Bacheca di agosto 2007

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27 Commenti

  1. come mai in alcuni post sono bloccati i commenti?
    chi è andato in vacanza ha paura di trovare brutte sorprese al suo ritorno?
    haiaiaiai!

    così non si fa!

    good bye
    carla

  2. (a chi mi chiese cosa vai cercando, rispondo: vorrei riuscire, un giorno, a scrivere così)

    per urti oculari si trasmette l’aggressività degli specchi
    tra il muro e lo specchio: il corpo sottratto
    so che non è avvenuto altro che un qualche gioco
    e mi tengo a questa coscienza e la osservo
    che si sviluppa più rapida di un geranio
    tutta piena di finte e rapine

    ma la famiglia è una macchina ideologica mostruosa
    che ci rende ciechi ai più orrendi crimini

    tanto guardano sempre da un’altra parte
    con la fragilità di una pellicola

    diarrea significa padronanza del corpo
    quella ruggine verde delle cisterne
    un corpo dilatato giace fuso e appiattito
    tra la riga del mare e il viola basso degli
    occhi avvolti da un’anima di celluloide

    quell’energia cinetica che chiamiamo calore
    con i bambini che mi saltavano sulla pancia
    quando raggiunge la temperatura celeste e
    quanto vomito anch’io sulla strada
    le contrazioni muscolari della stella
    si arrestano a quel punto la stella è in
    equilibrio, è stella fissa al suo interno
    in ogni punto e il peso è materia sovrastante
    in equilibrio con la pressione dei gas
    puoi prendere fiato, riprendere dimestichezza
    con esercizi di luce sul soffitto e le correnti
    d’aria: una sforbiciata che liberasse vene-
    costellazioni seduti ad aspettare che si rovesciasse
    coi gomiti stesi sul dolore ad asciugare

    o progettare un piano d’evasione a scortecciare
    parole sulla griglia dell’apparecchio-scimmia
    sulla schiena perché viviamo in era post-
    ideologica dove può essere sfogo insensato
    allevare galli da combattimento o coltivare
    il sonno fino a farne una scienza esatta o un
    bizzarro sabotaggio

    le più vicine di quelle voci formavano una mappa
    a ritroso lungo viali di solitudini e notti
    d’alluminio ma i senzatetto non amano
    gli arcobaleni riflessi nelle pozze d’olio
    e di benzina perché tengono gli occhi chiusi
    e i cappelli calati sugli occhi, le teste ciondoloni
    e un silenzio di grucce, come nel fango foglie
    sbavate da lumache, non tutti però sono già morti
    anche se è preferibile morire prima di decomporsi,
    diventando un cadavere socievole bere il sole fino
    a farne una scorpacciata e mettersi a digerire coi piedi
    in aria e i pensieri rachitici, vagabondando
    da un bidone all’altro spingendosi in
    avanti come sforzandosi seduti al gabinetto
    un fossile che scoraggia lo sguardo sfocato
    davanti allo spettacolo di notte senza senso
    sfuggendo alla polizia perché ci controllano
    le orecchie, ficcandoci le mosche e olive
    sott’aceto- le persone pulite sono le più
    morte- essere un’anima ad alto grado di
    entropia con due sistemi costantemente in
    equilibrio, reciprocamente ostili, aprire il
    rubinetto che li separa

    abbagliati dallo schermo come se i nervi ottici
    si allentassero tipo i fili dello stereo delle auto
    con gli sportelli costantemente presi a calci e
    un convoglio di rottami per 50.000 km di
    vicoli ciechi tutti ghiaia e vetri rotti che ti
    stai lì a fissare il buio e alle volte anche sogniamo
    di morire, correggendo la rotta degli sguardi
    limitandoli educatamente alle stringhe delle
    scarpe per non provocare

    e non volerne sapere di espandersi
    compattare molecole in serie rigide di contrazioni
    pensando di respingere l’invasione
    le pareti percorse da strette-
    gallerie d’osservazione, ciascuna con le sue finestre
    nere, non si sarebbe separato da se stesso, ma non
    voleva restare con se stesso, saldo come radice
    fibrosa, nessun germoglio isolazionista,
    si fece largo con determinazione dietro il
    ramo debole, smanioso di separarsi; il ramo forte
    impazzì, prese a codate il fragile tubero grigio
    finché non si aprì uno squarcio (embolia morale)

    a volte ricordava un’alba grigio – azzurra, vista
    con occhi che non gli appartenevano, dentro
    un lavandino o un orinatoio. la vecchia fabbrica
    d’infelicità con articoli pregiati e quanto le piaceva
    mettersi accovacciata a giocare a nascondino
    anche se nessuno sarebbe venuto a cercarla

    quell’arte di nuotare come meduse da un portone
    all’altro, coprendo distanze audaci, malgrado
    l’inerzia dei corpi nel blu di quale voragine
    ruzzolavano, nel blu di quale cielo precipitavano
    urlando, solo chi è stato risucchiato da una
    spirale può dirlo, la spregevole condizione
    che impedisce di sottrarsi al turbine per
    quella rotazione diabolicamente regolare
    oscenamente consapevoli della tortura inflitta
    cercare un punto fermo, il bordo freddo e
    umido del marciapiede su cui poggiar la testa
    magari un po’ distrarsi dalla spirale,
    seguitando a precipitare, porzioni di buio
    cilindrico, cercando avanzi di teorie tra i
    rifiuti, brandelli di esistenze o esistenze a
    brandelli, a caccia di quelli che vivono
    dentro i bidoni dei rifiuti e dentro il mio

    con queste mani sempre pulite, seppellisco
    disseppelisco i vivi.

    (cut up. citazioni tratte da: Vollmann, Volponi e qualcun altro)

  3. Nel web è tutto un fiorire di blog di poesia : esprimersi attraverso la scrittura è diventato per molti un bisogno dell’anima. Cresce la necessità di comunicare, di lanciare corde che leghino e colleghino l’uomo all’uomo e al mistero del suo vivere, superando la superficialità di un quotidiano spesso privo di sogni e speranze e di un mondo che banalizza ogni valore. Pensando a tutto questo il blog collettivo viadellebelledonne ( http://viadellebelledonne.wordpress.com ) organizza un concorso poetico che sia occasione per i poeti principianti di veder esaminate le proprie opere e una sfida, per quelli già noti, di mettersi in discussione.

    Il concorso, intitolato “Un fiore di parola”, viene dedicato a Martina Pluchino e Federica Zagni, vittime della strada. Per ora poche altre cose da dire: i testi dovranno essere inviati via mail assieme ai dati identificativi dell’autore, il tema sarà libero, la partecipazione gratuita. Gli altri dettagli saranno resi noti nel bando che sarà pubblicato a settembre.

  4. Il più bel romanzo uscito questa estate per me è “Il sorcio” di Andrea Carraro. Perché voi di Nazione Indiana non ve ne occupate?

  5. “volver”

    “Volevo che la mia parola fosse più aderente di quella di altri poeti che avevo conosciuto.
    Più aderente a che? Mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale.
    Un velo sottile, un filo appeso mi separava dal quindi definitivo.
    L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo: un’esplosione, la fine dell’inganno del mondo come rappresentazione.
    Ma questo era un limite irraggiungibile”

    Mi sono ritrovata ste cose scritte su un quadernetto, uno dei tanti che lascio in giro, dimentico in qualche cassetto o uso per strappare i biglietti della spesa.
    È di Montale e se l’ho trascritta da non so quale libro significa che era significante per me.

    Ecco, vorrei che la mia parola fosse scevra di tutto, che fosse essenziale come lo è a volte il mio pensiero, liberato dalla campana di vetro, strappato il velo, il filo del “conosciuto”, puro, vuoto di tutto il pieno accumulato, un pensiero perfettamente rotondo e trasparente, un pensiero che non abbisogna di parole per definirsi eppur così impossibile da “definire”, scrivere, inchiodare su una prova , la prova che è esistito veramente.

    Ecco vorrei parlare così e sentirmi rispondere così,
    l’espressione assoluta.

    l’espressione assoluta è quella che traduce l’intraducibile, e, intraducibile , non significa difficile né, complicato né, no no, al contrario, l’intraducibile è intraducibile solo per il fatto di essere facile, semplice, essenziale appunto.

    Ma come si traduce L’ESSENZIALE?
    COME CAZZO DI TRADUCE L’ESSENZIALEEEEE?

    C’è, vi chiedo, c’è un vocabolario con le parole “essenziali”? c’è? C’èèèèèèè…?

    E la rabbia che mi viene è che mi sento sempre lì ad un passo, ad un passo, mi pare di toccarla l’essenza, l’essenziale, ma non riesco mai mai mai ad arrivarci dentro, tutta intera, immersa in questo essenziale, paga, paga, una volte per tutte!!

    sto qui,
    nella mia vita,
    come un naufrago su un’isola deserta,
    scruto il mare in cerca di segnali.
    E quando “avvisto” un timido veliero agito parole, tesa come un arco a recepire qualcosa, e se per un attimo, il timido veliero costeggia le mie sponde ,mi sento a “casa”, “sento” che il mio tentativo di essenziale, il mio bisogno di essenziale è uguale, uguale al timido veliero, per un attimo, per un pensiero, per una notte d’amore…

    So di cieli che non volete vedere, so di mari che non volete salpare, come fare a raggiungervi? Come fare a raggiungermi?
    Sono come un reduce da strani mondi, un marinaio che ha costeggiato rive lontane, ma di più non so dire ed è questo che mi angoscia, perché il “dire”, saperlo “dire”, significa “tornare”,
    significa sostare,
    significa restare
    e “rivedere” senza occhi
    e “udire” senza orecchi.

    Insomma, potrei raccontarvi della mia giornata, di quello che cucino, di uno spettacolo che ho visto, di un programma a cui ho assistito, delle stragi di stato…potrei raccontarvi insomma la vita, ma non ho parole per questa, non ho più parole per raccontarne la rappresentazione,

    e no so trovarne altre, quelle giuste, perfette per raccontarvi l’”essenziale”.
    Sono un ibrido.
    Mi faccio pure un po’ sssssssschifo!
    E a volte mi dispero
    questo era quello che andavo cercando poco tempo fa,anni fa, un secolo fa, ora ti voglio solo dedicare questi pensieri della mia grande consolatrice

    Come occhi che videro deserti
    e più non credono a nulla
    che non sia il vuoto e l’ampia solitudine
    variata solo dalla notte,

    un infinito nulla
    fin là dove può spingersi lo sguardo –
    tale era l’espressione della faccia
    che guardavo, ed io tale le apparivo.

    io non offersi aiuto:
    la causa era una sola,
    l’angoscia un’alleanza
    disperata e divina.

    e nessuna voleva essere assolta
    e nessuna regnare
    senza l’altra: per questo noi periamo,
    anche se da regine.
    io ti auguro di riuscire a Desiderare, sempre.
    un bacio
    la funambola

  6. funambola, mi dispiace, del melodramma non ho capito punto, la dickinson non è una mia colonna portante e sul desiderio credevo di averti già risposto: sì, desidero. essere poeta e nulla più.
    ma evidentemente non parliamo un idioma comune e non c’intendiamo in alcun modo ed è inutile farne un dramma, concluderei con una stretta di mano.

  7. BRINDISI

    Nulla, una schiuma, vergine verso
    solo a indicare la coppa;
    così al largo si tuffa una frotta
    di sirene, taluna riversa.

    Noi navighiamo, o miei diversi
    amici, io di già sulla poppa
    voi sulla prora fastosa che fende
    il flutto di lampi e d’inverni;
    una bella ebbrezza mi spinge
    né temo il suo beccheggiare
    in piedi a far questo brindisi
    solitudine, stella, scogliera
    a tutto quello che valse
    il bianco affanno della nostra vela.

    S. MALLARMÉ

  8. Sabato 1° settembre alle ore 18.00
    presso la libreria Baroni, Via S.Paolino 47/48 Lucca

    Omaggio a Carmelo Bene
    a 70 anni dalla sua nascita

    con l’intervento del Maestro Gaetano Giani Luporini,

    introduzione a cura di Marco Vignolo Gargini

  9. Chapuce, Véronique, grazie. Il bando uscirà il primo settembre, se siete poeti mandate la vostra poesia, partecipazione gratuita, invio tramite e mail, le poesie saranno lette rispettando l’anonimato, niente targhe e targhette e noiose cerimonie di premiazione, niente clausole similvessatorie del tipo se non si è presenti il premio ce lo cucchiamo noi assieme alla vostra tassa di partecipazione, premio in denaro, pochino ma buono :-) antonella

  10. ehi antonella, ci hai ragione
    è che “pur avendo giurato di non peccare mai contro la santa concisione, rimango tuttavia complice delle parole, e quantunque sedotta dal silenzio non oso entrarvi, mi aggiro soltanto alla sua periferia” ( altra mia colonna portante! :)
    tanti baci
    la funambola

  11. Ahimé, Antonella, non sono poeta e sono una poveretta francese che parla a stento. La poesia italiana mi appassiona: ho scoperto voce di donne superbe. Sono in ammirazione: ho gli occhi di bambina che vede un mondo di bellezza e la lingua, la lingua italiana è dolce al mio cuore, un po’ come la lingua di una madre seconda, che mi fa tornare nella prima infanzia, al tempo delle carezze.

  12. Auguri a Bartolomeo Di Monaco, Bart per gli amici: eccellente, raffinato critico letterario. Ciao Bart: trascorri una giornata serena con la famiglia.

  13. baci anche a te funambola, evidentemente la complicità è più forte della seduzione. comunque bella la tua colonna portante.
    véronique

    ho gli occhi di bambina che vede un mondo di bellezza e la lingua, la lingua italiana è dolce al mio cuore, un po’ come la lingua di una madre seconda, che mi fa tornare nella prima infanzia, al tempo delle carezze.

    è già poesia. brava!

    antonella

  14. @ Veronique:grazie x il tuo intervento sull’espresso, l’ho letto…io credo sia importante … è importante farci sentire vicini…anche se siamo in pochi… le nostre voci devono esistere in questo mondo assurdo dove ci lasciamo vincere dai falsi messaggi dei media… abbiamo pochi strumenti, credo sia importante usarli….pensi potremo contagiare qualcun altro? dillo a chi ha a cuore il mondo. un abbraccio.
    @Bruno:lo so hai detto cose sentite e provate e capisco anche lo sconforto, la rassegnazione il senso di sentirsi vinti (mi riferisco al tuo post sotto l’art Capacchione). Ci si sente vinti quando si è soli contro un gigante…. ma tante formiche possono formare un gigante. non per fare la credulona ma ci sono esempi a morire … David da solo non ha forse sconfitto un gigante?i sogni alle volte bisogna imbastirli. Voi meridionali non siete soli, non DOVETE essere soli, dovete chiedere l’appoggio di quelli del Nord. non possiamo continuare ad abitare due parti separate di questo campo di calcio… se voi non vi fate sentire, se voi non date fiato, non ci prendete per mano, vi lasceranno nei vostri problemi… sono consapevole che non si risolve TUTTO con la parola… ma Bruno io ti ho letto qualche volta in questi commenti e credo nelle persone sensibili. Sei stato disponibile a indicarmi info quando le cercavo… Sei disponibile e hai ancora forza!!!coraggio, versa anche tu qualche parola, sta vicino a chi lotta. stiamo uniti…. dai dai dai!! un abbraccio

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