
di Mauro Baldrati
Qualche giorno fa un’amica mi ha chiesto di accompagnarla all’incontro con un’agenzia immobiliare per visionare una proposta edilizia. Poiché lavoro nel settore, (non nel mercato immobiliare, ma in urbanistica), potevo osservare, consigliare.
Così siamo andati nella sede dell’agenzia, un loft spazioso, luminoso, ben progettato, dove ci ha accolto un agente immobiliare dall’aria stanca e dai modi affabili. Ci ha fatto accomodare in una saletta con un tavolo dal ripiano di vetro e ha tirato fuori una serie di disegni da una cartellina.
Io conoscevo a grandi linee l’intervento di cui stava parlando: alcune palazzine di appartamenti – tre, di sei appartamenti ciascuna – situate sui colli di una cittadina dell’area metropolitana di Bologna.
Abusare è bello
Resta
Ho inventato un sonno
Bevuto ne ho tutto il verde
Sotto la signoria dell’estate
R. Char
1
Invece da questo spazio la casa ti assedia
con pareti e simmetrie, chiama il soffitto a stringerti per
così tanta febbre;
Febbre che il perimetro dei living in successione
ti incide con punta d’inchiostro, è fuori che
scorre tutto, e se scorre ti dimentica, se il neon
della croce verde scatta, il rosso amorfico del
semaforo è un passa e vai, passages,
sulle linee orizzontali, la fuga.
Hegel, Genna e la televisione
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di Valter Binaghi
Hegel diceva che il giornale è la Bibbia dell’uomo moderno, ma non conosceva la televisione. Il giornale è ancora Vecchio Testamento: la notizia che esalta o deprime, e comunque irrimediabilmente incombe, scolpita nello scritto come un nuovo Decalogo; il principio di realtà ha ancora qualcosa dei fulmini di Jahvè, nell’ingiungerti di conformare ad esso la tua visione del mondo.
Globalizzazione carceraria. L’esplosione del carcere negli Stati Uniti e in Europa
Oggi si parla sempre di più di lavoro precario e di conseguente incertezza delle condizioni materiali di vita. Si parla anche di indebolimento, di ritiro dello stato sociale. Ma le analisi svolte sulle politiche neoliberiste, di cui gli USA sono il primo e più influente laboratorio, mostrano piuttosto un mutamento di funzione dello stato che una sua semplice latitanza. Lo stato ritorna, ma per gestire la criminalizzazione della miseria fisica e psichica delle persone. La “guerra globale” verso i possibili nemici esterni si accompagna ad una guerra verso i nemici interni: eserciti sempre crescenti di perdenti ed esclusi, che bisogna letteralmente “rendere invisibili”. A. I.
di Danilo Zolo
Gli Stati occidentali mostrano i muscoli quando si tratta di imporre ai cittadini le regole di un ordine pubblico sempre più rigido.
Siamo sempre stati separati. Secondo quadro: Nella stanza della signora anziana: Il Sud
di Sarah Kéryna
traduzione di Andrea Raos
– Oh! Era tanto tempo fa!
Era di notte.
Era di notte in treno.
Oh! Quanto durava!
La prima volta era…
Oh! dovrei ricordarmi!
Millenovecento…
– Dopo la guerra o prima della guerra?
– Eh?
– Era dopo la guerra o prima della guerra?
– Dopo.
– E com’era?
– La guerra del 45?
– No, quando sei arrivata nel Sud, la prima volta?
– Ah, che ho visto il Sud?
– Sì.
– Ooh! ero entusiasta!
Ooh! ho detto: “Che tempo!”
Dismenteat scurdat
di
Eugenio Tescione
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o pulzella, dorlean più bella
per te per me
che diletto riafferrare il mare
profilare il respiro del primo parlare
nel mio divaricar di lingue
rubato, il rubato alle parole
che evanescenti e salde
«ora solide e puntute
ora acque mosse dal vento»
Questioni di classe
di Lorenzo Galbiati
Mentre nella mia scuola milanese imperversa l’occupazione studentesca e il Preside è in agitazione, io me la godo.
Me la godo enormemente. Mi piace, mi piace molto la settimana di occupazione da parte degli studenti. Da qualche anno, almeno qui a Milano, c’è una rete di collegamento tra gli studenti degli istituti superiori che permette di organizzare una sana e impegnativa occupazione in contemporanea in molte scuole; e così da oggi fino a giovedì o venerdì o – per i più fortunati – sabato nei licei e negli istituti milanesi non si svolgono lezioni regolari. Bene. Bello.
World Press Photo
Per chi non le avesse ancora viste, vorrei segnalare le fotografie selezionate dal concorso World Press Photo 2007.
Letture Indiane/Post
a cura di Nazione Indiana
“Post” è il nome che viene dato, nei blog, agli articoli pubblicati (e “postare” è l’azione del pubblicare un articolo). Ma non solo. Perché “post” è una sequenza di lettere che compare in una serie di parole che identificano ognuna un’esperienza. “Post” è parte della parola “postura” così come della parola “posto”, di “postumo” e di “postmodernismo”. E di tante altre.
Una guerra globale ‘monoteistica’ 2
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La prima puntata di questa riflessione di Zolo è apparsa qui. (Ho proposto questa riflessione in occasione della manifestazione del 17 febbraio a Vicenza. A. I.)
di Danilo Zolo
3. La guerra globale
I due paragrafi che precedono – è il momento di svelarlo al lettore che ci abbia volenterosamente seguito sin qui – non sono che una lunga premessa della tesi centrale di questo saggio: nell’ultimo decennio del secolo scorso, dopo la fine della guerra fredda e il tramonto dell’ordine bipolare del mondo, sia il fenomeno della guerra, sia gli apparati retorici della sua giustificazione sono radicalmente cambiati. Questo cambiamento – è la seconda tesi, implicita, del presente saggio – può essere adeguatamente interpretato solo nel quadro dei processi di trasformazione economico-finanziaria, informatica, politica e giuridica che vanno sotto il nome di ‘globalizzazione’. La trasformazione della guerra e delle sue protesi ideologiche è stata accelerata, non ‘causata’, dall’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, che ha portato alle guerre degli Stati Uniti e dei loro più stretti alleati contro l’Afghanistan e contro l’Iraq. In questa cornice analitica l’11 settembre presenta un rilievo marginale.
Siamo sempre stati separati. Primo quadro: Mio papà, la guerra del 14, i balli, i libri
di Sarah Kéryna
traduzione di Andrea Raos
Una casa di riposo, un pomeriggio d’estate.
La biblioteca della casa di riposo.
La ragazza prepara il materiale per registrare la signora anziana.
– Ecco.
– È pronto?
– Sì, sì.
– Te ne intendi, tu, di quegli affari?
– Boh, no, non tanto.
– Ma sì dai, un po’ sì.
– Oh, sì, un po’.
– Un po’.
Dittico: famme/femeia
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di Chiara Daino
FAMME – è felce di luna felice calante la falce in fasce
è fiamma pira la bruja fuma bàlia cagna ringhia bimba
abbaia fuma e sfuma sul finale di un fine balìa attacca
làmia procura mito cresta bassa delle brame – ha FAME
Non è un film di Kaurismaki, non è nessun film, non c’è più nessuna poesia
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di Gemma Gaetani
«Sì, immaginavo di avere ancora la bronchite, me la sento, non faccio altro che tossire, ma almeno adesso la tosse è secca… Eh, ha visto? Proprio sullo zigomo… No, non mi sono bruciata, non so cos’è, credo il freddo. Nei giorni scorsi non ho messo niente sulla faccia, creme, tonico, niente, avevo altre cose da fare. Eh, lo so che ci si dovrebbe curare prima di andare dal medico… Ho la pelle delicata, questo freddo me la scuoia. Ma no, non m’è caduto niente sopra, glielo direi! No, non m’ha nemmeno graffiato nessun gatto, me lo ricorderei… Boh, dottore, non lo so proprio, presumo il freddo, l’altra mattina mi sono svegliata e avevo questa specie di ferita. Mi bruciava. L’ho guardata a lungo, cercando di capire cosa fosse. Poi era tardi, dovevo andare in ufficio, frugando di corsa ho trovato dei cerotti per le vesciche, di quelli che vanno tenuti finché la vescica non guarisce, e ce ne ho messo su uno. Nei giorni successivi il bruciore è passato, ma quando l’ho tolto ho notato che la ferita era sempre lì, più liscia ma pure più larga, in effetti sembra un’abrasione. Ah, mangiano la pelle quei cerotti. Eh, oh… Non lo sapevo, pensavo di far bene».
Juke Box : Squallor

Ti ho conosciuto in un clubs
(Pace, Bigazzi, Savio)
Ti ho conosciuta in un clubs
Eri bellissima, ma…avevi un solo difetto
Non c’eri
Nel Millenovecentoquattromilatre, a San Gregorio
Una località che era nel giardino di casa nostra
Ti ho rivista
Non avevi un capello
E nemmeno un po’ di orgoglio
L’incontro ebbe luogo in una giornata di sole
Con il cielo coperto
Spettatori circa tre, molto severi
Una ‘guerra globale’ monoteistica (1)
(Nell’analisi della “guerra globale” statunitense sul piano del diritto internazionale, Zolo dedica due capitoli iniziali ad una definizione retrospettiva dello statuto della guerra nel mondo antico/medievale e in quello moderno. Nel prossimo post inseriro’ l’analisi di Zolo che riguarda la situazione attuale, dal crollo del Muro di Berlino in poi.) (Ho proposto questa riflessione in occasione della manifestazione del 17 febbraio a Vicenza. A. I.)
di Danilo Zolo
1. La guerra antica
L’idea che la guerra possa essere non solo giusta ma ‘santa’ – combattuta per eseguire la volontà di Dio, secondo la sua rivelazione e sotto la sua guida – è antica quanto lo sono le religioni monoteistiche del Mediterraneo. Sono celebri le pagine della Bibbia, in particolare del Deuteronomio, dalle quali emerge la dottrina della ‘guerra santa’ – la ‘guerra santa obbligatoria’ (milhemit mitzva) – come guerra di annientamento dei nemici del popolo di Dio.
Il plastico portiere
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di Gero Mannella
Da piccoli c’è un’età di mezzo tra l’autismo della poppanza e la baldanza ferina della tribù. Quell’età in cui la tivù soggioga ed instilla i germi di un’epica facile, e crea nella mente del virgulto proiezioni in forma di guerrieri, cowboy, e giocatori di pallone. La mia infanzia domestica è stata costellata di partite ad eliminazione diretta, finali di Coppa dei Campioni, trofei da sollevare sulle spalle di ectoplasmi d’occasione, inquietanti pressioni di platee oceaniche, mute o chiocce. Tutti eventi rigorosamente autarchici, da one man show.
Una giornata tipo
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di Daniela Baiocchi
Oggi è una giornata part time (5 ore)
Ore 9.10 firma registro
Posta (lettura)
Mail a Nep per lettera AMX fatture
Archiviazione mails Pizz per VRC
Stop con RP (caffè + sigar) per notizie malattia padre
2 circolari remedy (CALT – GOR) ci ho messo un po’ perché le celle dei codici non erano esatte e ho dovuto rifare il pdf tre volte
Avere figli
di Giorgio Vasta

Nei giorni scorsi due piccoli avvenimenti mi hanno fatto tornare in mente un appunto che avevo preso nel giugno del 2003. Due avvenimenti che hanno a che fare con l’avere e con il non avere figli.
Il primo è una frase che ho sentito leggere da Giordano Meacci all’interno di un suo racconto che si intitola Crossroad Blues. La frase in questione, messa in bocca a un Cristo travagliato e rabbiosamente malinconico, suo malgrado eternamente figlio e all’essere eternamente figlio crocifisso, è: “Sono stanco di non avere figli”.
Per una riflessione sulla “guerra globale” degli Stati Uniti
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In attesa della manifestazione del 17 febbraio a Vicenza contro la creazione di una nuova base militare statunitense
di Andrea Inglese
Io ho una semplice, e tutto sommato modesta, pretesa: che i rappresentanti politici per cui ho votato si sforzino di rappresentarmi per davvero. Mi hanno da tempo spiegato che una democrazia rappresentativa si basa su questo principio. Inoltre, in tempi recenti mi hanno ubriacato di “bipolarismo”. Quest’idea del bipolarismo prevede che mutando la coalizione che governa, mutino anche in modo sensibile gli orientamenti politici, insomma le decisioni di chi governa. (Ora, però, torna in auge il progetto di un’eterna democrazia cristiana. Come se mai potessimo concederci altro, in termini di alternativa al fascismo o a forme di pericoloso populismo).
Terra! Marino Niola vs Camorra

immagine dal sito: www.regardscroises.be
Padri e Figli
di
Marino Niola
I figli siano d’esempio ai padri. Questa massima, che capovolge i tradizionali termini dell’etica e del rapporto tra le generazioni, sembra aver guidato la mano di Patrizio Silvestri, che ha ucciso l’uomo che gli aveva portato via la sua donna, “sua” come una “16 valvole” o come una moto di grossa cilindrata. Nel marzo scorso suo figlio Fabio, quindici anni, per difendere l’onore della “sua” donna da un pesante apprezzamento aveva ucciso un temuto boss della Sanità.

di Gianni Biondillo