di Tiziano Fratus
in africa gli elefanti sopravvivono agli umani (con o senza gonna)
nonostante il nobile bracconaggio
di Tiziano Fratus
in africa gli elefanti sopravvivono agli umani (con o senza gonna)
nonostante il nobile bracconaggio
di Adriano Petta

A sei anni dal SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULL’INQUISIZIONE, svoltosi in Vaticano nel 1998, un imponente volume di quasi 800 pagine ne raccoglie gli atti che confermano la cinica spietatezza di quel sistema di dominio e annientamento. Un metodo e una ideologia che continuano a seminare dolore e morte.
Venerdì alle 17 al Teatro Strelher e alle 22,30 al fossato del Castello Sforzesco sarà proiettato il documentario di Daniele Incalcaterra (Francia, 1995) “Repubblica nostra“. E’ un’occasione più unica che rara, dato che il film, prodotto in Francia, racconta il periodo che va da Mani Pulite alla fine del primo governo Berlusconi, un pezzo di storia italiana dei più convulsi ma che evidentemente non interessa a nessuno, dato che nè i distributori cinematografici italiani nè nessuna televisione (eccetto un passaggio su Planete) lo ha mai comprato. A detta di coloro che l’hanno visto (soprattutto all’estero) è un lavoro davvero notevole.
A proposito di chi si chiede perchè da noi non si facciano documentari come quello di Moore…
g.m.
La Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano fu fondata per Regio Decreto nel 1882 e da allora ha vissuto una storia prestigiosa, formando grandi artisti e competenti artigiani, adattandosi via via ai tempi che cambiano, giungendo ai giorni nostri con un’offerta formativa che comprende le seguenti discipline: tecniche pittoriche, incisione, restauro, affresco e tecniche murali, mosaico, vetrata, design tessile, illustrazione, fumetto, progettazione grafica.
Peculiarità della Scuola sono la possibilità offerta agli allievi di sperimentare percorsi interdisciplinari, il costo contenuto e l’orario serale, caratteristiche che fanno del “Castello” un punto di riferimento metropolitano per i giovani (e non solo) che vogliono apprendere l’arte nel tempo libero dal lavoro o dagli studi, e a cui son dati gli strumenti per approfondire lo sviluppo amatoriale della creatività ovvero per intraprendere un percorso propriamente professionale.
La Scuola del Castello per necessità statutaria non porta profitto. Forse anche per ciò versa in grave pericolo:
negli ultimi dieci anni il Comune di Milano ha progressivamente negato alla Scuola i fondi che le versava per il telefono, i commessi, le spese di funzionamento, le affissioni.
Nel 2000 la Scuola è stata “cacciata” dalla sede storica, naturale e statutaria del Castello Sforzesco, riducendone gli spazi d’uso ed allontanandola dalla stazione Nord che permetteva a molti allievi di raggiungerla agevolmente dall’hinterland.
di Tommaso Giartosio

[Le pagine seguenti sono tratte dal cap. 8 del mio Perché non possiamo non dirci. Letteratura, omosessualità, mondo, pubblicato a giugno da Feltrinelli. Ringrazio l’editore per avere autorizzato la pubblicazione in rete.]
[…] Hai parlato del Risorgimento come di un momento importante di elaborazione dell’identità maschile, omosessualità inclusa. Ma questa è un’affermazione gravida di conseguenze. Non significa, in ultima analisi, che l’omosessualità svolge un ruolo particolare in quella che potremmo chiamare “l’identità italiana”?
Fai bene a esprimerti con cautela. I teoremi sull’identità nazionale hanno un valore limitato. Non li si può considerare né “veri” né “falsi”; non li si può mai applicare a tutti i cittadini; descrivono sempre un passato che è in parte sconfessato dal presente; disegnano come un singolo, autonomo identikit quella che forse è solo l’area di sovrapposizione di insiemi diversi; e puzzano di nazionalismo e razzismo. Con tutto ciò, “cosa significa essere italiano?” non è una domanda priva di senso.
Una domanda “debole ma non insensata”?
Esatto. E poi della dimensione sessuale, in questi anni di rinnovate riflessioni sull’”identità italiana”, non si è parlato molto (con una eccezione che poi ti dirò). Possiamo provare a farlo noi, anche se temo che come al solito avrò più da dire sul lato maschile della questione.
Io so solo che non ho mai parlato tanto di nazione e di tradizione. Mi sembra di essere uno di questi Rosmini Papini Prezzolini Mussolini Follini Frattini Fini…
Io mi terrei a Mazzini, Pertini, soprattutto Zavattini. E magari Pasolini. Ma hai ragione, è davvero poco più che un gioco.
E proviamo a giocare!

Di Andrea Inglese
(In agosto è apparso un pezzo con lo stesso titolo, dove raccoglievo qualche riflessione sull’arte del documentario. Ora martellerò soprattutto su Fahrenheit 9/11. A. I.)
Appena uscito nella sale italiane, il documentario di Michael Moore ha provocato, a sinistra, due autorevoli anatemi: quello del professor Cacciari, su “Repubblica” del 25 agosto, e quello di Luca Sofri, su “Vanity Fair” del 26 agosto. Di certo, non si tratterà degli unici anatemi contro Moore, né forse dei più convincenti. Ma non riesco ad ignorarli del tutto, avendo avviato qui una riflessione sul documentario, proprio alla luce di Fahrenheit 9/11.
di Gianni Biondillo

Sappiamo (come da ogni buon manuale di filosofia) che l’estetica è concetto e disciplina relativamente moderna, nasce intorno alla metà del Settecento (il primo a parlarne è Baumgarten) come disciplina filosofica che tratta il conoscere sensibile (nell’accezione kantiana).
di Franz Krauspenhaar

Ivan Lins è un grande musicista e, credo, un’ottima persona. Nato a Rio De Janeiro nel 1945, è stato influenzato dalla bossa nova fin dagli inizi della sua carriera (primi anni settanta) ma anche dalla musica americana. Un autodidatta figlio della media borghesia, con una faccia da bravo ragazzo. Che da piccolo studia in un collegio militare e più tardi chimica all’università. Intanto suona il piano con un trio e ascolta musica con curiosità vorace; e inizia a comporre. Va in televisione, ha un certo successo, è un cantante di musica “leggera”. Incide il suo primo LP, ”Agora”, nel 1971.
di Dario Voltolini

Causa vinta per Carla Benedetti. Il Giudice respinge la richiesta di Pedullà.
di Marco Rovelli
Uno sguardo azzurro, sorpreso da una foto tessera. Gli anni – diciannove – che non compaiono sul volto. Ma stanno tutti dentro, e sono molti di più.
In Marocco quegli anni non c’erano ancora. Abdelali se li è venuti a prendere in Italia. Ha raggiunto il padre, che si è messo in regola. Anche lui può stare qui, adesso.
Abdelali fa amicizia, s’impara presto a stare nelle strade di una città nuova che ti nutre. Abdelali impara a stare nei carruggi di Genova. E’ un ragazzo come gli altri, agli altri è legato dall’età, il confine di stato si fa presto a dimenticarlo. Basta un gesto per abbatterlo, e Abdelali ne fa tanti di gesti che lo accomunano agli altri. Come quello di arrotolarsi una sigaretta di hashish, come quello di comprare un po’ di più di fumo per rivenderlo e potersi permettere qualche piccolo piacere. Tanto più che il corpo di Abdelali comincia a prendersi anni troppo velocemente: lo stomaco a volte si piega dal dolore, e vomita sangue. In ospedale lo trattengono, e per un po’ quella è la sua dimora. Lo operano in fretta, gli aprono la pancia, poi lo sottopongono a sedute interminabili.
di Massimiliano Governi

Roberto, cinque anni fa, a settembre, è morto Sandro Onofri. A te ho parlato spesso di lui – via email, e anche l’unica volta che ci siamo visti – e non so perché. Forse perché collabori a quello che era il suo giornale, il giornale che lui, insieme ad altri, ha fondato. Ti ho raccontato anche quella mia assurda avventura ospedaliera.
di Sergio Nelli
Ormai da tre anni una coppia di pipistrelli torna ad abitare una delle finestre della mia casa nell’oltrarno fiorentino. Vivono una parte della stagione nella zona di scorrimento di persiane incassate che si sono bloccate da tempo e che io lascio fare perché si tratta di una stanza in cui non si dorme. E’ la finestra di fronte al mio tavolo da lavoro e vicina all’apparecchio televisivo.
Tutti noi, mio figlio, M. e io, ci siamo abituati a questa presenza estiva, che ci rivela il guano sul davanzale e gli svolazzi crepuscolari e notturni.
La sera spesso guardiamo la televisione e mentre siamo lì sul divano, illuminati dal lucore del video, i pipistrelli vanno e vengono secondo tempi per noi imprevedibili e misteriosi. Sembrano concentrare la loro attività in momenti di caccia frenetica per poi scomparire come felini sazi dopo un abbondante banchetto.
A volte non si vedono per giorni, per settimane, come se avessero una seconda dimora.
di Piero Vereni
Non sono ancora le sei di mattina, e aspetto il 105 all’altezza di Torpignattara. Ho sonno, sono come al solito un po’ scocciato per questa gestione casuale dei tempi. Vengo dalla terraferma veneziana degli anni Settanta, dove gli orari di autobus e vaporetti erano filastrocche che imparavamo da bambini (cinque-venticinque-quaranta-cinquantacinque, sei-ventuno-trentasei-cinquantuno) e che ci hanno addestrati all’idea che ci sia una correlazione tra i nostri fini (arrivare in orario) e i mezzi (pubblici) per ottenerli. Trasferitomi a Roma a metà degli anni Ottanta, ricordo lo sbigottimento irritato dell’addetto Atac cui mi rivolsi per sapere quale fosse l’orario dello zerouno: “Orario de che? Quanno ce sta, parte”.
Intervista ad Alessandro Bergonzoni
di Federica Fracassi e Jacopo Guerriero
Con geologica velocità continua la nostra serie di incontri con i Comici (da notare la “C” maiuscola). Buona lettura
Costruzione del Museo
Nel cratere che trovammo di fianco alla strada
qualcosa sarebbe entrato alla fine
Nomi che vedemmo sillabati al contrario
Nella sabbia trovammo una tavoletta
Nei crateri delle bombe
che sono intelligenti potremmo trovare una mano
È la mano che scrive
la mano che sogna un cratere
a sinistra e a destra di ciascuna mano
La maggioranza di centro-destra ha bocciato al Senato lo stanziamento di 3 milioni di euro per le celebrazioni del 60° della Resistenza e della Liberazione, e contemporaneamente votato il riconoscimento di “militare belligerante” per gli ex repubblichini di Salò. Quello che segue è l’appello dell’ANPI ad aderire alla sottoscrizione nazionale.
***
C’è chi vuole farla finita con la Resistenza
Più forza all’ANPI, più forza alla memoria,
più forza alle battaglie per la democrazia
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) è stata costituita nel giugno 1944, quando era ancora in corso la guerra di Liberazione dall’occupante nazista e dalla dittatura fascista.
di Roberto Saviano
Hanno ucciso il giornalista collaboratore di DIARIO Enzo Baldoni. Era andato in Iraq con la Croce Rossa per aiutare una popolazione costretta allo stremo, aveva utilizzato il suo ruolo di volontario per raccontare ciò che gli uffici stampa dei Marines (quelli che i giornalisti Mediaset e RAI usano come fonte principale delle loro notizie) preferiscono tacere. Era un uomo interessato alla vita e forse questo l’ha reso pericoloso.