Da “Lux Aeterna”
di Sophie Di Silvio
dov’è il mio cordone ombelicale?
chi è il dottore che mi ha reciso
il contatto con la vita?
in che barattolo è conservato?
al centro della pancia ho un buco
che non si sazia mai
non si rattoppa
ma io ho fame
ho fame dottore
imboccami
dammi da mangiare
sfama questa bocca
i denti digrignano
la mandibola si sta per staccare
dottore dove hai messo il mio cordone?
il materasso è pregno della mia puzza
ci sono le macchie di urina da bambina
i peli pubici degli uomini
che hanno cercato la mia anima
(si è nascosta per paura, la volevano tutti —
si è sentita colpevole e ora non la trovo più).
il cane si gratta via le pulci
al centro del materasso c’è un corpo morto
con cui dormo ogni notte
mi avvinghio stretta stretta a lui
i miei piedi tentano di riscaldarlo
ma lui li rende freddi
sotto al letto c’è il cartone della pizza capricciosa
la conservai per mangiarla
sono passati sedici anni
dov’è il mio cordone?
gli scarafaggi camminano sui muri
le antenne fanno da trasmettitore
per la televisione
canale 555
nemmeno i miei angeli mi salvano
è così che Dio tratta i suoi figli?
spediti sulla terra che gattonano
bestemmiando sulla vita
per voler fare ritorno nei cieli
a pettinare la sua folta barba sporca?
devo dirti grazie, per questo?
dottore ho freddo
la solitudine non mi ha mai resa
così suicida
sono davanti la finestra
con le gambe a penzoloni sul cornicione
vedo il lupo che mi aspetta
(vuole allattarmi)
il tremore mi lacera le carni
le mie braccia sono di prosciutto
tienile salde con una vite
conficcata nella morsa
e affettami
i miei capelli perdono colore
l’acqua è rossa
faccio il bagno nel sangue di ciliegia
la massa morta mi scalda la schiena
le goccioline giocano a correre
sulla colonna vertebrale
finiscono nel buio del mio ano
il fiume con i pesci stecchiti
mi sgorga tra le gambe
è questo il ciclo di una donna?
dottore ho fame
i succhi gastrici mi corrodono il vuoto
sale sale la nausea
tutti vogliono qualcosa dal mio corpo
anche il corpo stesso vuole qualcosa da sé
(Lo senti. Lo senti questo brontolio. È lo stomaco
che borbotta. Ha fame. Ingerisci cibo o si ciberà di te.
Lo senti. Continua imperterrito. Strilla. Dagli una caramella.
Fallo stare buono. Cessa il suo piagnisteo. Li senti.
Sono i succhi gastrici. Arrivano. Corrodono.
Hanno un gran lavoro da fare. Immagina. Mangiata dal
proprio corpo. Le ossa non si annientano. Non sparirai –
esisterai nella bocca di un cane. Rosicchiata. Lo senti.
I denti marciscono. Cadranno. Lascia andare.
Giochi a nascondino tra i palmi delle mani)
dottore dove hai seppellito
il mio cordone ombelicale?
che madre sarei senza strada?
dottore non far morire la mamma
di questo bimbo
(sono sterile)
il materasso è una lastra di metallo
corpo nudo in una sala piena di uomini
(neanche in obitorio sono in pace)
(L’ho sentito nel ventre che affondava i becchi di metallo.
Ravanava alla ricerca di qualcosa da prendere. Trattenevo con forza.
Ho abortito le parole. Tutte. Mi sono state estirpate dall’interno.
Sono destinata a rimanere solo figlia)
dottore il cuore si arresta
le linee non si muovono più
le formiche sono in letargo
(……………….)
*
Immagine: Ana Mendieta.