Viva Las Vegas!

di Mónica Flores Fernández

“Viva Las Vegas with your neon flashing
And your one-armbandits crashing,
All those hopes down the drain…”
Elvis Presley

Nelle mie cuffie suona la voce del Re del Rock. Elvis canta a Las Vegas. Questa città è nata a metà secolo XIX, nel mezzo del deserto, in un oasi dove c’è l’acqua. Lo scopo principale di quel piccolo nucleo abitato era rifornire d’acqua i treni che partivano da Los Angeles e arrivavano a Albuquerque. Nel 1931, però, successe qualcosa che cambiò per sempre la storia e la fortuna della città: il gioco d’azzardo venne legalizzato e con il gioco arrivarono anche le mafie: un gangster dell’epoca, Bugsy Siegel, era coinvolto nella costruzione di uno dei primi alberghi della città.

L’Europa non ha né le stesse caratteristiche del Nevada né le stesse leggi. Questo, però, pare non importare a Sheldon Adelson che ci vuole costruire l’Eurovegas, ovvero una riproduzione di Las Vegas in Europa. A Madrid o Barcellona. Sono molte le persone che hanno avvertito i pericoli di questo tipo di attività, fra cui Roberto Saviano o il magistrato spagnolo José Manuel Gómez Benítez. Certi settori della Chiesa sono contro il progetto, come l’Abate del Monastero di Montserrat. Alcuni cantanti hanno organizzato manifestazioni pubbliche per esprimere il loro dissenso alla costruzione del complesso di casinò.
I cittadini, però, sono divisi: c’è chi pensa che sia un’opportunità per fare soldi in un momento di crisi economica profonda. Altri, invece, non considerano un’opzione valida accettare tutto, con l’unica speranza di alleviare una crisi economica che ormai dura da troppo. Anche i politici sono divisi, o almeno così pare. Da un lato i governi della Catalogna e della regione di Madrid vogliono che l’Eurovegas sia costruito nel loro territorio. Dall’altro ci sono gli ecologisti, soprattutto in Catalogna, che si schierano contro la distruzione dell’ambiente naturale e avvertono anche del pericolo della criminalità organizzata. Per questo motivo mi sorprende leggere una notizia secondo la quale le prime riunioni con Sheldon Adelson sono state fatte durante il mandato del governo catalano precedente, quello del “tripartito” (cioè la coalizione fra i socialisti catalani, un partito indipendentista di sinistra e gli ecologisti), notizia resa pubblica dal massimo responsabile dell’economia durante il governo del “tripartito”, Antoni Castells.

La criminalità organizzata è già presente nel territorio spagnolo da anni. Il problema non sarebbe che la costruzione dell’Eurovegas porterebbe in Spagna le mafie, ma che ne renderebbe più facili alcuni business, come il riciclaggio di denaro. Pare, però, che l’attuale governo spagnolo non voglia aspettare la costruzione del grande complesso di gioco d’azzardo. Il primo regalo prezioso a chi non rispetta la legalità, l’ha già fatto: l’amnistia fiscale. Gli evasori potranno legalizzare i soldi non dichiarati pagando meno del 10% di tasse del totale, senza dover dare spiegazioni di nessun tipo sull’origine del capitale da legalizzare.

Inaspettatamente, il 7 Settembre il governo catalano ha cambiato la situazione annunciando un nuovo progetto: il Barcelona World. Questo nuovo complesso non dovrebbe essere costruito nel territorio dove doveva essere realizzato Eurovegas ma vicino a Port Aventura, a Tarragona. Secondo le informazioni pubblicate finora Barcelona World non sarebbe simile all’Eurovegas – anche se ci saranno sei casinò, motivo per cui i rischi rimangono gli stessi. Per questa ragione l’associazione “Aturem l’Eurovegas” (“Fermiamo l’Eurovegas”) e la piattaforma Eurovegas No si sono schierate contro la nuova iniziativa. La Spagna, quindi, potrebbe alla fine avere due grandi complessi di casinò – il Barcelona World in Catalogna e l’Eurovegas a Madrid – diventando così il più grande punto di riciclaggio di denaro sporco dell’Europa.
Non hanno chiesto alla popolazione cosa ne pensa dell’eventuale costruzione di Eurovegas nel nostro territorio. Quando è in vendita è la terra dove abita un popolo e anche le leggi, norme e abitudini che regolano la sua vita, dovrebbe essere il popolo a scegliere o, almeno, a esprimere un’opinione ed essere ascoltato. Purtroppo non è così. L’amnistia fiscale e l’Eurovegas promettono (e solo il tempo potrà dire se saranno promesse mantenute) guadagni e rilancio dell’economia. La domanda è: a che prezzo?

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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