ISABELLA MATTAZZI I’immagine inquieta: una conversazione con Georges Didi-Huberman

 L’immagine inquieta: una conversazione con Georges Didi-Huberman 
 da DOPPIOZERO.com 

di Isabella Mattazzi

Il mio tavolo di lavoro, del resto, non è una normale scrivania. È un bancone da sarto molto lungo, dove possono convivere tranquillamente, uno accanto l’altro, parecchi libri, decine di immagini. Tutto il mio studio, compresa la mia libreria, faceva parte dell’arredo di una vecchia sartoria, uno di quegli atelier dove un tempo si tagliavano grandi strisce di tessuto per cucire i vestiti.

pubblicato da orsola puecher

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,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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