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paesaggio

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Produrre il cibo nell’Antropocene

di Giacomo Sartori
Come fare sì allora che le persone possano orientarsi e pesare, come potrebbero accedere a informazioni affidabili, come possono difendersi dalle teorie interessate e dalla strategia di rendere nebbiose le problematiche (utilizzata con successo per i danni dei neonicotinoidi sulle api, sulla pericolosità del glifosate …)?

Il cielo amaranto sopra San Francisco

di Sara Marinelli 9 settembre 2020    Se non sei a distanza ravvicinata dalle fiamme e non stai pensando a dove fuggire per salvarti la vita in queste giornate di fuoco che sta consumando la costa occidentale degli Stati Uniti, hai un’altra cosa a cui pensare: come tirare fuori da dentro tutto stesso la forza di convivere, o sopravvivere, con un’altra dura prova di esistenza sulla terra nell’anno della pandemia. Quando...

Nelle terre esterne. Geografie, paesaggi, scritture

di Matteo Meschiari «...i testi letterari, per quanto siano le cristallizzazioni di un io in un’epoca data, restano in ogni caso degli etnotesti, dei documenti spontanei che registrano, nella storia individuale e collettiva, i maggiori “fare spazio” dell’uomo, Dasein, Umwelt e Weltanschauung, cioè modi, strategie e narrazioni del suo stare al mondo nel mondo. Il testo letterario che affronta problemi di spazio può essere considerato insomma come un’etnogeografia, che mescola...

Lo stanzone

di Andrea Inglese   non sembrerebbe, ma è l’albero cinese, del paradiso, comincia qui, dopo il primo cordone di dune, oltre gli stagni, le cortine di giunco nero, c’è lo stanzone, e sul lato aperto, crollato, i fusti nani e quelli già alti degli ailanti, una sedia scura nel mezzo con lo schienale altissimo, le porcellane posate su cuscinetti di muschio, le ragazze mutano l’ordine delle ciotole e dei piatti, corrono avanti e indietro con polpacci luminosi, non fanno alcun rumore, ma...

Abitare l’Italia fragile

di Gianni Biondillo Pochi anni fa, durante una giornata di studi in Triennale, rimasi colpito dal fatto che ben due relatori citarono John Kenneth Galbraith che parlando dell’Italia del dopoguerra dava una spiegazione a modo suo “inoppugnabile” dell’intimo carattere di questo paese. «L’Italia, partita da un dopoguerra disastroso – scriveva l'economista americano - è diventata una delle principali potenze economiche. Per spiegare questo miracolo, nessuno può citare la superiorità della...

Paesaggio e convenzioni figurative nella poesia italiana contemporanea

di Andrea Inglese   Premessa teorica Se c’è una questione rilevante, in ambito di teoria letteraria, che riguardi il realismo, e non da oggi, essa è associata alla possibilità di una "critica dell’ideologia". Solo attraverso un riferimento forte alla "ideologia" ha senso interrogarsi su quanto si propone, nelle opere letterarie, di testimoniare in nome della "realtà". In un tale contesto teorico, infatti, questa testimonianza è fin da subito sottoposta a vaglio critico:...

gli orrori che i paesaggi europei ci nascondono

di Martin Pollack Quando oggi scriviamo di una zona, di un paesaggio, sembra indispensabile tenere sempre conto anche del passato. Questo ci mette davanti a un compito difficile. Vogliamo cercare di scoprire che cosa successe qui settanta, ottanta o addirittura cento anni fa, anche se guardando di sfuggita, quando siamo di passaggio, in un’atmosfera rilassata di vacanza, non percepiamo niente che susciti la nostra diffidenza. Ciononostante dobbiamo sempre porci la...

Oltreoceano – One Poem Books

di Francesca Matteoni Lo scorso autunno ho avuto modo di conoscere a Firenze Kate Jordahl, artista e docente di fotografia californiana e di vedere il suo progetto editoriale: piccoli libri di fotografia, costruiti attorno a un testo poetico di un autore vivente di lingua inglese o in traduzione. Le pubblicazioni sono biennali ed è possibile abbonarsi oppure ordinare libri singoli. L’idea, come nella migliore tradizione di incontro fra le arti,...

Humus

di Bianca Bonavita                   Io non ho nessuna storia da raccontare, non avrò mai nessuna storia da raccontare. Perché non so raccontare né tantomeno inventare storie. La maggior parte delle storie non sono necessarie ed io riesco a scrivere soltanto ciò che ritengo necessario. Certo, ci sono alcune storie necessarie e ci sono persone che le sanno raccontare. Io non sono tra loro. E comunque ci vuole molto più coraggio a dipingere...

Un giardino di resistenza

Di Mariano Bàino  Sul libro di Alessandro Tarsia, Perché la ‘ndrangheta?(Antropologia dei calabresi), Pungitopo, 2015.  “La Calabria è una regione povera, con un livello disastroso di occupazione, di evasione fiscale e di altri parametri. È la patria di una delle organizzazioni criminali più estese e pericolose al mondo, che registra la presenza di cosche armate ricche e violente in più continenti. Non c’è forse un rapporto tra la cultura popolare calabrese...

Ne vale la pena?

di Gianni Biondillo Spesso, troppo spesso, quando viene presentato un nuovo progetto su una rivista di settore non ci viene fatto vedere cosa c’era prima. Cosa fatta capo ha: ciò che c’era prima, in situ, non c’è più. Amen. Se è stato “sacrificato” è perché era, implicitamente, “sacrificabile”. Anzi, peggio, è come se prima non ci fosse stato nulla. Un vuoto che aspettava solo d’essere colmato dall’umano genio creativo. L’osservatore...

Cosa accade ad un paesaggio quando muore

di Mariasole Ariot L'assenza di rilievi montuosi e le nebbie velano a volte gli occhi F. Pusterla Richard Strauss Metamorphosen               

La terra, il paesaggio, la letteratura

di Angelo Ferracuti Girando parecchio l’Italia, negli ultimi periodi mi sono reso ancora di più conto di come il paesaggio marchigiano, fermano, mi appartenga interiormente in modo molto forte per intima consonanza. Come questo condizioni il mio umore, un’idea estetica in generale, persino lo stile, la scrittura che adopero, l’organizzazione dello spazio, e come non riesco a staccarmene, nonostante poi la vita di provincia sia in realtà abbastanza claustrofobica e...

I colori della terra

di Vincenzo Pardini Aristide, d’estate, aveva preso a tornare nella sua terra. Calzati i vecchi scarponi che teneva nella casa nativa, si inerpicava lungo la mulattiera di infanzia e adolescenza. Era cambiata. Cespugli e alberelli si stavano impossessando dell’impiantito di sassi e di pietre, le selve dei castagni s’erano infittite, alcuni di quelli antichi erano crollati come guerrieri sconfitti. Anche la terra che traspariva tra i sassi del percorso era...

video arte #28 – carlo casas

Carlo Casas, End Trilogy, 2002-08.  (Proiezione video multicanale: cliccare due volte sull'immagine, qui e nel sito di arrivo.)

Psicogeografie

di Gianni Biondillo A non volerci far troppa filosofia è che non ho la patente. Quindi o mi arrangio o me la faccio a piedi. Come al solito però quello che può apparire un limite può svelarsi una opportunità. Quella di scoprire - quasi con una perseveranza tignosa, dal vago sapore antimoderno, di chi vive in un mondo governato dalla velocità -,  anzi, di riscoprire il ritmo, il passo umano....

I muri di K. (2/2)

di Giacomo Sartori   Qui a K. si contano più di cento sintagmi per onorare le pietre esili o massicce ialine o grigie di sole bislunghe o cubiche o aguzze o forate cuneiformi (gli etnologi gioirebbero)                   I nomi sopravvivono al cosiddetto progresso (ma come chiamare ciò che non si è mai visto? come dribblare le lingue degradanti delle religioni?)                     11 Cari muri di K. laccati dal sole leccati da piogge convulse carezzati dai serpenti (sempre meglio che niente) sotto la scorza di pietrisco e erbe inaridite nascondete terra sfarzosa antica e scarlatta distillata nei millenni dal gruviera carsico e poi...

I muri di K.

di Giacomo Sartori     Cari muri di K. siete divenuti superflui nei vostri marsupi di terra prodiga e rossa (importa a qualcuno?) squatterano pini possenti e lucenti corbezzoli Cari muri di K. ora foraggiate solo le pubblicità turistiche e gli olivi di qualche anziano (lasciamo stare per piacere i giardini dei villini balneari)                   L’agricoltura industriale vi ha epurato: siete rozzi e duri di comprendonio non collaborate alla soluzione finale Voi però non demordete non crollate manifestate anzi in cortei impettiti il vostro arcaico dissenso                     2 Cari muri di K. dovete scusarmi se vi violo lo sapete bene per tante estati vi...

Irpinia tumefatta

di Franco Arminio Caro Latouche, quando ero bambino aspettavo con ansia la neve. Ero, come tutti i bambini, desideroso di non andare a scuola. Il mio maestro non era un tipo mite, ma a quei tempi era normale che un maestro maltrattasse i suoi allievi. E allora la neve era una delle poche speranze che avevo, oltre alle malattie, per non andare a scuola. Quando nevicava c’era un altro motivo per...

Nuovi autismi 13 – Baudelaire e le patologie della terra

di Giacomo Sartori  Io per mestiere studio la terra. La terra sono le zolle lasciate dagli aratri e i campi desolati l’inverno, la  mota sotto le scarpe da lavoro, le pianure, le colline, i vigneti in pendenza, i fianchi delle montagne, i boschi, le torbiere d’altitudine, gli orti e i giardini: tutto quello che non è stato irrimediabilmente cancellato o abraso dall’uomo. È la terra che fa crescere le piante...
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