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Il cielo

di Francesca Genti

LA CARCASSA DELL’ESTATE

È una domenica del tipo “terminale”
le distrazioni non vanno assecondate:
tutto quello che devi e riesci a fare
è annusare la carcassa dell’estate:

gonfia di luce, mare e sale appare
bestia fatata ai limiti del bosco,
così stupenda nel suo morire piano,
zombie dell’agosto che scompare.

Sono passati due terzi dell’estate:
è ora che guardi morire l’animale,
che dici ciao a tutte quelle fate
che gli stanno preparando il funerale.

***

TRITTICO DEL CIELO

1.

GATTO MOLTO PICCOLO IN UN NEGOZIO

il tuo musino è tutto compito
intenso, bello e serio
spruzzato di tristezza e di infinito.

in ozio mistico dentro la tua cesta.

pigmento blu petrolio è nel tuo pelo
la tua voce è un uccellino di foresta
e nei tuoi occhi si suicida il cielo.

***
2.

L’ASPETTO DISASTROSO DELLE NUVOLE

l’aspetto più fatale della neve
la loro dissolvenza più crudele:

in sporchi cumuli da fine inverno
in insensata pioggia e qualche tuono.

niente di buono mi viene giù dal cielo.

(qualcosa di fallace che mi sembrava vero
qualcosa di fugace che mi sembrava eterno).

***

3.

NEI TUOI OCCHI SI SUICIDANO LE NUVOLE

e tutta la saudade della strada
va come in carovana nei tuoi occhi.

e gli oggetti, organizzati in bande,
sfilano animati, in fila indiana,
guidati dal re,dal comandante,
diretti al paese dei balocchi.

e io non so che fare:

restare
disertare

morire
      nei
         tuoi
             occhi. 
***

LUNARE

La vecchia amica è un disco rotto,
ininterrotto fruscio dal gorgo del passato:
dall’infanzia esplode una domanda,
prima romba e poi fa fuoco.

Una piccola vietcong cattiva, sorridente,
da secoli acquattata dentro l’erba:
ride, osserva, rinnova l’abrasione,
ride, osserva, rinnova l’abrasione.

La vecchia amica sta alla finestra
di un grande palazzo, di una città lontana:
sconosciuta città, non più la tua città.
Sorride con la fionda e con lo specchio.

Da una cabina telefonica nel nulla
cerca un gettone per fare una chiamata:
dice ciao, e grazie di tutto, non dovevi,
e ciao e ciao e grazie ancora, ciao.

In gita tra le macerie degli asili
ti segue con le mani in tasca, la palla,
il gatto morto. Tieni, dice, questa è tua:
la cartolina senza panorama - solo azzurro.

La vecchia amica è sul pianeta-madre,
con un bastone cerca acqua e sogni,
si gira: e tu? Ti dice: e tu non vieni?
Ride perché vesti male. Lunare.

Alla vecchia amica cerchi di spiegare
che tu sei sola, solo azzurro, solo sole
che brucia i semi di quello che sei stata.
Tu cerchi di spiegare, ma non puoi.

***

EROTISMO

sopra un camion che trasportava stelle
abbiamo rischiato un incidente serio
e abbiamo sbandato fuori strada
scongiurando di investire dei cerbiatti.

tutte le stelle si sono rovesciate nell’erba
e il prato era pieno di luce.

i cerbiatti, attratti dalla luce, hanno trottato
e leccato i pezzi di stelle rotte a terra.
ancora più belle così rotte. offerte.
la luce colava sul prato.
il nero si santificava e diventava gatti.

un vento profumato percuoteva la vita interiore.
e siamo sprofondati nelle stelle.

***

ESTIVITÀ DELLO SGUARDO

Tutto chiude: il quindici di agosto,
persino le serrande dei cinesi.

Nel cielo dei tuoi occhi chiude un ciclo:

tramonta la luce numinosa
che li rendeva un’infinita estate,
su cui morivo, disarmata rosa,
colpita da antracnosi fulminante,

in sintonia col lutto delle piante.

***

NONA INFANZIA

ho vissuto la mia nona infanzia
al limitare dei bastioni di Precotto.
Durava quattro anni questo tempo
di eterno campo giochi-parco profughi,
filo spinato e altalene e bulloni.
Tempo di illusioni, luna rotta,
bruciature nel tessuto-firmamento.
Smisurato tempo di pianura russa
chilometri di falso movimento.
Un paesaggio bianco di macerie e cubi,
nuvole lente: dolci lamantini a mollo.
Sono andata spensierata incontro agli alberi
osservando le stagioni e il loro crollo.

***

TRITTICO DELL’INNOCENZA

LAIKA (1954-1957)

È morta Laika.
Piccola bastarda.
Giovane e carina.
Nome vero: Kudrjavka
(in russo vuole dire “ricciolina”).
Naso umido e innocente.

È morta sola.
In assenza di gravità.
Sola come un cane in assenza di pietà.
È morta come solo un cane solo su una capsula spaziale 
sovietica sparata dalla terra in orbita verso l’infinito.
Ha sentito caldo e freddo.
Poi ha guaito.

Poi niente: il vuoto siderale.
Il requiem delle stelle.
La notizia sul giornale.

***

DOLLY (5 luglio 1996 – 14 febbraio 2003)

È morta Dolly,
la pecora clonata:
ma come ha fatto,
se non era mai nata?

***

CITA (1931-2011)

È morta Cita,
ha avuto una gran vita:
soldi, salute, camicia hawaiana,
fama, successo e più di una banana.
Ha mantenuto la promessa americana.

Abitava, ottantenne, in un ospizio trés huppé:
una “Villa Arzilla”, ma per scimpanzè,
dove dipingeva e suonava il pianoforte
aspettando con contegno che arrivasse la morte.

E mentre passeggiava sul viale del tramonto
arrivò per lei il momento di saldare il proprio conto.
Le si accostò una lunga limousine:
“è ora, mia cara, di raggiungere Rin Tin Tin”

***

CRISI DELLO SGUARDO

Erano gli occhi tuoi lupi solitari
pianeti fuori orbita dai neon della città:
strappata a morsi la loro lupitudine,
dei lupi dei tuoi occhi cosa resterà?

Erano gli occhi miei laser di rosa
promessa fucsia di felicità:
tra il bar, i saldi, la luna e i calendari,
del mio rosa-vedere cosa resterà?

Resta la lupesca solitudine
che azzanna al collo il porco rosa,
ma ucciderlo non stronca l’abitudine:

e quindi voglio il lupo e anche la rosa.
La fame sempre fuori dal reame:
e quindi soprattutto voglio il pane.
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37 Commenti

  1. Chapeau Francesca!

    Splendida ròsa/rósa d’acrobata che tutta indaga la Poesia [per stili, temi e prosodia]. M’inchino dalla prima Carcassa fino alla Crisi che uroborica conclude e riparte.
    Tatuandomi dentro:
    *Resta la lupesca solitudine
    che azzanna al collo il porco rosa,
    ma ucciderlo non stronca l’abitudine:

    e quindi voglio il lupo e anche la rosa.
    La fame sempre fuori dal reame:
    e quindi soprattutto voglio il pane.*

  2. L’arancione mi ha davvero salvato dalla malinconia! “Erotismo” è, secondo me, una delle poesie migliori del nuovo libro di Francesca Genti, che mescola quotidiano e surreale in modo magistrale, creando un magnifico mondo naif e distorto – da favola dark – che, per certi versi, mi riporta a Boris Vian e Aimee Bender.

  3. la gentina, sempre fuori dagli schemi prestabiliti. Perfettamente dentro i bellissimi suoi. Di queste amo particolarmente “nona infazia” e il “trittico dell’innocenza”

  4. adesso ogni volta che parlo con qualche amico super-colto ed extra-aulico che tende a predicar esclamo “è morta Cita” – il che dimostra quanto ecologica possa essere questa poesia

    ciao francesca :)
    rx

  5. Non mi è chiaro se tutti quanti in questo post facciano sul serio o stiano solo scherzando fra amici, a cominciare dall’autrice. Spero di sì caldamente, perché le poesie sono discutibili assai, e mi si perdoni la schiettezza.

  6. Ho lasciato tre piccoli commenti e li avete cestinati. trovo la cosa molto sciocca e discutibile. e poi parliamo di libertà della critica: quando scrivo che le rimette facili della genti sono da rivedere dico qualcosa di sensato, non una boutade. se poi ci piace vincere facile, e il peana amicale, allora è un altro discorso. Quando scrivo (E AVETE CANCELLATO)che il ricorso all’aggettivazione mi sembra eccessivo, e quando annoto che espressioni del tipo. ‘lupesca solitudine’ oltre che brutte sono imbarazzanti (dovrebbero esserlo almeno per chi le scrive) pongo questioni non secondarie. comunque, se piacciono i cori e i cuoricini: accendiamo le candeline, bene brava bis… soprattutto per aver cancellato le voci dissenzienti

    • ciao manuel, ma credi davvero che su Nazione Indiana, dove tra l’altro sono stata spesso violentemente criticata cancellino i commenti negativi proprio sulle mie poesie? Non sono così potente. Molte delle persone che hanno commentato comunque non sono mie amiche. Ma poi basta, solo perché a te non piacciono i miei versi e li trovo rimette facili pensi che chi non la pensa come te stia mentendo per adularmi? Ma a che scopo. Comunque il tuo giudizio critico non è altro che un attacco in alcun modo costruttivo per il mio lavoro di scrittura. Continuerò quindi a imbarazzarti seguendo la mia via, liberissimo di non leggermi o di criticarmi, ma dire che hanno cancellato le voci dissentienti, questo mi sembra ridicolo, imbarazzante no, perché io non mi imbarazzo quasi mai…

      • Guarda che non c’è proprio nulla di personale, e il mio non era un attacco, come lo definisci tu, non ne vedo il motivo. Semplicemente si tratta di una lettura onesta e con dubbi molto attivi. Trovo però strano che le mie obiezioni ai tuoi testi siano…’saltate’… dopo essere state ‘in moderazione’ per un bel po’.

        Comunque sia, il mio intento non era e non è quello di dimostrare che non mi piaci, anche questo, vedi, non è esatto. In tutta evidenza trovo che alcuni aspetti della tua scrittura non siano propriamente congrui: il riferimento all’aggettivazione aulicamente anteposta va letto in quella direzione. Naturalmente, poi, sei libera di fare ciò che vuoi delle perplessità altrui. Frequento NI da diversi anni, e naturalmente so di non essere mai stato ‘cestinato’ prima. ciao. m.

    • Ho cercato nel backstage del sito, nessun commento, neppure fra quelli cestinati. Non so cosa sia successo, ma da qui a parlare di censura ce ne passa. Altrimenti avremmo censurato anche quest’ultimo commento, no?
      Calmiamoci tutti, è meglio.

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andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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