di Barbara Meazzi
[Barbara Meazzi, italianista, è maître de conférences all’Université de Savoie, Chambéry. Con lei ho da tempo un bello scambio epistolare. Ho chiesto ed ottenuto da Barbara di rendere pubblica una sua lunga considerazione giuntami in email. Eccola. G.B.]
Sono andata a rileggermi un po’ di interventi di Pasolini, a partire appunto dall’articolo del Corriere della Sera di quel lontano 14 novembre 1974; saltando di palo in frasca, sono capitata volontariamente su due articoli, uno intitolato “Dove va la poesia?”, del 1959 e uno coevo intitolato “9 domande sul romanzo”. L’unica domanda a cui Pasolini non risponde è l’ultima, quella sugli scrittori preferiti; alle altre, Pasolini reagisce nei confronti della contemporaneità con il solito acume. Cercando di raccapezzarmi nell’universo della letteratura italiana contemporanea – ovvio, non sto cercando di mettermi sullo stesso piano di Pasolini -, osservo invece con sconcerto l’inadeguatezza dei mezzi a mia disposizione, intellettuali – ecco, appunto – e critici.