carta st[r]amp[al]ata n.9

di Fabrizio Tonello

Questa settimana avremmo voluto occuparci del noto pensatore Antonio Socci che, dall’alto della sua cattedra di ex conduttore televisivo di Excalibur, rimbrotta il teologo Hans Küng spiegandogli che non ha capito nulla dell’importanza del celibato dei preti. (leggere per credere: Libero 19/3/2010, p. 19).

Socci dovrà aspettare perché Pietro Del Re, su Repubblica di venerdi scorso, lancia una notizia clamorosa: “La guerra è cambiata, addio alla baionetta”. E l’occhiello aggiunge: “La svolta dopo secoli di combattimenti all’arma bianca” (p.54).

Come tutti sanno, nel 2003 l’Iraq è stato invaso dai marines che hanno attraversato il deserto di corsa, baionette inastate, e hanno travolto la resistenza degli iracheni, inchiodati nelle loro posizioni con inutili armi come cannoni, carri armati e gas velenosi.

Né va dimenticato il ruolo che ebbero le baionette israeliane nella guerra del Kippur (1973) quando accerchiarono le divisioni corazzate egiziane, costringendole ad arrendersi: solo la diplomazia fermò il generale Sharon che stava per aprirsi la via verso il Cairo e Damasco sbudellando tutti i soldati arabi che incontrava, uno per uno.

Il buon Del Re ci informa che l’esercito americano “archivia quest’arma bianca diventata un accessorio secondario per via del progressivo diffondersi di armi automatiche, bazooka e kamikaze” (qualcuno potrebbe obiettare che il “progressivo diffondersi di armi automatiche ” come la mitragliatrice inizia con l’anno di grazia 1880, ma non facciamo i sofistici).

La baionetta, continua l’articolo, ebbe “un ruolo decisivo” nella guerra di Secessione americana, così come nelle trincee delle Fiandre nel 1916 o ancora sulle spiagge della Normandia nel 1944 o, più recentemente, nei combattimenti corpo a corpo contro i Vietcong nella giungla tropicale”. Ma ora “alcuni corpi dell’esercito hanno cominciato a sostituire le baionette agganciando in punta dei loro fucili altre armi, quali una rivoltella o un machete”.

Certo, dev’essere pratico avere una pistola agganciata in punta a un fucile: chissà come si farà per premere il grilletto…

Parliamo dai “combattimenti corpo a corpo contro i Vietcong”: qualsiasi amante del cinema ricorderà che i soldati americani arrivavano nei villaggi vietnamiti su elicotteri (Apocalypse Now) e che si facevano strada sparando raffiche dai loro M-16, lanciando bombe a mano, incenerendo tutto ciò che trovavano sulla loro strada con i lanciafiamme. I vietnamiti rispondevano per le rime: il generale Giap, nella giungla tropicale, aveva delle divisioni corazzate non i fantaccini con una baionetta fissata sulla punta del moschetto.

Spiagge della Normandia: rimandiamo per informazione ai testi classici come Antony Beevor (D-Day) dove in 608 pagine le baionette sono citate nemmeno una dozzina di volte, compresi episodi in cui vengono usate sul corpo di tedeschi uccisi (p. 68). Oppure si potrebbe riguardare la scena iniziale di Salvate il soldato Ryan, dove i marines vengono fatti a pezzi dalle mitragliatrici tedesche e non si vedono baionette, picche o alabarde da nessuna parte.

Fiandre nel 1916: effettivamente francesi e inglesi iniziarono la guerra ignorando il problema centrale della baionetta, un oggetto inventato per trarre profitto della lentezza e della difficoltà con cui si caricavano i fucili fino a 60 anni prima. Questo costò loro alcune centinaia di migliaia di morti, ma si sa che i generali sono un po’ lenti a imparare.

Prima dell’invenzione della cartuccia moderna, a metà Ottocento, i fucili si caricavano versando la polvere da sparo nella canna, o in un apposito alloggiamento, e introducendo poi una pallottola tonda. Questa operazione era così lunga che nessun soldato addestrato poteva sparare più di un colpo al minuto, due se era particolarmente abile e fortunato.

Schioppi e moschetti del XVIII secolo avevano una precisione decente solo fino a 80 metri circa. Ora, poiché un fantaccino ben allenato poteva percorrere 80 metri in circa 30 secondi, avere un lungo pugnale fissato sotto la canna del fucile permetteva, appena arrivati alla distanza giusta, di scattare in avanti dopo l’ultima salva dei nemici, con una ragionevole speranza di arrivare al corpo a corpo prima di essere bersagliati di nuovo dalle pallottole.

Nel 1831, i polacchi insorsero contro la dominazione zarista e il poeta francese Casimir Delavigne scrisse la Varsovienne su musica di Karol Kurspinski; il ritornello faceva: “Polonais, à la baïonnette ! C’est le cri par nous adopté, Qu’en roulant le tambour répète ! Vive vive la liberté ! Vive vive la liberté !”. Le baionette, però, poterono poco di fronte alla superiorità dei russi in uomini e armamenti.

La fine delle baionette come arma militarmente significativa avvenne durante la guerra di Secessione americana, quando entrarono in scena fucili che usavano cartucce dette “a percussione anulare” (brevettate dai celebri Smith & Wesson) permettendo di ricaricare molto più velocemente e di avere un tiro utile per alcune centinaia di metri. Le due cose insieme rendevano un suicidio qualsiasi carica di fanteria in campo aperto, come scoprirono i sudisti a Gettysburg cercando di sfondare il centro dell’esercito unionista, trincerato su una collinetta.

L’offensiva voluta dal generale Lee, con 15.000 uomini ammassati su un fronte ristretto, con oltre un chilometro da percorrere in salita era chiaramente una pazzia, come disse il generale James Longstreet, ma gli ordini erano ordini. La divisione di George Pickett, 7000 uomini, perse i suoi 3 brigadieri, 13 colonnelli e quasi 5000 uomini nel giro di mezz’ora. Le cariche con la baionetta inastata mostrarono di essere una sicura ricetta per la sconfitta già quel giorno, 3 luglio 1861, un secolo e mezzo fa. Forse non era proprio una notizia di giornata …

p.s. Una rapida ricerca nell’archivio di Repubblica avrebbe permesso a Del Re di accertare che nel 1985, ovvero un quarto di secolo fa, la sua collega Laura Laurenzi aveva scitto un articolo intitolato Addio Baionetta e grazie, non sei più un’arma da guerra. La Laurenzi commentava una sentenza della Cassazione, secondo la quale “la baionetta non può essere qualificata arma da guerra non ricorrendo nè il requisito della potenzialità offensiva “spiccata”, nè quello della destinazione, attuale o potenziale, al moderno armamento di truppe per l’ impiego bellico”. Se n’era accorta la Cassazione nel 1985, ma il quotidiano romano ci annuncia nel 2010: “La svolta dopo secoli di combattimenti all’arma bianca”.

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