di Lea Melandri
Il dominio maschile, pur avendo alle spalle una storia millenaria, resta ancora oggi un’ “evidenza invisibile”. Il fatto che il rapporto uomo-donna sia stato posto in secoli vicini a noi come “questione femminile”, e quindi come emancipazione o difesa del “sesso debole” e “svantaggiato”, non sembra aver scalfito più di tanto la “neutralità” dietro cui continua a celarsi il sesso che ha avuto in mano le sorti della specie umana, sotto qualunque cielo. L’idea che le donne appartengano a uno di quei gruppi sociali che, come direbbe Berlusconi, “sono rimasti indietro”, e vanno perciò aiutati, sollecitati, responsabilizzati, è purtroppo più trasversale di quanto si creda ai partiti e ai movimenti politici. Lo dimostra platealmente il fatto che non c’è sinistra, moderata o radicale, che quando nomina le donne (ed è già eccezionale che vengano nominate), non le collochi nel triste corteo dei diseredati e dei bisognosi, vittime o parenti poveri verso cui indirizzare la solidarietà , o tra quei nuovi “soggetti” che potrebbero, come fecondo integratore di energie, ridare fiato a una politica diventata sempre più sterile.

Nella sala si entrava scendendo per scale strette, e poi schivando costose casse stereo allineate come sassi rituali. Seguendo l’invito del commesso si accomodarono nell’ambiente, racchiuso da una porta di vetro infrangibile. P. vide le pareti rosse e irregolari, ricoperte di quel materiale spugnoso che serve a spegnere e contenere le vibrazioni sonore. C’era un solo divanetto, senza schienale, e all’altra estremità dell’ambiente una fila di amplificatori e casse da collegare. Gli schermi appiattiti sulla parete sembravano pannelli di un tempio, di cui non si leggeva più il messaggio. «La soluzione migliore», disse l’uomo del negozio, «potrebbe essere questa». Sollevò da un angolo un altoparlante piuttosto compatto, sul cui lato si aprivano complesse aperture circolari concentriche. «Non ha la mascherina. Si usa come spia. Ma ha il miglior rapporto qualità-prezzo. Il visore è al plasma, quello al centro».







Cari amici,
“Il bello non è che il tremendo al suo inizio”, scriveva il poeta Rainer Maria Rilke che molto se ne intendeva di angeli e di decadenza della borghesia agli inizi del Novecento ma non aveva mai avuto la fortuna di assistere a un reality show. Ed essendo questo nostro nuovo, novissimo mondo agli albori del nuovo millennio, potremmo tranquillamente rovesciare la frase di Rilke e costruirne una nuova più adatta ai nuovi tempi: “Il tremendo non è che il bello al suo inizio”. Chi ce lo dice, poi, che nell’escalation mistica di sublimi atrocità dei vari Grandi fratelli, Isole dei famosi, Fattorie, Case Pappalardo, Ristoranti e quant’altro non vi sia il segno di una nuova era? Certo non è il sol dell’avvenir, ma con l’avvenire c’entra. Piuttosto oscuro come avvenire all’apparenza ma si sa, le cose cambiano, evolvono.
Fine gennaio. Tempo di consigli di classe e collegi docenti. Tempo di valutazione degli alunni e degli studenti. Tempo di caotiche riunioni di interclasse e accorati colloqui coi genitori. Un ottimo periodo anche per tirare qualche somma a proposito dell’applicazione della cosiddetta Riforma della Scuola. Soprattutto in base alle novità introdotte dall’applicazione della Moratti nella valutazione.
di Andrea Inglese 