I colori della terra

imagesdi Vincenzo Pardini

Aristide, d’estate, aveva preso a tornare nella sua terra. Calzati i vecchi scarponi che teneva nella casa nativa, si inerpicava lungo la mulattiera di infanzia e adolescenza. Era cambiata. Cespugli e alberelli si stavano impossessando dell’impiantito di sassi e di pietre, le selve dei castagni s’erano infittite, alcuni di quelli antichi erano crollati come guerrieri sconfitti. Anche la terra che traspariva tra i sassi del percorso era diversa; da rossiccia e compatta, era divenuta scura, e non ospitava più l’andirivieni delle grosse formiche nere.

Bambino, Aristide aveva sempre osservato la terra, specie quando suo padre la rivoltava con la vanga, e le zolle erano d’un marrone umido, analogo a quello del cioccolato, e sapeva di radici. D’estate, verso sera, osservava i grilli nell’erba. Gli pareva emanassero odore di pulviscolo bruciato dal sole. La stesso che sollevavano le vacche al rientro dai pascoli; i muli, invece, parevano calpestarlo, tanto comprimevano il terreno con gli zoccoli. Scomparse le atmosfere di infanzia e adolescenza, la terra aveva assunto un’altra fisionomia. Una sera, all’inizio del tramonto, si spinse fino all’orlo dei precipizi, sotto i quali si estendeva la pianura. Erano anni che non vi era andato e ne rimase stupefatto e smarrito. La pianura non aveva più i colori della terra, ma quelli grigi, uniformi e artificiali dei capannoni dell’industria, dai quali fuoriuscivano volute di fumo bianco e compatto che, lento e inesorabile, si sollevava verso la montagna. Arrabbiato e deluso, Aristide si sentì vecchio, molto vecchio. La terra era ormai prigioniera e ammalata; malattia che si stava trasferendo a all’intero Creato.

1 commento

  1. devo confessare che io ho avuto alcune volte questa stessa impressione di sgomento – prerazioanale, e quasi istintivo – guardando dall’alto la pianura Veneta (per esempio dal Monte Grappa);
    alla devastazione della Valle dell’Adige, perpetrata scriteriamente in tempi recenti, con l’intervento attivo dell’amministrazione pubblica, e con molti soldi a disposizione (e quindi ancora più inscusabile), ci sono abituato, la vedo passeggiano attorno a casa mia e la conosco a memoria;
    c’è poi il colore vero e proprio della terra, sempre più chiaro (= non c’è più sostanza organica); basta guardare i campi di molta padana quando sono arati, fanno impressione; ci si avvicina a inerte materiale minerale, molto diverso dalla terra;

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

La consapevolezza del suolo nella rappresentazione del paesaggio

di Costanza Calzolari
Il paesaggio come oggetto autonomo nell'arte diventa evidente nell'età ellenistica e romana. La natura tuttavia non è descritta mai nel suo aspetto realistico, mentre la presenza dell'uomo è una costante sia fisicamente che come conseguenza delle sue attività

Lingue matrigne

di Gabriele Di Luca
Ciò che in generale manca agli italiani è la conoscenza delle varietà medie e basse del tedesco.

Una repulsione per l’origine. Storia e critica di un’eredità in Bärfuss

di Alice Pisu
Con Il cartone di mio padre (trad. Margherita Carbonaro, L’orma), Lukas Bärfuss porta avanti un’indagine sulla demitizzazione dell’esistenza attraverso la solennità della morte iniziata con uno studio storico, filosofico e letterario sul suicidio in Koala.

Vita di Durruti

di Pasquale Vitagliano
Chi ha ucciso Buonaventura Durruti, il capo delle colonne catalane, il più coraggioso e amato dei comandanti della resistenza al franchismo?

La cerimonia del possibile

di Paolo Morelli
Il libro, o la cerimonia, o la danza, è tutto innervato su immagini prensili, allucinogene (“l’allucinazione è una malattia sacra”), serpenti, montagne, il labirinto, fino al rito comune del falò finale. Immagini che producono altre immagini.

Kafka nel Paese delle Meraviglie (Letteratura e diritto #5)

di Pasquale Vitagliano
Può essere che Franz Kafka abbia letto Alice nel Paese delle Meraviglie? La domanda non è oziosa.
giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: