprio nonno di farsi masturbare da gesù bambino di bere per sbaglio l’antigelo ghiacciato di cadere di faccia nel ragù bollente di essere rapiti dagli alieni di essere violentati dagli alieni di dover mangiare il cibo degli alieni di dover conversare tutto il pomeriggio con gli alieni di non incontrare mai gli alieni E POI C’È IL PERICOLO DI PAURE ANCORA PIÙ PAUROSE La paura di morire nudi di rimanere mezzi morti e mezzi vivi di morire per finta poi si scopre che è per davvero di morire ancor prima di nascere di nascere zombie di nascere dalla propria madre di nascere con i piedi trasparenti di rimanere intrappolato in un dipartimento universitario di dover scontare un ergastolo con un professore universitario di essere nato scemo ma nessuno lo dice per cortesia di diventare scemo a forza di stare con gli scemi di essere completamente pazzo di essere l’unico a non essere pazzo di fare a botte con il papa di cadere vittima di una truffa escogitata da se stessi di perdere la calma davanti a un bicchiere di vino di acquistare la calma solo davanti a una bottiglia di vino di amare la droga più che se stessi di porgere alla droga l’altro braccio di amare la droga d’altri di pensare che la droga non fa la felicità di fare l’amore nudo di fare l’amore con l’abito della prima comunione di fare l’amore con tutta la propria famiglia di fare l’amore con il cadavere di Petrarca di leccare un piede di leccare una donna mestruata di farsi leccare da un gruppo di carmelitane scalze di svegliarsi dentro la testa di un arabo di diventare il più grande cantante ma in arabo di calzare le ciabatte di un musulmano di far mangiare porchetta a venti musulmani del fiato di un ebreo di diventare tirchio come un ebreo del nero della pelle di un africano di diventare pigro come un africano della pronuncia di un calabrese di mangiare piccante come un calabrese di avere le sopraciglia napoletane di diventare ladro come un napoletano della pelle gialla dei cinesi di lavorare tutta la vita come un cinese di avere un cervello statunitense di diventare simpatico come uno statunitense di avere le orecchie abruzzesi di parlare il dialetto veneziano di mangiare come un pugliese di andare al cesso come un romano di divertirsi come un milanese di diventare omosessuale per sbaglio di essere manipolato da un circolo di femministe di nascere biondo di avere le unghie che crescono già da vivo di cagare delle murene di cagare il pancreas di cagare un feto di mettere il piede dentro l’ano di un mostro
(Il servizio fotografico, porco incluso, è stato realizzato interamente a spese dell’autore.)
Anteprima 2 Sud 9/ Giancarlo Mazzacurati
Il brogliaccio
sinistro ipo-romanzo italiano, per cori di voci soliste, viole da gamba, organetti e scetavajasse
di
Carlo Curati / Giovanni Mazza
I – Infanzia e adolescenza
– Ah, questa poi….
– Sì, è proprio così, te l’ho già detto… Giovanni non riesce più ad andare avanti e non si vuole fermare, come debbo ripetertelo?
– Digli che smetta, allora. Scrivere ha senso solo finché ti diverti o finché ti pagano… e poi, scrivere cosa? Un’autobiografia… Tsé, se c’è un genere ridicolo e spudorato… Bisognerebbe abolire il pronome ‘io’. Affari suoi, comunque: ma noi come c’entriamo?
Anteprima 1 Sud 9/ Martina Mazzacurati
PROVE DEL PASSAGGIO TERRENO
di
Martina Mazzacurati
Che il professor Giancarlo Mazzacurati, maestro dei generi letterari trasversali e delle metafore universali, ad un certo punto della sua vita si sia messo a buttar giù pensieri transitori compiuti, non stupisce. Non stupisce lo sdoppiamento in Carlo Curati e Giovanni Mazza, i coautori dell’opera. Né stupisce il titolo provvisorio, Il brogliaccio, con tanto di sottotitolo aleatorio ipo-romanzo per coro di voci soliste… Tanto meno sorprende il fatto che questo ammasso di appunti scritti e riscritti con la Lettera 22 sia rimasto in un altrove di cui non ci sono state consegnate le coordinate – seconda stella a destra, forse, ci piace pensare.
(Alcune) Poesie operaie
69 uscivano dalla vasca sconci e orribili tutti in gruppo non li avevo mai visti aspettavo che uscissero dalla vasca mi passavano vicino dandomi colpetti sulla testa con la mano tesa le emanazioni del cloro sembrava la puzza dell’inferno e se faccio il bagno in quell’acqua io divento come loro *







